S'intende per legato una disposizione testamentaria di carattere patrimoniale, con la quale vengono attribuiti beni particolari a taluni beneficiari, con esclusione del conferimento in loro favore della qualità di eredi. Differisce quindi fondamentalmente dall'istituzione ereditaria in quanto questa, per tutto il patrimonio del testatore o per quota di esso, ideale o anche individuata specificamente, dà luogo sempre ad una successione universale, mentre dal legato deriva una mera successione a titolo particolare, che è caratterizzata soltanto, nei confronti degli atti in genere traslativi, per essere un tipico atto mortis causa.
Il legato pio, previsto dal diritto canonico, può essere eseguito sia per atto tra vivi, sia per atto mortis causa, anche a titolo fiduciario. E' molto comune la cessione di un bene ad un beneficiario con l'obbligo di far celebrare, con le relative rendite, un certo numero di messe in memoria del defunto.
Il legato si acquista senza bisogno di accettazione. Quindi se esso ha ad oggetto la proprietà di una cosa determinata o altro diritto del testatore, la proprietà o il diritto si trasmettono ipso iure al legatario al momento della morte del testatore. Il legatario può tuttavia sempre rinunciare. Può essere lasciata in legato una cosa facente parte dell'eredità, nel qual caso gli eredi sono tenuti a conferirla in proporzione alle singole quote ereditarie. Tuttavia l'obbligo di prestare il legato può anche venire imposto ad un solo erede: se però la cosa è di proprietà esclusiva di un coerede, gli altri eredi sono tenuti a rivalerlo pro quota.
La prestazione può altresì essere posta a carico di un altro legatario (sublegato). Nel corso del 1900, in seguito alla svalutazione dei capitali di fondazione dei legati, si rese necessaria la loro affrancazione o amministrazione unitaria a livello diocesano, autorizzata dalla Sede apostolica.
La fondazione pia è un tipo particolare di legato, disposto a favore di una persona giuridica ecclesiastica, con l'onere perpetuo di utilizzarne gli utili destinandoli a messe, funzioni di culto, opere di carità... (can. 1544 Codex iuris canonici). Il diritto canonico quindi non riconosce personalità ai patrimoni eretti in pia fondazione, anche se con tipici fini religiosi o caritativi, ma considera fondazioni solo i patrimoni se e in quanto attribuiti in dote a una preesistente persona morale ecclesiastica. Secondo il regime concordatario, tali fondazioni, qualora abbiano semplice funzione di culto, sono ammesse solo se rispondono a esigenze spirituali della popolazione e purchè non gravino in alcun modo sullo Stato.
Presso l'archivio parrocchiale decanale di Vigo Lomaso è conservata documentazione relativa a numerose fondazioni legatarie a favore della chiesa di S. Lorenzo, delle chiese filiali e dei Comuni. Si elencano qui le principali con breve descrizione:
CHIESA PARROCCHIALE DI S. LORENZO
- Legato don Girolamo Briosi: con testamento del 20 marzo 1648 don Girolamo Briosi, pievano di Lomaso, lasciò ai suoi eredi l'onere di far celebrare annualmente nella chiesa parrocchiale di Lomaso tre sante messe. Essi, con documento 22 luglio 1836 si affrancarono dall'onere verso l'esborso di fiorini 30 d'Impero, trasfondendolo alla chiesa alla quale rimase l'obbligo di far celebrare ogni anno una santa messa.
- Legato Teresa de Prez: con testamento del 22 gennaio 1831 la signora Teresa de Prez ordinò la fondazione di 12 sante messe annue, lasciando agli eredi la scelta della chiesa ove istituire la fondazione. La scelta ricadde sulla chiesa parrocchiale di S. Lorenzo, la cui fabbricieria, verso l'esborso di fiorini 300 e con documento del 28 dicembre 1836, si assunse l'obbligo missario in perpetuo.
