Parrocchia di San Floriano, Lizzana (Rovereto), 1196 - ( 1196 - )

Parrocchia di San Floriano, Lizzana (Rovereto), 1196 -

Parrocchia di San Floriano

Pieve di Lizzana

Pieve di San Floriano

ente

097109

85001090225

1196 -

Benché la tradizione faccia risalire le origini della pieve di Lizzana al IV secolo (1), individuandone i presupposti nella penetrazione del cristianesimo tra le popolazioni della Val Lagarina ad opera dei legionari romani convertiti alla nuova religione e soprattutto all'opera di evangelizzazione compiuta da S. Vigilio, è più probabile che la nascita di questa pieve rurale sia da attribuirsi ad un momento imprecisato, compreso fra il VI e il IX secolo (2). La cristianizzazione delle popolazioni di Lizzana, stazione d'origine romana situata lungo la via Claudia Augusta che collegava lungo la sinistra Adige Trento con Verona, e delle valli confluenti avrebbe portato relativamente presto alla fondazione di un primo centro di cura d'anime. Il "plebatus Lizzanae" così costituito si estendeva nel territorio situato alla sinistra dell'Adige e comprendeva le ville di Lizzana, Lizzanella, Rovereto, Marco, Sacco, Noriglio, ed i masi dislocati nelle valli formate dal torrente Leno (Vallarsa e Valle di Terragnolo). Su tutto questo territorio la cura d'anime era esercitata dal pievano, al quale i luoghi soggetti dovevano corrispondere prestazioni in natura; le funzioni sacre venivano celebrate nella chiesa pievana, dotata del fonte battesimale e di un altare.
Questa ricostruzione dei primi secoli di vita della parrocchia, per quanto tramandata da diversi autori, non è peraltro suffragata da testimonianze documentarie. L'esistenza della pieve viene infatti attestata per la prima volta solo nel 1196, quando viene menzionato un anonimo "archipresbyter" di Lizzana (3). A questa data era sicuramente già esistente anche la chiesa matrice (4), dedicata significativamente a S. Floriano, soldato romano martirizzato a Lorch sull' Enns nel 304, edificata sopra i resti di un antico delubro pagano sotto il castello di Lizzana. Fra il XII ed il XIII secolo però si dotano di piccole cappelle anche alcuni villaggi compresi nel distretto della pieve, quali Marco, la cui chiesa intitolata a S. Marco evangelista è ricordata fin dal 1180, Lizzanella, dove la chiesa di S. Antonio abate fu costruita prima del 1185, Sacco, la cui chiesa di S. Giovanni Battista esisteva già al principio del '200 e Terragnolo, la chiesa del quale intitolata ai SS. Pietro e Paolo è documentata fin dal 1242 (5). Nello stesso periodo e precisamente nel 1197 nel territorio ecclesiasticamente soggetto a Lizzana, quasi al confine con la pieve di Volano, il vescovo di Trento, Corrado di Beseno, fondava la chiesa-ospizio di S. Ilario, sottoponendola al giuspatronato episcopale e sottraendola per privilegio di fondazione alla giurisdizione pievana (6). Nel 1250 infine i Castelbarco, allora signori di Lizzana e Rovereto, costruivano la chiesa di S. Tommaso di Canterbury; situata nell'omonimo borgo alle porte di Rovereto, fuori dalla cerchia muraria, e precisamente nei pressi dell'antico ponte sul Leno, dal lato sinistro del torrente, questa stazione di cura d'anime, di patronato signorile, doveva assolvere alle necessità sacramentali dell'"oppidum" roveretano in via di crescente sviluppo. Tutte queste cappelle venivano officiate periodicamente dall'arciprete pievano di Lizzana e dai sacerdoti con i quali questi, perlomeno dal 1316, come dimostra il testamento di Guglielmo di Castelbarco, signore di Lizzana, conviveva collegialmente (7). Ancora nel 1470 tre cappellani coadiuvavano nella cura d'anime l'arciprete Contarini; a questa data tuttavia il loro servizio sembra ben disciplinato, giacché al primo era affidata la cura d'anime di Marco e Lizzanella, al secondo quella di Rovereto, dove