I registri dei battezzati e dei matrimoni furono prescritti dal "Decretum de Reformatione Matrimonii" (Sess. XXIV, cap. 2) del Concilio di Trento, mentre quelli dei morti non erano ancora imposti in maniera esplicita. I titoli 91-97 del "Rituale Romano" di Paolo V, emanato nel 1614, propongono le formule per la corretta stesura degli atti nei singoli libri. I registri dei cresimati e gli stati delle anime furono usati diffusamente nella diocesi di Trento solo a partire dal XIX secolo, pur essendo stati raccomandati dal "Rituale Romano".
Fino a tutto il 1923, anno della successione della amministrazione italiana a quella austriaca, i libri dei nati, dei matrimoni e dei morti tenuti dai curatori d'anime ebbero anche validità civile. Solo durante il periodo napoleonico, dal 1811 al 1815, le competenze in materia di stato civile passarono alle autorità civili.
La prima legge imperiale che regola la tenuta dei registri anagrafici, prescrivendo determinati formulari e la lingua da usarsi, è quella del 20 febbraio 1784. Dopo la parentesi del dominio bavarese e del Regno italico, un decreto della i.r. Commissione aulica centrale d'organizzazione (21 agosto 1815) riaffidava ai curatori d'anime il compito di ufficiali di stato civile. L'introduzione in Trentino (1 ottobre 1815) del "Codice civile universale austriaco", la legge imperiale 20 aprile 1815 ed altre disposizioni regolarono ulteriormente la materia.
Sotto il dominio austriaco, quindi, il matrimonio celebrato in chiesa aveva validità civile. Il curatore d'anime doveva perciò attenersi alle norme ecclesiastiche e a quelle civili anche per la formazione della documentazione necessaria alla celebrazione del matrimonio. Con il Concordato del 1929 stipulato con la Santa Sede e con la successiva legge 27 maggio 1929 n. 847, anche lo Stato italiano riconosce validità civile al matrimonio celebrato secondo le norme del diritto canonico. Il curatore d'anime è tenuto alla notifica dell'avvenuta celebrazione del matrimonio al comune per la trascrizione nei registri anagrafici.
Nel periodo di transizione tra la fine del periodo austriaco e la stipulazione del Concordato del 1929 matrimonio religioso e matrimonio civile venivano celebrati separatamente.
Gli atti matrimoniali sono raccolti in buste a loro volta suddivise in fascicoli annuali, all'interno dei quali gli atti sono ordinati generalmente secondo il numero loro assegnato. In fondo ai fascicoli si trovano frequentemente certificati, comunicazioni, dispense ed altro relativi a matrimoni non celebrati o celebrati al di fuori della parrocchia di Calceranica. In fase di ricondizionamento alcune buste originali sono state divise in due unità di conservazione contraddistinte dalle lettere maiuscole A e B.
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