Famiglia Spaur di Castel Valer

1231 (in copia) - 1948

fondo

faldoni 134, scatole 3, pergamene 619

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15.0

L'archivio, custodito fino a marzo 2012 a Castel Valer, fu dichiarato di notevole interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica per il Trentino-Alto Adige nel 1964, con la denominazione "Archivio della famiglia e della giurisdizione di Sporo (Spaur)". L'allora Sovrintendente statale, Albino Casetti, motivò il provvedimento richiamando il "rilevante numero di documenti membranacei e cartacei di parecchi secoli, interessanti la storia della Giurisdizione di Sporo, della Valle di Non e in generale del Trentino".
I documenti erano collocati nel castello, in un vano di ridotte dimensioni, destinato esclusivamente ad accogliere le memorie familiari; lo stato di conservazione risultava nel complesso discreto, grazie anche alle stabili condizioni di temperatura e umidità garantite dalle mura, nonché dallo scarsa illuminazione, assicurata solo da due piccole finestre. Carte e pergamene erano in maggioranza appoggiate sui ripiani di sei piccoli scaffali in legno, senza protezione alcuna e dunque ricoperte da una coltre di polvere in alcuni casi piuttosto spessa; i danni da roditori, muffe e umidità pur non del tutto assenti risultavano di lieve entità.
A partire dal 2008 la Soprintendenza provinciale competente in materia di archivi, grazie alla collaborazione del proprietario Ulrich Spaur, avviò un'attività di schedatura e riproduzione digitale dell'archivio Spaur di Castel Valer, procedendo per lotti successivi. Nel marzo 2012 la Provincia autonoma di Trento acquistò il fondo, che da allora è conservato presso l'Archivio provinciale di Trento.
La storia di questo complesso archivistico è profondamente segnata dagli interventi del conte Volkmar Spaur (1867-1951) (1). Figlio di Giulio della linea Castel Valer di Sopra e di Henriette Gleispach, militare di carriera, instancabile promotore di opere di restauro e manutenzione sul maniero di famiglia, appassionato di storia e genealogia, egli può essere considerato, prima ancora che il riordinatore, il creatore dell'archivio. A seguito del rinvenimento di numerosi documenti, avvenuto nel 1903, forse in occasione di una delle tante opere di ristrutturazione del castello, egli intraprese infatti una sistematica opera di organizzazione di carte e pergamene, integrando nel complesso originario di Castel Valer un esiguo ma rilevante nucleo documentario che nello stesso periodo la cugina Filomena Spaur Riccabona, residente a Insbruck, gli aveva ceduto (2).
In appena un paio d'anni Volkmar Spaur portò a termine il suo lavoro di archivista, attribuendo al fondo una struttura estremamente lineare: i documenti sono contrassegnati da un numero unico progressivo da 1 a 6502, in una sequenza non continua, ma interrotta in più punti da lacune più o meno consistenti. Su carte e pergamene è presente un timbro a inchiostro nero "Spaursches archiv zu Valer", completato a mano dalla data cronica espressa con l'anno e dal numero in inchiostro rosso; questa segnatura, attribuita da Volkmar, compare di norma per gli atti più antichi su ogni singolo pezzo, mentre per i più recenti (soprattutto a partire dal sec. XVIII) è riservata non di rado a fascicoli e a unità molto consistenti. Risulta infatti palese il decrescere dell'interesse di Volkmar in presenza di documenti a lui più vicini nel tempo e appartenenti a tipologie quali atti patrimoniali e amministrativi e carteggi personali, che evidentemente ai suoi occhi non apparivano meritevoli di attenzione particolare. Si segnala tra i casi più eclatanti l'assegnazione di un unico numero, su base cronologica (secolo per secolo) agli atti notarili di interesse patrimoniale (su pergamena e su carta) e alle lettere, comprese le oltre 4.000 epistole risalenti all'Ottocento. In entrambi i casi peraltro i documenti, seppure sommariamente trattati quanto a numerazione e regestazione, non furono trascurati dal punto di vista della conservazione, e anzi furono collocati in una serie di pregevoli scatole di legno, a differenza degli altri materiali, che furono lasciati esposti alla polvere sugli scaffali.
Per ogni unità identificata dalla segnatura, Volkmar scrisse un regesto in tedesco, compilando un repertorio di sette volumi, dal quale emerge fra l'altro l'articolazione dell'archivio in due sezioni (3).
La I, molto più ridotta, comprendente i documenti dal numero 1 al n. 353, è intitolata "Der Urkunde" e corrisponde ai documenti provenienti dalla cugina Filomena Spaur; la seconda, costituita da pergamene e carte conservate a Castel Valer già a i tempi di Giulio Spaur, raccoglie tutti i rimanenti pezzi, numerati da 501 a 6502. Entrambe al loro interno sono ordinate cronologicamente, fatti salvi sporadici errori e imprecisioni.