risiedeva, e delle Porte, al terzo infine la cura di Sacco e delle ville montane (8). Nel frattempo infatti nel territorio che costituiva il distretto della parrocchia di Lizzana, confinante allora a nord con quello della pieve di Volano, a est con quello della diocesi di Vicenza, a sud con quello della pieve di Mori e a ovest con quello della pieve di Villa Lagarina, erano sorte nuove cappelle, mentre alcune delle antiche venivano ampliate o riedificate: nel 1301, oltre la porta settentrionale di Rovereto, era stata fabbricata la chiesa di S. Caterina, la quale sarebbe stata demolita nel 1425 dal podestà Basadonna, che in suo luogo vi avrebbe fatto erigere un torrione. Nel 1290 era stata edificata fra Rovereto e Lizzanella la chiesa di S. Maria del Carmine, consacrata nel 1334, nella quale per volontà della "domina" Elisabetta da Correggio, moglie di Antonio Castelbarco di Lizzana, che vi aveva mantenuto lo "ius patronatus", all'inizio del '400 furono insediati i carmelitani, ai quali la chiesa fu poi donata dalla medesima Elisabetta; a questa data era probabilmente già costruito anche l'annesso convento dell'ordine, riconosciuto canonicamente con bolla di Eugenio IV del 1437 (9). Nel 1400 intanto l'arciprete Giovanni Giorgio de Reiro da Parma aveva fatto erigere a proprie spese nel cimitero di S. Tommaso, adiacente all'omonima chiesa, una piccola cappella, che venne posta sotto il titolo di S. Barbara, la quale nel 1495 fu dotata da Iacopo da Correggio, vicario dell'arciprete Contarini, di un beneficio di patronato comunale. Nella seconda metà del '300 veniva sicuramente costruita la chiesa di S. Martino di Noriglio; nel 1462 veniva completata la chiesa di S. Marco a Rovereto. Prima del 1468 veniva eretta infine la chiesa di S. Mauro a Trambileno.
Nel 1470 quindi, quando Leonardo Contarini, l'arciprete d'origine veneziana che avrebbe retto la pieve per quasi un cinquantennio (1465-1513), redigeva la sua "quedam brevis nota", vero e proprio censimento delle istituzioni ecclesiastiche presenti nella parrocchia (10), dalla chiesa matrice di S. Floriano dipendevano le chiese di S. Antonio a Lizzanella, di S. Tommaso di Canterbury e di S. Barbara nel Borgo S. Tommaso, di S. Marco e di S. Caterina a Rovereto, di S. Giovanni Battista a Sacco, di S. Ilario nell'omonima località, di S. Martino a Noriglio, di S. Mauro a Trambileno, di S. Colombano, piccola cappella meta di pellegrinaggi, nei pressi del medesimo paese, di S. Nicolò, SS. Pietro e Paolo e S. Maria Maddalena a Terragnolo, di S. Vigilio a Vallarsa, di S. Marco a Marco e di S. Maria del Carmine, considerata chiesa del monastero carmelitano, tra Rovereto e Lizzanella.
Proprio in questo periodo però, sotto la spinta anche della rapida crescita demografica, le comunità rurali dislocate nel territorio della pieve avvertono con maggior urgenza il bisogno di un'assistenza religiosa più "stabilmente decentrata nelle cappelle dipendenti" (11) dalla pieve. Nel 1446 il borgo di Rovereto, per rispondere alle esigenze dell'accresciuta popolazione e per ovviare alle difficoltà di assistere alle sacre funzioni in tempo di guerra, giacché la stazione di cura d'anime pertinente, cioè S. Tommaso, si trovava fuori delle mura cittadine, chiese ed ottenne di poter erigere un nuovo edificio sacro all'interno della cerchia muraria. La nuova chiesa, ultimata e consacrata nel 1462, intitolata a S. Marco evangelista e posta sotto il patronato comunale, sarebbe stata officiata da un rettore; benché dotata dal 1467 di fonte battesimale e quindi eretta a curazia, tuttavia solo l'arciprete di Lizzana e i suoi cappellani avrebbero potuto celebrarvi il battesimo. Il diritto di battezzare sarebbe stato concesso al rettore di S. Marco solo intorno al 1470 (12). Poco più di un secolo dopo per decreto del principe cardinale Ludovico