La prima testimonanza scritta di un luogo di culto a Tezze si trova negli atti visitali del vescovo di Feltre Tommaso Campeggio. Egli nel 1533 annotò che "vicino alle Tezze eravi allora una cappella fatta in onore di S. Giorgio perchè fosse di comodità al parroco e a tutti, si determinò di renderla pubblica ordinando sia munita di porta a chiave"(1). Il vescovo Giacomo Rovellio nel 1585 diede una descrizione di questa chiesetta: "era posta ad oriente, con una sola porta a occidente, con quattro finestre delle quali una nel presbiterio, l'altra a sera, l'altra a mezzodì e l'altra a settentrione. Aveva il soffitto, le pareti colorite e il pavimento in puro terreno. Il presbiterio era a volta e dipinto. L'altare senza gradini e senza predelle"(2). Quasi sessant'anni più tardi un altro vescovo, Zerbino Lugo, trovava che la chiesa di S. Giorgio "era campestre, non aveva nè avvolto nè soffitto: il presbiterio però era a volto, il pavimento a cemento, eravi un altare. La chiesa era male coperta e vi pioveva, aveva una sol porta"(3). Probabilmente lo stato di degrado della chiesetta convinse la popolazione di Tezze ad erigerne una nuova in località Borghetto la quale venne dedicata ai Ss. Antonio da Padova e Brigida. Non si conosce la data esatta della sua costruzione, un indizio però permette di datare la sua costruzione nella prima metà del Seicento: infatti su una trave della sagrestia, eliminata nei lavori di restauro del 1895, si leggeva la data del 1649. Padre Marco Morizzo nei suoi regesti delle visite dei vescovi di Feltre annota che in un documento del 1686 la chiesa dei Ss. Antonio e Brigida di Tezze "si chiama nuovamente fabbricata"(4). L'ultima annotazione della chiesa di S. Giorgio invece risale al 1726, sempre in un atto di visita vescovile, in cui il vescovo Piermaria Marchese Suarez "visitava la chiesa campestre di S. Giorgio alle Tezze e poi la nuova di S. Antonio pure alle Tezze". La chiesetta venne sotterrata da una frana e i suoi resti furono ritrovati nel 1908, durante lo scavo per la linea ferrata, assieme ad un'acquasantiera ora collocata nella nuova chiesa che porta sul basamento incisa la data del 1691(5).
La chiesa di S. Antonio fu più volte ristrutturata nel corso dei secoli: nel 1720 vi fu eretto un nuovo altare maggiore di pietra policroma in stile barocco. L'8 ottobre 1775 l'arciprete "di Tesino" celebrò le funzioni per la prima benedizione del tabernacolo per la conservazione del SS. Sacramento(6). Nel 1840 il vescovo di Trento Giovanni Nepomuceno de Tschiderer nella sua visita pastorale annota il bisogno che avrebbe la chiesa "di ristauri internamente nella volta che ha delle fessure cagionate dalla fabbrica del campanile (...) ha bisogno di suppellettili e di riparare il cimitero"(7).
Nel 1859 il rettore don Eugenio Degasperi la ampliò aggiungendo il presbiterio e due sagrestie; alle spese concorsero il comune di Grigno, la rettoria e gli eredi dello stesso Degasperi. Nel 1907 il nuovo rettore don Cirillo Gremes fece completare i lavori di pavimentazione. La Prima guerra mondiale distrusse in gran parte il paese e la sua chiesa; don Gremes tornò a Tezze nel 1919 dopo quattro anni di deportazione e la descrisse così: "era completamente spogliata di ogni arredo sacro, traforata qua e là da schegge di granata e di palle di cannone, senza banchi, senza armadi, senza confessionali, senza Via Crucis, rovinati il tabenacolo e la pietra sacra dell'altare maggiore, asportata la pala dell'altare del S. Cuore, rubata la corona d'argento dal capo della Madonna (...)"(8). Nella primavera del 1919 l'edificio venne in parte riparato ad opera dei prigionieri di guerra adibiti in paese alla raccolta dei residuati bellici. Le opere di ripristino vere e proprie furono in seguito effettuate in parte dal Genio Militare, in parte da quello Civile a conto danni di guerra. Ma l'edificio si doveva in seguito rivelare insufficiente a contenere i fedeli del paese, che era in netto aumento demografico, quindi si iniziò a costruirne una nuova. La nuova chiesa, costruita tra la vecchia e il cimitero, vicino al campanile in un luogo asciutto, fu fortemente voluta dal parroco Gremes che fin dal 1922 con immensi sforzi riuscì ad ottenere dal paese offerte in denaro e in prestazioni; si costituì un "Comitato pro erigenda chiesa" che cercò in tutti i modi di reperire fondi; si organizzarono delle feste di beneficienza e finalmente, su progetto elaborato dall'ingegnere Ettore Sottsas e sotto la direzione tecnica dell'ingegnere Enrico Toller di Borgo, si diede inizio ai lavori(9). Il 18 giugno 1923, festa del patrono S. Antonio, avvenne la benedizione della prima pietra. L'11 ottobre 1924 si celebrarono le ultime funzioni religiose nella vecchia chiesa; il giorno seguente infatti venne inaugurata la chiesa nuova con la benedizione del vescovo di Trento Celestino Endrici.
Alla decorazione interna si provvide nel 1929 ad opera del professore Luigi Bonazza di Trento. Il 29 settembre del 1934 con la solenne consacrazione, si ebbe la massima festa religiosa celebrata in paese a coronamento dell'erezione della chiesa alla presenza del vescovo coadiutore di Venezia Giovanni Ieremich. Nel 1948 fu completata la facciata principale con la messa in opera delle due colonne in graniglia a sostegno della tettoia esterna.
NOTIZIE SULL'ISTITUZIONE
Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati.
Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbriceri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbriceri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.
Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbriceri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amminstrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbriceri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbriceri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione"(10). I fabbriceri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbriceri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto.
Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'unico controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie.
L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione, decereto 13 febbraio 1987, n.33, in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.
Espandi il testo
Comprimi il testo