- Legato Teresa Formenti: con testamento del 28 maggio 1860 la contessa Teresa Formenti fu Lorenzo di Riva lasciava alla chiesa di Lomaso a titolo di legato la somma di fiorini 50 abusivi pari a fiorini 42 austriaci con l'obbligo di far celebrare annualmente una santa messa il 15 ottobre, nel giorno del suo onomastico (s. Teresa d'Avila). Con testamento successivo del 25 agosto 1860 la stessa dispose anche un legato a favore della chiesa di Dasindo, come si legge più sotto.
- Legato don Antonio Cattarozzi: con testamento del 9 aprile 1869 don Gianantonio Cattarozzi da Telve, parroco decano di Lomaso lasciava alla chiesa parrocchiale fiorini 400 con l'obbligo di far celebrare una santa messa bassa ogni anno in perpetuo entro l'ottava della solennità di s. Antonio di Padova presso l'omonimo altare e di pagare annualmente per 10 anni fiorini 10 alla sua cuoca e fiorini 5 al sagrestano. Con tale legato il testatore intendeva soddisfare anche all'offerta obbligatoria sottoscritta per l'erezione del campanile.
- Legato don Davide Gregori: don Davide Gregori da Andogno, arciprete decano di Lomaso, costretto dalle sue condizioni di salute a mettersi in riposo permanente, prima di abbandonare definitivamente la propria parrocchia, fece un versamento di £ 1000 all'Ordinariato di Trento per la fondazione di due messe perpetue da celebrarsi nella chiesa di S. Lorenzo nell'anniversario della morte del proprio padre (17 dicembre) e della propria serva (19 ottobre) che gli prestò devoto servizio per 39 anni. L'adempimento del legato iniziò con il 1937 e fu in seguito affrancato dallo stesso Ordinariato presso il quale era depositato il capitale di fondazione.
LEGATO DI CASTEL SPINE
Con suo testamento del 7 ottobre 1615 Guidobaldo conte d'Arco lasciò in eredità a suo nipote conte Battista Castel Spine con tutti i suoi diritti e pertinenze con l'obbligo di costruire a sue spese una chiesa nel castello dove avrebbe dovuto far celebrare ogni giorno una santa messa. I conti d'Arco, residenti a Monaco di Baviera, con documento dell'8 gennaio 1754 cedettero i proventi di Castel Spine alla famiglia Dalponte verso un annuo corrispettivo in denaro e con l'onere di far celebrare le predette messe legatarie. Come livellari di Castel Spine i discendenti della famiglia Dalponte, con atto assunto nella canonica di Lomaso il 27 febbraio 1827, si riconobbero in obbligo di far celebrare le messe, ma non avendo ottenuto di poter erigere la chiesa nel castello, si ritennero in diritto di poterle far celebrare in qualsiasi chiesa del Lomaso. Con documento del 2 ottobre 1878 i diversi rami discendenti della famiglia Dalponte divennero proprietari di Castel Spine, senza però che nell'atto si facesse menzione all'onere missario. Per la povertà in cui caddero i Dalponte e per circostanze ignote, l'onere rimase a lungo insoddisfatto e tutti i tentativi fatti per il riconoscimento dell'aggravio o la reluizione dello stesso non sortirono alcun effetto. Solo Francesco Dalponte da Caiano, il quale possedeva circa la quarta parte dei beni di Castel Spine, ottenuta la sanatoria per la trascorsa inadempienza, con regolare documento di affrancazione di data 29 aprile 1892 trasferì l'onere legatario spettante per la sua parte alla chiesa parrocchiale che avrebbe dovuto far celebrare annualmente cinque sante messe.
LEGATO DI CASTEL CAMPO
Con documento di ricognizione e di assicurazione del 18 febbraio 1840, il conte Giovanni Trapp di Innsbruck, quale feudatario di Castel Campo, riconosceva l'obbligo di far celebrare ogni anno quattro messe assicurate su un fondo sito in località "ai Marci" nelle regole di Fiavè. Di tali messe una doveva celebrarsi a Curè nel giorno di s. Vigilio (26 giugno), due nella cappella di Castel Campo rispettivamente nelle solennità di s. Bartolomeo (24 agosto) e di s. Nicolò (6 dicembre), una all'altare di S. Caterina nel giorno onomastico della santa titolare (25 novembre). Con documento di affrancazione del 5 ottobre 1922 tale aggravio fu addossato alla chiesa parrocchiale dai nuovi proprietari di Castel Campo conti Rasini verso l'esborso di £ 1000.
