Comune di Faedo, Faedo, 1923 gennaio 13 - 1928 aprile 9 ( 1923 gennaio 13 - 1928 aprile 9 )

Comune di Faedo, Faedo, 1923 gennaio 13 - 1928 aprile 9

Comune di Faedo

ente

1923 gennaio 13 - 1928 aprile 9

In seguito alla sconfitta dell'Austria nel primo conflitto mondiale, il trattato di St. Germain, datato 10 settembre 1919, approvato con R.D. 6 ottobre 1919, n. 1804, e convertito in legge il 26 settembre 1920, sancì l'annessione del Trentino all'Italia. L'ordinamento comunale austriaco, tuttavia, rimase in vigore fino all'emanazione del R.D. 11 gennaio 1923, n. 9, che estese alle nuove province l'ordinamento comunale italiano.
Con l'avvento del Fascismo, la riforma della legge comunale e provinciale italiana, contenuta nel R.D. 30 dicembre 1923, n. 2839, la legge 4 febbraio 1926, n. 237 (riguardante l'istituzione del podestà e della consulta municipale nominati dall'esecutivo nei comuni non eccedenti i 5000 abitanti) e, infine, il R.D.L. 3 settembre 1926, n. 1910 (in base a cui fu esteso l'ordinamento podestarile a tutti i comuni del Regno), operavano la cancellazione completa del passato tessuto amministrativo dei comuni italiani.
Nel 1928, con interventi d'autorità, furono aggregati fra loro molti piccoli comuni, fino a giungere in Trentino al numero di 117 (la riforma fu particolarmente intensa negli anni 1928-'29).

Con R.D. 9.4.1928, n. 890 il comune di Faedo venne aggregato, insieme a quello di Grumo, al comune di San Michele all'Adige.
Il 7 maggio 1928 con n. di prot. 425 (1) veniva infatti trasmesso al podestà di Faedo il decreto della Prefettura di Trento del 3 maggio 1928, n. 23304/IIa relativo all'unione dei comuni di Faedo e Grumo a quello di S. Michele all'Adige, ma l'attività amministrativa proseguì fino al 31 dicembre 1928 (2).
La date riportate in intestazione sono quelle istituzionali.

 Espandi il testo

ente pubblico territoriale

Con il R.D. datato 11 gennaio 1923, n. 9, vennero estesi al Trentino il Testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con R.D. datato 4 febbraio 1915, n. 148; i decreti luogotenenziali datati 4 gennaio 1917, n. 129, 13 febbraio 1919, n. 156, e 23 marzo 1919, n. 504; i R.D. datati 18 settembre 1919, n. 1825, e 20 ottobre 1921, n. 1576; i Regi decreti-legge datati 8 settembre 1922, n. 1285, e 21 dicembre 1922, n. 1654; il Regolamento per l'esecuzione della legge comunale e provinciale, approvato con R.D. 12 febbraio 1911, n. 297, e modificato con i regi decreti datati 18 aprile 1920, n. 585, e 7 aprile 1921, n. 559.
L'art. 25 del decreto 11 gennaio 1923, n. 9, stabilì che entro tre mesi dall'entrata in vigore dello stesso avrebbero dovuto svolgersi le elezioni generali amministrative per i consigli provinciali, nonché per i consigli comunali che avessero perduto due terzi dei loro membri.
Con R.D. 24 settembre 1923, n. 2013, furono estese alle nuove province le disposizioni relative allo stato civile.
Il R.D. 30 dicembre 1923, n. 2839, "Riforma della legge comunale e provinciale", introdusse alcune modifiche al Testo unico del 1915, quindi con la Legge 4 febbraio 1926, n. 237, e, infine, con il Regio decreto legge 3 settembre 1926, n. 1910, fu esteso l'ordinamento fascista ai comuni del Regno, ovvero furono stabilite l'istituzione del podestà in luogo degli organi elettivi e l'estensione dello stesso a tutti i comuni del Regno.

