Il primo documento che attesta l'esistenza della pieve di Condino risale al 1189 (1); alcuni storici tuttavia ritengono lecito supporre che l'istituzione di Santa Maria come chiesa pievana risalga al X secolo (2).
La pieve di Condino era la più meridionale delle sette pievi esistenti nelle Giudicarie, direttamente confinante con il territorio della diocesi di Brescia e pertanto la più lontana dall'autorità centrale del principe vescovo di Trento. La sua posizione geografica orientava dunque questa comunità verso il territorio lombardo per quanto riguardava il settore economico, sebbene sul versante politico ed ecclesiastico gravitasse nel territorio della diocesi e del principato vescovile di Trento.
A Condino risiedeva stabilmente il pievano che, aiutato da un gruppo di sacerdoti, si occupava della cura delle anime di un vasto territorio che comprendeva Bagolino, Lodrone, Darzo, Storo, Bondone, Brione, Cimego e Castello. Il pievano abitava la canonica, adiacente alla chiesa, di proprietà del beneficio parrocchiale. Il fabbricato, ancora oggi agibile, disponeva di ampi e numerosi spazi sia abitativi che di servizio (3).
La pieve era dotata di discrete rendite e all'arciprete spettavano, oltre ai diritti di stola, le decime della campagna di Condino e la cosiddetta "quarantola", parte dei prodotti derivanti da campi detti "quarantini" che venivano pagati ogni quaranta giorni (4). La comunità di Condino pagava inoltre una quota annua per messe, anniversari, processioni e dispensava all'arciprete sale e pane in determinate occasioni.
Il primo parroco di Condino di cui si ha memoria fu tale Otobonus, nel 1205 appellato "archipresbyter"; anche altri suoi successori portarono il titolo di arciprete, ma la bolla di erezione della parrocchia di Condino ad arcipretura di cui si ha conoscenza fu emanata il 4 ottobre 1613.
Già a partire dal XIV secolo alcuni centri della pieve raggiunsero una certa autonomia, con chiese e curatori d'anime propri.
La comunità di Bagolino, la più lontana dalla pieve, fu la prima ad ottenere nel 1383 la facoltà di scegliersi autonomamente il proprio sacerdote residente e operante in loco. Le pretese di Bagolino non finirono qui, perchè quella comunità cercò in tutti i modi di esonerarsi dal partecipare alle spese di manutenzione della chiesa pievana, ritenendole gravose per essere destinate ad una chiesa troppo lontana e assente. Le liti e le rimostranze durarono per molti secoli e non solo contro la comunità di Condino, ma anche contro tutte le altre comunità della pieve che non volevano perdere un importante contributo per i gravosi oneri di mantenimento della chiesa matrice (5).
Cominciò quindi il progressivo distacco delle filiali dalla matrice: alla fine del XV secolo furono erette a curazia le chiese di Lodrone e di Bondone-Baitoni che, con Bagolino, erano le più lontane da Condino.
Nel XVII secolo anche le altre chiese raggiunsero la propria autonomia: Darzo nel 1619, Cimego nel 1630, Castello nel 1633, Brione nel 1660.
L'autonomia raggiunta dalle filiali comportò però una diminuzione delle rendite spettanti al pievano. Nel 1694, in occasione della visita pastorale (6), don Innocenzo Pizzini riferisce ai visitatori che la sua entrata è incerta e che "consiste in biade, fieno e poco denaro" e nelle sue messe; a fronte di ciò gli oneri sono elevati: il mantenimento del cappellano, "al quale do il vitto et habitazione e gli lascio libere tutte le messe et incerti" e del predicatore quaresimale, la fornitura dei pasti ai sacerdoti in determinate occasioni, il mantenimento della servitù, l'acquisto del vino, ecc. I visitatori chiedono se ha decime, e il pievano spiega che la sua entrata consiste proprio di decime, pagate per intero solo in alcuni fondi. Don Pizzini riferisce anche di non avere alcuna dote per la chiesa parrocchiale.
A quel tempo la pieve contava 6644 anime così suddivise: Condino 745, Bagolino 3100, Storo 1197, Lodrone 183, Darzo 215, Bondone 312, Cimego 417, Castello 318, Brione157.
Nel 1743 l'arciprete Maurizio Antonio Zanoni rinunciò alla parrocchia; in occasione della vacanza la comunità di Condino, riunitasi in pubblica regola il 26 gennaio 1744, decretò la propria rinuncia al diritto di eleggere il parroco. Tale facoltà era stata concessa il 4 dicembre 1531 con bolla papale "con cui veniva concessa la facoltà ed il jus di elegere il parocho di Condino in caso di vacanza, una volta essa spettabile Comunità, e l'altra alternativamente il provedere detta pieve di Condino aspettasse al celsissimo e reverendissimo vescovo di Trento, e così succesivamente" (7). Il vescovo Bernardo Cles riconfermò tale privilegio il 4 marzo 1535 (8). La facoltà quindi di eleggere il proprio parroco spettava alla comunità in alternanza con il vescovo di Trento, ma sembra che tale diritto fosse stato esercitato dagli uomini di Condino una sola volta, nell'anno 1558, con la nomina di don Lorenzo Belli. La comunità ebbe naturalmente altre occasioni per eleggere il proprio parroco, ma sembra che le liti causate da fazioni opposte avessero solo comportato il prolungamento della vacanza e l'inevitabile intervento dell'autorità vescovile. La nuova vacanza diede quindi occasione alla comunità di rivedere il proprio diritto e, "avendosi considerato che ciò poteva riuscire di dispendiosissime liti con gran strepito, (...) inimicicie ed altri mali di gravissime conseguenze in scapito della pace e buona armonia", di rimetterlo nelle mani del vescovo.
