Archivio Studio Albertini

Cinquant’anni di produzione di un’impresa familiare: ritratti, vedute, costume e società

Mario Albertini sr., Trento, rione del Sass, fossato del Teatro: barbiere, calzolaio e donna alla fontana, 1930 ca., negativo su pellicola alla gelatina sali d'argento [ © AFS, Soprintendenza per i beni culturali, P.A.T.]

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Il fondo raccoglie oltre 90.000 fototipi databili tra il 1925 circa e il 1995, riconducibili all’attività dello studio fotografico fondato negli anni Venti del secolo scorso da Mario Albertini (1906-1979) e proseguita dopo la sua morte dal figlio Mario junior, che nel 1996 ha ceduto l’archivio familiare alla Provincia autonoma di Trento.

Notizie biografiche
Nato a Trento il 1° maggio del 1906, Mario Albertini iniziò a lavorare come meccanico, ma nel 1924 passò in qualità di apprendista nello studio fotografico di Giuseppe Brunner e successivamente in quello di Giuseppe Margoni, dove apprese le raffinate tecniche care alla corrente del pittorialismo, come i procedimenti alla gomma bicromata, al carbone e al platino. 
Nel 1927 iniziò una propria attività in una stanza della sua abitazione, al numero 12 dello storico quartiere del “fossato’’ del Teatro. A seguito delle demolizioni fasciste, nel 1935 abbandonò il rione del Sass e si trasferì in vicolo S. Marco, per sessant’anni sede dell’impresa familiare, con la cesura del periodo bellico: nel 1944, infatti, dovette lasciare la residenza urbana, danneggiata dai bombardamenti, e trovò alloggio con la famiglia presso un maso a Caldonazzo, dove forniva assistenza ai partigiani di passaggio. 
Dal 1946 lo affiancò come collaboratore il figlio Mario Albertini junior (n. 1931). In questi anni il laboratorio fu attrezzato per lo sviluppo degli invertibili 16 mm; nei primi anni ‘60, inoltre, gli Albertini furono i primi, in Trentino, a dotarsi delle attrezzature necessarie per lavorare nel campo della fotografia a colori. 
Mario senior mise a frutto le esperienze giovanili occupandosi anche di meccanica di precisione. In questo ambito realizzò e brevettò notevoli apparecchiature di ripresa e sviluppo, commercializzate con un certo successo. Primeggia tra queste la “Reflex-Studio” di grande formato (12x16) per la ritrattistica in studio, brevettata nel 1949 e costruita in diverse versioni destinate ai professionisti. Il corpo macchina, con cavalletto mobile su rotelle, poteva essere ruotato per ogni esigenza di inquadratura; alla funzionalità contribuiva il raggruppamento dei comandi con la possibilità di controllare l’illuminazione del set. 
Morì a Trento il 23 settembre 1979, lasciando lo studio al figlio, che continuò l’attività di famiglia impegnandosi anche come operatore cinematografico. Dopo il suo ritiro dalla professione, nel 1996, Mario junior sceglierà infine di cedere l’archivio aziendale alla Provincia autonoma di Trento,  per garantirne la conservazione e la valorizzazione. 

Consistenza e descrizione
Il nucleo principale del fondo è costituito da 89.752 negativi su vetro e pellicola, in prevalenza nel formato 6x9, tra cui si segnalano i 1.430 esemplari più antichi, classificati sotto la dicitura “Vita cittadina e documentazioni varie”; altri 4.828, databili tra il 1944 e il 1945, documentano l’“Attività della ditta [nel] periodo bellico”, mentre i restanti formano le sezioni “Industriali”, “Matrimoni”, “Ritratti in studio”, “Riproduzioni varie”, “Ritratti a colori”, “Tessere”. Accanto a questa produzione di studio, è presente una collezione di 103 lastre originali in formato 13x18 del fotografo alpinista Carlo Garbari (Trento 1869-1937) aventi per tema le Alpi trentine, in particolare le cime del gruppo delle Dolomiti di Brenta.
Nel fondo si conservano inoltre 2.012 positivi comprendenti stampe a contatto e ingrandimenti dei negativi più antichi e di una parte di quelli conservati nella sezione “Industriali”. 

Come gli altri fotografi professionali, Mario senior si dedicò principalmente al ritratto, ma riprese anche interessanti immagini della vita quotidiana e dei principali eventi di cronaca della sua città. Tra le fotografie più antiche spiccano così le immagini della traslazione della salma di Cesare Battisti e dell’entrata a Trento di Vittorio Emanuele III (1935), accanto ad altre che documentano le dimostrazioni della gioventù fascista, le attività antincendio, l’assistenza ospedaliera e la vita militare, con particolare riguardo alle attività del 18° e 116° reggimento della fanteria italiana della caserma Cesare Battisti di Trento e  della Val di Non. 
Spinto dalla sensibilità per il quotidiano e per il reale, Albertini fotografa le case e le botteghe che un tempo popolavano il Rione del Sass, gli sventramenti, la nuova architettura fascista, la nascita di nuove fabbriche, di scuole, di teatri e cinema, ma anche lo sguardo di un bambino o la vetrina di un negozio, fermando così altrettante immagini di vita nelle sue più diverse sfumature. Non mancano fotografie di paesaggio e riprese delle cerimonie tradizionali religiose e laiche delle valli trentine.

Nel fondo sono presenti anche otto quaderni manoscritti con dati inventariali, compilati tra il 1925 e il 1991 da Mario sr. e dal figlio con riferimenti a soggetto, luogo, formato e data delle riprese, e altri due quaderni compilati da Mario jr. prima della cessione. Arricchiscono e completano l’archivio 11 bobine di pellicole cinematografiche 16 mm su vari avvenimenti cittadini degli anni 1951-1954 e un esemplare della macchina fotografica “Reflex Studio”, brevettata nel 1949 da Mario Albertini Sr., pervenuto unitamente ad un dattiloscritto di notevole interesse storico che ne illustra il montaggio e l’utilizzo, come un moderno “libretto di istruzioni”.

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