Parrocchia della Natività di Maria, Spormaggiore, [1288] - ( [1288] - )

Parrocchia della Natività di Maria, Spormaggiore, [1288] -

Parrocchia della Beata Vergine Maria e di San Vigilio

Parrocchia della Natività di Maria

Parrocchia dell'Assunta

Pieve di San Vigilio

Pieve di Spor

ente

98000440226

[1288] -

Il paese di Spormaggiore si trova sulla spianata a destra della valle percorsa dal torrente Sporeggio; l'antica giurisdizione pievana si estendeva nella zona a occidente rispetto al basso corso del Noce. Non si conosce la data esatta della formazione del centro cristiano, così per definizione si dice eretto 'ab immemorabili'. Alcuni studiosi locali ritengono che risalga ad un'epoca abbastanza antica (lo testimonierebbe la prima dedicazione a San Vigilio) ma sicuramente è successiva rispetto alla vicina pieve di Banale in quanto le chiese di Andalo e di Molveno, benché prossime a Spor, sono filiali della matrice giudicariese (1).
La prima citazione documentata di un pievano a Spor risale al 1288 e nomina un certo Nicolò il quale, nel 1295, pagò la decima papale (2).
Nell'elenco steso nel 1309 nel quale è riportato l'ammontare della quota che ogni chiesa del principato doveva pagare annualmente al vescovo e al Capitolo di Trento a titolo di beneficio, Spor risulta versare 8 marche, segno che era "discretamente fornita di beni, avuti da lasciti o donazioni" (3).
La parrocchia confinava "a levante con la parrocchia di Mezzolombardo, a mezzogiorno con la parrocchia del Banale, a sera con monti quasi inaccessibili, a settentrione con la parrocchia di Vigo e in maggior parte con la parrocchia di Denno" (4).
Il parroco di Spormaggiore aveva giurisdizione ecclesiastica anche sulla popolazione dei villaggi di Sporminore e Cavedago: amministrava i sacramenti, aveva diritto di cura d'anime, possedeva il fonte battesimale, aveva la custodia dell'eucarestia e del cimitero. Come dotazione anticamente il parroco aveva a disposizione la "quarta" del grano e una parte della decima del "brascato" raccolto nel territorio parrocchiale, l'affitto in denaro e in natura di diversi fondi, alcune entrate dagli 'incerti' dei funerali e dei matrimoni; nonché il diritto di alloggiare in canonica messagli a disposizione dalla Comunità (5).
Con il passare del tempo si aggiunsero altri sacerdoti che coadiuvavano il parroco negli uffici sacri o erano investiti di benefici fondati dalla nobile famiglia Spaur o da benefattori locali.
Nel 1658 Giovanni Leonardo Altspaur ordinò nel suo testamento un beneficio di tre messe settimanali e lasciò il diritto di presentazione ai suoi discendenti o, in caso di estinzione, alla famiglia del ramo Alberti di Denno. Il beneficio venne approvato dall'Ordinariato il 5 dicembre 1695. Il beneficiato doveva assistere il parroco nelle sacre funzioni e nelle confessioni; altri membri della famiglia Altspaur aumentarono la dote della fondazione, che passò sotto la sorveglianza del parroco di Spormaggiore. Nel 1749 venne fondata dal conte Francesco Antonio Spaur una primissaria con l'obbligo di due prime messe la settimana e dell'assistenza al parroco nelle confessioni e nella dottrina cristiana.
Nel 1751, oltre al parroco Giulio Nicolò Lochner, si trovava a Spormaggiore anche don Valentino Rampanelli, investito del beneficio Altspaur del quale la famiglia Spaur aveva il diritto di presentazione. Il beneficiato aveva l'obbligo della celebrazione di quattro messe alla settimana e aiutava il parroco nelle confessioni e nella spiegazione della dottrina cristiana; aveva inoltre il compito di tenere la scuola per i ragazzi (6). Nel 1766 in paese era presente anche il sacerdote investito della primissaria Spaur (7).
I rapporti tra i parroci e i primissari non sempre furono idilliaci: spesso si creavano contrasti dovuti al fatto che i beneficiati erano eletti senza il consenso del parroco, dovevano risiedere in canonica ed erano dipendenti dal Comune. Nel 1825 il parroco cercò di ottenere l'unione della primissaria al beneficio parrocchiale, senza successo (8).
Con il passare del tempo le curazie dipendenti di Sporminore e di Cavedago ottennero l'indipendenza rispetto alla matrice fino a diventare parrocchie, la prima nel 1909 e la seconda nel 1941.
Dal 1929, in seguito alla concessione del titolo di arcipretale alla chiesa di Spormaggiore, anche i parroci pro tempore del luogo si fregiano del titolo di arciprete.
La parrocchia di Spomaggiore è sempre stata sottoposta al decanato di Mezzolombardo.
Con D.M. del 30 dicembre 1986, pubblicato sulla Gazzetta Ufficale del 24 gennaio 1987, la parrocchia della Natività di Maria con sede a Spormaggiore è stata dichiarata persona giuridica privata (Tribunale di Trento, Registro Persone Giuridiche n. 535).

