Ospedale psichiatrico provinciale di Pergine, Pergine Valsugana, 1882 settembre 19 - 1981 dicembre 31 ( 1882 - 1981 )

Ospedale psichiatrico provinciale di Pergine, Pergine Valsugana, 1882 settembre 19 - 1981 dicembre 31

Ospedale psichiatrico provinciale di Pergine Valsugana

Landesirrenastalt

Manicomio provinciale tirolese

Ospedale provinciale della Venezia Tridentina

ente

1882 - 1981

Il regime normativo austriaco.

Il manicomio provinciale tirolese di Pergine (Landesirrenanstalt) inizia la propria attività il 19 settembre 1882, data delle prime assunzioni dirette, dopo che nel periodo dal 14 agosto al 15 settembre vi erano stati trasferiti dal manicomio di Hall 91 ammalati tirolesi di lingua italiana.
L'i.r. manicomio di Hall era sorto nel 1830, ed era destinato alla cura dei "pazzi" residenti nella contea principesca del Tirolo, comprendente un territorio molto vasto corrispondente alle attuali province del Tirolo e del Vorarlberg austriaci, del Trentino, dell'Alto Adige e del territorio di Cortina d'Ampezzo. La legge imperiale del 17 febbraio 1864 stabiliva che la competenza per il mantenimento dei "mentecatti" nei manicomi spettava ai Länder, che potevano eventualmente a loro volta avvalersi sui comuni (1). Due anni più tardi il Vorarlberg diventava Land autonomo ed era costretto ad inviare i propri malati al manicomio di Valduna, presso Rankweil.
La Contea principesca del Tirolo (Gefuerstete Grafschaft Tirol) esercitava la propria autonomia amministrativa e legislativa attraverso tre organi: la dieta (Landtag), la giunta provinciale (Landes-Ausschuss), il capitano provinciale (Landeshauptmann), che presiedeva i due organi collegiali. Il luogotenente (Statthalter), nominato dall'imperatore, rappresentava a livello provinciale l'autorità statale e da lui dipendevano direttamente il consiglio provinciale di sanità e il medico provinciale (Landesprotomedikus). Il manicomio di Hall era "..sottoposto alla direzione superiore della giunta provinciale del Tirolo..." ( Art. 4 Statuto pel manicomio provinciale tirolese in Hall, 1874)(2).
La decisione di aprire un manicomio nel Tirolo italiano, per ovviare alla carenza di posti nel manicomio di Hall e per garantire le cure ai sudditi di lingua italiana in patria, viene presa dalla Dieta tirolese nella seduta del 12 ottobre 1874, dopo lunghi anni di accese discussioni.
Solo nel 1877 viene individuata l'ubicazione dell'istituto a Pergine, con la scelta di Maso San Pietro, già di proprietà del conte Crivelli, che l'aveva ceduto al comune per questo scopo. La progettazione dell'edificio, che dovrebbe ospitare 200 ammalati, viene assegnata all'ing. Josef Huter. I lavori, affidati all'impresa Scotoni di Trento, iniziano nella primavera del 1879 e si concludono nel 1881.
L'edificio ha forma di E sdraiata; i malati sono alloggiati nelle due ali che partono dal tratto centrale, al piano rialzato del quale si trovano il reparto accettazione e l'infermeria, al I piano il reparto dei malati lavoratori, al II piano altri reparti comuni. I bracci esterni a tre piani sono riservati ai malati incontinenti e sudici (I e II piano) e ai malati cronici (III piano). Altri due edifici, che verranno in seguito collegati al corpo principale, sorgono alle estremità dei bracci esterni ed ospitano i malati agitati. Nel tratto centrale a piano terra si trovano gli appartamenti del portiere e del capo infermiere, le camere per le visite dei parenti, la sala da biliardo e la sala delle feste; al primo piano sono collocati gli uffici amministrativi e la cappella; al secondo piano gli appartamenti del medico assistente, del cappellano e del direttore.
Gli alloggi delle suore con cappella privata, la cucina con magazzini e dispense formano il braccio intermedio della E. Di fronte ad esso, nel cortile, una costruzione a due piani ospita la lavanderia e i bagni, una più piccola la camera mortuaria e la sala delle autopsie, ai lati della quale si trovano due piccoli edifici in legno adibiti a fienile (3).
Nel 1881 viene approvato lo statuto valido per i manicomi provinciali tirolesi di Hall e Pergine (4). L'art. 1 dello Statuto chiarisce lo scopo degli istituti "I manicomi provinciali in Hall e Pergine sono istituti di beneficenza di proprietà della provincia del Tirolo, che hanno per iscopo la cura di quei mentecatti d'ambo i sessi, i quali appartengono per diritto d'incolato alla nominata provincia e sono curabili ed in modo particolare pericolosi (5); ulteriore scopo di questi istituti é quello di custodire e mantenere tali mentecatti, quando essi siano incurabili ed in pari tempo pericolosi alla pubblica sicurezza......" In base all'art. 6 "Il direttore ha la direzione immediata dell'istituto e lo rappresenta dinanzi alle autorità ed al pubblico, in quanto che ciò non faccia la giunta provinciale stessa". Al direttore, nominato dalla dieta provinciale, sottostanno tutti i funzionari dell'istituto nominati dalla giunta: il medico secondario (Sekundaerarzt) e l'assistente (Hilfsarzt) su proposta del direttore, il cappellano in accordo con l'ordinariato principesco vescovile, il ragioniere. Anche gli inservienti e i guardiani dipendono direttamente dal direttore.
