Curazia di Santa Maria e dei Santi Faustino e Giovita, Cavrasto (Bleggio Superiore), 1764 - 1959 dicembre 3 ( 1764 - 1959 dicembre 3 )

Curazia di Santa Maria e dei Santi Faustino e Giovita, Cavrasto (Bleggio Superiore), 1764 - 1959 dicembre 3

Curazia di Santa Maria e dei Santi Faustino e Giovita

ente

1764 - 1959 dicembre 3

I fedeli della frazione di Cavrasto erano sottoposti al controllo spirituale del parroco del Bleggio alla cui chiesa si recavano per ricevere i sacramenti e trovare conforto spirituale. Già agli inizi del XVI secolo Cavrasto era provvista di una chiesa nella quale un inviato dal parroco celebrava delle messe a vantaggio della popolazione locale, generalmente la prima messa del mattino.
Nel 1764, in seguito alle preghiere che i vicini di Cavrasto rivolsero all'autorità vescovile, fu concessa, con licenza del parroco del Bleggio, la custodia dell'Eucarestia (1). Tale concessione era però limitata alla sola adorazione, che non poteva essere pubblica, e per recare il Viatico agli infermi. E' con questa concessione che Cavrasto diventa una primissaria curata.
Il primissario, in osservanza ai capitoli concordati tra il parroco e i vicini, era tenuto a celebrare di buon'ora la messa nei giorni festivi con eccezione per i mesi invernali durante i quali gli era concesso di celebrare la messa alle otto di mattina. Al termine della funzione doveva recarsi alla parrocchiale per aiutare il parroco. In occasione di funzioni, celebrazioni particolari o processioni il curato manteneva una posizione di subordine rispetto al parroco, al suo cappellano e ad altri sacerdoti della pieve; gli era inoltre proibito cantare il Vespro e tenere la dottrina. Il primissario di Cavrasto poteva però ricevere e trattenere a beneficio della chiesa tutte le questue (di gallette, frumento, "formentone") che si sarebbero tenute nel suo distretto che comprendeva, oltre alla frazione di Cavrasto, anche i masi di Marcé, Fucine, Molini, Cornelle e Clena.
La licenza di erigere il fonte battesimale nella chiesa di Cavrasto venne concessa il 10 giugno 1828 con decreto vescovile n. 1490/711 Eccl. La concessione sottostava ad una condizione: la comunità di Cavrasto si impegnava ad offrire ogni anno in perpetuo alla canonica parrocchiale di Bleggio, a titolo reverenziale, "mezza libbra giudicariese" di cera da presentare il Sabato Santo di ciascun anno (2). Il fonte fu approntato a spese degli abitanti, che provvidero anche agli arredi necessari. Il cappellano esposto riceveva l'acqua benedetta dalla parrocchia. Gli era proibito tenere il registro dei nati: egli doveva di volta in volta comunicare al parroco entro le 24 ore il battesimo amministrato, con tutte le indicazioni prescritte per la registrazione sui libri parrocchiali; non poteva inoltre rilasciare certificati. Il curato di Cavrasto tratteneva però per suo comodo un registro, non ufficiale, sul quale segnava tutti i battesimi, come testimoniano le registrazioni di nati e battezzati che si trovano nell'archivio parrocchiale di Cavrasto e che datano dal 1828. Le registrazioni ufficiali, almeno fin quasi alla fine del XIX secolo, sono infatti quelle che si trovano sui registri della parrocchia di Santa Croce, poiché al primissario di Cavrasto non era concesso tenere le matricole. Nel 1885, in occasione della visita pastorale, il vescovo Giovanni Giacomo Della Bona concesse al curato la tenuta del registro dei nati e battezzati, come ricorda anche una nota di don Felice Volani: "Un registro regolare è proibito dai capitoli, ma comandato al sottoscritto da Sua Altezza il Principe Vescovo [Giovanni Giacomo] Della Bona in occasione della visita pastorale" (3).
Il curato abitava in paese, in un locale messo a disposizione dalla comunità; la sistemazione risultò però poco adatta ad ospitare dignitosamente il sacerdote: era fredda e malsana, dotata di pochi e miseri arredi. Finalmente nel 1881 il Comune provvide ad adattare un vecchio locale della scuola ad uso canonica, dotandolo di stufa e cucina. Sulle risposte rese dal curato per la visita pastorale del 1908 si legge che la canonica apparteneva alla comunità di Cavrasto ed era dotata di una vecchia credenza e di "un guardaroba cantonale misero" (4). La situazione economica e la povertà della gente del paese non permetteva di offrire di meglio al proprio curato. Agli inizi del Novecento la cura contava circa 570 anime, ma circa un terzo della popolazione era migrata in America.