MANSIONERIA GUETTI
Pietro Guetti da Vigo Lomaso con suo testamento dell'8 settembre 1779 dispose fra il resto la fondazione di una mansioneria o fondazione perpetua di messe da celebrarsi ogni martedì dell'anno presso l'altare di S. Antonio nella chiesa parrocchiale. Nel caso in cui non fosse stata possibile la celebrazione di tutte le messe presso l'altare privilegiato, il testatore dispose che solo la messa del primo martedì del mese venisse officiata presso qualsiasi altare della parrocchiale, mentre le altre si sarebbero dovute celebrare presso l'altare di S. Antonio. Ordinò inoltre che il mansionario provvedesse a celebrare una messa anche nei giorni di s. Giuseppe (19 marzo) e di s. Antonio (13 giugno). Il 13 giugno anche il parroco pro tempore di Lomaso avrebbe celebrato una messa presso l'altare del santo, la cui elemosina gli sarebbe stata corrisposta dal mansionario nella misura di troni 8, esclusi altri incombenti (consumo cera, usura degli arredi sacri), pagati separatamente per un totale di troni 14. La mansioneria avrebbe dovuto rimanere indipendente dall'Ufficio spirituale di Trento ed il mansionario avrebbe dovuto documentare presso il parroco di Lomaso l'assolvimento degli oneri missari nel giorno di s. Antonio. La mansioneria risultava fondata sulle rendite di alcuni fondi assegnati come patrimonio inalienabile, indivisibile ed immune da ipoteche in perpetuo. Il Guetti ordinò poi che gli eredi provvedessero ad erigere una lapide presso l'altare di S. Antonio in cui si ricordasse la fondazione della mansioneria, la quale tuttavia non fu realizzata per opposizione dell'Ordinariato che la ritenne superflua ("...superfluam censemus positionem monumenti in loco a testatore legati") (1). Nominò commissari esecutori del legato don Andrea Sega, curato di Fiavè, don Bartolomeo Giovanelli, curato di Ballino ed il cappellano seniore della parrocchia di Lomaso, ai quali sarebbe subentrato con la loro morte o in seconda istanza il parroco di Lomaso. Nel caso vi fossero stati pronipoti vocati al sacerdozio, i beni della mansioneria sarebbero loro spettati in via preferenziale a parziale copertura del beneficio personale; diversamente l'elezione del sacerdote beneficiato sarebbe spettata in perpetuo per scrutinio segreto ai vicini di Vigo e Caiano nella persona che a coscienza dei suddetti fosse giudicata la più idonea e più assidua alle sacre funzioni e alla dottrina cristiana per l'istruzione ed educazione dei fanciulli. Il Guetti lasciò alla vicinia per l'incomodo un fondo, i cui frutti si sarebbero dovuti distribuire in elemosina nella festa di Ognissanti. Qualora i vicini non avessero provveduto ad eleggere il beneficiato entro un mese dalla morte del testatore, il diritto sarebbe passato alla Confraternita del SS. Sacramento e quindi a quella dei Disciplini, per ritornare di nuovo ai vicini in caso di inadempienza entro un mese.
LEGATO FONDO MISSIONI
Come da documento di fondazione del 9 giugno 1903 il sacerdote don Lorenzo Guetti di Vigo, ex parroco di Brentonico, lasciava due obbligazioni di Stato del valore di fiorini 200 ciascuna a favore del Fondo missioni di Lomaso. Detto Fondo fu incrementato dalla cessione in eredità di un credito del valore di fiorini 200 tenuto dal signor Luigi Carli presso Lorenzo fu Santo Dalponte. Il signor Giacomo Carli incaricava poi fiduciariamente suo fratello Massimino di versare al Fondo un legato per fiorini 100. Il capitale presso il Dalponte fu restituito e reinvestito presso la Banca Cattolica in Ponte Arche, mentre il legato di Giacomo Carli fu temporaneamente messo a frutto alla Cassa Rurale di Vigo.