ELENCO PARROCI DI SPORMAGGIORE

1288-1295 Nicolò
1316 Francesco
1336 Andrea
1338 Ugone
1343 Enrico da Pavillo
1374 Giovanni da Augusta
1376 Hartwico da Strasburgo di Carinzia, canonico di Trento
1437 Giovanni fu Armanno
1478 Ilario
1483 Pietro de Belegnano - vicepievano
1512 Antonio de Ledro, canonico di Trento
1512 Marco de Fabris da Cles
1515 Clemente de Fabris
1524 Giovanni Cristoforo Negelberkl della diocesi di Passavia
1537 Luca de Campi d'Enno - vicario parrocchiale
1541-1557 Cristoforo Neushauser
1557-1576 Giovanni de Rutundis di Storo
1576 Andrea de Giordani da Nanno
1584-1589 Giovanni dei Valentini da Rallo
1589-1602 Giovanni Battista Veronesi da Banale
1602 Bartolomeo Leoni
1602-1624 Paolo Crivelli da Gardolo
1625-1629 Luca Maccani dalla Val di Non
1630-1649 Andrea Luchi dalla Val di Non
1650-1695 Antonio Chini da Segno
1695-1715 Antonio Giuliani da Andogno
1715-1750 Tommaso Francesco Saverio Giuliani da Banale
1750-1788 Giulio Nicolò Lochner da Campodenno
1789-1797 Luca Alessio Ravelli da Pressone
1797-1809 Giulio de Scari da Mezzolombardo
1809-1811 Bartolomeo de Ioris da Mezzolombardo - vicario parrocchiale
1811-1824 Pietro Zaiotti da Gazzadina di Meano
1824-1852 Giuseppe Micheletti da Malosco
1852-1859 Domenico Formaini da Calliano
1859-1874 Agostino Tambosi da Pergine
1875-1879 Giovanni Battista Inama da Coredo
1879-1896 Alessandro Arnoldi da Bresimo
1897-1914 Anselmo Girardini da Cimego
1914-1932 Vittore Zadra da Taio - arciprete
1933-1938 Giovanni Zuech da Brez
1938-1960 Lorenzo Eccher
1960-1970 Luigi Borghesi
1970-1984 Pio Corrà
1984-1996 Paride Chiocchetti
1996-2007 Claudio Leoni
2007- 2010 Giorgio Bortoluzzi (anche parroco di Cavedago)
2011- Augusto Angeli

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ente della chiesa cattolica

Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto

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Le chiese esistenti sul territorio con origini più antiche vengono denominate pievi ("pluif" in celtico, "plou" in bretone, "plêf" in ladino-friulano, "plaif" in engadinese, "ploâh" in ladino della Val di Non). L'origine del termine, lungi dall'essere stato studiato nella sua complessità, è però molto difficile da definire. L'esigenza di garantire al popolo cristiano e in special modo a coloro che vivevano lontano dalle sedi vescovili quell'insieme di servizi sacramentali e pastorali che va sotto il termine generico di "cura d'anime" rese presto necessario l'invio di ecclesiastici nella campagne per annunciare il Vangelo anche lontano dalle mura cittadine (9). In Occidente ciò accadde a partire dalla seconda metà del IV secolo. Buona parte della storiografia chiama "pievi" i centri di cura d'anime sorti nel territorio extraurbano fin dal IV-V secolo ma è solo a partire dall'VIII secolo che il termine "plebs" cominciò a significare non solo la comunità cristiana ma anche il territorio in cui tale comunità risiedeva e l'edificio sacro al quale essa faceva riferimento. A una stabile suddivisione territoriale delle diocesi in circoscrizioni minori si giunse con la legislazione carolingia all'inizio del IX secolo. Questa estese anche all'Italia centro-settentrionale le norme che rendevano obbligatorio il pagamento della decima e precisò che gli introiti provenienti da tale pagamento dovevano essere destinati solo alle chiese battesimali. "Nacque in questo modo il "sistema" pievano, nel quale la realtà vivente (l'insieme del clero e del "popolo di Dio"), la realtà di pietra (il complesso degli edifici) e la realtà giurisdizionale (l'ambito territoriale di esercizio della giurisdizione spirituale, dal quale l'ente otteneva anche il suo sostentamento) assumevano significativamente lo stesso nome: plebs, pieve" (10). Da questo momento si viene a creare una completa ripartizione del territorio diocesano in distretti ecclesiastici minori, che riproducevano strutture civili preesistenti o rispettavano determinati confini naturali. In seguito i mutamenti demografici spinsero alla formazione di nuove pievi, ma il "sistema pievano" non fu per questo scardinato mantenendosi stabile fino alla fine del XIII secolo. Non è possibile attestare, dall'esame dei documenti pervenuti, se nel territorio trentino prima del 1000 il termine pieve fosse utilizzato nell'accezione sopra descritta (cioè indicante la triplice realtà istituzionale, edilizia e territoriale), per questo è necessario rivolgersi a fonti del XII secolo. Se ci si limita a prendere in considerazione le 68 circoscrizioni pievane della diocesi di Trento esistenti alla fine del XIII secolo si scopre che ben 33 di esse sono attestate prima del 1200 e altre 25 compaiono nella prima metà del XIII secolo (11).