La seconda sezione inoltre per ogni secolo elenca prima i documenti effettivamente presenti a Castel Valer, quindi i regesti degli atti di interesse Spaur individuati rispettivamente nello Statthaltereiarchiv di Innsbruck e nell'archivio Spaur all'epoca conservato a Mezzolombardo dal conte Heinrich von Welsperg. Nel repertorio a tutti questi atti, non presenti materialmente nel fondo di Castel Valer, è assegnato un numero; in una quarantina di casi, inoltre, le riproduzioni (copie manoscritte) o le notizie di documenti rinvenuti in altre sedi di conservazione sono fisicamente inserite all'interno della seconda sezione, a fianco dei pezzi originariamente custoditi nel castello.
Nei regesti, redatti in tedesco, l'impostazione strutturale è rigorosamente rispettata: viene fornita indicazione di data, contenuto, supporto, tradizione ed eventuale sigillo; gli atti relativi a castelli, investiture, patti nuziali, testamenti e legati missari sono contrassegnati da specifiche lettere aggiunte nella colonna dove è riportato il numero. In numerosi casi si coglie poi il tentativo di creare dei collegamenti fra i documenti, attraverso un rinvio alla rispettiva segnatura, sulla base dell'affinità tematica e di contenuto.
In entrambe le partizioni balza poi all'occhio il susseguirsi, uno dopo l'altro, di documenti fra loro eterogenei per supporto (carta e pergamena), tradizione diplomatica (originali, copie autentiche e semplici, talora addirittura redatte all'inizio del XX secolo), tipologia (atti di cancellerie pubbliche, atti notarili, lettere, appunti storici o genealogici, notizie bibliografiche), tutti allo stesso modo numerati e dunque considerati di pari dignità. Una siffatta impostazione, del tutto estranea a qualsiasi intento di classificazione (tematica, tipologica, per provenienza...) sembra funzionale a un'esigenza di studio e di ricostruzione storico-genealogica familiare, più che all'intento di rendere agevolmente reperibili e consultabili i documenti stessi.
Il fondo Spaur di Castel Valer può utilmente essere messo in relazione con gli altri nuclei documentari prodotti dal casato, pervenuti per vie diverse fino ai nostri giorni.
Conservati ormai tutti in istituti pubblici, questi complessi archivistici si caratterizzano per una forte commistione di documenti delle varie linee e conseguentemente per la stretto reciproco legame, che si fa via via meno intenso passando dalle epoche più remote a periodi più recenti, senza tuttavia sparire mai completamente.
L'Archivio provinciale di Trento conserva il fondo dei baroni Unterrichter (4), proveniente dal palazzo di Fai della Paganella e costituito da 185 buste di documenti datati dal XIV al XX secolo, fra cui sono comprese 72 pergamene. Essi si riferiscono sia alla famiglia che ai giudizi di cui gli Spaur erano titolari (Spor, Flavon, Fai e Zambana, per un periodo Belfort), e rappresentano una parte del complesso che fino ai primi anni del Novecento era conservato integro presso il Castello di Mezzolombardo.
La documentazione complementare al fondo Unterrichter si trova all'Archivio Provinciale di Bolzano/Südtiroler Landesarchiv, come sezione Spaur all'interno dell'archivio Welsperg. Si tratta di 980 documenti, ovvero 972 pergamene (del periodo 1231-1850) e 8 volumi di strumenti di corredo dell'archivio, anch'essi facenti originariamente parte del fondo costituitosi a Mezzolombardo, ma passati per via ereditaria ai Welsperg e, a seguito dell'estinzione di questa stirpe, alla nuova casata Thun-Hohenstein-Welsperg, sorta nel 1914 (5).
Dal primo di questi due tronconi originati dal complesso di Mezzolombardo si è prodotta qualche decennio fa un'ulteriore scissione: presso l'Archivio di Stato di Trento, infatti, a seguito di due successivi depositi operati nel 1970 e nel 1993 dagli eredi Unterrichter, sono custodite complessivamente 13 buste, contenenti documenti cartacei dei secoli XVI-XIX (perlopiù protocolli notarili, atti dei giudizi di Fai e Zambana e in minore misura di Spor). Sotto la stessa intitolazione "Famiglia Spaur" si trova nella medesima sede anche il cosiddetto "archivio comitale di Sporo", che ha però tutt'altra provenienza, essendo giunto a Trento dopo la I Guerra Mondiale, nell'ambito della riconsegna di documenti operata dall'Austria verso l'Italia. I circa 200 pezzi ceduti in tale circostanza (190 dei quali pergamene) erano in realtà il frutto di successivi acquisti effettuati sul mercato antiquario, nel 1885, 1886 e 1889, per un totale di 350 documenti, che entrarono a far parte dello Statthalterei-Archiv di Innsbruck (6). Di questa raccolta Spaur rimangono oggi presso il Tiroler Landesarchiv 136 pergamene (7).
A titolo di completezza, è utile infine segnalare anche le 8 pergamene (1464-1727) che costituiscono il fondo Famiglia Spaur presso l'Archivio di Stato di Verona (8).

