La chiesa di Santa Maria Assunta sorge in posizione decentrata rispetto al paese di Condino. La sua erezione sembra risalire al X secolo, ma l'antica costruzione fu distrutta da un incendio nel 1383. La chiesa venne riedificata e ampliata tra il 1495 e il 1505; animatore della fabbrica fu il pievano Matteo Chizzola, che curò anche la costruzione dell'attigua canonica. La chiesa venne consacrata nel 1510.
Nel 1547 si rese necessario un intervento di consolidamento dovuto a problemi di ordine statico (1). Il 4 ottobre 1613 il cadinale Carlo Madruzzo, recatosi in visita da don Pietro Belli, elevò la chiesa di Condino ad arcipretale e insignì del titolo di arciprete tutti i suoi rettori (2).
Nel 1736 un altro incendio rovinò parzialmente l'edificio. La chiesa subì la profanazione nel 1866 durante la campagna garibaldina e negli anni 1915-1918, durante il primo conflitto mondiale, quando divenne rifugio e bivacco per soldati, profughi e prigionieri "i quali fecero man bassa su quanto capitò nelle loro mani, riducendo la bella chiesa in uno stato deplorevolissimo tanto da sembrare un immenso stallone" (3). Subito dopo la guerra venne restaurata nelle parti più pericolanti dal Genio civile; i lavori furono portati a termine tra il 1926 e il 1928 a cura della fabbriceria e con gli importanti contributi del Comune, delle autorità ecclesiastiche e di quanti offrirono denaro e manodopera gratuita. In occasione della visita pastorale del 1928 l'arciprete Pisoni precisava che "essendo stato distrutto l'archivio arcipretale durante la guerra non vi sono qui documenti riferentesi alla storia della chiesa ... tutte le sante reliquie che la chiesa possedeva sono andate perdute durante la guerra colle loro autentiche. Sono rimaste solo le reliquie contenute nelle due urne di legno di due altari laterali, ora prive di sigillo" (4).
L'interno, a navata unica, conserva attualmente nove altari: l'altare maggiore, in marmo policromo, dedicato alla Vergine Assunta; otto laterali, in legno, dedicati a Sant'Antonio abate, ai Martiri (detto anche di Sant'Anna), alla Deposizione (detto anche del Carmine), alle Anime (detto anche del Suffragio), al Santissimo Rosario, alla Disciplina, alla Scola (detto anche della Pietà), a Santa Lucia (5). Gli altari lignei furono eretti dalle diverse confraternite che operavano nella pieve; ad esse era affidato il mantenimento del proprio altare presso il quale si fondavano legati e benefici.
Sul decreto visitale del 1951 si osservava che "la chiesa è veramente bella e maestosa: peccato che sia fuori di centro e che manchi perciò di quella frequenza da parte della popolazione che certo meriterebbe" (6).
Tutte le comunità sottoposte alla pieve avevano l'obbligo di contribuire al mantenimento della chiesa pievana e tale onere fu sempre oggetto di rimostranze. Nel 1694, in occasione della visita pastorale, don Innocenzo Pizzini riferisce ai visitatori di non avere alcuna dote per la chiesa parrocchiale, ma che "le comunità sottoposte sono obligate a mantenerla, e se vi è qualche piccolo legato, questo di già è inventariato e gli massari annualmente rendono conto minuto anco di tutte le elemosine" (7).
Per la visita pastorale che si tenne nel 1750 l'arciprete Angelo Antonio Pellizzari presentò ai visitatori un'esauriente 'Nota informativa' sullo stato della parrocchia e della sua chiesa. Relativamente alla chiesa matrice egli affermò che "vien mantenuta dalle sette comunità, cioè Condino, Bagolino, Storo, Bondone, Cimego, Castello e Brione. Non si sa poi ritrovare perché siano esenti Lodrone e Darzo che pure sono chiese filiali ... Il titolare di questa chiesa matrice è l'Assunzione della Santissima Vergine nel dì 15 agosto, nel qual giorno altro abuso non evvi, se non che alcuni curati mancano di venir a celebrare nella parrocchiale come sono tenuti ... La chiesa matrice si crede consecrata, poiché si celebra annualmente il giorno anniversario nel dì 22 novembre ma non si sa da chi, né vi è alcuno istromento o tradizione. Vi sono in essa nove altari, otto de' quali dopo la rifforma sono stati consecrati dall'eminentissimo signor cardinale Quirini vescovo di Brescia nel dì 23 aprile 1748 ... Ognuno di questi altari ha il suo bisogno sufficiente di adornamenti ... Vi sono tre campane: la maggiore è stata benedetta in Brescia, la mezzana nell'ultima sagra visita dell'anno 1727 e la piccola resta da benedire nella sagra visita presente. L'inventario dei mobili della chiesa è scritto a parte per mano di notaio ... li altri altari poi hanno il suo inventario particolare ... così l'Altare maggiore come ciascun altro altare ha il suo inventario dei beni stabili, censi e rendite annue, le quali si amministrano dalli detti massari previo il giuramento. Ciaschedun massaro ha li libri della sua amministrazione, cioè di capitali, stabili, entrate, spese, istromenti, ecc." (8).