Madruzzo del 29 maggio 1582 S. Marco veniva emancipata dalla matrice ed elevata a parrocchia (13); in segno di riconoscimento dell'antica dipendenza, ogni anno il giorno di S. Floriano avrebbe dovuto portare alla chiesa matrice la ricognizione di quattro candele di cera, da accendersi all'altare del santo, usanza ancora praticata negli anni '50 del nostro secolo (14). In base al decreto di smembrazione passavano alle dipendenze della neoeretta parrocchia di S. Marco anche le curazie di Terragnolo, Noriglio e Sacco. Nel 1469 infatti, cioè due anni dopo l'erezione a curazia di Rovereto, l'arciprete Contarini aveva stipulato con Terragnolo, suddivisa in numerosi piccoli insediamenti contradali, un accordo con cui veniva concesso alla comunità un rettore stabile per tutte e tre le chiese del luogo, e venivano fissati gli obblighi di mantenimento del medesimo, di arredo della chiesa, nonché i diritti dell'arciprete che s'era riservato lo "ius presentandi". L'anno successivo il pievano elevava a curazia anche Noriglio. Nel 1496 era infine la volta di Sacco: la concessione del sacro fonte rispondeva alle esigenze dettate dall'espansione demografica ed economica di questa antichissima villa sita nei pressi dell'Adige, le quali avevano da tempo indotto gli abitanti del luogo ad introdurre la consuetudine di far celebrare la domenica nella chiesa di S. Giovanni. Il territorio soggetto alla giurisdizione ecclesiastica della pieve di Lizzana, rimasto pressoché invariato dalle origini fino alla fine del secolo XVI, subì quindi una notevole riduzione per la formazione della parrocchia di S. Marco.
Ulteriori diminuzioni territoriali sarebbero avvenute successivamente nel secolo XVIII. Nel 1720 infatti veniva eretta a parrocchia la cura d'anime di S. Vigilio di Vallarsa, la cui giurisdizione ecclesiastica si estendeva a tutto il territorio dell'omonima valle. Vallarsa era stata istituita curazia nel 1538; già prima del 1470 tuttavia, per la distanza che la divideva dalla parrocchiale di Lizzana, le erano stati concessi sia il fonte battesimale sia l'assistenza di un cappellano stabile, stipendiato dalla comunità (15).
Sul finire del 1787 Lizzana perdeva anche la giurisdizione ecclesiastica su Borgo S. Tommaso. Il 22 ottobre 1787 infatti il vicario generale "in spiritualibus" Simone Albano Zambaiti, rispondendo positivamente alle richieste imperiali, istituiva la parrocchia di S. Maria del Carmine (16). Sede spirituale della neoeretta parrocchia, di patronato regio, sarebbe stata l'omonima chiesa, la quale, sottratta alle cure dell'ordine carmelitano, soppresso per decreto governativo nel 1785, sarebbe stata officiata da sacerdoti secolari. La vecchia chiesa di S. Tommaso, retta da tempo da un cappellano residente (17), per aulico decreto della cancelleria di Vienna del 15 giugno 1787 veniva quindi soppressa dal civico magistrato e sconsacrata dal decano foraneo lagarino il 9 luglio dello stesso anno, mentre le sue funzioni venivano trasferite nella chiesa di S. Maria (18); poco tempo dopo sarebbe stata demolita assieme all'annesso cimitero e alla cappella di S. Barbara. Il territorio soggetto alla giurisdizione ecclesiastica della nuova parrocchia, oltre a Borgo S. Tommaso, avrebbe compreso le frazioni Porte con la chiesa di S. Trinità, Lombardi e Dosso, il Monastero delle Terziarie Carmelitane (Vergini Inglesi), fondato per disposizione di Agnese Wangher del 1741 (19) e infine il santuario della Madonna del Monte, costruito nel 1602 lungo la strada che collegava Rovereto con Lizzana nel luogo dove si trovava un'immagine della Vergine, a cui si erano attribuiti alcuni miracoli, la cui custodia venne affidata agli eremiti (20).
