Comune di Carano, Carano, 1818 gennaio 1 - 1923 gennaio 13 ( 1818 gennaio 1 - 1923 gennaio 13 )

Comune di Carano, Carano, 1818 gennaio 1 - 1923 gennaio 13

Comune di Carano

ente

1818 gennaio 1 - 1923 gennaio 13

Frattanto le intricate vicende belliche determinarono un nuovo cambiamento di carattere politico-istituzionale per il Trentino, che venne annesso con il decreto di Le Havre del 28 maggio 1810 al Regno d'Italia napoleonico. Il territorio trentino corrispondente a quello che si definiva Tirolo meridionale assunse il nome di Dipartimento dell'Alto Adige e venne sottoposto ad una riorgannizzazione di carattere giudiziario-amministrativo. Il territorio venne suddiviso in cinque distretti: Trento, Rovereto, Riva, Cles e Bolzano. Da quest'ultimo dipendeva il "Cantone di Fiemme", comprensivo di Fassa e Valfloriana. Il decreto vicereale 23 agosto 1810 n. 194 estese al Dipartimento dell'Alto Adige il sistema d'amministrazione dei comuni del regno d'Italia. Le antiche regole vennero aggregate in comuni maggiori, retti da un sindaco, assistito da due "anziani" (la giunta) e dal consiglio, eletto dalla popolazione. Gli "anziani" venivano scelti fra i consiglieri eletti dalle ville (frazioni) ove risiedevano. Per il municipio di Cavalese, cui erano state aggregate le frazioni di Carano, Daiano e Varena, il primo sindaco eletto fu Domenico Rizzoli, i due anziani furono Giobatta Defrancesco di Varena e Giuseppe de Tomasi di Carano.(1)
Per quanto riguardava la Comunità Generale si riformò, con dispaccio del Prefetto dipartimentale di Trento del 23 agosto 1811 n. 14.169, la rappresentanza e l'amministrazione dell'istituzione, costituendo una Commissione Provvisoria, composta da un presidente e due aggiunti. Liquidate in tal modo le competenze politico-amministrative-giudiziarie della Comunità, la cui ultima assemblea plenaria si tenne il 5 agosto 1811, rimaneva in sospeso la divisione del suo patrimonio tra i municipi interessati.(2) Alla soluzione di questa intricata e complessa vicenda il governo italico non si giunse mai, in quanto a causa della sconfitta delle truppe napoleoniche a Lipsia (ottobre 1813) l'esercito austriaco rioccupò il territorio trentino. Il 1° marzo 1814 il Commissario in Capo del Tirolo emanò una serie di disposizioni per l'organizzazione politico-amministrativa del territorio, che confermarono per intanto, la distrettuazione e l'organizzazione dei comuni esistente sotto il cessato governo italico. Nell'anno 1815 con risoluzione sovrana del 7 aprile l'Austria incorporava il Dipartimento dell'Alto Adige, provvedimento che diventò esecutivo con il 1° maggio. In virtù di questo decreto furono ripristinati i capitanati circolari di Trento, Bolzano, Brunico, Imst, Schwach e Bregenz, direttamente dipendenti dal governo di Innsbruck e la cui estensione doveva coincidere con quella esistente fino all'anno 1805.(3) Ad essi competeva la direzione degli affari amministrativi ed avevano la funzione di raccordo tra i comuni e il governo di Innsbruck.
Nel circolo di Trento, cui anche Carano apparteneva, le istituzioni comunitarie italiche cessarono il 31 dicembre 1817 in seguito alle disposizioni emanate dal Capitanato Circolare di Trento con circolare n. 11135/3818 del 4 novembre 1817 "Istruzioni per l'organizzazione e futura amministrazione dei comuni del Circolo di Trento" e con il 1° gennaio 1818 entrarono in vigore quelle austriache. Fu così che Carano, come molti altri ex-comuni aggregati nel periodo napoleonico, fu ricostituito comune autonomo dopo otto anni di aggregazione a Cavalese.
Dal momento che la cellula di base dell'amministrazione austriaca era il comune,(4) per definirne funzioni e competenze il 26 ottobre 1819 fu emanato il "Regolamento delle Comuni e de' loro Capi" per il Tirolo e il Vorarlberg. In base a tale regolamento, il comune veniva considerato un ente territoriale autonomo, dotato di attribuzioni naturali e delegate e soggetto al controllo dell'autorità politica e distrrettuale o provinciale. L'articolo 5 stabiliva che nei comuni di campagna, categoria cui apparteneva anche Carano come la quasi totalità dei paesi trentini, i censiti dovessero eleggere un capocomune, due deputati, un cassiere comunale, un esattore steorale e alcune guardie con compiti di polizia; la nomina di questi rappresentanti doveva essere successivamente confermata dal Giudizio distrettuale competente.
Una definizione più accurata degli organi e delle competenze del comune si ottenne con la legge provvisoria comunale del 17 marzo 1849. Essa prevedeva, tra l'altro, l'istituzione della Rappresentanza e della Deputazione, che avevano rispettivamente funzioni deliberanti ed esecutive.(5)
La successiva legge comunale del 1866, con aggiunte le norme relative al patrimonio e ai redditi del 1882 e del 1892, non determinò nessun cambiamento sostanziale nell'assetto delle strutture amministrative periferiche.