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La Provincia autonoma di Trento ha acquistato l'archivio Spaur di Castel Valer nel marzo 2012; da quel momento i documenti si trovano presso l'Archivio provinciale di Trento.

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All'interno dell'archivio ordinato da Volkmar sono comprese, per la porzione dal XIV al XVI secolo, testimonianze su tutti i rami del casato, cosa che non desta eccessivo stupore se si tiene conto dei non pochi passaggi di carte avvenuti fra discendenti delle diverse linee; solo per i documenti successivi alla seconda metà del secolo XVI si riscontra una prevalenza, via via sempre più netta nel corso del tempo, del ramo di Castel Valer di Sopra.
D'altro lato l'attuale criterio di ordinamento, piattamente cronologico, non facilita il tentativo di offrire uno sguardo d'insieme sul contenuto del fondo, e invita piuttosto a un'estrapolazione di nuclei tematici e tipologici, che, pur in modo asistematico ed esemplificativo, sia almeno in grado di suggerire le vaste potenzialità di ricerca insite in questo complesso archivistico.
L'area geografica di riferimento si estende dai territori di Tassullo, Flavon, Terres, Sporminore, all'intera Val di Non, alla piana Rotaliana (Mezzocorona, Mezzolombardo, Zambana), all'altopiano della Paganella (Spormaggiore, Molveno, Cavedago), alla città di Trento, alle zone di Termeno e Cortaccia, alla Val Venosta (Lagundo, Merano, Ciardes, Castel Montechiaro), alla città di Bolzano nonché ad altre aree degli attuali Alto Adige, Tirolo austriaco e Baviera.
Il documento più antico è del 1231 (in copia del 1317: riguarda un'investitura del vescovo di Trento Gerardo Oscasali) , mentre il primo originale risale al 1285 (compravendita di un terreno a Molveno); entrambi gli atti non riguardano direttamente gli Spaur.
Passando ai contenuti, si ricordano in prima battuta le attestazioni di diritti feudali, datate a partire dal XIV secolo, e in particolare le investiture ricevute dagli Spaur in relazione a feudi sia tirolesi (Castel Sporo Rovina a Sporminore e giurisdizione di Spor, Castel Flavon e omonima giurisdizione, Castel Valer, torre di Mezzocorona, decime a Termeno; Castel Montechiaro a Prato allo Stelvio, decime a Merano, beni e affitti a Ciardes, diritti a Termeno) sia di pertinenza del vescovo di Trento (giurisdizione di Fai e Zambana, castello e masi di Mezzolombardo, diritti a Nave San Rocco, Zambana, Fai; decime a Trodena, Carano, Mezzana, Roncio e Menas; beni a Cortaccia e un quarto della decima di Romallo).
Sono conservati, sia pure in quantità limitata, atti relativi alle funzioni giurisdizionali e amministrative del giudizio di Spor, a partire dal 1785 unificato nel giudizio di Spor, Flavon e Belfort (protocolli notarili e fascicoli di atti processuali dalla metà del sec. XVII al 1800).
Le comunità locali (Tassullo, Segno e Torra, Spormaggiore, Sporminore, Cavedago, Fai e Zambana, Mezzolombardo) appaiono non di rado come controparti, a vario titolo, degli Spaur, più sporadicamente invece come produttori di documentazione propria (atti della regole delle Quattro Ville, copia della carta di regola della comunità di Fai e Zambana).
Numerosissimi risultano gli atti notarili (sia su pergamena che su carta) e gli atti privati relativi alla gestione dell'ingente patrimonio degli Spaur, attestanti compravendite, locazioni perpetue e temporali, costituzioni di censo, permute, ricevute, stime, transazioni; frequenti sono inoltre le registrazioni amministrative e contabili, contenute in urbari e inventari di beni mobili e immobili, rendiconti, note spese, elenchi di debiti e crediti.
Ricorrenti sono poi gli atti che, pur implicando evidenti risvolti patrimoniali, sono comunque correlati a vicende biografiche dei singoli individui, quali patti nuziali, doti e controdoti, testamenti, accordi di ambito matrimoniale o ereditario, e per il periodo più recente (dal XVIII secolo in avanti), certificati anagrafici, tavole genealogiche e prove di nobiltà.