Alla neoeretta parrocchia di S. Maria fu aggregata inizialmente anche la cura d'anime di Lizzanella, la quale tuttavia, per le proteste di Lizzana, ritornò sotto la giurisdizione dell'antica pieve matrice già l'anno seguente. L'aggregazione era stata richiesta dalla stessa cura di Lizzanella, per ottemperare all'ordine sovrano che, decretando l'abolizione della cappellania esposta eretta nel maggio 1786, imponeva a Lizzanella di optare per l'appartenenza all'antica pieve o alla nuova parrocchia (21). Cinque anni più tardi e cioè nel 1792 Lizzanella, provvista fino a quel momento dal parroco di Lizzana e dai suoi cappellani e dotata fin dal 1748 del SS. Sacramento, veniva però eretta finalmente in cappellania locale indipendente ed il suo cappellano insignito personalmente del titolo di "parroco" (22); Lizzanella, di patronato privato della famiglia Cobelli, avrebbe conseguito la completa indipendenza dalla matrice, cui era soggetta, solo l'11 novembre 1893, quando venne elevata a parrocchia.
Il ridimensionamento del territorio soggetto ecclesiasticamente alla pieve di Lizzana si conclude nel nostro secolo: l' 8 dicembre 1913 fu istituita la parrocchia di Trambileno, già curazia dal 1552, comprendente le filiali di S. Antonio a Pozzacchio, S. Valentino a Vanza, S. Anna al Pian del Levro e di S. Colombano in Rupe. Il 10 maggio 1915 fu eretta la parrocchia di S. Marco nell'omonimo paese, curazia dal 1742. L'ultima ad emanciparsi dalla matrice fu la cura d'anime di S. Giuseppe di Albaredo: sede di espositura dal 1788, divenne parrocchia con le filiali di S. Rocco a Foppiano e della B.V. Maria a Sich solo l' 1 novembre 1959.
Oltre che patire l'appena descritto ridimensionamento territoriale per l'emancipazione delle chiese dipendenti, la parrocchia di Lizzana nel corso del tempo subì anche la privazione del titolo decanale. Per circa due secoli infatti Lizzana era stata sede di decanato e tutti i parroci ivi succedutisi tra il 1580 ed il 1744 si erano decorati del titolo di decano foraneo lagarino; a partire da questa data però tale dignità venne trasferita all'arciprete di S. Marco di Rovereto (23). Solo recentemente infine è stato riattribuito alla chiesa di Lizzana il titolo di arcipretura: la concessione vescovile accordata nel corso della visita pastorale del 13 luglio 1924 sarebbe stata ribadita inoltre da papa Pio XI il 6 aprile 1927 tramite il conferimento al parroco delle insegne arcipretali (24).
A seguito di tutti questi avvenimenti attualmente Lizzana è quindi una parrocchia suburbana di libera collazione vescovile, compresa nel decanato di Rovereto, la quale confina con le parrocchie di Lizzanella, Mori, Marco e Albaredo e comprende sotto la sua giurisdizione ecclesiastica solamente l'omonima frazione e le località di Castel Lizzana, Cornacalda, Ischia, Lavinel, Mori Stazione. Poiché come ebbe a dire l'arciprete Malanotti nel 1783 (25) "animadvertendum est in hac parochia plebis Lizzanæ nullum esse pagum destitutum ecclesia aut capella", anche in queste località si trovano piccole chiese, santuari, cappelle, talvolta di proprietà privata, fondate nel corso dei secoli ad uso della pietà popolare, quali la chiesa di S. Maria ausiliatrice "all'Ischia", costruita nel 1707 dalla famiglia Fontana, la chiesa di S. Ignazio in località "alla Favorita" a Mori Stazione, eretta nel 1750 dalla famiglia Betta, la chiesa di S. Anna in Cornacalda, edificata nel 1773. Più recenti sono invece la cappella di S. Maria del Carmine, situata nel cimitero e costruita nel 1870, il Monumento per i caduti in guerra (S. Crocefisso), costruito e benedetto nel 1923 e l'Ossario di Castel Dante (S. Crocifisso), che raccoglie le spoglie di più di 10.000 soldati caduti nel corso della prima guerra mondiale.
Con D. M. del 30/12/1986 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24/01/1987 la parrocchia di Lizzana è stata dichiarata Persona Giuridica Privata (Tribunale di Trento, Registro Persone Giuridiche n. 483).

