Il 15 maggio 1722 il Capitolo della Cattedrale di Trento, riunitosi come al solito nella sacrestia della Cattedrale, sancì l'erezione della curazia di Gardolo e un primo distacco dalla parrocchia di San Pietro e Paolo di Trento. Nel documento di erezione (1), dopo un riassunto dei passaggi principali della cappellania dal 1467 fino al 1695, anno in cui viene concesso un sacerdote stabile nella villa di Gardolo, vengono esposte le ragioni della comunità per la richiesta del fonte battesimale e di un curato. I fedeli di Gardolo infatti erano obbligati a "portare li di loro infanti alla venerabile parrochiale di San Pietro soddetta per ricevere l'acqua battesimale con non poco disastro, anzi pericolo de' bambini, attesa la distanza pur troppo evidente e strada malagevole per le pioggie e nell'inverno fastidiosa per le nevi". Punto per punto vengono elencati e quindi approvati i capitoli che definivano i diritti e i doveri reciproci del curato e della comunità di Gardolo e i rapporti con il Capitolo e la parrocchia di San Pietro. Per il mantenimento del curato la comunità si impegnava a pagare 80 ragnesi l'anno in due rate e altrettanti sarebbero stati versati dalla chiesa e dai suoi sindaci per la soddisfazione delle messe legatarie fondate nella stessa. Al curato spettava inoltre la questua del "brascato" al tempo della vendemmia e il ricavato dalle prestazioni fornite per i servizi di cura d'anime. Il sacerdote percepiva infatti sette carantani per ogni battesimo impartito nella chiesa di Gardolo, che corrispondeva esattamente a quanto ricavava in precedenza il parroco di San Pietro, 30 carantani e una candela di cera bianca per ogni funerale con messa e sei carantani per i funerali senza messa, cinque troni al giorno per le processioni straordinarie e fuori dal territorio di Gardolo, 18 troni nel periodo di Quaresima per il mantenimento del padre predicatore, due troni e un fazzoletto per la messa cantata con discorso ai matrimoni e infine le elemosine dovute per le messe di devozione e gli uffici funebri. Il curato era obbligato a celebrare la messa di domenica e nei giorni festivi, tenere la scuola ai ragazzi nei mesi di dicembre, gennaio, febbraio e marzo, amministrare il battesimo e gli altri sacramenti, spiegare il Vangelo durante la messa cantata, insegnare la dottrina cristiana festiva, "promovere l'utile di questa venerabile chiesa curata e finalmente col suo buon esempio e religiosità di vivere talmente di portarsi, che quel popolo a di lui immitazione venga sempre più stimolato alla divozione, pietà, frequenza dei Santissimi Sacramenti e buoni costumi". Il curato pro tempore aveva "sempre l'obbligo di risiedere ed abitare di continuo nella predetta villa di Gardolo e se per qualche suo affare gli occorresse andar altrove ed assentarsi più di un giorno, sii egli obbligato provedere in sua vece d'un altro sacerdote ivi permanente che supplire possa a bisogni pastorali". I vicini della villa di Gardolo avevano il diritto di "elleggere e nominare di tempo in tempo il reverendo signor curato illius loci, capace però, idoneo ed esemplare, approvato prima dal reverendissimo Ordinario per la cura d'anime ed esercizio della medema, con obbligo poi ad essi di presentarlo per la confirmazione a questo illustrissimo e reverendissimo Capitolo".
Con l'erezione della curazia di Gardolo rimasero intatte le ragioni del Capitolo e della parrocchia di San Pietro per quanto riguardava la riscossione delle decime di grano e "brascato" nel territorio di Gardolo e per l'obbligo della popolazione di Gardolo di visitare la Cattedrale il giorno della festa di San Vigilio e la chiesa parrocchiale il giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo; il curato di Gardolo era tenuto a somministrare il pranzo al parroco di San Pietro quando si portava a Gardolo a cantare messa il giorno della consacrazione della chiesa.
Il giorno stesso dell'erezione della curazia fu nominato a curato il sacerdote don Giovanni Lodovico Prenner, "abile e capace, anzi dotato di buone qualità ed esemplare" e che già da molti anni (2) amministrava la cura delle anime di Gardolo "con zello particolare".
Grazie alle elemosine lasciate in legato da diversi benefattori, a partire dal 1735 fu possibile il mantenimento di un primissario. Tale sacerdote, come riferiva più tardi il curato don Filippo Salvotti, si era reso necessario anche in quanto "si spargeva su tutti i punti di questo vasto territorio una nuova e sempre più crescente popolazione ad abitare le case che si fabbricavano qua e là vicino ai disboscati e dissodati terreni" (3).
Dal 1833, su proposta della rappresentanza comunale di Gardolo, il curato pro tempore venne obbligato a mantenere in canonica e a stipendiare un sacerdote cooperatore in base ad un decreto vescovile che sanciva l'unione temporanea del beneficio primissariale Tosetti (4) al beneficio curaziale di Gardolo.
Nel corso dell'Ottocento la congrua curaziale venne incrementata grazie alle rendite derivanti da alcuni legati: il curato incassava infatti l'affitto di una casa e la metà dell'affitto del fondo "alla Pozza" lasciati a titolo di legato da Giovanni Battista Zendron e un compenso per la distribuzione delle elemosine del legato Tosetti (5).
Con decreto del 20 giugno 1894 il Ministero del Culto e Istruzione riconobbe l'indipendenza della curazia di Gardolo, indipendenza canonica che peraltro era già stata concessa nel documento di erezione del 1722, dal momento in cui gli obblighi verso la parrocchia di San Pietro dovevano essere interpretati come "atti di omaggio" e non come "atti di ricognizione di sudditanza canonica" (6).
In seguito alla rinuncia da parte dei capifamiglia di Gardolo del diritto di nomina del proprio curato in favore del vescovo di Trento, con decreto del 13 marzo 1897 la curazia di Gardolo venne elavata a parrocchia.
ELENCO DEI CURATI
1704-1731 Giovanni Ludovico Prenner
1731-1744 Valentino Gianni
1744-1779 Giacomo Hilber
1779-1787 Filippo Antonio Alessandrini
1787-1791 Francesco Sardagna
1791-1798 Leonardo Zanella
1798-1804 Domenico Antonio Filippi
1805-1821 Giovanni Battista Gelmini
1821-1851 Giuseppe Dalrì
1851-1878 Filippo Salvotti
1878-1905 Francesco Torresani (primo parroco)
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