Non mancano naturalmente fonti significative su alcuni esponenti del casato, che per le cariche rivestite e le attività svolte valicano l'ambito d'interesse strettamente familiare o genealogico: limitandosi all'epoca più antica si citano in questa sede Volcmaro di Burgstall e Pietro Spaur. Del primo, attore di rilievo nelle vicende politiche e belliche della prima metà del XIV secolo, sono conservati nel fondo Spaur Valer documenti a partire dal 1331 (acquisto di due terreni nella zona di Merano, seguito da altri atti patrimoniali del 1336 e del 1338); del 1335 è l'investitura dei castelli di Sporminore e Visione, mentre al 1341 risalgono l'approvazione del rendiconto dell'ufficio di burgravio di Tirolo munito del sigillo di Giovanni di Lussemburgo e la concessione da parte dell'imperatore Ludovico il Bavaro della metà dei dazi un tempo detenuti dai conti di Gorizia.
Quanto a Pietro Spaur, personaggio di spicco nell'epoca a cavallo fra il XIV e il XV secolo, egli è citato in documenti dell'archivio a partire dal 1371 (accordo matrimoniale con i Thun). Come ampiamente noto, egli svolse un ruolo importante nella rivolta scoppiata a Trento nel 1407, prestandosi quali garante con la somma di 25.000 ducati per la libertà di Rodolfo Belenzani: si segnalano alcune lettere scritte al medesimo Pietro e a suo figlio Giorgio, imprigionati dopo la fuga dello stesso Belenzani, da parte di quest'ultimo e di esponenti delle nobili famiglie d'Arco e Castelbarco. Ben attestata è l'attività di tutore svolta da Pietro in favore degli orfani di Chunrad Botsch, mentre il contrastato rapporto con il duca Federico "Tascavuota", conte del Tirolo, emerge in vari documenti, fra i quali la nomina a capitano all'Adige, ottenuta da Pietro nel 1411.
Ma, a prescindere dalle attestazioni specifiche sulle vicende dei singoli personaggi, più o meno rilevanti in ambito pubblico, nell'archivio si notano a partire dal sec. XVIII-XIX un ampliamento quantitativo e una diversificazione della documentazione in senso stretto personale. Se da un lato proseguono, differenziandosi dalle epoche precedenti solo per consistenza e tipologia formale, le testimonianze relative alle carriere nell'amministrazione asburgica, sia civile (di Paride Spaur e di suo figlio Giulio) sia militare (del più volte citato Volkmar), dall'altro emergono anche categorie nuove di fonti, come quelle relative all'istruzione, esemplificate dai quaderni scolastici ottocenteschi degli stessi Paride e Giulio.
Un ulteriore elemento degno di menzione è la ricchezza della raccolta epistolare: le oltre 7.000 lettere, infatti, risalenti al periodo compreso fra i secoli XVII e XX, offrono un prezioso spaccato di vita familiare, sociale, culturale. In primo piano risaltano alcune figure femminili, tra le quali spicca Elisa Ceschi Spaur, che firma più di 400 missive.
Come di norma avviene negli archivi gentilizi, sono infine disseminate nell'archivio fonti relative ad altre famiglie, collegate agli Spaur per ragioni di parentela e/o di successione patrimoniale. Per l'epoca più antica (sec. XIV) sembra opportuno segnalare i da Spormaggiore, con un nucleo di 7 documenti (1316-1344), e, con attestazioni più sporadiche, i nobili Walter ed Enrico di Castel Corona, Nicola e Gaspare Reifer, Odorico da Coredo, Gralanto da Mezzo, Heinzlinus da Scena, Guarimberto Thun. Per i secoli successivi si intensifica, ovviamente a prescindere dalle citazioni in compresenza con gli Spaur, la frequenza di documenti relativi a stirpi diverse, tra cui si ricordano i Langenmantel da Termeno (sec. XVI), i Latscher/Lazzer da Termeno (sec. XIV), gli Streun da Vipiteno (sec. XIV-XVI), gli Anich da Cortaccia (sec. XV-XVI), i Morenberg di Castel Giovo (sec. XVI-XVII), i baroni a Prato di Segonzano (sec. XVII-XIX).