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ente della chiesa cattolica

Il termine "parrocchia" deriva dal greco e indica, dal punto di vista etimologico, una qualsiasi circoscrizione territoriale. Nei primi secoli della cristianità fino al basso medioevo il termine venne adottato per indicare le ripartizioni dei territori diocesani in circoscrizioni minori, fenomeno nato in conseguenza del moltiplicarsi nelle diocesi di nuove chiese sotto la spinta delle crescenti esigenze dei fedeli. La consacrazione definitiva del "sistema parrocchiale" si ebbe con il Concilio di Trento che, sulla base della precedente normativa pontificia e conciliare, dettò una nuova e completa disciplina della struttura della Chiesa. I legislatori del Concilio prescrissero che, per la più efficace tutela della cura delle anime affidate ai vescovi, il "populus fidelium" si dovesse distinguere in parrocchie proprie con confini determinati e che a ciascuna di esse venisse assegnato un sacerdote che vi risiedesse, soltanto dal quale i fedeli potevano ricevere i Sacramenti (Sess. XXIV, cap. 13). Si ordinò così che venissero erette parrocchie in tutti i luoghi in cui esse non esistevano e si stabilirono delle norme per assicurare ai parroci un reddito minimo. Il parroco si impegnava a risiedere nel luogo assegnatogli, ad approfondire la conoscenza della comunità dei fedeli attraverso la compilazione e l'accurata custodia dei libri parrocchiali e a partecipare alle adunanze vicariali. I principi enunciati dal Concilio di Trento e successivamente ribaditi nella normativa pontificia sono stati accolti e sintetizzati nel testo del Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 216 §1 dispone che il territorio di ogni diocesi debba essere diviso in "distinctas partes territoriales", a ciascuna delle quali "sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda suusque peculiaris rector, tamquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura". L'istituzione parrocchiale dunque risulta costituita, oltre che dall'elemento territoriale, da altri tre elementi: un determinato "popolo", una peculiare "chiesa" e un "pastor". Il Codice di diritto canonico del 1983 ha riconosciuto la personalità giuridica della parrocchia espressamente concepita come "Communitas Christifidelium" (CIC 1983, can. 515 §3). Tale riforma è stata recepita sia nell'accordo tra Stato e Chiesa (legge 121/1985) sia nelle disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici (legge 222/1985); le diocesi e le parrocchie acquistano la personalità giuridica civile dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell'interno che conferisce loro la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto".