Nell'agosto del 1922 fece il suo ingresso a Cavrasto in qualità di curato don Carlo Calliari, zelante sacerdote che favorì e incoraggiò con il suo operato la nascita di iniziative in favore della cura d'anime come l'erezione dell'Azione cattolica femminile in paese, la nascita della Famiglia cooperativa di consumo di Cavrasto, si prodigò per l'abbellimento della chiesa, trasformò in giardino il piazzale antistante l'antico cimitero.
A questo sacerdote si deve il primo tentativo di erigere la curazia a parrocchia, per la quale egli diede avvio alle pratiche e alla raccolta dei fondi necessari. Purtroppo incontrò l'opposizione del parroco di Santa Croce che bloccò ogni iniziativa.
A Cavrasto si celebravano i matrimoni con l'assistenza delegata del curato e, dal 1924, fu possibile tenere regolarmente il relativo registro. Qualche anno dopo fu chiesta e accordata anche la facoltà per il curato di assumere atto giurato di stato libero ai fini del matrimonio.
Il curato poteva ora celebrare messa nei giorni feriali ad orario fisso e comodo per la popolazione, tutte le domeniche e le festività, poteva tenere la dottrina cristiana agli adulti e ai fanciulli, ai quali era anche garantita con regolarità la catechesi a scuola.
Don Carlo Calliari, rispondendo al questionario per la visita pastorale del 1927, confermava che non esisteva beneficio curaziale e che l'unica entrata del curato era data esclusivamente dalla congrua (5). Egli aveva intuito la necessità di provvedere ai bisogni materiali del curatore d'anime, diventati sempre più onerosi nel dopoguerra a causa della riduzione della congrua governativa, senza gravare il popolo. Riuscì a creare un fondo di 5000 lire che depositò in un libretto bancario e che il suo successore, don Olivo Angeli, investì nell'acquisto di un fondo in località 'a Pion'. Con la raccolta di altro denaro fu acquistato un altro fondo nel territorio di Marcé. Nel 1938 una donazione procurò l'orto al curato e nel 1945 una benefattrice regalò un prato in località 'a Pion'.
Don Olivo Angeli continuò con meno entusiasmo il percorso intrapreso da don Calliari per erigere la parrocchia; come egli stesso affermò in occasione della visita del 1942 (6) : "da parte mia non troverei matura l'idea del mio antecessore di elevare la curazia a parrocchia"; riteneva invece "cosa utilissima per la cura d'anime ... poter celebrare i matrimoni in curazia indipendentemente dalla parrocchia (è cosa molto desiderata e sentita dal popolo)".
Nel 1948 alcuni interventi di restauro interessarono la canonica che venne ristrutturata a spese del Comune al quale spettava l'onere della sua manutenzione.
Tutta la zona del Bleggio era caratterizzata da una forte migrazione; anche a Cavrasto i mezzi di sussistenza non erano sufficienti a garantire una vita dignitosa ai propri abitanti che sempre in maggior numero si recavano all'estero o nelle grandi città del nord Italia in cerca di lavoro. I curati lamentarono sempre questa piaga che svuotava il paese e portava con sé anche conseguenze di tipo morale. Nel 1952 la popolazione di Cavrasto ammontava a sole 318 persone. Al tempo la curazia confinava con le curazie di Balbido e di Rango, con le parrocchie di Quadra, Santa Croce e Fiavé. Don Rinaldo Binelli non godeva ancora di alcun beneficio; poteva contare su un paio di fondi e su quanto la popolazione si era obbligata a fornirgli, ovvero: "un litro di latte al giorno, una caserada annua, 50 quintali di legna (7)", mezzi che gli procuravano lo stretto necessario per vivere.
Nell'ambito della curazia rientravano anche la chiesa dei Santi Faustino e Giovita verso Santa Croce, i capitelli dedicati a San Giuseppe, ai Caduti, alle Sante Anime e due alla Madonna oltre ad una croce di pietra in località Cornelle.