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L'ordinamento assegnato al fondo da Volkmar Spaur è del tutto compiuto e corredato di segnature e regesti. Per questa ragione, e in considerazione inoltre della stretta interrelazione fra il fondo Spaur Valer e il fondo Spaur Unterrichter, che potrà essere valutata precisamente solo al termine dell'inventariazione di quest'ultimo, si è scelto di non procedere per il momento ad alcuna modifica nell'assetto ordinamentale, rispettando integralmente la sequenza preesistente, anche in caso di errori di datazione o di incongruenze. In una successiva fase potrà dunque essere effettuato un riordino virtuale, che tenga conto della struttura e dei materiali presenti nei principali fondi Spaur.
Il complesso attualmente si articola, come accennato sopra, in 2 sezioni, I e II, all'interno delle quali si succedono le unità, poste in ordine cronologico non sempre preciso, a causa talora di errori di datazione o più spesso di scelte intenzionali (ad esempio gli atti patrimoniali e gli epistolari vengono posizionati sempre in coda ai documenti del relativo secolo).
Sono state mantenute anche le segnature attribuite da Volkmar Spaur: pertanto le unità sono numerate da 1 a 6503, in modo non continuo.

Criteri di inventariazione
Relativamente alla descrizione delle singole unità archivistiche sono stati usati i criteri esposti nel manuale del Sistema informativo degli archivi storici del Trentino (online all'indirizzo https://www.cultura.trentino.it/archivistorici/home).
In aggiunta a quanto previsto dal manuale, si specifica che, in presenza di allegati, il conteggio delle carte è espresso dalla consistenza del documento principale seguita da quella dell'allegato stesso.
Si precisa poi che per le pergamene:
- la datazione topica è espressa con il toponimo moderno, omettendo di norma il microtoponimo; fanno eccezione i castelli degli Spaur, per i quali sono stati riportati anche eventuali ulteriori elementi di localizzazione (es. "in stupha superiori")
- il regesto riporta il contenuto del documento, in particolare le parti contraenti con i rispettivi titoli (è stato riportato in latino e fra virgolette l'appellativo "dominus"), l'azione giuridica e le clausole ritenute utili e significative
- gli antroponimi sono stati quando possibile uniformati, seguendo i "Criteri di omologazione dei cognomi presenti nei regesti delle pergamene dell'Archivio di Castel Thun" a cura di Margherita Faes (luglio 1998- luglio 2000) e gli esiti nella tradizione onomastica locale (in particolare si è fatto ricorso al testo di L. Cesarini Sforza, "Per la storia del cognome nel Trentino"); sono state mantenute le forme latine nei casi in cui le varianti grafiche di un nome risultassero eccessivamente diversificate o di difficile collegamento con l'esito moderno
- quanto alle forme presenti nei numerosi documenti in tedesco, si è scelto di ricondurre sempre all'uso moderno i nomi propri e i cognomi delle famiglie più note, lasciando invece la forma attestata tra virgolette nei casi dubbi
- per quanto riguarda le famiglie nobili insediate nel territorio trentino, per le quali come noto si alternano generalmente forme latine, tedesche e italiane a seconda della lingua del documento, si è adottato il criterio di rendere in italiano i nomi dei casati titolari di feudi trentini e in tedesco quelli titolari di feudi tirolesi; in particolare per gli Spaur, vassalli sia del principe vescovo di trento che del conte del Tirolo, si sono riportati di norma il nome proprio in italiano e il cognome senza "von", fatta eccezione per gli esponenti della linea di Burgstall, Winkel e Laudeck, a partire dalla costituzione all'inizio del secolo XVII, indicati con il nome proprio in tedesco; caso a sé rappresenta poi Volkmar Spaur (1867-1951), per il quale si è mantenuta la forma tedesca vista la numerosità delle attestazioni autografe, nessuna delle quali in italiano
