Per quanto riguarda le norme che definiscono l'autonomia dell'ufficio di Trento nella gestione del proprio patrimonio, si può fare riferimento ad alcune circolari emanate in materia dall'ente nazionale. L'Ufficio ragioneria generale della Gioventù italiana definisce l'ente come "azienda pubblica divisa", ovvero azienda "la cui gestione si svolge in più sedi: una sede centrale e più sedi secondarie dotate di una autonomia amministrativa più o meno notevole", "sia pure limitata alla gestione ordinaria" (1). La gestione del patrimonio non rientra però nell'amministrazione ordinaria: una successiva circolare dell'Ufficio organizzazione del 20 gennaio 1954 (2) specifica che gli atti di amministrazione straordinaria dei Commissari provinciali, compresa la gestione del patrimonio, sono soggetti a specifiche autorizzazioni preventive, da concedersi di volta in volta da parte dell'amministrazione centrale dell'ente.
Per quanto riguarda i beni a disposizione dell'ufficio, dopo il secondo conflitto mondiale anch'esso è investito, almeno parzialmente, da una dinamica complessa che riguarda il patrimonio dell'ente a livello nazionale. Divengono di pertinenza della Gioventù Italiana sia il patrimonio della Gioventù Italiana del Littorio, costituito dalle "Case GIL" e da palestre, sale cinematografiche e teatri, impianti sportivi, colonie climatiche, sia gli immobili formalmente di proprietà del Partito Nazionale Fascista ma già in uso alla Gioventù Italiana del Littorio (3). Nel territorio dell'Italia settentrionale si verifica poi un periodo di transizione nell'immediato dopoguerra, durante il quale il patrimonio di pertinenza dell'ex Opera Balilla, cioè l'ente costituito dalla Repubblica sociale di Salò in sostituzione della Gioventù italiana del Littorio, è gestito dall'Ufficio stralcio dell'ex Presidenza centrale Opera Balilla dell'Intendenza di finanza di Milano, oltre che dagli Uffici stralcio per la gestione dei beni del Partito nazionale fascista esistenti presso le intendenze di finanza delle varie provincie del Nord Italia (4). Si verifica poi una fase di attribuzione di beni immobili, già di pertinenza della Gioventù italiana del Littorio, ad altri soggetti i quali, nel nuovo quadro istituzionale, acquisiscono parte delle competenze già di pertinenza dell'ente: teoricamente alcuni beni dovrebbero passare ai ministeri della difesa e della pubblica istruzione, ai sensi del R. D. L. 2 agosto 1943, n. 704; il D. Lgs. del Capo provvisorio dello Stato 24 gennaio 1947, n. 457, prescrive poi la restituzione ai patronati scolastici dei "beni attualmente affidati alla gestione di liquidazione della Gioventù italiana comunque provenienti dai Patronati scolastici". Ma si verifica anche un processo inverso, il recupero di beni immobili già appartenenti alla Gioventù italiana del Littorio, ed usciti dalla disponibilità dell'ente durante il periodo bellico. La fase di recupero dei beni dura per anni, e comporta varie vertenze giudiziarie, anche in funzione della complessa natura giuridica dei beni dell'ex Gioventù italiana del Littorio, della difficile distinzione, in alcuni casi, tra quest'ultima ed il Partito nazionale fascista quale titolare dei beni, e dei complessi rapporti che intercorrevano tra la Gioventù italiana del Littorio ed altri enti, quali i patronati scolastici.
Per quanto riguarda in particolare l'Ufficio provinciale della Gioventù italiana di Trento, durante i primi mesi di vita dell'ente, dal giugno fino almeno all'ottobre 1945, i beni già appartenenti al Comando federale della Gioventù italiana del Littorio, insieme ai beni già di proprietà del Partito fascista e delle sue altre organizzazioni, sono gestiti dall'Intendenza di finanza di Trento, tramite l'Ufficio gestione stralcio del cessato Partito nazionale Fascista (5). In seguito alcuni di tali beni passano nella disponibilità diretta dell'Ufficio provinciale di Trento della Gioventù Italiana. Da un elenco di consistenza dell'archivio redatto dopo la soppressione della Gioventù italiana (6) si desumono alcuni dati sui beni immobili appartenenti all'Ufficio provinciale di Trento. I beni citati sono: i centri di vacanza estivi per fanciulli (o "Cevaf") di Candriai, Rabbi e Fai (7); il centro di vacanza estivo per adolescenti (o "Cevad") di Rizzolaga di Piné; la colonia di Igea Marina; le "case G. I." di Trento (8), Cles, Dro, Rovereto (9); non meglio specificate "palestre", tra le quali si può citare la palestra di Rovereto situata nell'attuale via Savioli.
Informazioni più puntuali sul patrimonio dell'ufficio si desumono dagli elenchi dei beni immobili di pertinenza dell'ente allegati alle pratiche relative al passaggio di consegne tra i delegati preposti all'ufficio per gli anni 1968 e 1971 (10); i dati si riferiscono rispettivamente agli anni 1968 e 1971. Il patrimonio immobiliare alla data del 30 novembre 1968 risulta costituito dal centro di vacanza estivo per fanciulli di Candriai, dal centro di vacanza estivo per adolescenti di Rizzolaga di Piné e dalla palestra di Storo. Il patrimonio immobiliare alla data del 31 dicembre 1971 risulta costituito soltanto dai due centri vacanza di Candriai e Rizzolaga.
Per quanto riguarda la sede dell'Ufficio provinciale di Trento della Gioventù italiana, questa viene messa a disposizione dello stesso a titolo gratuito: dal 1947 all'ottobre 1952 l'ente ha a disposizione una stanza presso il Provveditorato agli studi; dall'ottobre 1952 in poi l'ufficio si trova in locali affittati presso privati (11). L'affitto dei locali è a carico, almeno fino alla fine degli anni '50, delle amministrazioni comunale e provinciale di Trento, in virtù della interpretazione della natura giuridica dell'ente Gioventù italiana secondo la quale questa costituisce continuazione diretta della Gioventù italiana del Littorio, la norma istitutiva della quale prevedeva appunto la messa a disposizione a titolo gratuito delle sedi da parte delle amministrazioni comunali e provinciali (12).
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