ELENCO DEI PRIMISSARI/CURATI

1752-1786 Ignazio BUFFI
1787 Francesco Aurelio MARANI
1818-1839 Nicolò TORRESANI
1839-1845 Giovanni BONISOLI
1845-1866 Luigi CAMPIDELLI
1866-1882 Giuseppe ADAMI
1883-1913 Felice VOLANI
1913-1922 Giuseppe BRUNELLI
1922-1932 Carlo CALLIARI
1933-1947 Olivo ANGELI
1948-1958 Rinaldo BINELLI
1958-1960 Giovanni SIMONI

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Cavrasto (Bleggio Superiore, TN)

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ente della chiesa cattolica

Con il termine "curazia" si vuole indicare un luogo o un territorio determinato, con chiesa propria, situata all'interno dei confini della parrocchia, sottratta parzialmente alla giurisdizione del parroco e affidata a un curato. La curazia poteva essere, in relazione alla parrocchia d'origine, completamente o parzialmente dipendente, o indipendente a seconda delle concessioni ottenute a mano a mano dall'autorità ecclesiastica e civile. Nei territori soggetti alla giurisdizione austriaca venivano riconosciute come indipendenti quelle sole stazioni di cura d'anime delle quali si poteva comprovare l'erezione a cura indipendente con il beneplacito dello Stato. I sacerdoti che ambivano all'assegnazione del beneficio curaziale dovevano sostenere gli esami di concorso indetti dall'Ordinariato. Il curato era tenuto a celebrare la messa "pro populo" ed era autorizzato a tenere, senza delegazione parrocchiale, i registri di battesimo, matrimonio e morte. Nel Tirolo tuttavia si ebbero curazie erette anche senza la presenza di tutti gli elementi descritti sopra. Tra le due guerre mondiali la maggior parte delle curazie presenti sul territorio tridentino ottennero l'elevazione a parrocchia e il sistema curaziale fu abolito completamente in seguito al Concordato del 1984.

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Chiesa

Diocesi di Trento
Decanato del Lomaso
Parrocchia di Santa Croce del Bleggio

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(1) Cfr. Ufficio parrocchiale di Santa Maria e dei Santi Faustino e Giovita in Cavrasto, Carteggio e atti, fasc. 2.
(2) Ibidem.
(3) Ibidem, Registri dei nati e battezzati, reg. 3.
(4) Ibidem, Carteggio e atti, fasc. 9.
(5) Ibidem.
(6) Ibidem.
(7) Dal verbale di riconsegna del parroco don Silvino Caola del 1968 si apprende che "il parroco non riceve più né legna, né latte, né caserada", cfr. Ibidem, fasc. 10.

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La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006.

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ADT, Atti visitali
ADT, Parrocchie e curazie
ADT, Libro B

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Bleggio Superiore
Denominazione Estremi cronologici
Ufficio parrocchiale di Santa Maria e dei Santi Faustino e Giovita in Cavrasto
Denominazione Estremi cronologici
Parrocchia di Santa Maria e dei Santi Faustino e Giovita
Parrocchia di Santa Croce