 Espandi il testo

La sostanziale differenza introdotta dall'ordinamento italiano rispetto al precedente consiste nel fatto che, mentre prima i comuni venivano divisi in 3 classi, a seconda delle dimensioni, e ogni classe aveva determinate competenze, ora tutti i comuni, di qualsiasi entità, hanno i medesimi compiti.
Le competenze dei comuni italiani, compreso quello di Faedo, sono fotografate dal titolario emanato con la Circolare del Ministero dell'Interno del 1° marzo 1897, n. 17100/2. Sulla base dell'analisi delle competenze furono individuate le seguenti 15 categorie, che sono rimaste in uso per più di cent'anni dalla data di emanazione della Circolare:
-Categoria I: Amministrazione;
-Categoria II: Opere Pie e Beneficenza;
-Categoria III: Polizia urbana e rurale;
-Categoria IV: Sanità e Igiene;
-Categoria V: Finanze;
-Categoria VI: Governo;
-Categoria VII: Grazia, Giustizia e Culto;
-Categoria VIII: Leva e Truppe;
-Categoria IX: Istruzione pubblica;
-Categoria X: Lavori pubblici, poste-telegrafi, telefoni;
-Categoria XI: Agricoltura, industria e commercio;
-Categoria XII: Stato civile, censimento, statistica;
-Categoria XIII: Esteri;
-Categoria XIV: Varie;
-Categoria XV: Sicurezza pubblica.

Ogni comune, secondo la normativa italiana, era obbligato a tenere un inventario dei beni mobili e immobili; poteva contrarre mutui, pur con certe garanzie e, in conformità alle leggi, imporre dazi e alcuni tipi di tasse; era obbligato a sostenere le spese necessarie per il funzionamento degli uffici e per l'archivio comunale, per il pagamento degli stipendi, per espletare il servizio di riscossione delle imposte dovute al comune, per il servizio sanitario (medici e levatrici), per la conservazione del patrimonio comunale, per il pagamento dei debiti esigibili, per la sistemazione e la manutenzione delle strade comunali, edifici, acquedotti e cimiteri, per l'istruzione elementare, per l'illuminazione, per la tenuta dei registri dello stato civile, per lo svolgimento delle elezioni, per la polizia locale ecc.

Con l'avvento del Fascismo, al podestà, di nomina regia, vennero attribuite le competenze già esercitate dal consiglio, dalla giunta e dal sindaco, come si evince dall'art. 5 della Legge 4 febbraio 1926, n. 237.

Il Comune di Faedo, negli anni precedenti alla sua aggregazione a San Michele all'Adige, oltre a svolgere i compiti sopra descritti, attribuiti dalla legge italiana a tutti i comuni, si occupò della vendita di piante e prodotti forestali e quindi dell'approvazione dei relativi contratti.
Dalla documentazione conservata emerge l'attenzione posta dall'amministrazione comunale alla sistemazione delle strade comunali e consorziali, alla manutenzione dell’acquedotto e della rete elettrica, nonché alla ristrutturazione degli edifici di proprietà comunale.