Le condizioni per l'assunzione dei malati sono dettate dall'art. 9, sulla base di quanto stabilito dall'Ordinanza Ministeriale 14 maggio 1874, B.L.I. n. 71. Il mantenimento e le dimissioni sono regolamentati rispettivamente dagli artt. 13 e 23 dello statuto.
Nel 1881 vengono inoltre approvati tre regolamenti comuni per Hall e Pergine per il servizio medico: per il direttore, per il medico aiuto (Sekundaerartz), per il medico assistente (Hilfsartz) e successivamente quelli relativi al personale non sanitario (6).
L'inaugurazione dell'istituto prevista per il giorno 19 settembre 1882 viene disdetta a causa dell'alluvione che aveva colpito la provincia, in particolare la Valsugana, il giorno precedente.
Sono presenti fin dai primi giorni dell'attività il direttore dottor Heinrich Sterz, il cappellano don Antonio Moser, il custode, il giardiniere e le suore della congregazione della Divina Provvidenza, con la quale viene stipulata una convenzione nel novembre 1882 per la gestione dei servizi di mensa e lavanderia e la vigilanza delle pazienti del reparto femminile. Viene stipulato anche un accordo con l'Istituto Agrario di San Michele a/A per la gestione dei terreni coltivati.
Sulla base dei dati riportati nella "Jahresbericht fuer 1882", nel periodo da agosto a dicembre vengono ammessi in totale 196 ammalati, dimessi 14, morti 2. I malati vengono alloggiati nelle due ali che si dipartono verso nord e verso sud dal tratto centrale dell'edificio, rispettivamente nel reparto maschile e nel reparto femminile.
Negli anni successivi si svolgono numerosi lavori per migliorare i servizi del manicomio, in particolare l'impianto di riscaldamento, l'illuminazione elettrica (1893), opere di risanamento delle cantine e modifiche al reparto degli ammalati agitati.
Nel 1892 il dottor Alois Waldhart succede nella direzione dell'istituto al dottor Sterz, fino al 1893. Dal dicembre 1893 l'incarico viene assunto dal dottor Aurel Zlatarovic, in seguito alla morte improvvisa del suo predecessore.
Nell'ultimo decennio del secolo cominciano a farsi sentire in modo pressante i problemi conseguenti al sovraffollamento, sia nel manicomio di Hall che in quello di Pergine. La direzione del manicomio di Pergine propone la costruzione di due nuovi padiglioni per i malati agitati e di un istituto per i malati cronici.
La giunta provinciale, preso atto della necessità di correre ai ripari ampliando i due manicomi, nomina nel 1902 un comitato tecnico di esperti, presieduto dall'assessore barone Paul von Sternbach e composto dai direttori dei due manicomi, da un ingegnere e da un architetto. A conclusione dei lavori di studio, il comitato presenta le proprie proposte per Pergine: costruzione di due nuovi padiglioni da 50 posti letto ciascuno, acquisto del podere Gasperini a Vigalzano, costituito dal maso "Alla Costa" e dalla casa Martini per l'apertura di una colonia agricola, nuove sistemazioni e adattamenti al vecchio edificio, nuova sede per la cucina, costruzione di una nuova portineria, di un'officina per fabbro e una camera mortuaria. Ottenuta l'approvazione da parte della giunta provinciale, i lavori iniziano nel 1903 per concludersi nel 1905.
Le soluzioni adottate, con la costruzione di due padiglioni staccati dal corpo centrale e l'apertura della colonia agricola, rispecchiano le novità emerse nella cura delle malattie psichiche. La vecchia concezione edilizia degli istituti manicomiali come quelli di Pergine ed Hall ("Korridoranstalten"), viene sostituita dal nuovo sistema a padiglioni ("Pavillonsystem"), che meglio si adatta alle "tre cure moderne": cura clinica, idroterapia e, soprattutto, ergoterapia, cha dà ai malati meno gravi la possibilità di dedicarsi ad un'attività lavorativa, preferibilmente all'aria aperta, secondo lo spirito di rinnovamento caldeggiato dal barone von Sternbach.
Il 6 novembre 1908 la dieta approva gli "Statuti per i frenocomi provinciali tirolesi" (7). Il direttore rimane la massima autorità all'interno dell'istituzione, mentre sono da segnalare alcune novità rilevanti: ammissione di malati volontari (§ 10), affidamento di malati in pensioni di famiglia ("colonisti", §13), regolamentazione del lavoro degli ammalati (§ 19), possibilità per gli "alienati delinquenti" di ricorrere alla magistratura (§ 22).
Dal I giugno 1909 entrano in vigore i nuovi regolamenti di servizio.
Nel 1912 assume la direzione dell'istituto il dott. Pius Dejaco, che la manterrà fino alla fine della I guerra mondiale.
In conseguenza dello scoppio della I guerra mondiale il manicomio viene evacuato nel marzo del 1916. I ricoverati vengono inviati in diversi manicomi dell'impero: Hall, Vienna, Praga, Kremsier, Bohnice, Mauer-Oehling, Ybbs, Klosterneuburg. Solo 181 faranno ritorno, tra marzo e luglio 1919. Nel periodo bellico l'edificio ospita un ospedale militare, alla colonia agricola rimangono alcuni pazienti del manicomio.