CHIESA FILIALE DI CAMPO
- Legato Margherita Fiecchi: Margherita Fiecchi fu Francesco da Campo, morta il 24 ottobre 1918, avendo nominato suo esecutore testamentario il parroco decano don Davide Gregori, dispose un legato di corone 400, pari a £ 240, i cui interessi fossero assegnati ogni anno dallo stesso alla chiesa di Campo per sovvenzionarla nell'acquisto dell'olio per il lume eterno. Dispose inoltre un secondo legato di corone 500 pari a £ 300, i cui interessi fossero impiegati dal parroco decano per eventuali restauri della tomba di famiglia, qualora i discendenti l'avessero trascurata per incuria; in caso contrario tali interessi si sarebbero dovuti impiegare per la celebrazione di messe, fissate annualmente a discrezione del decano al numero di otto.
COMUNE DI CAMPO
- Legato dr. Giovan Battista Mattei: con codicillo di data I febbraio 1826 Giovan Battista Mattei da Campo disponeva fra l'altro tali volontà: "Revoco il legato fatto alla canonica parrocchiale nel codicillo 21 ottobre a. s. 1825 del fondo arativo al di là di Campo posto sotto la strada che porta a Vigo, qual' è aggravato d'una messa annua perpetua e codesto fondo lo lascio e dono alla scuola delle ragazze di Campo con l'aggravio di tale messa bensì, ma spero, le sarà condonato dall'ecclesiastica superiorità". In realtà l'assolvimento del legato fu posto a carico del Comune di Campo, quale rappresentante della scuola delle ragazze.
CHIESA FILIALE DI DASINDO
- Legato Maria Azzolini: con testamento del 9 aprile 1712 Maria Azzolini fondò una messa perpetua da celebrarsi il giorno di s. Rocco (16 agosto). Giuseppe Azzolini di Giovanni, discendente della testatrice, con documento del 2 dicembre 1835 trasferì il suo onere alla chiesa di Dasindo, verso l'esborso di fiorini 20 d'Impero, col cui interesse la chiesa doveva ogni anno celebrare la suddetta messa.
- Legato Filippo Filippi: con testamento irreperibile del 1728 Filippo Filippi fondò una messa perpetua da celebrarsi il I maggio di ogni anno. L'erede se ne affrancò trasferendo l'onere alla chiesa di Dasindo verso l'esborso di fiorini 14 d'Impero, con i cui interessi la chiesa doveva far celebrare la messa ogni due anni nell'anno dispari.
- Mansioneria Bernardino Azzolini: con testamento del 27 novembre 1747 Bernardino Azzolini lasciò alle sue due sorelle e ai figli di queste un capitale di 300 ducati con l'ordine di celebrare in perpetuo con gli interessi una santa messa in settimana presso l'altare della B.V. Maria di Dasindo. Con parte del capitale furono acquistati quattro fondi che i nipoti dell'Azzolini cedettero alla chiesa di Dasindo con documento del 12 marzo 1834. La predetta chiesa rimase così vincolata all'obbligo di celebrare tante messe quante fossero state le rendite dei fondi, calcolando l'elemosina per ogni messa a fiorini 1 d'Impero.
- Beneficio Lorenzo Prati: Lorenzo Prati da Varignano, con testamento del 15 maggio 1856, a disgravio della propria coscenza e per soddisfare alla sua devozione, volle istituire un beneficio nella chiesa di Dasindo, affinchè il beneficiato esercitasse in Dasindo la cura d'anime, rimettendo al giudizio dell'Ordinariato le mansioni di cura d'anime che il suddetto avrebbe dovuto compiere senza lesione dei diritti o dell'influenza del parroco di Lomaso. Dotò allo scopo il beneficio di 2000 fiorni abusivi, la sua casa in Dasindo ed alcuni fondi di sua proprietà.
- Legato don Bortolo Ferrari: come si evince dalla resa di conto della chiesa di Dasindo del 1859, di cui a 5.8.2, la fabbricieria incassò in quell'anno fiorini abusivi 400 disposti in favore della chiesa da don Bortolo Ferrari di Sacco con suo testamento del 20 aprile 1835, aggravandoli dell'onere di quattro sante messe annue. Tale importo fu investito dal Comune di Lomaso che ne fece la restituzione nel 1892 e poi fu reinvestito presso Carlo Maino. Come risulta dai conti della chiesa di Dasindo del 1860, l'adempimento del legato iniziò già a partire da quell'anno.