Il termine "parrocchia" (12) deriva dal greco e indica, dal punto di vista etimologico, una qualsiasi circoscrizione territoriale. Nei primi secoli della cristianità fino al basso medioevo il termine venne adottato per indicare le ripartizioni dei territori diocesani in circoscrizioni minori, fenomeno nato in conseguenza del moltiplicarsi nelle diocesi di nuove chiese sotto la spinta delle crescenti esigenze dei fedeli. La consacrazione definitiva del "sistema parrocchiale" si ebbe con il Concilio di Trento che, sulla base della precedente normativa pontificia e conciliare, dettò una nuova e completa disciplina della struttura della Chiesa. I legislatori del Concilio prescrissero che, per la più efficace tutela della cura delle anime affidate ai vescovi, il "populus fidelium" si dovesse distinguere in parrocchie proprie con confini determinati e che a ciascuna di esse venisse assegnato un sacerdote che vi risiedesse, soltanto dal quale i fedeli potevano ricevere i Sacramenti (Sess. XXIV, cap. 13). Si ordinò così che venissero erette parrocchie in tutti i luoghi in cui esse non esistevano e si stabilirono delle norme per assicurare ai parroci un reddito minimo. Il parroco si impegnava a risiedere nel luogo assegnatogli, ad approfondire la conoscenza della comunità dei fedeli attraverso la compilazione e l'accurata custodia dei libri parrocchiali e a partecipare alle adunanze vicariali. I principi enunciati dal Concilio di Trento e successivamente ribaditi nella normativa pontificia sono stati accolti e sintetizzati nel testo del Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 216 §1 dispone che il territorio di ogni diocesi debba essere diviso in "distinctas partes territoriales", a ciascuna delle quali "sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda suusque peculiaris rector, tamquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura". L'istituzione parrocchiale dunque risulta costituita, oltre che dall'elemento territoriale, da altri tre elementi: un determinato "popolo", una peculiare "chiesa" e un "pastor". Il Codice di diritto canonico del 1983 ha riconosciuto la personalità giuridica della parrocchia espressamente concepita come "Communitas Christifidelium" (CIC 1983, can. 515 §3). Tale riforma è stata recepita sia nell'accordo tra Stato e Chiesa (legge 121/1985) sia nelle disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici (legge 222/1985); le diocesi e le parrocchie acquistano la personalità giuridica civile dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell'interno che conferisce loro la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto".

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Chiesa

Diocesi di Trento
Decanato di Mezzolombardo

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(1) Cfr. WEBER S., Le chiese della Val di Non nella storia e nell'arte. I decanati di Taio, Denno e Mezzolombardo, Vol. III, Mori, 1992 ristampa anastatica, p. 205.
(2) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna 1999, p. 195.
(3) Cfr. WEBER S., op. cit., p. 205.
(4) Cfr. ADT, Atti visitali, n. 66, c. 58.
(5) Ibidem, n. 62, c. 503.
(6) Ibidem, c. 498.
(7) Ibidem, n. 66.
(8) Cfr. Ufficio parrocchiale della Natività di Maria in Spormaggiore, Direttori delle funzioni parrocchiali, reg. 1.
(9) Cfr. CURZEL E., op. cit., p. 5 e segg. Si rimanda alla ricca bibliografia contenuta nel volume.
(10) Ibidem, p. 7.
(11) Ibidem, p. 29 e tabelle riprodotte.
(12) Le presenti notizie informative sono da ritenersi generali e non esaustive. Per un approfondimento e una bibliografia articolata si rimanda alla voce corrispondente dell'Enciclopedia del diritto, Giuffré, Varese, 1958-1995.

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La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006.

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ADT, Atti Visitali
ADT, Parrocchie e curazie

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Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Codice di diritto canonico (1983)

Denominazione Estremi cronologici
Comune di Spormaggiore
Denominazione Estremi cronologici
Ufficio parrocchiale della Natività di Maria in Spormaggiore
Denominazione Estremi cronologici
Chiesa della Natività di Maria
Curazia della Madonna Addolorata