Shining

Labirinti verdi… dell'anima

Stephen King con Shining scritto nel 1977 da una parte, Stanley Kubrick con il film omonimo del 1980 dall'altra; intrecci di genialità a confronto.

Nel film, Jack Torrence è uno scrittore, con problemi di alcolismo alle spalle, che durante l'inverno, con la moglie Wendy e il figlio Danny di cinque anni, fa il guardiano dell’Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose del Colorado, un luogo isolato da tutto, distante chilometri e chilometri da qualsiasi centro abitato. Il figlio Danny dimostra di avere delle doti extrasensoriali, che lo porteranno a scoprire le storie passate dell'albergo. Contemporaneamente, il padre sprofonda in una progressiva e schizzofrenica follia che lo spinge a minacciare di morte i suoi cari.

Shining è entrato ben presto nell'immaginario collettivo, diventando un cult movie. Più che un film dell’orrore e del terrore, è un thriller fantastico di parapsicologia che, dopo 2001: odissea nello spazio e Arancia meccanica, precisa la filosofia del regista Stanley Kubrick. L'aneddotica di Stephen King diventa fiaba e rilettura di molti miti: da quello di Saturno a quello di Teseo e del Minotauro, per non parlare del tema di Edipo. Il suo linguaggio tecnico espressivo è al servizio di un discorso sul mondo, sulla società e sulla storia. Totalmente pessimista, Stanley Kubrick nega e fugge dalla contemporaneità e affronta l’utopia riaffermando che le radici del male sono nell’uomo, un animale sociale complesso e contorto. Non nega, anzi esalta la possibilità di una riconciliazione futura attraverso il bambino e il suo shining, la sua luccicanza, uno strano potere telepatico e di preveggenza.

Molte le differenze tra il romanzo di Stephen King e il film omonimo di Stanley Kubrick. Jack Torrance del libro, per esempio, è un personaggio più tridimensionale: nonostante il suo vissuto drammatico, si impegna per riscattarsi, ama la sua famiglia e vuole difenderla, si allontana dal mondo reale a pagina duecento circa e non dopo pochi giorni di permanenza all’Overlook hotel, muore nell’esplosione dell’albergo e non congelato; la moglie Wendy non è passiva e complessata come quella impersonata da Shelley Duvall, ma una donna che pur piena di rimpianti e rancori lotta per la sopravvivenza prima del suo matrimonio e poi di suo figlio; le capacità paranormali di Danny, nel libro sono una realtà quotidiana per la famiglia, che le teme ma tutto sommato le accetta, e durante il soggiorno all’Overlook le 'sfrutta' per affrontare la minaccia che incombe. Infine, la camera d’albergo 'infestata' è la 217, non la 237 come al cinema, per volere dei proprietari dell'albergo in cui in parte sono state girate le scene, il Timberline lodge in Oregon. A voi altri confronti tra libro e film!

Per immergersi nel tema del labirinto, che tanta parte ha nel film, Il libro dei labirinti di Paolo Santarcangeli traccia un buon percorso di lettura, per scoprire che nel mito classico il labirinto non era un luogo dove perdersi.

Redazione Biblio

03/07/2018