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ente pubblico territoriale

Amministrazione

(1) Cfr. C. DEGIAMPIETRO, "Storia di Fiemme e della Magnifica Comunità", pp. 106 ss. Cfr. inoltre ID., "Le milizie locali fiemmesi dalle guerre napoleoniche alla fine della I guerra mondiale (1796-1914)", Villalagarina, 1981, p. 318.
(2) Cfr. R. TAIANI, "Il riordino dell'archivio della Magnifica Comunità di Fiemme come contributo ad una nuova indagine storica", in "Studi trentini di Scienze Storiche", a. LXV, p. 49. A partire da tale momento si accese un dibattito intorno alla natura giuridica della Comunità di Fiemme, che si è protratto fino ai giorni nostri. Significativa è la sentenza della Corte d'Appello -Sezione Speciale Usi Civici - 30 gennaio 1950, confermata poi dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza 20 dicembre 1950, che riveste un grande interesse storico. La sentenza riconobbe alla Magnifica Comunità il carattere di un'istituzione 'sui generis, relitto di antichi ordinamenti, che non trova corrispondenza in nessuna delle categorie di enti pubblici previsti dal nostro sistema'. Essa, perdute le antiche prerogative e attribuzioni di natura politico-giurisdizionale a partire dal 1805, è rimasta quale rappresentante della Universitas generale degli abitanti di Fiemme e quale amministratrice del patrimonio collettivo di natura di demanio universale. Cfr. M. PANTOZZI, "Pieve e Comunità di Fiemme", pp. 90-124.
(3) Cfr. Cfr. S. BENVENUTI, "Storia del Trentino. Antologia di documenti e letture", Trento 1996, vol. III, pp. 113 ss.
(4) L'azione di controllo esercitata da parte degli organi politici sui comuni era assai contenuta. Essa aveva l'aspetto più di un'assistenza e di un affiancamento; la legislazione austriaca parlava solo di vigilanza e non di tutela e quindi il controllo riguardava la legittimità, non tanto il merito sulle delibere sulle quali lo Stato generalmente si asteneva dal sindacare in ossequio al principio di non operare mai una sostituzione del potere centrale a quello periferico. Cfr. M. GARBARI, "Le strutture amministrative del Trentino sotto la sovranità asburgica e quella italiana", in "Storia del Trentino", a cura di L. De Finis, Trento 1996, p. 537.
(5) Cfr. E. MASTELLOTTO, "L'archivio comunale trentino", Trento 1986, pp. 88-89.

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La scheda è stata redatta nell'ambito della revisione effettuata nel 2010, utilizzando i dati presenti nella scheda soggetto Comune di Carano (compilata in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo2000"), e apportando le modifiche a garantire la coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel manuale "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento, 2006.

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Ville di Fiemme
Denominazione Estremi cronologici
Archivio fino alla soppressione del comune
Denominazione Estremi cronologici
Comune di Cavalese
Comune di Carano