Palazzo Cazuffi in Via Oss Mazzurana

L'edificio è caratterizzato da una facciata e a tre piani chiusa fra massicci pilastri angolari di pietra rosa e capitelli di pietra bianca

[ foto di Ezio Chini]

 La Via Oss Mazzurana, che costituisce una sorta di collegamento più breve fra la piazza della cattedrale e il castello del Buonconsiglio, ossia fra i due principali luoghi urbani, portava in origine (o comunque in antico) il nome di “Contrada di San Benedetto”.

Qui sorgevano (e tuttora sorgono) numerose residenze signorili fra cui spicca per la magnifica facciata a bugnato di pietra il palazzo Tabarelli. Altri importanti palazzi appartenevano alle famiglie Mirana, Pilati, Baldovini, Festi, Alberti; dei Cazuffi era l’edificio all’angolo fra Via Oss Mazzurana e via Diaz, con una facciata e a tre piani chiusa fra massicci pilastri angolari di pietra rosa e capitelli di pietra bianca.

La famiglia Cazuffi, probabilmente originaria di Tuenno nella valle di Non, si trasferì a Trento sul finire del Trecento e fu nel Cinquecento fra le più ragguardevoli della città. In origine la facciata era completamente coperta da affreschi, ma questo manto pittorico oggi è solo parzialmente conservato nella porzione più alta; immagini fotografiche scattate nella prima metà del sec. XX (che qui si riportano) consentono di ricostruire meglio l’aspetto degli affreschi e del fregio sottostante; quest’ultimo mostra teste di profilo entro tondi e belle figure a monocromo di nudi giacenti che versano acqua da grandi anfore. I tre riquadri alla sommità, conservatisi discretamente perché protetti da una gronda sporgente, raffigurano la storia di Rebecca, così come è narrata nella Genesi al capitolo 24: a sinistra Rebecca offre l’acqua a Eliezer, servo di Abramo; al centro Rebecca in cammino verso casa porta una brocca; a destra Eliezer viene accolto da Batuel e da Labano.

Le scene sono dipinte entro finte cornici chiuse da ornati si foglie e frutti che le raccordano alle finestre e ai profili dei marcapiani. I sei medaglioni del fregio contengono profili virili, assai danneggiati, che sulla base dell’iscrizione leggibile nel primo a sinistra “I GENITVS ISRAEL” e delle cifre romane “II, III, IV, V, VI” visibili negli altri sono identificabili nei primi sei dei dodici figli di Giacobbe, detto anche “Israel”, da cui ebbero origine le dodici tribù d’Israele. Gli altri sei figli di Giacobbe dovevano essere raffigurati in medaglioni simili nel fregio più basso. Il programma iconografico interamente dedicato alla Bibbia (caso unico a Trento, almeno per quanto si conosce) era completato nella parte bassa della facciata dalla raffigurazione (totalmente perduta) della partenza degli Ebrei dall’Egitto, carichi dell’argento e dell’oro ottenuti dagli Egiziani. Questa preziosa notizia viene tramandata da Michelangelo Mariani nel suo libro su Trento e sul territorio del principato pubblicato nel 1673. Il piano terreno venne modificato nel 1878 con l’apertura dei quattro eleganti portali in stile neorinascimentale.

Alla seconda metà del sec. XIX risale l’apertura dell’attuale via Diaz al posto di uno stretto vicolo. Sembra che nel Cinquecento il palazzo fosse abitato dal canonico Francesco Cazuffi, al quale nel 1551 venne concessa la nobiltà del Sacro Romano Impero da Carlo V : ciò spiegherebbe la scelta iconografica del tema biblico, proprio al tempo in cui a Trento si svolgeva il concilio. Agli anni dopo il 1550 quindi dovrebbe risalire la decorazione, che ha i caratteri del maturo manierismo. Non è stato possibile finora individuare l’autore della decorazione, il cui stato di conservazione è mediocre e richiede un nuovo intervento dopo quello effettuato verso il 1990: il volume Luochi della Luna, edito nel 1988, documenta la situazione prima dell’ultimo restauro.

Per approfondire: si vedano i saggi di Ezio Chini e di Enrica Cozzi, in Luochi della Luna, a cura di Enrico Castelnuovo, Trento 1988 (pp. 230-235 e pp. 267-269).

Ezio Chini

(1950), storico dell'arte, si laurea con Mina Gregori all'Università di Firenze (1975). Dal 1978 al 2010 ricopre l'incarico di funzionario della Provincia Autonoma di Trento e nell’ambito dell’Assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento gli vengono affidati i seguenti incarichi di carattere direttivo: coordinamento dell’attività di catalogazione del patrimonio artistico del Trentino (1978-1982); direzione restauri opere mobili ed affreschi (1981-1987; 1999-2003); direzione (come sostituto) del Museo Provinciale d’Arte, Castello del Buonconsiglio (1988-1990); direttore di Divisione, settore storico-artistico, Castello del Buonconsiglio, dal novembre 2003. È autore di circa 250 pubblicazioni, sull’arte a Firenze, nel Veneto, in Lombardia e soprattutto in Trentino, con particolare riferimento ai secoli XVI-XVIII, al Castello del Buonconsiglio e ai pittori Girolamo Romanino, Marcello Fogolino, Dosso e Battista Dossi. È organizzatore di numerose mostre, fra cui Dipinti su tela. Restauri (1983); Girolamo Romanino (2006;in collab. con L. Camerlengo, F. Frangi, F. de Gramatica); L’arte riscoperta (2000; in collab. con P. Pizzamano ed E. Mich). È socio dell’Accademia degli Agiati, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e di Italia Nostra (membro della Direzione). Nell’ambito di Italia Nostra - Sezione di Trento, coordina dal 2017 il progetto Trento città dipinta. Un patrimonio da salvare. È Delegato regionale alla valorizzazione nell'ambito della Delegazione Fai di Trento.

Ezio Chini

16/04/2019