Il regime normativo italiano.

A conclusione della guerra i territori di competenza dei manicomi di Hall e Pergine mutano radicalmente: Hall perde l'Alto Adige, che ricade nell'area di competenza dell'ospedale di Pergine. Ne consegue che i malati altoatesini ricoverati ad Hall vengono trasferiti negli anni fra il 1923 e il 1925 nell'istituto di Pergine, denominato dal 1920 "Ospedale provinciale della Venezia Tridentina".
L'iter legislativo del passaggio dall'amministrazione austriaca a quella italiana copre un ampio arco di tempo che va dal dal 1921 al 1929, come di seguito elencato:
- R.D. 19 novembre 1921, n. 1746: istituzione della giunta provinciale straordinaria per il territorio di giurisdizione del commissario generale civile della Venezia Tridentina, presieduta dall'avv. Enrico Conci (8);
- R.D. 11 gennaio 1923, n. 9: estensione alle terre annesse della legge italiana comunale e provinciale del Regno (9);
- R.D. 21 gennaio 1923, n. 93: istituzione della provincia di Trento con capoluogo Trento (10);
- R.D. 22 aprile 1923, : legislazione istituzioni di pubblica beneficenza (11)
- R.D. 2 gennaio 1927, n. 1 (convertito in legge il 29 dicembre 1927, n. 2584): riordino delle circoscrizioni provinciali italiane e conseguente istituzione delle due province separate di Trento e Bolzano (12);
- R.D. 15 marzo 1928, n. 794: separazione patrimoniale fra le province di Trento e Bolzano (13);
- R.D. 31 gennaio 1929, n. 204: estensione della legislazione italiana sui manicomi e sugli alienati alle province annesse al Regno d'Italia: la legge del 14 febbraio 1904, n. 36 e il rispettivo regolamento del 16 agosto 1909, n. 615 (14), in vigore dall'1 luglio 1929.
L'art. 1 della legge n. 36 del 14 febbraio 1904 "Disposizioni sui manicomi e sugli alienati" (15), stabilisce che "Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri o riescano di pubblico scandalo e non siano o non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi...". E' previsto anche il ricovero in via provvisoria, sia su autorizzazione del pretore, sia su ordine dell'autorità locale di pubblica sicurezza, sempre dietro presentazione di certificato medico. Il provvedimento viene in questi casi preso per "motivi di pubblica sicurezza", anche su denuncia di un qualsiasi cittadino ed indipendentemente dalla domanda dei parenti. La dimissione viene autorizzata dal presidente del tribunale, su richiesta del direttore oppure dai parenti o tutori o dalla deputazione provinciale (§ 3). "Il direttore ha piena autorità sul servizio interno sanitario e l'alta sorveglianza su quello economico per tutto ciò che concerne il trattamento di malati, ed é responsabile dell'andamento del manicomio..." (§ 4). Il mantenimento degli alienati poveri é a carico delle province, mentre lo stato deve provvedere per il mantenimento degli stranieri (§ 6). "La vigilanza sui manicomi pubblici e privati e sugli alienati curati in casa privata é affidata al ministro dell'interno ed ai prefetti..." (§ 8).
A completamento delle norme manicomiali, sono da citare alcuni articoli inseriti successivamente nel codice civile, nel codice penale e nel testo unico delle leggi di polizia: - art. 604 C.P. : iscrizione di tutti i ricoveri manicomiali nel casellario giudiziario (1930); - art. 424 C.C.: interdizione obbligatoria, che cessava con la dimissione e che comportava tra l'altro l'esclusione dal diritto di voto (art. 2 L. 7 ottobre 1947, n. 1058); - art. 153 del testo unico delle leggi di polizia 18 giugno 1931, n. 773: obbligo per i medici privati di denunciare i casi di assistiti che dimostrino o diano sospetto di essere pericolosi (16).
Il "Regolamento per la esecuzione della legge 14 febbraio 1904, n. 36" del 16 agosto 1909 definisce le caratteristiche dei luoghi di cura per alienati (capo I), le nomine ed attribuzioni del personale (capo II), le modalità di ammissione, di assistenza, cura e trasferimento e di licenziamento degli ammalati (capi III, IV e V), la competenza delle spese (capo VI), la vigilanza sui manicomi e sugli alienati (capo VII), le disposizioni finali e transitorie (capo VIII) (17).
Il primo direttore italiano dell'ospedale provinciale della Venezia Tridentina é il prof. Guido Garbini; i malati sono circa 400, ospitati nel padiglione centrale e nei due padiglioni staccati, denominati dal direttore "Gaetano Perusini" e "Gennaro Pandolfi". Con l'ampliamento del territorio di competenza, aumenta negli anni successivi anche il numero dei malati che chiedono di essere ammessi al manicomio e si rende perciò necessario un ulteriore ampliamento degli spazi, con l'innalzamento nel 1926 di un piano delle propaggini estreme dei bracci dell'edificio principale. Viene inoltre stipulata una convenzione con la fondazione "Attilio Romani" di Nomi, per il ricovero di cento pazienti "innocui e tranquilli" (dicembre 1922)(18).