La parrocchia di Condino divenne perciò di esclusiva collazione vescovile e a reggerla fu chiamato don Angelo Antonio Pellizzari, una delle figure più importanti nella vita spirituale di questo paese (9). Per la visita pastorale che si tenne nel 1750 l'arciprete presentò ai visitatori un'esauriente 'Nota informativa' che forniva uno spaccato sullo stato della parrocchia e del suo clero alla metà del XVIII secolo (10). Relativamente ai diritti ed agli oneri dell'arciprete, don Pellizzari precisava che "l'arcipretura di Condino ha sotto di se otto chiese filiali, tutte curate, nelle quali conservasi il Santissimo Sacramento evvi il Fonte Battesimale, e sono Bagolino, Storro, Lodrone, Bondone, Darzo, Cimego, Castello e Brione. Confina dalla parte di sotto da una parte la Val di Vestino colla cura di Armo, dall'altra la Val Sabbia con la cura di Anfo, e di sopra la Pieve di Bono. L'arciprete di Condino ha superiorità nelle terre di Condino, Bagolino, Storro, Lodrone, Bondone, Darzo, Cimego, Castello e Brione. Qualunque titolare di queste terre egli vi va ... e poi a tutti li matrimoni, ed a tutti gli obiti di adulti, così pure agli officii legatarii, cioè settimo, trigesimo ed anniversario. A tutte queste funzioni quando non possa, o non voglia andare, può spedire il suo cappellano ... Condino è vera arcipretura e non già semplice parrocchia, come appare dal diploma dell'eminentissimo cardinale Carlo Madruzzo legato apostolico a latere sotto l'anno 1613. Li aggravi dell'arciprete sono il mantenimento del cappellano, del predicatore quaresimale, la steura di ragnesi 61 all'anno, il pasto dell'Assunta a tutto il clero, che sarà di circa 50 persone, poi altri sette pasti alli tre curati di Cimego, Castello e Brione e clero di Condino; un altro pasto alli cantarini che sono 15 e la continua ospitalità. L'arciprete di Condino ha 44 fondi fruttiferi tra campi e pradi, che facendoli lavorare a mezzo, rendono pochissima entrata a causa non meno della terra sterile, che della dappocaggine dei coloni. Ricava poi la quarta parte delle decime di Storo, Bondone, Condino e Brione e delle altre terre non ricava niente. Vi sono poi dei novali nella terra di Brione, dei quali pretendono, anzi esigono, li signori Conti la loro parte, cosicché invece di dare all'arciprete la decima intiera, danno solo la quarantola ... L'arciprete non ha altre limosine che l'offertorio delle feste solenni mobili ... così pure ha la limosina dell'offertorio in tutti i giorni dei titolari nelle filiali ... per la signatura nel giorno de' morti ... e così le ragioni parrocchiali vanno in rovina ed attesto sinceramente che ... si dura fatica a vivere e mantenersi et io medesimo se non avessi qualche cosa da mio padre non saprei come sostenermi con decoro di parroco ... A battezzare danno un picciolo fazzoletto ... ali matrimoni solitamente venti soldi e venti soldi parimenti a tutti gli obiti e agli altri offizi funerali". L'arciprete si sofferma poi ad enumerare una serie di abusi e pregiudizi che a suo dire vengono perpetrati dai curati nei suoi confronti e che non gli permettono di esercitare in pieno i suoi diritti. La pieve contava al tempo 6854 anime.
Nel 1804, in seguito alla morte dell'arciprete Manini, i vicini di Condino si attivarono per esercitare il diritto di presentare il futuro arciprete, ignorando quanto era stato stabilito nel 1744. Con una nota l'autorità ecclesiastica rispose però che "le cose tutte s'intenderanno restate in statu quo" (11). La vacanza della parrocchia durò quasi quattro anni e il 17 giugno 1808 il vescovo decretò la nomina di don Domenico Boni quale rettore della parrocchia di Condino (12).
Per la visita pastorale compiuta nel giugno del 1825 (13) l'arciprete Alessandro Canali ribadì che i redditi del parroco consistevano in decime e quarantesimi di grani, in fondi, in livelli, affitti, onorari ed incerti, gravati dalle imposte annue, dalle spese di mantenimento del cooperatore e del quaresimalista, dal salario per il sacrestano, dall'acquisto del vino e delle ostie, dalla distribuzione di pranzi in determinate occasioni e altro ancora.