- per quanto riguarda la toponomastica trentina, ci si è avvalsi del testo "Toponomastica trentina" a cura di G. Mastrelli Anzilotti e del "Dizionario toponomastico tridentino" curato da E. Lorenzi; sono stati lasciati nella forma latina o nella forma in volgare e posti tra virgolette i toponimi e i microtoponimi non individuati e quelli per i quali la traduzione dal latino o dal volgare non era possibile; per i castelli si è dato di seguito, tra parentesi, il nome del paese nel territorio del quale sorgono
- per i toponimi della provincia di Bolzano si è riportata solo la forma italiana; di seguito si dà la forma ufficiale bilingue:
Anterselva/Rasun
Appiano/Eppan
Bolzano/Bozen
Bressanone/Brixen
Brunico/Bruneck
Caldaro/Kaltern
Castel Badia/Sonnenburg (San Lorenzo di Sebato)
Castel Campan/Schloss Campan (Bressanone)
Castel Coira/Churburg (Sluderno)
Castel Corba/Schloss Korb (Missiano)
Castel Firmiano/Sigmundskron (Bolzano)
Castel Ganda/Gandegg (Bolzano)
Castel Leone/Leonburg (Merano)
Castel Moos/Schulthaus (Appiano)
Castel Ortenstein/Burg Ortenstein (Merano)
Castel Presule/Prösels (Fiè allo Sciliar)
Castel Rodengo/Rodeneck (Rio Pusteria)
Castel Rubein/Rubein (Merano)
Castel San Michele/Michelsburg (San Lorenzo di Sebato)
Castel Sommo/Schloss Summersberg (Gudon)
Castel Trauttmansdorff (Merano)
Castelbello/Kastelbell
Castelrotto/Kastelruth
Castelvecchio/Altenburg
Cermes/Tschermes
Ciardes/Tschars
Cleran/Cleran
Collalbo/Klobenstein
Cornaiano/Girlan
Corona/Graun
Cortaccia/Kurtatsch
Cortina/Kurtinig
Egna/Neumarkt
Fiè allo Sciliar/Völs am Schlern
Formalein/Formalina
Funes/Villnöss
Gudon/Gufidaun
Laces/Latsch
Lazfons/Lazfons
Longomoso/Lengmoos
Longostagno/Lengstein
Luson/ Lüsen
Maia Alta/Obermais
Maia/Mais
Meluno/Mellaun
Merano/Meran
Missiano/Missian
Montagna/Montan
Monte Sole/Sonnenberg
Monte/Berg [di Appiano/Eppan]
Monte/Gmund [di Vadena/Pfatten]
Naturno/Naturns
Nova ponente/Deutschenofen
Ora/Auer
Penone/Penon
Pianizza di Sopra/Oberplanitzing
Pianizza di Sotto/Unterplanitzing
Pinzago/Pinzagen
Predonico/Perdonig
Rasun/Rasen
Rencio/Rentsch
Renon/Ritten
Rio Pusteria/Mühlbach
Ronchi/Rungg
Sabiona/Säben
Salorno/Salurn
San Lorenzo di Sebato/St. Lorenzen
San Paolo/St. Paul di Appiano/Eppan
Scenna/Schena
Sciaves/Schabs
Sella/Söll
Senales/Schnals
Settequerce/Siebeneich
Silandro/Schlanders
Sluderno/Schluderns
Soprabolzano/Oberbozen
Stadio/Stadl
Stegona/Stegen
Termeno/Tramin
Tirolo/Tirol
Trodena/Truden
Ultimo/Ulten
Vadena/Pfatten
Vanga/Wangen
Velturno/ Feldthurns
Villa/Vill
Vipiteno/Sterzing
- le parole dialettali sono state tradotte utilizzando il "Vocabolario anaunico e solandro" di E. Quaresima; talvolta si è preferito comunque mantenere nel regesto il termine dialettale e indicare in nota, ove necessario, l'eventuale spiegazione
- si è precisato se il documento è originale o copia facendo inoltre seguire la definizione dalla relativa lettera alfabetica tra parentesi quadre: [A], [B], [C]; nel caso di originali espressamente tratti da imbreviature si è indicata la locuzione "Originale da imbreviature" seguita dal nome del notaio che ha estratto l'originale dal protocollo, a meno che non coincida con il rogatario dell'atto; è stata segnalata anche la prassi, molto diffusa a partire dal secolo XVI, di far trascrivere l'atto "per unum fidelem scriptorem", mediante l'espressione "sottoscrive ma non estende l'atto" posta entro parentesi tonde
- la presenza di note tergali è stata indicata genericamente, specificando se si tratta di note di contenuto (relative cioè a data cronica, topica, oggetto e protagonisti dell'atto) o archivistiche (consistenti in numeri e dati ad uso amministrativo e/o archivistico); per i documenti di cancellerie pubbliche su pergamena le note, ivi comprese quelle di cancelleria, sono state trascritte integralmente