Garbini muore improvvisamente nel 1923 e gli succede come direttore il dottor Angelo Alberti, che lascerà l'incarico ad interim al suo vice, il dottor Dario Baroni, nel 1929, fino alla nomina di direttore di Alberto Rezza del 1932.
Nell'agosto del 1924 la commissione reale presieduta dal vice prefetto della provincia di Trento, dottor Chiaromonte, emette una deliberazione che delinea il progetto per un ulteriore sviluppo dell'istituto, con la costruzione di tre nuovi padiglioni. Il primo padiglione denominato "Osservazione" e situato di fronte all'edificio centrale, viene inaugurato nel luglio 1927; la sua capienza é di circa 120 posti letto ed é destinato ad ospitare anche il laboratorio scientifico di analisi. Il secondo padiglione, denominato "Valdagni", viene aperto nel 1934 ed é destinato ad accogliere le donne ed i laboratori, che si trovavano in una vecchia baracca di legno, residuato della guerra. Il terzo, che avrebbe dovuto ospitare gli uomini, non viene realizzato, in quanto la provincia di Bolzano decide di aprire una colonia agricola sul proprio territorio, a Stadio, nel comune di Vadena.
A conclusione di questi lavori di ampliamento, la capienza complessiva dell'istituto é di 750 posti-letto.
Il R.D. 15 marzo 1928, n. 794 assegnava alla provincia di Trento anche la proprietà del manicomio provinciale di Pergine, nel quale si sarebbero dovuti ricoverare anche gli ammalati della provincia di Bolzano, dietro pagamento di una retta concordata fra le due province. In merito alle rette sorge una controversia, destinata a concludersi solo nel 1930 e definita con R.D. 5 luglio 1934, n. 1346 (19), a parziale riforma del R.D. precedente. In merito ai pagamenti delle rette di degenza per i malati poveri, una novità è apportata in questo periodo dalla legge 3 dicembre 1931, n. 1580 (20), che prevede la possibilità da parte delle amministrazioni degli ospedali, dei comuni e dei manicomi pubblici, di rivalersi sugli eredi legittimi e testamentari delle spese di spedalità o manicomiali in caso di morte di ricoverati che non si trovino in condizioni di povertà.
Il rettorato provinciale di Bolzano, con deliberazione n. 143 del 30 settembre 1936, decide di adibire il fabbricato ed i terreni di Stadio, già istituto agricolo-rieducativo per ragazzi traviati e corrigendi ("Landwirtschafliche Erziehungsanstalt Stadelhof"), e successivamente azienda agricola annessa all'istituto agrario di San Michele a/A, a "Colonia agricola provinciale per infermi di mente tranquilli" ("Landwirtschaftliche Siedlung fuer Geisteskranke"), sotto la cura e sorveglianza della direzione dell'ospedale psichiatrico di Pergine. Il 7 settembre 1938 viene stipulata per Stadio una convenzione con le suore della congregazione della Divina Provvidenza. Il direttore dell'ospedale psichiatrico sarà responsabile della colonia fino all'approvazione con L.P. del 6 agosto 1963, n. 8 dell'ordinamento della colonia agricola di Stadio (21)
Il 26 novembre 1932 il rettorato provinciale di Trento delibera il "Regolamento speciale per l'ospedale psichiatrico della provincia di Trento in Pergine", che verrà approvato dal Ministero dell'Interno il 28 gennaio 1935 (22), ma applicato a Pergine a partire dall'agosto del 1934.
In base a quanto stabilito dall'art. 1 "La provincia di Trento provvede al servizio obbligatorio di cura e custodia degli infermi di mente nei modi e nella misura stabiliti dalla legge 14 febbraio 1904 n. 36 e dal relativo regolamento 16 agosto 1909 n. 615, ricoverandoli nel proprio ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana". L'amministrazione e la vigilanza sull'ospedale spettano al rettorato provinciale e per esso al preside, che può delegare annualmente l'esercizio delle funzioni amministrative ad uno dei componenti del rettorato, mentre la manutenzione degli impianti e degli edifici é affidata all'ingegnere capo della provincia.
Il direttore conserva il proprio ruolo di massima autorità, "... ha alla sua dipendenza tanto l'istituto centrale quanto i suoi annessi con pienezza e simultaneità di funzioni, di poteri, di responsabilità, in conformità della legge e del regolamento....Da lui dipende il personale di ogni ordine e grado, gerarchicamente e disciplinarmente" (§ 12).
