OperAzione Cinema
Negli ultimi anni l'offerta cinematografica ha subito un profondo incremento, grazie al numero sempre crescente delle pellicole distribuite nelle sale commerciali. Non è però sempre facile identificare le opere che è il caso di non lasciarsi scappare, anche perché ai lavori - ancorché validi - degli autori meno affermati o alle prime armi sono riservati pochi e rapidi passaggi in sala.
L'occasione per ripescare alcune tra le migliori pellicole italiane della stagione passata è fornita agli studenti trentini (e all'intera cittadinanza) dalla rassegna Di belle speranze. Giovane cinema italiano, organizzata dall'Opera Universitaria al Cinema Multisala Astra di corso Buonarroti.
A partire da mercoledì 24 ottobre e per sette settimane si avrà la possibilità di compiere un breve ma articolato viaggio alla scoperta delle migliori opere della giovane produzione cinematografica italiana, percorsa da talenti spesso poco noti ma capaci di grande freschezza stilistica. È vero, sono passati i tempi in cui nel giro di pochi mesi uscivano La dolce vita di Fellini, L'avventura di Antonioni e Accattone di Pasolini, ma a tutt'oggi (e nonostante le lamentazioni continue di parte della critica) il cinema italiano riesce ogni anno a regalare un piccolo numero di opere intense e coinvolgenti.
È il caso delle pellicole selezionate per la rassegna Di belle speranze, che raccoglie alcuni tra i più significativi esordi italiani (veri e propri piccoli casi produttivi e distributivi come Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti o L'estate di mio fratello di Pietro Reggiani) e vi affianca i lavori di autori giovani ma già affermati (In memoria di me di Saverio Costanzo, Le ferie di Licu di Vittorio Moroni, Come l'ombra di Marina Spada).
Si tratta di una bella occasione per verificare lo stato di salute del nostro cinema, che fortunatamente è ancora in grado di affrancarsi dalle atmosfere da fiction che sembrano ormai rappresentare il comune immaginario cinematografico. E lo fa a partire da linguaggi e registri differenti, come dimostra il programma della rassegna in cui bizzarri film d'azione (Notturno bus di Davide Marengo, che aprirà la rassegna) stanno accanto a delicati film di recitazione (Fratelli di sangue di Davide Sordella), e in cui si alternano la delicatezza di sguardo (L'estate di mio fratello) al rigore del cinema documentario (Le ferie di Licu), la pulizia del racconto (Come l'ombra) all'intensità del soggetto (In memoria di me).
24|10
Notturno bus
di Davide Marengo (Ita 07, 104')
In una notte romana si incrociano i destini di un autista un po' sfigato (una laurea in filosofia e molti debiti di gioco), una giovane e bella falsaria e un superpoliziotto a caccia di un microchip. Davide Marengo esordisce nel lungometraggio con una bella commedia sospesa tra noir e grottesco, tratta da un romanzo di Giampeiro Rigosi pubblicato da Einaudi. Supportato da un cast convincente (Valerio Mastrandrea, Giovanna Mezzogiorno, Ennio Fantastichini) e da una sceneggiatura brillante, un film italiano finalmente spigliato e divertente, dove l'autorialità lascia il passo a scanzonate (e memorabili) sequenze.
31|10
L'estate di mio fratello
di Pietro Reggiani (Ita 05, 80')
L'estate di Sergio, un bimbo in vacanza coi genitori, è sconvolta dal possibile arrivo di un fratellino. All'improvviso le sue frequenti evasioni dalla realtà si tingono di toni sinistri. L'esordio di Pietro Reggiani, una laurea in giurisprudenza alle spalle, definisce un'opera piuttosto anomala nel panorama cinematografico italiano, per via di una sentibilità e una componente visionaria decisamente insolite. Un piccolo film fuori dalle mode che, grazie ad un calibrato intreccio di giocosità e finezza introspettiva, ha saputo raccogliere prestigiosi premi internazionali (Tribeca, Montreal, Bergamo).
