Chiesa di San Martino, Fondo, [1272] - 1987 gennaio 24 ( [1272] - 1987 gennaio 24 )

Chiesa di San Martino, Fondo, [1272] - 1987 gennaio 24

Chiesa di San Martino

ente

[1272] - 1987 gennaio 24

L'attuale chiesa parrocchiale di Fondo è intitolata a San Martino e si trova in posizione dominante rispetto al paese. L'edificio è frutto di un totale rifacimento effettuato nel secolo XIX.
La costruzione della prima chiesa è antichissima, ma non si hanno notizie documentali certe relative alla sua erezione e consacrazione. Essa si può ritenere precedente alla fine del secolo XIII, in quanto si suppone preesistente alla pieve di Fondo attestata dal 1272(1).
L'antica chiesa venne riedificata in stile gotico nel 1519 grazie alla generosità di don Giovanni Paolo Galvagni di Fondo, pievano di Cembra, come ci viene testimoniato dall'iscrizione tuttora presente nel cortile della canonica e che sovrastava la porta d'ingresso dell'antica chiesa(2).
In occasione della visita pastorale compiuta il 15 giugno 1537 nella pieve di S. Martino i visitatori riferirono che la chiesa parrocchiale "a paucis annis noviter sit aedificata una cum campanile cum magna impensa" e invitarono il popolo a terminare i lavori in quanto "deficiat nisi tectus et ornatus picturarum et anchonarum"(3). Il giorno dopo, in occasione della celebrazione della messa cantata, gli stessi visitatori "viderunt sacramenta omnia, quae competenter cum debito honor observantur, commiserunt tantum, ut scatula argentea deberet fieri, in qua ponant Eucaristiam"(4).
Dagli atti relativi alla visita compiuta nel 1579 (5) si rileva la presenza al suo interno del sacro fonte e di quattro altari, quello maggiore dedicato a San Martino, gli altri dedicati a San Giacomo(6), Sant' Antonio e San Sebastiano. Nel 1585 venne costruito l'altare del Santissimo Rosario, in seguito all'erezione dell'omonima confraternita (7) e un sesto altare in onore di San Francesco Saverio venne aggiunto nel XVIII secolo(8).
Attorno alla chiesa c'era il cimitero, circondato da un muro, benedetto nel 1695 dal vescovo suffraganeo Giorgio Sigismondo de Sinnersberg in occasione della visita pastorale (9). In un angolo del cimitero era situata una piccola e antica chiesetta dedicata a San Michele, sotto alla quale c'era un avvolto che serviva da ossario e nel quale ancora nell'Ottocento "le pie donne talvolta convengono a recitare il rosario in suffragio dei fratelli defunti"(10). La cappella di San Michele, restaurata verso il 1571, era provvista di un unico altarino di legno; venne demolita insieme al cimitero in occasione della costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
La chiesa parrocchiale servì degnamente alla popolazione di Fondo fino alla fine del secolo XVIII, quando il nuovo parroco don Francesco Aliprandini fu il primo a sentire l'esigenza di effettuare consistenti lavori di restauro e invitava i suoi parrocchiani a far mettere in opera un progetto d'ingrandimento volto ad aggiungere all'edificio già esistente due braccia laterali in modo da conferirle la forma di croce latina. Tale progetto rimase incompiuto per gli alti costi che la chiesa e il Comune non potevano sostenere e per l'improvvisa morte del parroco. L'idea dell'ingrandimento della chiesa venne ripresa all'arrivo del parroco don Giovanni Antonio Canestrini, anche su sollecitazione del vescovo di Trento dopo la visita pastorale. Nei decreti visitali del 1838 infatti viene rilevato che la chiesa parrocchiale "è tanto angusta per quella popolosa borgata, che vi contiene appena un terzo dei parrocchiani e che per questo motivo regna affollamento accompagnato da disordini" e quindi, dopo aver valutato l'impegno di spesa, si invita "il signor decano ed il rispettabile comune di Fondo a concentrarsi nel loro divisamento e a non diferire più a lungo un'opera di tanta necessità e urgenza"(11). Don Canestrini si attivò presso le autorità civili e la rappresentanza comunale e solo nel 1853(12), dopo un lungo periodo servito per l'espletamento di affari burocratici e per ammannire i fondi necessari, si diede inizio ai lavori, che prevedevano anche la demolizione del vecchio cimitero. Ma in paese sorse subito un partito, capeggiato da don Antonio Scanzoni, professore di religione al Ginnasio di Trento, che si opponeva al progetto di ingrandimento e propugnava la costruzione di una nuova chiesa sull'area di quella antica. Tale partito prese piede tra la popolazione tanto che la rappresentanza comunale deliberò la sospensione dei lavori già iniziati e affidò un nuovo incarico per l'esecuzione di un nuovo progetto. Si procedette quindi alla demolizione della vecchia chiesa con tutto il suo contenuto, compresi gli altari in legno, e della cappella di S. Michele annessa al cimitero. Si salvarono soltanto l'iscrizione che sovrastava la porta principale, le preziose tavole cinquecentesche del presbiterio e le quattro statue lignee(13). I lavori di costruzione della chiesa e del nuovo cimitero durarono circa quattro anni; la chiesa nuova venne inaugurata l'11 novembre 1858 ed ebbe la sua solenne consacrazione il 5 agosto 1865. L'attuale edificio ha forma neoclassica, con atrio a quattro colonne ioniche e due pilastri liberi che sostengono un frontone. L'interno è ad una navata divisa in tre campate da coppie di colonne ioniche che sostengono la volta a botte; l'altare maggiore è di marmo con due statue degli apostoli Pietro e Paolo, mentre gli altari laterali, di marmorina, sono dedicati all'Immacolata e a S. Giuseppe(14).
Il monumentale campanile venne costruito nel 1447 e innalzato a più riprese fino al 1774, quando raggiunse l'altezza attuale. Fu salvato dalla demolizione della chiesa in occasione della costruzione di quella nuova ottocentesca.
Cappella di San Michele
La cappella di S. Michele fu costruita nel cimitero con offerte dei parrocchiani, in sostituzione di quella antica demolita in occasione della costruzione della nuova chiesa parrocchiale. Benedetta nel 1873, essa è in stile neoclassico, è dotata di un altare dedicato a S. Michele Arcangelo e non possiede rendita propria.
Chiesa di Santa Lucia
La chiesa sorge in cima al colle omonimo a poca distanza dal paese e venne eretta probabilmente verso la metà del secolo XIV. Il Weber riporta l'ipotesi dell'Inama secondo la quale la sua costruzione risalirebbe precisamente all'anno 1356, come riportato su un'iscrizione graffita su di uno degli affreschi che l'adornano(15). Dagli atti della visita pastorale del 1579(16) si rileva che essa aveva un altare consacrato, ma con una pala così deforme che i visitatori la fecero togliere. L'edificio venne ampliato nel 1673, restaurato e benedetto nel 1894. L'interno è ad una navata e conserva una serie di otto affreschi riportanti la storia di S. Lucia ascrivibili ai primi decenni del sec. XV.
Nel 1911 Giacomo fu Gaudenzio Scanzoni lasciò la sua eredità a favore della chiesa di S. Lucia di Fondo con l'obbligo di celebrare due messe all'anno, con la condizione che alla morte della moglie Maria Graiff la sua eredità venisse aggiudicata al parroco di Fondo (17).
Chiesa di San Rocco
La chiesa di S. Rocco si trova a Fondo, fu eretta dal Comune per il voto espresso in occasione della peste che minacciò il paese verso il 1630 e consacrata il 2 agosto 1649. La chiesa è in stile gotico ed è formata da un'unica navata. Nel 1847 un incendio causato da un fulmine distrusse il tetto della chiesa che venne restaurata e alzata di due metri dopo due anni. Essa non ha mai avuto un patrimonio proprio e venne sempre mantenuta dal comune di Fondo.
Cappella di San Antonio
La cappella, dedicata a Sant'Antonio di Padova, venne costruita con le offerte di alcuni devoti del paese nel 1890 e benedetta nel 1893(18).
L'amministrazione della chiesa parrocchiale e di quelle filiali di San Michele, Santa Lucia e San Rocco, era affidata a dei massari o sindaci eletti dalla comunità di Fondo in qualità di patrona della chiesa.
In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa di San Martino in Fondo ed annesse chiesa filiale di San Rocco, chiesa filiale di Santa Lucia e chiesa filiale di Sant' Antonio sono state soppresse e i loro beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia d di San Martino in Fondo.