La legge del 21 agosto 1939, n. 1241, "Norme per la perdita della cittadinanza da parte delle persone di origine e lingua tedesca domiciliate in Alto Adige" (23), e i successivi accordi italo-tedeschi prevedono la possibilità per i cittadini italiani di lingua tedesca di optare per la cittadinanza germanica e quindi di trasferirsi in Germania. Secondo i dati rinvenuti nei registri dell'archivio (Regg.n. 247 e n. 283), sono 239 i malati della provincia di Bolzano e 23 della provincia di Trento che "optano" per il trasferimento. Anche 30 malati della colonia agricola di Stadio e 8 provenienti dal manicomio di Udine partono il giorno 26 maggio 1940.
Gli optanti vengono accompagnati da personale medico, infermieristico e religioso e dal prof. Alberto Rezza, direttore dal 1932 al 1947, all'ospedale psichiatrico di Zwiefalten, smistati poi fra gli altri ospedali a Schussenried e a Weissenau, dove la maggioranza di loro troverà la morte (24). Nel gennaio 1941 cinque malati vengono rimpatriati a Pergine, perché ne è stata accertata la cittadinananza italiana, mentra altre cinque malate vengono condotte a Zwirfalten. Sui registri generali (n. 98 e n. 107) compaiono inoltre annotazioni relative a sei malati, tutti dimessi in data 20 dicembre 1941, e consegnati "al personale incaricato dalla legazione tedesca per trasferimento in Germania".
Nel periodo bellico vengono trasferiti a Pergine: alcuni reparti dell'ospedale di Trento e l'ospedale infantile al padiglione Pandolfi, un ospedale militare tedesco al padiglione Perusini, il brefotrofio provinciale di Trento al maso Martini nella colonia agricola. A Stadio viene sfollato il brefotrofio di Bolzano. In questi anni si assiste ad un considerevole incremento della mortalità dei ricoverati, a causa della grave scarsità di cibo e delle condizioni di estremo disagio cui sono costretti per il sovraffollamento e la mancanza di combustibili per il riscaldamento e la fornitura di acqua calda. Questa situazione di estremo disagio é testimoniata dalle numerose lettere inviate dall'amministrazione e dalla direzione alle autorità compententi.
Nel 1940 inizia l'attività del reparto "di libera accettazione" o "neurologico", ospitato per vari anni in alcune stanze del reparto "osservazione". Dal 1950 si aprono le serie dei registri di ammissione e delle cartelle cliniche per il reparto neurologico, che solo nel 1961 avrà una propria sistemazione (25). Il reparto verrà chiuso nel 1970.
Dal 1947 subentra alla direzione dell'ospedale il dott. Emilio Dossi, dopo un periodo di direzione interinale del dott. Bernardi.
Nel 1949 viene aperto un nuovo reparto per 40 malate croniche tranquille al maso Martini.
Nei decenni successivi si assiste ad un consistente aumento delle ammissioni, con una media di 1300 ricoverati (26), fino ad arrivare anche a 1600/1700 ricoverati negli anni '60. Negli anni del dopoguerra, nel tentativo di fronteggiare il gravissimo problema del sovraffollamento, vengono eseguiti ogni anno lavori di riadattamento o ampliamento delle strutture esistenti. Dal vecchio fienile si ricava un padiglione per lavoratori, inaugurato nel 1959 e denominato "Ferretti"; nel 1966 viene inaugurato il nuovo padiglione "Benedetti" (27).
A partire dal 1956 vengono trasferiti all'ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere gli ammalati affetti da tubercolosi (28).
Con delibera n. 2260 del 30 ottobre 1956, la Giunta provinciale di Trento approva un nuovo "Regolamento speciale per l'ospedale psichiatrico della provincia di Trento in Pergine". A tale regolamento non si trova però riferimento nell'archivio, né nei provvedimenti legislativi adottati successivamente.
Nel 1963 la provincia istituisce una commissione di studio per la riforma dell'ospedale psichiatrico provinciale di Pergine, gravato da problemi di sovraffollamento e dalle disfunzioni dei servizi generali che ne derivano. Nel 1964 viene affiancato al direttore medico un direttore amministrativo, nella persona del dottor Giordano Castelli, vice segretario generale della provincia, decisione che viene accolta sfavorevolmente dal direttore, anche perché ritenuta non conforme al regolamento vigente.
Nel 1969 muore il dott. Dossi, cui succede alla direzione dell'ospedale il dott. Luigi Wolf.