- Legato Teresa Formenti: con testamento del 25 agosto 1860 la contessa Teresa Formenti da Riva lasciava fiorini 50 a titolo di legato alla chiesa di S. Maria di Dasindo, aggravandoli dell'onere di una messa perpetua da celebrarsi nella solennità di s. Teresa d'Avila (15 ottobre).
- Legato Maria Aloisi: con testamento del 28 agosto 1891 Maria Aloisi moglie di Luigi da Dasindo dispose che alla chiesa di Dasindo passassero a titolo di legato due stabili con l'obbligo della celebrazione di due messe annue.
MANSIONERIA LUTTI
Giovanni Francesco fu Timoteo de Lutti da Riva con suo testamento redatto in Dasindo l'11 maggio 1678, dispose la fondazione di un legato o beneficio perpetuo nella chiesa di S. Maria di Dasindo con l'obbligo per il beneficiato di celebrare una messa tutte le domeniche e feste di precetto presso l'altare maggiore della suddetta chiesa in suffragio della sua anima. Il sacerdote doveva eleggersi dai vicini di Dasindo, dal fratello del testatore e dai figli di quest'ultimo. Dotò il beneficio di cinque fondi e di un capitale di 500 ragnesi. Assegnò inoltre 150 ragnesi, i cui interessi sarebbero stati impiegati per il pagamento dei paramenti sacri. Nominò commissari esecutori del legato il parroco di Lomaso pro tempore e i vicini con il consenso dei suoi parenti prossimi. Con suo codicillo del 10 novembre 1712 il de Lutti modificò la fondazione in mansioneria semplice o officiatura con l'obbligo di far celebrare tre sante messe in settimana, preferibilmente nei giorni festivi o domenicali. Aggiunse poi alla mansioneria altri 13 fondi e la dotò di una serie di censi, ordinando espressamente che detti beni non venissero mai venduti, nè permutati, ancorchè vi fosse grande vantaggio per il sacerdote beneficiato pro tempore, intendendo che si trattava di una semplice officiatura e non già di un beneficio d'investitura o dipendente dall'Ufficio spirituale di Trento, nè dal parroco decano di Lomaso. Nominò pertanto commissario esecutore il mansionario Zanetti, in luogo del parroco, e i vicini; il mansionario de Lutti sarebbe stato tenuto a pagare per l'incomodo al mansionario Zanetti troni due.
MANSIONERIA ZANETTI
Tomaso Zanetti da Campo con suo codicillo del 16 maggio 1680, con cui annullava le sue disposizioni testamentarie antecedenti, ordinò la fondazione di una mansioneria con l'obbligo di tre messe in settimana da celebrarsi nella chiesa di Dasindo, di cui una nel giorno di sabato. In dotazione della suddetta mansioneria legò un fondo, un capitale di censi del valore di 1000 ragnesi ed un capitale di 2500 troni. Commissari esecutivi nominò Giovanni Domenico Prati di Dasindo, Domenico Aloisi di Dasindo ed Antonio Donati di Vigo, marito della nipote del testatore. Alla morte del Donati, gli sarebbe dovuto succedere il più anziano dei discendenti della nipote ed in mancanza, il più anziano dei discendenti della sorella del testatore. Morendo l'uno o l'altro dei commissari od anche entrambi, gli altri due ovvero il terzo avrebbero eletto i mancanti, purchè almeno due fossero vicini di Dasindo. Il mansionario sarebbe stato da eleggersi tra gli eventuali sacerdoti della famiglia Zanetti oppure, in assenza di vocazioni, tra i sacerdoti di buon costume. In base al documento del 20 agosto 1736, essendo morto un mansionario discendente dalla famiglia Zanetti, venne eletto il di lui figlio, don Francesco Antonio Donati, alla condizione che dovendo trasferirsi in Germania, provvedesse a delegare un sostituto. In quell'occasione fu revisionato l'inventario dei beni della mansioneria e furono trovati, oltre lo stabile, alcuni altri stabili acquistati durante l'amministrazione e un capitale di 724 ragnesi. Poichè in origine il patrimonio ammontava a 2066 ragnesi, risultava pertanto un ammanco di 1053 ragnesi ed essendo andati perduti per concorsi 182 ragnesi, il debito reale fu stimato a 873 ragnesi. Il mansionario don Francesco Antonio Donati reintegrò il patrimonio mancante, assegnando 13 fondi.
