Chiesa di Sant’Osvaldo, Bedollo, sec.XIII - 1987 gennaio 24 ( sec.XIII - 1987 gennaio 24 )

Chiesa di Sant'Osvaldo, Bedollo, sec.XIII - 1987 gennaio 24

Chiesa di Sant'Osvaldo

Chiesa curaziale di Sant'Osvaldo

ente

sec.XIII - 1987 gennaio 24

La chiesa di Sant' Osvaldo sorge isolata su di un ripiano sorretto da muraglioni di pietra, in posizione dominante sull'alta valle di Piné. L'attuale edificio risale al XVIII secolo, ma notizie di una primitiva cappella nella villa di Bedollo si hanno già dal XIII secolo. In quel tempo era molto diffuso tra le genti di origine germanica il culto di Sant' Osvaldo, re sassone che subì il martirio nell'anno 642. Probabilmente coloni provenienti dal Tirolo e immigrati nella zona introdussero la devozione per questo santo. La titolazione unica si stabilizza però solo nel XVII secolo, mentre prima troviamo come cotitolari della chiesa anche i Santissimi Giacomo e Filippo (1). Nella prima metà del XVI secolo seguì probabilmente una ristrutturazione o un ampliamento della chiesa, che venne consacrata il 17 agosto 1546 da Olao Magno, arcivescovo di Uppsala.
Negli atti relativi alla visita del 1580 i visitatori riportarono che, recatisi in Bedollo, "visitarunt ecclesiam Sanctorum Jacobi et Usbaldi"(2). In quell'occasione essi riferirono inoltre che nella chiesa vi era un altare consacrato e sufficientemente dotato, che gli arredi e paramenti sacri risultavano in ordine, ma che la sacrestia era molto umida; visionarono anche il cimitero che fu trovato "satis mundo et clauso". Chiamati i sindaci della chiesa per esporre sull'amministrazione, i visitatori conclusero che "ecclesiam esse pauperam et non habere aliquid in bonis, nisi aelemosinas". L'unione di dedicazioni non compare nella visita del 1673 dove la chiesa viene appellata semplicemente "ecclesia Sancti Usbaldi Bedulli"(3). La chiesa aveva un "unico altare consecrato, ac cemiterio pariter consecrato et ornato" e il campanile con tre campane. Nei decreti visitali si suggerisce però di rifare il pavimento della chiesa, di fortificare le serrature e di compiere alcune pulizie ai muri. La chiesa di Sant' Osvaldo fu riedificata nel 1711 e ancora rimaneggiata durante tutto l'arco del secolo, fino ad assumere l'attuale fisionomia baroccheggiante delineata dall'architetto trentino Claudio Carneri (4). Nella relazione inviata in preparazione della visita del 1769 il curato precisava che "ecclesia nondum est consecrata sed solum benedicta a quondam reverendo Melchiore Zatelli ... tria habet altaria, praesumuntur consacrata ... tres pulsant campanae ... et an sint consecratae non adest documentum" (5). La solenne consacrazione della chiesa con il suo altare maggiore, rinnovato da maestranze di Civezzano, avvenne il 15 settembre 1833 per mano del vescovo Francesco Saverio Luschin (6). Nel 1873 fu affidata al maestro Filippo Tornaghi la costruzione dell'organo, pregevole opera portata a termine l'anno successivo (7). Tra il 1925-1926 il pittore Agostino Aldi curò la decorazione della chiesa (8).
Il santo patrono si festeggia il 5 agosto.
In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa di Sant'Osvaldo in Bedollo è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia di Sant'Osvaldo in Bedollo.

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ente della chiesa cattolica

Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati.
Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbriceri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbriceri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.
Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbriceri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amminstrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbriceri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbriceri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione"(9). I fabbriceri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbriceri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto.
Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie.
L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

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Chiesa

(1) Dagli atti della visita compiuta nel 1537 nella pieve di Piné si legge che nella villa di Bedollo vi era una cappella dedicata ai Ss. Apostoli Filippo e Giacomo. Cfr. "Archivio Diocesano Tridentino", "Atti visitali" 1 (1537), c. 121.
(2) Ibidem, "Atti visitali" 2 (1580), cc. 197-198.
(3) Ibidem, "Atti visitali" 17 (1673), c. 46. Alla c. 65v, relativamente alla stessa visita, si menziona "capella in villa Bedulli Sancti Ubaldi".
(4) Il curato G. B. Weber elencò così i vari interventi e lavori effettuati in quel periodo: "Nel 1753, 1754, 1755, 1756 venne dilatata la chiesa ed ampliato il cimitero. Maestro fu Claudio Carneri. Nel 1761 eretto il pulpito, fatto il pavimento della sagristia. Nel 1762 fatto il pavimento della chiesa e al presbiterio. Nel 1768 venne allestito un apparato nuovo con piviale. Nel 1772 si incominciò la fabbrica del campanile e finita nel 1775. Maestro Claudio Carneri. Nel 1774 eseguita la palla dell'altar maggiore. Nel 1779 fatti i banchi della chiesa. Nel 1785 eseguiti i quadri laterali. Nel 1790 eretta la balaustrata". Cfr. "Archivio dell'ufficio parrocchiale di Bedollo", "Registri dei nati e battezzati", reg. 2, pp. 419-420. Si vedano inoltre le voci in uscita "o sia lo speso" riportate nelle rese di conto dei sindaci della chiesa relative a quegli anni in "Archivio della chiesa di S. Osvaldo in Bedollo", "Registri delle rese di conto dei sindaci", reg. 1.
(5) Cfr. "Archivio Diocesano Tridentino", "Atti visitali" 78 (1769), c. 255.
(6) Cfr. "Ufficio parrocchiale di Sant'Osvaldo in Bedollo", "Carteggio e atti", f. 2.
(7) Cfr. "Chiesa di Sant' Osvaldo in Bedollo", "Carteggio e atti", f. 3.
(8) Ibidem, f. 6.
(9) Cfr. "Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici, nonché delle fondazioni ecclesiastiche della diocesi di Trento", 1865, Capitolo I, Sezione I, § 10.

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La scheda è stata redatta dalla Cooperativa KOINE' nel 2005, in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo 2000". La revisione effettuata nel 2010 ha comportato le modifiche necessarie a garantire un livello minimo di coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel manuale "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento 2006.

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Archivio "Ufficio parrocchiale di Sant'Osvaldo in Bedollo", 1685 -1955;
Archivio "Chiesa di S. Osvaldo in Bedollo", 1640 - 1959
Archivio Diocesano Tridentino

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Bedollo
Denominazione Estremi cronologici
Chiesa di Sant' Osvaldo in Bedollo
Denominazione Estremi cronologici
Chiesa della Madonna del Buon Consiglio, Brusago (Bedollo), 1766 - 1987 gennaio 24
Parrocchia di Sant'Osvaldo