7|11
Le ferie di Licu
Vittorio Moroni (Ita 07, 93')
Storie di una complessa integrazione. Licu, ex immigrato clandestino proveniente dal Bangladesh, vive e lavora a Roma. Ottenute quattro settimane di ferie non pagate, torna nel paese natale per organizzare il matrimonio con Fancy, la ragazza che la famiglia ha scelto per lui. Lo seguirà la macchina da presa di Vittorio Moroni, che firma un'opera intensa segnata da un originale intreccio tra finzione e cinema di realtà. La vicinanza alle cose e alle emozioni che Moroni è capace di tenere sorprende per discrezione e pacatezza. Niente ipocrisie e niente retorica, ma uno sguardo che avvolge e conquista. Ad essere messo a nudo è, insieme alla vita di Licu, il nostro stesso mondo.
14|11
Il vento fa il suo giro
Giorgio Diritti (Ita 05, 110')
Un pastore francese decide di vivere con la famiglia in una piccola comunità montana piemontese. Una prima ospitale accoglienza da parte del paese lascia progressivamente il posto alla diffidenza e ad una malcelata ostilità. Il convincente esordio di Giorgio Diritti, avvolto nel fascino delle tre lingue che lo raccontano (occitano, italiano, francese), commuove e incanta. È un cinema onesto e sapiente che sa stare accanto ai suoi personaggi, ne carezza le psicologie e trasuda rispetto per la vita. Vincitore di importanti premi internazionali (Annecy, Lisbona, Bergamo), rappresenta con grande efficacia un'impeccabile professione di etica cinematografica e di narrativa. Da non mancare.
21|11
Fratelli di sangue
Davide Sordella (Ita 05, 85')
In una cantina tutta botti e damigiane, tre fratelli (gli intensi Fabrizio Gifuni, Barbora Bobulova e Fabrizio Rongione) fanno i conti col passato. Un sottile e spiazzante Kammerspiel riporta a registri cinematografici sconosciuti alle nostre latitudini (Sordella ha studiato con Mike Leigh). Un film sulla famiglia, sull'amore e sull'odio che essa coagula continuamente, che il regista disegna attraverso un puzzle di fulminanti dettagli narrativi, di sfiorati particolari linguistici e psicologici, dove il doloroso nucleo della tragedia si forma senza fretta e con una chiarezza espositiva degna di menzione. Un esordio insolito, alimentato da una profonda urgenza espressiva.
28|11
In memoria di me
Saverio Costanzo (Ita 06, 115')
Un giovane ambizioso alla ricerca di certezze entra come novizio in un convento gesuita. Le inquietudini che lo percorrono e che scuotono i suoi compagni di cammino sono quelle di tutti. Al secondo lungometraggio, Saverio Costanzo (già autore del bellissimo Private) dà conferma di una notevole maturità espressiva, dando vita ad un thriller dell'anima claustrofobico che sorprende per rigore e coerenza. Rarefatto e misterioso, un film capace di scuotere le coscienze attraverso calibrati silenzi. La dimostrazione di un bel talento.
5|12
Come l'ombra
Marina Spada (Ita 06, 87')
Claudia trascorre le proprie giornate in una Milano estiva e deserta. Lavora in un'agenzia viaggi e la sera segue un corso di russo. Con l'arrivo di Boris, il nuovo insegnante, la sua vita subisce una scossa. Nel secondo lungometraggio di Marina Spada la narrazione è affidata a inquadrature posate e ben meditate, la cui seducente plasticità deve molto alla collaborazione di Gabriele Basilico. Rivelazione delle Giornate degli autori a Venezia 2006, un'opera alla Antonioni salutata con grande favore da parte della critica: Una bella sorpresa per chi crede ancora che il cinema sia capace di parlare agli occhi e all'intelligenza; un film scarnificato eppure coinvolgente, perfino commovente.
organizzazione: Opera Universitaria