Casa Alberti Colico

In via Belenzani una delle più belle facciate rinascimentali della città

[ @Ezio Chini]

Grazie al magnifico portale, all’armonica distribuzione delle finestre, ossia una trifora, due bifore (una delle quali con balcone) e una serie di monofore, infine grazie al variegato manto pittorico ad affresco, quella della Casa Alberti Colico è una delle più belle facciate rinascimentali della città. Si percepisce a prima vista come la decorazione sia eterogenea e risalente a epoche differenti, ossia ai secoli XV e XVI. L’edificio è di origine medievale, come quasi tutti quelli che si affacciano sull’antica “Via Larga”; poco dopo il 1530 le due porzioni antiche vennero unificate con una nuova architettura e con una nuova decorazione; anche il fregio dipinto alla sommità, sotto il magnifico, sporgente cornicione di legno, assolve bene a questa funzione. 

La decorazione più antica, del secondo Quattrocento, è quella a sinistra, sopra il portale cinquecentesco finemente scolpito, che reca lo stemma della famiglia de Liliis (o Gilli, o Quetta): uno scudo con tre gigli di campo affiancati, in verticale. Si tratta dello stemma di Antonio Quetta, una figura molto importante nella cerchia del principe vescovo Bernardo Cles, di cui era segretario e consigliere giuridico: un protagonista delle riforme legislative e organizzative del principato di Trento, nominato conte palatino da re Ferdinando I d’Asburgo nel 1537.

Nella lastra di pietra sopra il portale è scolpito il monogramma di san Bernardino da Siena: un sole con il nome di Cristo (Jhs) mostrato da due angeli. La decorazione pittorica a pelte (antichi scudi greco-romani), quasi squame sovrapposte con all’interno un cespo a foglie bianche, è un unicum a Trento. Entro un’ampia ghirlanda campeggia lo stemma quattrocentesco di Odorico da Povo, con un leone scaccato.

Sulla superficie muraria sono visibili le tracce delle antiche finestre ad arco, lasciate in vista in occasione di un vecchio restauro. Il restante ornato appartiene agli anni Trenta del Cinquecento e si deve a Marcello Fogolino; è particolarmente pregevole e ben conservato nella parte più alta, con il doppio fregio a grottesche su uno sfondo blu e una lunga serie di teste a finto marmo, che ricordano le sculture dell’antichità e si ispirano ad affreschi di Dosso Dossi e del Romanino nel Castello del Buonconsiglio, dove furono dipinti fra il 1531 e il 1532. Al centro è il vigoroso profilo di un imperatore romano con corona d’alloro. La parte di destra del prospetto mostra decori di gusto rinascimentale, in buona parte però rifatti al principio del Novecento.

Ezio Chini

(1950), storico dell'arte, si laurea con Mina Gregori all'Università di Firenze (1975). Dal 1978 al 2010 ricopre l'incarico di funzionario della Provincia Autonoma di Trento e nell’ambito dell’Assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento gli vengono affidati i seguenti incarichi di carattere direttivo: coordinamento dell’attività di catalogazione del patrimonio artistico del Trentino (1978-1982); direzione restauri opere mobili ed affreschi (1981-1987; 1999-2003); direzione (come sostituto) del Museo Provinciale d’Arte, Castello del Buonconsiglio (1988-1990); direttore di Divisione, settore storico-artistico, Castello del Buonconsiglio, dal novembre 2003. È autore di circa 250 pubblicazioni, sull’arte a Firenze, nel Veneto, in Lombardia e soprattutto in Trentino, con particolare riferimento ai secoli XVI-XVIII, al Castello del Buonconsiglio e ai pittori Girolamo Romanino, Marcello Fogolino, Dosso e Battista Dossi. È organizzatore di numerose mostre, fra cui Dipinti su tela. Restauri (1983); Girolamo Romanino (2006;in collab. con L. Camerlengo, F. Frangi, F. de Gramatica); L’arte riscoperta (2000; in collab. con P. Pizzamano ed E. Mich). È socio dell’Accademia degli Agiati, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e di Italia Nostra (membro della Direzione). Nell’ambito di Italia Nostra - Sezione di Trento, coordina dal 2017 il progetto Trento città dipinta. Un patrimonio da salvare. È Delegato regionale alla valorizzazione nell'ambito della Delegazione Fai di Trento.

Ezio Chini - storico dell'arte

24/01/2019