Dal 1904 non viene introdotta alcuna novità a livello legislativo per quanto riguarda i ricoveri manicomiali, mentre in queste isitituzioni si fa sentire in modo pressante la necessità di un cambiamento, sia sotto l'influsso dell'evoluzione delle scienze umane, sia sotto la spinta dei movimenti sociali degli anni '60. Va inoltre tenuto conto che negli anni '50 era stato introdotto l'uso della cloropromazina, che permetteva di sedare i malati agitati rendendo superfluo l'uso dei mezzi di coercizione (29). A partire dal 1962 nasce in Italia un movimento antiistituzionale che si pone come obiettivo il rinnovamento delle istituzioni psichiatriche, attraverso l'apertura dei manicomi e l'istituzione dei centri di igiene mentale per un più efficace intervento sul territorio.
Un primo passo si compie con la "piccola riforma" che apre uno spiraglio ad una nuova visione dei problemi relativi alla salute mentale. La legge 18 marzo 1968, n. 431 istituisce i "centri o servizi di igiene mentale" (§ 3)(30). L'art. 1 stabilisce che l'ospedale psichiatrico deve essere organizzato in divisioni (da due a cinque) con un massimo di 625 posti letto. Altre novità introdotte da questa legge sono l'ammissione volontaria su richiesta del malato per accertamento diagnostico e cura (§ 4) e l'abrogazione "dell'art. 604, n. 2, del codice di procedura penale per quanto attiene all'obbligo dell'annotazione dei provvedimenti di ricovero degli infermi di malattie mentali e della revoca di essi nel casellario giudiziario" (§ 11).
Il servizio di igiene mentale viene istituito in provincia di Trento con D.P.G.P. 2 ottobre 1968, n. 297-1560/legisl. (31) "La provincia autonoma di Trento istituisce un servizio di igiene mentale con sede in Trento e che svolgerà la sua opera prevalentemente attraverso dispensari, anche allo scopo di favorire ed integrare l'opera di assistenza neuro-psichiatrica che essa compie con l'ospedale psichiatrico. Sono istituiti i dispensari provinciali di igiene mentale nei centri di Trento, Rovereto, Riva, Borgo Valsugana, Cavalese, Cles, Fiera di Primiero e Tione" (art. 1). I dispensari di igiene mentale erano già stati istituiti con D.P.G.P. 29 agosto 1958, n. 11 (32); nel 1959 erano operativi i dispensari di Cavalese, Cles, Riva, Tione, Borgo, Rovereto, mentre nel 1960 quello di Primiero, tutti presso i dispensari antitubercolari. Nel luglio 1960 era stato aperto a Trento il dispensario centrale, collegato con l'ospedale psichiatrico (33). Tra il 1969 e il 1972 il servizio dispensariale si allarga ad alcune Case di riposo per anziani. Dalla lettura dei documenti di archivio risulta però che già dal 1932 fino all'inizio della guerra erano attivi a Trento, Pergine e Rovereto degli ambulatori esterni all'ospedale per l'assistenza ai malati dimessi come migliorati e affidati alle famiglie (34).
La legge provinciale 22 gennaio 1971, n. 3 istituisce il ruolo speciale dei servizi di salute mentale in sostituzione del ruolo speciale dell'ospedale psichiatrico (35). La relazione introduttiva alla legge evidenzia l'importanza della prevenzione e della riabilitazione ed il superamento dell'ospedale psichiatrico.
La legge provinciale 10 settembre 1973, n. 45 determina le indennità per i medici e gli psicologi dei servizi di salute mentale (36).
Nel 1972 diventa direttore dell'ospedale il professor Gian Franco Goldwurm, che darà inizio al processo di liberalizzazione e miglioramento delle condizioni di vita dei ricoverati. Gli succederà nel 1975 il professor Giorgio Maria Ferlini.
In questi anni l'organizzazione dell'ospedale subisce un cambiamento, con l'introduzione della "settorializzazione", una nuova suddivisione dei reparti non più secondo un criterio di intensità della malattia, ma in base alla zona geografica di provenienza dei malati (comprensorio). L'obiettivo da perseguire é quello della continuità terapeutica, nel senso che l'equipe pluriprofessionale che segue i pazienti sul territorio é la medesima che li ha seguiti nel corso della loro degenza in ospedale. Già alla fine degli anni '50 era stata inserita all'ospedale psichiatrico la figura professionale dell'assistente sociale, per la quale la legge provinciale del 23 agosto 1963, n. 8 prevede l'inquadramento nel "Ruolo speciale degli assistenti sociali" (37).