La chiesa arcipretale disponeva di proprie rendite derivanti prevalentemente da capitali e affitti, ma l'entità delle entrate fu sempre giudicata scarsa e inadeguata dai suoi parroci.
In paese esistono altre due chiese da sempre sottoposte al controllo e all'amministrazione della parrocchiale: la chiesa di San Rocco e quella di San Lorenzo.
Nel centro del paese si trova la chiesa di San Rocco, contitolare San Sebastiano, detta anche di Pagne dalla località in cui sorge. Fu costruita, o forse ricostruita (9), tra la prima e la seconda metà del XV secolo ed è decorata da pregevoli affreschi sulla facciata. Al suo interno si conservano tre altari.
La sfavorevole posizione della chiesa arcipretale fece sì che la chiesa di Pagne diventasse la succursale della parrocchiale. L'arciprete Pisoni nella sua relazione per la visita del 1928 espresse in tal modo la sua opinione: "Non vi sono ostacoli o difficoltà straordinarie per la cura d'anime. Però la circostanza che la chiesa arcipretale si trova all'estremità della borgata, la quale si stende per la lunghezza d'oltre un chilometro, ostacola la frequenza alle sacre funzioni, alla dottrina cristiana e ai sacramenti. Si cerca di render meno grave questo inconveniente col tenere molte funzioni in San Rocco, chiesa sussidiaria e centrale" (10). Qualche tempo dopo anche don Modesto Lunelli rispondendo alle domande del questionario per la visita pastorale del 1951 ebbe modo di sottolineare che "il posto vero della parrocchia dovrebbe essere questo, ma la chiesa di San Rocco non vi si adatta perché troppo piccola. Il tentativo, dell'attuale arciprete, di sistemare il centro di cura d'anime in questo posto andò fallito per l'opposizione della popolazione che in teoria è assai affezionata alla sua arcipretale; ciò nonostante sarà sempre vero che a Condino non si avrà mai una cura d'anime efficiente fino a che non si sia risolto il problema in questo senso, con chiesa, canonica e oratorio in Pagne" (11). Il decreto visitale che seguì sottolineò infatti che la chiesa di San Rocco "è nel centro e sostituisce la parrocchiale in tante occasioni perché molto più comoda per la popolazione" (12).
Come l'arcipretale anche la chiesa di San Rocco subì le profanazioni e i danni causati dagli eventi bellici.
La chiesa di San Lorenzo è situata invece sul monte Rango a circa 600 metri di altezza. Sembra che in quel luogo già prima del XIII secolo sorgesse una chiesetta titolata a san Lorenzo, ma l'attuale edificio venne costruito negli anni 1517-1518. All'interno vi è un solo altare di legno dove si celebra la messa in determinate ricorrenze. Nel 1866 fu trasformata in caserma e nel periodo 1915-1918 l'occupazione militare le procurò ingenti danni.
Nel 1825 l'arciprete Alessandro Canali dichiarava che "i redditi di questa chiesa matrice e filiali di San Rocco e San Lorenzo sul Monte non esistendo che una sola amministrazione consistono in interessi di capitali, in fitti di fondi, in rendite urbariali, in prestazioni cosiddette livellarie ed in offerte", ma che le spese erano ingenti considerando "li aggravi: messe annue legatarie, onorario all'arciprete, al sagrestano, all'organista, ai cantori al predicatore quaresimale" (13).
L'amministrazione della chiesa arcipretale e delle chiese di San Rocco e di San Lorenzo era unica: il patrimonio era costituito da capitali presso enti pubblici e privati, e da beni mobili e immobili. Le entrate derivavano dagli interessi sui capitali, dalle locazioni dei fondi, da elemosine raccolte nelle chiese, da questue, da tasse per i funerali e altri introiti occasionali. Le spese erano relative alla celebrazione di messe, ai salari per il sacrestano, l'organista, i fabbricieri, il quaresimalista, al pagamento delle imposte, all'acquisto di cera, vino, olio, a piccole manutenzioni, ecc.
La situazione rimase immutata anche dopo le inevitabili perdite conseguite a causa degli eventi bellici: i conti della chiesa si chiudono variamente con segno negativo o debolmente positivo (14).
Nell'ambito parrocchiale rientrano inoltre sette capitelli, tutti dedicati alla Madonna, che prendono il nome dalle località in cui si trovano: al Giolis, al ponte di Caramara, alla Crosetta, a Dalguen, alle Fontane, sulla via di Coldon, presso l'orto della canonica.
Presso alcuni capitelli, affidati alle cure dei devoti, si raccoglievano elemosine che poi venivano consegnate al parroco che le utilizzava per eventuali lavori di restauro e di manutenzione.
In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di Condino e annesse chiese filiali di San Lorenzo e di San Rocco è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia Di Santa Maria Assunta con sede a Condino.
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