I sette curati della pieve dipendevano dal parroco, avevano diritto di predicare, di far dottrina, di tenere sacre funzioni nelle rispettive cure, di amministrare i sacramenti; le cure avevano tutte il diritto di battistero, mentre il diritto di assistere ai matrimoni ed alle sepolture spettava solo a Storo, Lodrone, Bondone e Darzo.
I rapporti di dipendenza verso la chiesa matrice si mantennero ancora per anni: tutte le curazie vennero elevate a parrocchia nel corso del Novecento (Storo nel 1900, Lodrone nel 1913, Darzo e Bondone nel 1919, Cimego nel 1943, Castello nel 1944 e Brione nel 1962).
Nell'immediato dopoguerra il patrimonio del beneficio arcipretale, ritenuto sempre modesto, era costituito da titoli pubblici e fondi dati in locazione. Notevoli migliorie vennero compiute dall'arciprete Lunelli, che sfruttò alcuni terreni con impianti di viti, mele e prugne che garantivano al parroco di ricavare il necessario per la propria sussistenza senza dipendere da altri. Rispondendo alle domande del questionario per la visita pastorale del 1951, nello specificare il suo operato, egli dichiarò: "Dico questo per sfatare, se ce ne fosse bisogno, la falsa convinzione che l'arciprete di Condino abbia una lauta prebenda e perché si riconosca che l'attuale arciprete non ha sfruttato il beneficio, ma anzi lo ha beneficiato e migliorato a tutto suo scapito. Tranne la solita questua di uova pasquali e la tradizionale offerta di burro e formaggio dalle malghe, non ci sono questue e offerte. Anzi c'è la convinzione fra la gente che l'arciprete sia ben sistemato economicamente e che quindi non abbia bisogno di aiuti materiali, che del resto non potrebbero essere tanto lauti da un popolo assai povero e di poche risorse economiche. ... Si spera che nel frattempo non venga a mancare a lui il contributo di carovita che il Comune generosamente gli passa" (14).
Condino è sede decanale e comprende attualmente le parrocchie di Agrone, Bersone, Bondone-Baitoni, Brione, Castello, Cimego, Daone, Darzo, Lodrone, Pieve di Bono, Praso, Prezzo, Storo.
Fino al 1936 nel decanato di Condino rientrava anche la parrocchia di Valvestino (15).
I confini attuali della parrocchia coincidono con quelli del comune di Condino.
In seguito al D.M. del 30 dicembre 1986, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nel 24 gennaio 1987, la parrocchia di Santa Maria Assunta di Condino è stata dichiarata ente ecclesiastico civilmente riconosciuto (Tribunale di Trento, Registro Persone Giuridiche n. 285).
PARROCI-ARCIPRETI DI CONDINO (16)
1192 anonimo
1205 Ottobono, primo parroco condinese del quale si conosce il nome; era
archipresbiter
[1278-1312] Benvenuto
1328 Bonifazio da Romallo
1355 Federico da Albiano
1384 Nicolino da Monno in val Camonica
1391 Floriano da Enno
1397 Giovanni da Bologna
1401 Teodoricus
1465 Andrea da Bologna
1470-1499 Matteo Chizzola da Brescia
1499-1513 Bernardo Chizzola da Brescia
1513 Giovanni Battista Chizzola da Brescia, nipote dell'antecessore
1535 Bartolommeo Chizzola da Brescia
1545-1558 Francesco Beretta
1559-1580 Lorenzo Belli da Condino
1581-1595 Cristoforo Endrici da Cillà
1596-1618 Pietro Belli da Condino, primo arciprete (1613), poi vescovo suffraganeo di
Trento
1618-1628 Angelo Belli
1628-1671 Cristoforo Dalla Piazza da Celledizzo
1671-1685 Giovanni Battista Pizzini da Castel Condino, poi vicario vescovile a Trento
1685-1736 Innocenzo Pizzini da Castel Condino, nipote dell'antecessore
1726-1743 Maurizio Antonio Zanoni da Campo d'Enno
1744-1781 Angelo Antonio Pellizzari
1781-1782 Giovanni Antonio Giacomoni di Por
1783-1804 Giovanni Francesco Manini di Terzolas
1804-1808 - vacanza -
1808-1818 Domenico Boni di Darè
1818-1827 Alessandro Canali di Castione
1828-1842 Francesco Tavernini di Dro
1843-1853 Pietro Divina di Borgo
1854-1889 Cristoforo Pangrazi di Monclassico
1889-1911 Giacomo Redolfi di Mezzana
1911-1922 Giacomo Regensburger di Predazzo
1922-1945 Luigi Pisoni di Lasino
1946-1960 Modesto Lunelli
1961-1967 Tobia Busatti
1967-1988 Tullio Rosa
1988-2004 Giuseppe Beber
2004- Francesco Scarin
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