La chiesa di Tassullo, dedicata a Maria Vergine (1), si presenta come un eccelso monumento clesiano in stile gotico-rinascimentale costruito da maestranze comasche. La simmetria della facciata principale (rivolta verso ovest) dall'ampio timpano acuto disegnato dai ripidi spioventi del tetto, è rotta dall'inserimento sul lato sud-ovest, della medioevale torre campanaria, segnata da un robusto zoccolo in pietra e da tre successivi marcapiani. I finestroni della cella campanaria son a sesto acuto: l'orologio fu istallato nel 1731, dono del padre del giurista Carlo Antonio Pilati. Il portale rinascimentale, strombato, protetto da un tettuccio, è fiancheggiato da due contrafforti di conci in pietra rossa. Di fattura rinascimentale sono pure le due porte laterali. Il corpo absidale è poligonale; le finestre gotiche a traforo; i contrafforti in pietra rossa. Sulla fiancata settentrionale sono murate due epigrafi dei baroni Cristani di Rallo. L'interno è a tre navate e si svolge su tre campate con volta a reticolato gotico. Le colonne cilindriche hanno capitelli a motivi floreali scolpiti, uno diverso dall'altro. Nel 1672 la chiesa era dotata di nove altari, oggi ridotti a cinque. L'altare maggiore, grandioso nella sua linea architettonica con quattro colonne scannellate nella parte superiore, è dedicato all'Assunta, mentre gli altari laterali si presentano in legno intagliato e dorato con colonne e lesene scannellate. L'altare di destra, un tempo dedicato a s. Rocco, è adorno di una statua dell'Addolorata, mentre quello di sinistra presenta una statua del Cuore di Gesù. Alle pareti delle navate minori sono appese due ancone di vecchi altari: quella a sinistra rappresenta la Madonna, s. Sebastiano ed un altro santo e pare sia stata commissionata dalla famiglia Busetti di cui si riproduce lo stemma nelle colonne dipinte a marmo. L'ancona di destra invece apparteneva all'altare di S. Anna costruito nel 1649 a spese di Anna Maria, moglie di Girolamo barone di Sporo e Valer. Nella cappella della navata destra si trova l'altare di S. Antonio con quattro colonne, di cui due elicoidali, fatto erigere dalla famiglia Pilati nel 1632. Di fronte, nella cappella del S. Rosario, sorge l'omonimo altare costruito a spese dell'arciprete Gaspare Cova, così come l'altare dei Tre Re, detto anche del SS. Crocifisso, i cui elementi risultano qua e là murati all'interno della chiesa.
Le serraglie dei costoloni del presbiterio recano gli stemmi delle famiglie nobili locali, quali gli Spaur, i Busetti, i de Concini, i Guarienti. Sotto la mensola, a sinistra dell'arco di trionfo, sono scolpite le armi degli Spaur e dei Madruzzo (1536). Nell'ancona dell'altare maggiore, pregevole opera di intaglio di gusto barocco, è custodita la pala dell'Assunta di Martin Teofilo Polacco (1620); l'antipendio dell'antistante altare barocco reca un pannello ligneo con l'Adorazione dei Magi. Gli stalli corali sono lignei, intagliati e dipinti. I quadri della Via Crucis sono stati artigianalmente dipinti da Bartolomeo Rasmo (1839); il pulpito è stato intagliato da Pietro Strobel (1680). In fondo alla chiesa, presso il grande battistero cinquecentesco in pietra, c'è una grande tomba madruzziana sotto un arco sorretto da un'agile colonnina e da mensole in pietra. La pietra tombale (1554) ricorda Orsola e Gaudenzio Madruzzo, nipoti del cardinale Cristoforo Madruzzo. Nell'ampia cantoria è disposto l'organo costruito da Giovanni Doria di Bogliaco della Rivera di Salò (1769) in sostituzione del secentesco strumento precedente appartenente alla cappella di palazzo dei Gonzaga di Mantova. Il cassone barocco incornicia il rosone della facciata principale della chiesa. In sacristia (la porta reca incisa la data 1776) sono conservati alcuni secenteschi dipinti a lunetta (1702). Corredo della pieve sono il prezioso parato verde settecentesco con gli stemmi Thun-Spaur e i ricchissimi paramenti, confezionati, secondo la tradizione, con lo strascico della veste di Maria Antonietta di Francia. La ricca veste regale fu posta all'asta dai rivoluzionari nei giorni di processo contro l' "Austriaca" ed acquistata, pare, dal giurista Carlo Antonio Pilati, amico di Voltaire e Montesquieu e di vedute illuministe egli stesso.
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