Nel 1975 viene definito il fondo provinciale per l'assistenza ospedaliera con legge provinciale 28 aprile 1975, n. 19 (38) e nello stesso anno la provincia autonoma di Trento emana la legge provinciale 3 maggio 1975, n. 20 sulla disciplina dell'assistenza ospedaliera della provincia autonoma di Trento (39) . Nella stessa data la legge n. 21 definisce il piano ospedaliero della provincia autonoma di Trento, il cui art. 14 stabilisce che: "..la giunta provinciale provvederà al graduale decentramento dei servizi di salute mentale dell'ospedale psichiatrico provinciale di Pergine presso le divisioni psichiatriche degli ospedali generali (.....) la cui attività sarà strettamente integrata e coordinata con i servizi territoriali di salute mentale decentrati nei comprensori, in modo da assicurare la continuità preventiva, curativa, riabilitativa dell'intervento psichiatrico (...). Correlativamente alla disponibilità di idonee strutture, l'ospedale di Pergine mantiene la gestione dei reparti per lungodegenti ad esaurimento dei pazienti ricoverati alla data di entrata in vigore della presente legge. Tali reparti saranno organizzati secondo le direttive della giunta provinciale con i più moderni criteri curativi quali quelli delle "comunità terapeutiche" (....)".
Nel giugno 1975 la Giunta provinciale nomina una commissione per l'aggiornamento del regolamento speciale per l'ospedale psichiatrico provinciale di Pergine, in fase di studio già dal 1972. A partire dall'1 settembre del 1975 il dottor Francesco Lorenzoni viene trasferito ai servizi di salute mentale - ospedale psichiatrico provinciale di Pergine - per svolgere le mansioni di incaricato dei servizi amministrativi.
Il "Regolamento speciale per il servizio di salute mentale istituito dalla provincia autonoma di Trento" con D.P.G.P. di Trento 31 marzo 1977, n. 6-93/legisl. viene approvato al fine di riunire in un unico testo le norme dei regolamenti per l'ospedale psichiatrico del 1935 e del servizio di igiene mentale del 1968, "provvedendo altresì al loro aggiornamento alla luce degli orientamenti più recenti in materia di assistenza psichiatrica (...)"(40). "Il servizio di salute mentale provvede alla promozione e alla tutela della salute mentale della popolazione mediante la prevenzione primaria, secondaria e terziaria dei disturbi psichici e la cura e recupero dei disturbi mentali" (§2); "Il servizio di salute mentale, secondo il principio della continuità terapeutica, é attuato attraverso l'ospedale psichiatrico, il servizio di igiene mentale istituito con D.P.G.P. 2.10.1968, n. 297-1560 legisl. ed eventuali altre strutture intermedie destinate alla tutela della salute mentale della popolazione sul territorio" (§ 4) "(...) La permanenza in ospedale degli infermi deve essere limitata al tempo strettamente indispensabile alle indagini diagnostiche ed al trattamento terapeutico (...)"(§ 8). "L'attività medico-sociale di cui all'art. 3 viene espletata da gruppi pluriprofessionali formati da medici, psicologi, assistenti sanitarie visitatrici, assistenti sociali ed infermieri. Il gruppo pluriprofessionale é lo strumento operativo fondamentale del servizio di salute mentale (...)"(§ 20). Negli articoli successivi di precisano i compiti principali assegnati ad ogni figura del gruppo pluriprofessionale: i medici (§ 22 - 28), lo psicologo (§ 31), l'assistente sociale (§ 33), l'assistente sanitaria visitatrice (§ 34) e il sociologo (§ 36).
In seguito all'adozione di questo regolamento vengono abrogati: il regolamento speciale per l'ospedale psichiatrico della provincia di Trento del 1935 ed il regolamento per il servizio di igiene mentale della provincia autonoma di Trento del 1968 (§ 66).
La legge 13 maggio 1978, n. 180 , nota come "Legge Basaglia" (41), che verrà poi assorbita negli artt. 33, 34, 35 e 64 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale" (42), prevede il superamento dell'istituzione manicomiale in Italia.
L'art. 7 della legge 180 prevede che "(...) Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano programmano e coordinano l'organizzazione dei presidi e dei servizi psichiatrici e di igiene mentale con le altre strutture sanitarie operanti nel territorio e attuano il graduale superamento degli ospedali psichiatrici e la diversa utilizzazione degli spazi esistenti e di quelle in via di completamento (...)"
Il 17 luglio 1978 vengono bloccate le ammissioni di coatti e volontari non recidivi all'ospedale psichiatrico di Pergine. I recidivi volontari vengono ancora accettati, ma solo fino al dicembre 1980, termine poi prorograto fino all'aprile 1981. Per i recidivi volontari altoatesini invece il termine ultimo di ammissione viene prorogato fino al dicembre 1981 (43). Dai registri generali risultano sette ammissioni di malati altoatesini nell'aprile 1982 e un'ultima riammissione in data 27 settembre 1982.
Dall'1 gennaio 1982 il servizio di salute mentale viene trasferito dalla provincia all'unità sanitaria locale. Presso l'ospedale psichiatrico rimangono quei malati ancora degenti al momento dell'entrata in vigore della riforma.