MANSIONERIA PRATI
Con testamento del 17 marzo 1747 Bernardo Prati da Dasindo stabiliva la somma di 4000 ragnesi da ricavarsi dai suoi fondi di buona qualità per la fondazione di una mansioneria laicale di tre messe settimanali. Suo figlio Gianantonio con testamento del 20 agosto 1756 confermava la fondazione, ordinando che venissero impiegate per l'adempimento del legato le rendite di alcuni suoi fondi mediocri per un totale di ragnesi 2500 di moneta trentina. In mancanza di sacerdoti della famiglia, gli eredi erano tenuti alla celebrazione delle messe, godendo le rendite dei beni vincolati. Col tempo tali fondi andarono confondendosi con la sostanza degli eredi dei testatori ed in gran parte furono venduti. Con documento del 25 maggio 1875 gli interessati, chiamati a reintegrare la mansioneria, corrisposero un'obbligazione di Stato di fiorini 600. Due eredi, tra cui il poeta Giovanni Prati, rinunciarono ad ogni diritto attivo e passivo, mentre Lorenzo Prati da Varignano fondò il beneficio separato, di cui sopra (cfr. Chiesa filiale di Dasindo. Beneficio Lorenzo Prati). Del beneficio Bernardo Prati rimase pertanto la sola obbligazione del valore di fiorini 600 con i cui interessi fu celebrato un numero di messe stabilito dall'Ordinariato. Lo stesso con decreto del 20 settembre 1923 aggregò il legato alla chiesa di Dasindo, obbligandola alla celebrazione di 18 messe annue, mentre le rimanenti rendite sarebbero andate a beneficio della chiesa stessa per usura degli arredi e spese di amminstrazione.
CHIESA FILIALE DI STUMIAGA
- Legato Belliboni detto Barber: tale legato si riconosceva fondato fin da tempi remoti su un fondo "agli Spiazzi", aggravato dell'onere di una santa messa annua. Possaghi Maria vedova di Giovanni, proprietaria dello stabile, volle affrancare lo stesso, corrispondendo alla chiesa di Stumiaga l'importo relativo.
- Legato Giovanni Belliboni detto Cornal: con testamento del 10 settembre 1630 Zuan detto Cornal fondò un officio di tre messe ed il suo discendente Domenico Belliboni, per affrancare detto onere a carico della sua famiglia, lasciò alla chiesa di Stumiaga un fondo, estendendo l'onere ad un officio con sei sacerdoti, ridotto dall'Ordinariato nel 1834 a quattro sacerdoti oltre al parroco. In seguito, a causa della diminuzione delle rendite, l'Ordinariato ridusse l'officio a cinque messe semplici.
- Legato Giovanni Bresciani: l'eredità abbandonata da Giovanni Bresciani ed aggiudicata alla chiesa di S. Antonio di Stumiaga con un depurato di £ 6500 fu assunta per la celebrazione di 20 messe annue con documento di fondazione del 9 dicembre 1922.
- Legato Domenico Belliboni fu Francesco: Domenico Belliboni, morto il 14 novembre 1923 dispose con suo testamento la fondazione di cinque messe basse. Gli eredi, per affrancare detto obbligo, sborsarono £ 1500 a favore della chiesa di Stumiaga.
La documentazione riunita in tale sottofondo non comprende quella contabile (registri di cassa, inventari, resoconti e documenti di corredo...) prodotta dalle tre mansionerie Prati, Zanetti e de Lutti istituite nella chiesa di Dasindo, trattate nel sottofondo 6 relativo alle amministrazioni ecclesiastiche.
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