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Chiesa

(1) Cfr. Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.3, 3, c. 1v; G. PEDERZINI, Cenni storico - ecclesiastici della pieve di Lizzana, Rovereto (TN) 1951, p. 12; R. ALBERTINI, La Piov, Lizzana (TN) 1984, in particolare le pp. 25-98
(2) Così M. BAZON alla p. 286 del suo Le divisioni ecclesiastiche della Val Lagarina, "Studi Trentini di Scienze Storiche", 18 (1937), pp. 272-312. Quest'interpretazione trova riscontro anche nella ricostruzione storica di I. ROGGER, Riconsiderazioni sulla storia della chiesa locale trentina, in L. DE FINIS (a cura di), Storia del Trentino, Trento 1994, pp. 53-73
(3) M. BAZON, Le divisioni ecclesiastiche..., cit., p. 289, la quale riprende il Parochiale Tridentinum seu notitia parochiarum et parochorum civitatis ac dioecesis Tridentinae di G. G. Tovazzi, edito a Trento nel 1785; cfr. anche A. CASETTI, Guida storico - archivistica del Trentino, Trento 1961, p. 393
(4) Secondo il questionario approntato dal parroco per la visita pastorale del 1956, la parte più antica della chiesa, corrispondente alla navata, risalirebbe al IX secolo; la vecchia struttura della chiesa sempre secondo questa testimonianza sarebbe poi stata ampliata nel 1693 con l'aggiunta del presbiterio e delle due cappelle laterali: cfr. Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.2, 9, c. 58v
(5) A. COSTA, La chiesa di Dio che vive in Trento, Trento 1986, pp. 492-94 e 504
(6) Come si apprende dalla "Quedam brevis nota" dell'arciprete Leonardo Contarini, nel 1470 la chiesa era sottoposta alla pieve solo per quanto riguardava la cura pastorale: cfr. Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.2, 1, cc. 3, 5r e 9r
(7) Il 28 giugno 1316 Guglielmo di Castelbarco dispose delle sue ultime volontà in presenza, fra gli altri, "Antonii archipresbiteri plebis Sancti Floriani de Lizzana, Boni presbiteri et confratris dictæ Antonii, et Gulielmi quondam Silvestri præsbiteri et confratris plebis eiusdem". L'arciprete Antonio e i sacerdoti Bonus e Guglielmo furono presenti anche al secondo testamento del Castelbarco del 1319: cfr. Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.2, 2, cc. 3r e 13r. Il testamento del 1319 è edito anche in A. AMADORI, Guglielmo di Castelbarco. L'unico vero gran signore nella storia della Vallagarina, Calliano (TN) 1983 (Estratto dagli Atti dell'Accademia Roveretana degli Agiati, a. 231 (1981), s. VI, vol. 21, fasc. A, pp. 79 - 130)
(8) Cfr. l'edizione integrale della "Quedam brevis nota" di Leonardo Contarini edita in G. M. VARANINI, Le istituzioni ecclesiastiche della Val Lagarina nel quattrocento veneziano, "Atti dell'Accademia Roveretana degli Agiati", a. 238 (1988), s. VI, vol. 28, fasc. A, 1990, pp. 435-523, p. 520
(9) Ibidem, pp. 443-444 e E. TAMANINI, La chiesa di Santa Maria del Carmine e il convento Carmelitano a Rovereto, Rovereto 1964, pp. 35-40
(10) Secondo G. M. Varanini la "Quedam brevis nota", un unicum dal punto di vista della tipologia documentaria, fu approntata dal Contarini in previsione di una lunga assenza dalla pieve, quale promemoria per un vicario: cfr. G. M. VARANINI, Le istituzioni ecclesiastiche..., cit., p. 474
(11) Ibidem, p. 450
(12) Si veda a questo proposito anche COOPERATIVA KOINE' (a cura di), Archivio parrocchiale decanale di S. Marco di Rovereto, Trento 1996, pp. 1-2
(13) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.10, 13, cc. 9r-19r e 13.10, 14, cc. 16r-23v.
(14) G. PEDERZINI, Cenni storico - ecclesiastici..., cit., p. 22
(15) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.2, 10, c. 10r e G. M. VARANINI, Le istituzioni ecclesiastiche..., cit., p. 476
(16) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.10, 31, c. 5r e E. TAMANINI, La chiesa di Santa Maria del Carmine..., cit., pp. 124-127
(17) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.3, 1, c. 5
(18) Archivio parrocchiale di Lizzana, 1, 7, p. 298
(19) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.10, 25, cc. 1r-3v
(20) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.3, 2, c. 5v
(21) Archivio parrocchiale di Lizzana, 14.1, 3, p. 10.
(22) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.2, 1, cc. 16r-17r, 14.1, 3, p. 128 e 14.1, 4, p. 179; ADT, Libro B (210), n. 231 e Parrocchie 134, 40 C, 2b
(23) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.2, 1, c. 18r
(24) G. PEDERZINI, Al diletto popolo della pieve di Lizzana l'arciprete don Giuseppe Pederzini nel dì 21 luglio 1927 con affetto e riconoscenza, Trento 1927
(25) Archivio parrocchiale di Lizzana, 13.3, 1, c. 5v

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La scheda è stata redatta da Morena Bertoldi nel 1997, in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo 2000". La revisione effettuata nel 2010 ha comportato le modifiche necessarie a garantire un livello minimo di coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel manuale "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento 2006.

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Rovereto
Denominazione Estremi cronologici
Parrocchia di San Floriano in Lizzana
Denominazione Estremi cronologici
Carraria della Pieve di Lizzana
Curazia di San Mauro