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ente di assistenza e beneficenza

Sanità

(1) In: Estratto dal bollettino delle leggi dell'impero per la contea principesca pel Tirolo e Vorarlberg, annata 1864, puntata V, pagg. 132-134.
(2) In: Bortoli B. - Grandi C. "Un secolo di legislazione assistenziale nel Trentino (1814-1918)", Trento 1983, pagg. 326-340.
(3) Il dottor Pius Dejaco ha descritto dettagliatamente tutti gli edifici dell'istituto, corredando lo scritto con numerose fotografie nel capitolo "Tiroler Landes-Irrenanstalt Pergine" del libro di Schloess H. "Die Irrenpflege in Oesterreich in Wort und Bild", Halle a.S. 1912;
(4) In: Bortoli B. - Grandi C. "Un secolo di legislazione assistenziale nel Trentino (1814-1918)", Trento 1983, pagg. 360-376.
(5) Il diritto d'incolato (o pertinenza) rappresentava una sorta di cittadinanza comunale e di domicilio di soccorso.
(6) In archivio si trovano i seguenti regolamenti: per gli infermieri, l'economo, la madre superiora nella b. n. 91, sottoserie 5.1, Gen.
(7) In: Bollettino delle leggi e delle ordinanze per la contea principesca del Tirolo e per il Vorarlberg, annata 1913, puntata VIII, pagg. 61-85.
(8) In: G.U. 14 dicembre 1921, n. 292.
(9) In: Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, 1923, vol. I, pagg. 37-51.
(10) In: G.U. 30 gennaio 1923, n. 24.
(11) In: G.U. 16 maggio 1923, n. 114.
(12) In: G.U. del Regno d'Italia, 18 gennaio 1928, n. 2584, vol. I.
(13) In: G.U. del Regno d'Italia, 27 aprile 1928, n. 99.
(14) In: G.U. 5 marzo 1929, n. 54.
(15) In: G.U. del Regno d'Italia, 22 febbraio 1904, n. 43.
(16) Cfr. PANTOZZI G., "Storia delle idee e delle leggi psichiatriche (1780-1980)", Trento, 1994, pagg. 131-132.
(17) In: G.U. del Regno d'Italia, 16 settembre 1909, n. 217.
(18) Copia della convenzione in: "Libro normali dal 23 gennaio 1919 al 29 dicembre 1927", reg. n.2, serie 1 Gen., pagg. 123-129.
(19) In: G.U. del Regno d'Italia 24 agosto 1934, n. 198.
(20) In: G.U. 8 gennaio 1932, n. 5.
(21) In: B.U.R., 27 agosto 1963, n. 35.
(22) In: Archivio ospedale psichiatrico di Pergine, in appendice, b. n. 1.
(23) In: G.U. 2 settembre 1939, n. 205.
(24) Per informazioni su questo argomento si vedano le bb. n. 1713 e n. 1716, sottoserie 4.2 Dir. e PANTOZZI G., "Gli spazi della follia", Trento 1989, pag. 230.
(25) Vedi relazione del dottor Dossi del 1957 in b. 1662, serie 1 Dir., e fasc. "Neurologico" in b. 1732, sottoserie 4.4 Dir.
(26) Cfr. CALDONAZZI G. - GIUS E. "Uno studio storico e una ricerca statistica sull'ospedale psichiatrico di Pergine", in "Bollettino dell'ordine dei medici della provincia di Trento", n. 5-6, Trento 1974, pag. 16.
(27) Per informazioni sui lavori eseguiti si vedano le relazioni sull'andamento dell'ospedale nelle bb. n. 1662 e n. 1663 serie 1 Dir. e b. 304, sottoserie 5.3 Gen.
(28) Vedi relazione sull'andamento dell'ospedale del 1956, in b. n. 1662 serie 1 Dir.
(29) Cfr. PANTOZZI G., "Storia delle idee e delle leggi psichiatriche (1780-1890)", Trento, 1994, pag. 154.
(30) In: G.U. 20 aprile 1968, n. 101, pagg. 2463-2465.
(31) In: B.U. 15 luglio 1969, n. 29, pagg. 816-818.
(32) In: B.U. 30 settembre 1958, n. 39. pagg. 419-420.
(33) Cfr. ALBERTI T., tesi di diploma n. 214 della Scuola superiore regionale di servizio sociale, "Aspetti fondamentali del servizio sociale nell'ospedale psichiatrico con riferimento ai dispensari di igiene mentale ed all'esperienza in provincia di Trento", a.a. 1960-61.
(34) Cfr. b. n. 1711 in sottoserie 4.2 Dir. e "Relazione sull'andamento dell'ospedale psichiatrico della provincia di Trento per l'anno 1932", b. 1662, serie1 Dir.
(35) In: B.U. 2 febbraio 1971, n. 5, pagg. 116-119.
(36) In: B.U. 18 settembre 1973, n. 40, pagg. 1191-1192.
(37) In: B.U. 27 agosto 1963, n. 35, pagg. 613 - 654.
(38) In: B.U. 29 aprile 1975, n. 20, pagg. 698 - 702.
(39) In: B.U. 9 maggio 1975, n. 22 - numero straordinario.
(40) In: B.U. 24 maggio 1977, n. 26, suppl. ord. n. 1, pagg. 2-14.
(41) In: G.U. 16 maggio 1978, n. 133.
(42) In: G.U. 28 dicembre 1978, n. 360 suppl. ord.
(43) Cfr. Relazione di G.M. Ferlini "Lo stato di attuazione della riforma psichiatrica del Trentino", in AA.VV., "La prima fase di attuazione della riforma psichiatrica", atti della giornata di studio, in: Annali della Scuola Superiore di Servizio Sociale, Trento 1982, pagg. 45 - 62.

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La scheda è stata redatta da Marina Pasini e Annalisa Pinamonti nel 2002, in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo2000". La revisione effettuata nel 2010 ha comportato le modifiche necessarie a garantire la coerenza rispetto alle norme di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento, 2006.

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Pergine Valsugana
Denominazione Estremi cronologici
Ospedale psichiatrico provinciale di Pergine