La vicinia era costituita dai rappresentanti dei residenti di un territorio; era un'organizzazione socio-politico-amministrativa. L'organo decisionale dell'organizzazione era l'assemblea che si riuniva alcune volte all'anno, solitamente convocata dal suono della campana. Venivano discussi argomenti di vario genere relativi alla vita comunitaria (uso dei campi e degli alpeggi, sfruttamento di eventuali miniere, manutenzione di strade, ponti e fiumi, taglio dei boschi e suddivisione del legname). Spesso spettava alla vicinia anche la manutenzione dell'edificio di culto e il contributo al curato locale, così come il pagamento del sacrestano; in molti casi anche la canonica era fornita dalla vicinia.
A regolamentare la vita civile, economica ed amministrativa di ogni singola comunità era uno "statuto" o "carta di regola" il cui contenuto variava a seconda delle caratteristiche di ogni territorio, in rapporto anche alla posizione geografica e alle risorse. La vicinia di Lavis faceva parte della comunità di Lavis, Pressano e consorti; la loro carta di regola risale al primo marzo 1526 (1). I suoi capitoli furono confermati nel 1746 dall'imperatrice Maria Teresa e da Giuseppe II nel 1783.
A capo dell'intera comunità di Lavis vi era un regolano, eletto annualmente dall'assemblea dei vicini; la nomina avveniva a rotazione secondo un ordine basato sull'elenco dei proprietari di immobili. Inizialmente le riunioni della regola si tenevano a Pressano, situata in posizione centrale rispetto ai paesi della comunità, mentre con il tempo si spostarono nella casa comunale a Lavis. Erano considerati "vicini" tutti coloro che risiedevano nel territorio della comunità e che possedevano un determinato patrimonio. A coadiuvare il regolano erano preposti tre sindaci e sei deputati dei "culumelli" che componevano il Consiglio. Ogni sindaco aveva verso il proprio columello le stesse prerogative che il regolano aveva verso la comunità e quindi si occupava dell'amministrazione. Vi era poi un esattore che riscuoteva le steore, due incaricati della costruzione, sorveglianza e manutenzione degli argini dei fiumi Adige e Avisio detti "Paumaister" e altri uomini che controllavano e sorvegliavano le attività comuni ("becaro", "stimadori", "saltari della campagna", "pastore", sorveglianti per gli incendi, ecc.).
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