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Il fondo è liberamente consultabile, ai sensi dell'art. 24, comma 1, della L.P. 17 febbraio 2003 e s.m., n. 1 "Nuove disposizioni in materia di beni culturali", e degli artt. 122-127 del Codice per i Beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e s.m.).
Si ricorda peraltro che sulla base di quanto prescritto dal "Codice di deontologia e buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi storici" (allegato al "Codice in materia di protezione dei dati personali", decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 e s.m.) "nell'accedere alle fonti e nell'esercitare l'attività di studio, ricerca e manifestazione del pensiero, gli utenti, quando trattino i dati di carattere personale, secondo quanto previsto dalla legge e dai regolamenti, adottano le modalità più opportune per favorire il rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone interessate". Inoltre "gli utenti utilizzano i documenti sotto la propria responsabilità e conformandosi agli scopi perseguiti e delineati nel progetto di ricerca, nel rispetto dei principi di pertinenza ed indispensabilità". Infine, "al momento della diffusione dei dati il principio della pertinenza è valutato dall'utente con particolare riguardo ai singoli dati personali contenuti nei documenti, anziché ai documenti nel loro complesso. L'utente può diffondere i dati personali se pertinenti e indispensabili alla ricerca e se gli stessi non ledono la dignità e la riservatezza delle persone".
La consultazione dei documenti dell'Archivio provinciale di Trento avviene secondo il regolamento della sala di studio.