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ente della chiesa cattolica

Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati.
Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbricieri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbricieri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.
Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbricieri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amminstrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbricieri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbricieri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione"(19). I fabbricieri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbricieri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto.
Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie.
L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

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Chiesa

(1) Cfr. le Notizie storiche della Parrocchia di Fondo.
(2) Cfr. INAMA V., op. cit., Anno IV (1904), pp. 35-36.
(3) Cfr. "Archivio diocesano tridentino", "Atti visitali" 1, p. 102.
(4) Ibidem.
(5) Ibidem, "Atti visitali" 3, cc. 254-255.
(6) Nel 1514 all'altare di S. Giacomo venne eretta l'omonima confraternita.
(7) Cfr. "Confraternita del Santissimo Rosario in Fondo", "Registri degli iscritti", reg. 2.
(8) Cfr. "Archivio diocesano tridentino", "Atti visitali" 42, c. 69.
(9) Ibidem, "Atti visitali" 23, c. 349v.
(10) Ibidem, "Atti visitali" 87, c. 419.
(11) Cfr. "Ufficio parrocchiale decanale di San Martino in Fondo", "Carteggio e atti", fasc. 3.1.
(12) Cfr. INAMA V., op. cit., Anno IV (1904), pp. 39-41.
(13) Cfr. COSTA A., La chiesa di Dio che vive in Trento", Trento, 1986, p. 569.
(14) Cfr. WEBER S., "Le chiese della Valle di Non nella storia e nell'arte", vol. II, Trento, 1937, pp. 112-113.
(15) Ibidem, p. 115.
(16) Cfr. "Archivio diocesano tridentino", "Atti visitali" 3, c. 255.
(17) Cfr. "Ufficio parrocchiale decanale di San Martino in Fondo", "Carteggio e atti ordinati da mons. Callovini", fasc. 3.7.
(18) Ibidem, "Carteggio e atti ordinati", b. 5.
(19) Cfr. "Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici, nonché delle fondazioni ecclesiastiche della diocesi di Trento", 1865, Capitolo I, Sezione I, § 10.

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La scheda è stata redatta dalla Cooperativa KOINE' nel 2007, in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo 2000". La revisione effettuata nel 2010 ha comportato le modifiche necessarie a garantire un livello minimo di coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel manuale "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento 2006.

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Archivio "Ufficio parrocchiale decanale di San Martino in Fondo"
Archivio "Confraternita del Santissimo Rosario in Fondo"
Archivio diocesano tridentino

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Borgo d'Anaunia
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Chiesa di San Martino in Fondo
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Parrocchia di San Martino