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Italiano

Latino

Volgare

Tedesco

Inglese

Francese

Spagnolo

(1) Biografia in FRANZOI S., "Tra carriera militare e passione per la storia: Volkmar Spaur archivista a Castel Valer", in "Castel Valer e i conti Spaur: nuove ricerche di storia regionale", a cura di Roberto Pancheri, Tassullo, 2012, pp. 148-159.
(2) Si veda il documento n. 5578 del presente inventario, dal quale si apprende fra l'altro che a seguito della morte nel 1903 dell'avvocato Franz Schuster, incaricato della gestione degli interessi feudali degli Spaur, e in genere delle questioni giuridiche dei nuclei della famiglia insediati a Salisburgo e a Innsbruck, fu trovato nella soffitta della sua casa di Innsbruck un armadio pieno di documenti relativi appunto agli Spaur. La sorella del defunto avvocato li consegnò alla contessa Filomena Spaur, moglie di Julius Riccabona e ultima rappresentante della linea di Sporminore. In qualità di discendente del ramo di Castel Valer, che, oltre a essere ben lontano dall'estinzione, deteneva saldamente uno dei più prestigiosi possessi originari della stirpe, Volkmar ricevette dalla cugina i documenti di interesse familiare generale (150 pezzi, fra cui molte pergamene); la rimanente parte dello spezzone trovato a casa Schuster, riguardante vicende biografiche e interessi economici di esponenti della linea di Innsbruck, rimase invece nelle mani di Filomena e andò successivamente dispersa. Non è da escludere peraltro che esso possa essere identificato con l'archivio privato dei conti Spaur a Innsbruck, contenente le 4 pergamene, oggi a loro volta irreperibili, edite in F. Huter, "Tiroler Urkundenbuch. I Abteilung: Die Urkunden zur Geschichte des deutschen Etschlandes und des Vintschgaus", Innsbruck 1957, I.III, pp. XXV-XXVI, 256-257, 306-310.
(3) Il repertorio, intitolato "Archiv zu Valer. Regesten" e costituito da sette registri manoscritti, in tedesco, fu compilato negli anni 1903-1904 da Volkmar Spaur. Esso contiene non solo i regesti dei documenti fisicamente presenti all'epoca a Castel Valer, ma anche regesti di documenti dell'archivio Spaur della linea di Mezzolombardo (oggi conservato all'Archivio provinciale di Bolzano, fondo Welsperg Spaur) e di documenti conservati in archivi pubblici di Innsbruck, accomunati dall'avere come protagonisti personaggi della famiglia Spaur; si veda nel presente inventario la serie corrispondente "Repertorio dell'archivio".
(4) Acquistato nel 2019, non ancora inventariato ma descritto in due elenchi di consistenza.
(5) Si veda l'inventario "Archiv Welsperg Spaur", a cura di Philipp Tolloi, [Bolzano], 2011/2012.
(6) Per entrambi gli spezzoni si veda "Archivio di Stato di Trento", [a cura di Salvatore Ortolani], in "Guida generale degli archivi di Stato italiani", Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994, vol. 4 (S-Z), pp. [661]-726.
(7) Oggi Tiroler Landesarchiv Innsbruck, "Urkundereihe II", scatole 182-186.
(8) Si veda "Archivio di Stato di Verona", [a cura di Laura Castellazzi], in "Guida generale degli archivi di Stato italiani", Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994, vol. 4 (S-Z), pp. [1241]-1323.

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Denominazione Comune Condizione giuridica Servizio archivio
Archivio provinciale di Trento TRENTO Pubblico Si
Denominazione Estremi cronologici
Spaur, conti, sec. XIV - sec. XIV -