 Espandi il testo

Amministrazione

Gli organi del consiglio e della giunta erano stati istituiti nei comuni italiani in base alla Legge comunale e provinciale contenuta nell'Allegato A della Legge 20 marzo 1865, n. 2248, ovvero la Legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia.
Il Regio decreto 4 febbraio 1915, n. 148 (Nuovo testo unico della Legge comunale e provinciale), entrato in vigore in Trentino a seguito dell'emanazione del Regio Decreto 11 gennaio 1923, n. 9, stabilì che ogni comune dovesse avere un consiglio, al quale spettava il compito di eleggere nel suo seno una giunta e un sindaco. La giunta doveva essere rinnovata ogni 4 anni e si componeva, oltre al sindaco, di un numero pari di assessori, da 2 a 10, a seconda del numero di abitanti. Per i comuni con meno di 3.000 abitanti gli assessori componenti la giunta dovevano essere in numero di 2. Il sindaco, eletto a scrutinio segreto, durava anch'egli in carica 4 anni. Ogni comune doveva avere inoltre un segretario, la cui nomina doveva essere deliberata dal consiglio, e doveva disporre di un ufficio comunale.
Il numero di membri del consiglio andava da 15 a 80, a seconda della popolazione del comune. Erano 15 nei comuni con meno di 3.000 abitanti. Esso si riuniva due volte all'anno, ordinariamente in primavera e in autunno e le deliberazioni potevano essere prese se era presente almeno la metà dei consiglieri.
Per quanto riguarda le competenze, al consiglio spettava il compito di esaminare, nella sessione di primavera, il consuntivo dell'anno precedente e di approvarlo, di deliberare, nella sessione d'autunno, il bilancio del comune e delle istituzioni che gli appartenevano, di nominare i revisori dei conti e i commissari per la revisione delle liste elettorali, di vigilare sulle istituzioni comunali.
Il consiglio inoltre doveva deliberare su tutte le materie proprie dell'amministrazione comunale che non fossero esplicitamente attribuite alla giunta o al sindaco e cioè: stipendi, personale, lasciti, acquisti - salva autorizzazione del prefetto -, alienazioni, cessioni, servitù, prestiti, affrancazione di censi, regolamenti relativi a beni comunali, regolamenti igienici e di polizia locale, cimiteri, destinazione di beni comunali, dazi e imposte comunali, fiere e mercati (cfr. art. 131).
La giunta municipale deliberava a maggioranza assoluta di voti. Le deliberazioni erano valide con la presenza di almeno la metà dei componenti, in ogni caso con un minimo di tre. Essa deliberava sulle spese impreviste, sugli storni, sulla preparazione dei ruoli delle tasse, sulle proposte dei regolamenti da sottoporre al consiglio, sulla conclusione dei contratti deliberati dal consiglio e doveva rendere conto al consiglio della sua gestione (art. 141). Il sindaco, quale capo dell'amministrazione comunale, convocava consiglio e giunta, eseguiva le deliberazioni di entrambi gli organi, stipulava i contratti, rilasciava certificati di notorietà pubblica, stati famiglia, certificati di povertà, rappresentava il comune, sovrintendeva a tutti gli uffici e istituti comunali (art. 151); quale ufficiale di governo (art. 152), era incaricato della pubblicazione delle leggi, della tenuta dei registri di stato civile e di popolazione, aveva compiti in materia di ordine pubblico, sicurezza e igiene pubblica.
Il segretario comunale doveva essere dotato di apposita patente di abilitazione e di un titolo di studio superiore; poteva rogare i contratti.
Erano previsti infine alcuni impiegati il cui numero, attribuzioni e stipendio dovevano essere stabilite da un apposito regolamento comunale (art. 170).
Godeva del diritto elettorale attivo qualsiasi cittadino maschio, iscritto nelle liste elettorali, che avesse compiuto il 21° anno di età e che pagasse annualmente al comune una certa contribuzione diretta erariale. Erano eleggibili a consiglieri comunali tutti gli elettori purché sapessero leggere e scrivere.
Nel 1926, in seguito all'estensione dell'ordinamento podestarile a tutti i comuni del Regno (R.D.L. 3 settembre 1926 n. 1910), i consigli e le giunte furono sciolti. Subentrava ad essi la figura del podestà. Egli era affiancato, nei comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti o nei comuni capoluoghi di Provincia, da una consulta municipale, composta di un numero di membri fissati dal Prefetto. L'ufficio di podestà o consultore municipale era generalmente gratuito. Con l'avvento del Fascismo, al podestà, di nomina regia, vennero attribuite le funzioni già esercitate dal consiglio, dalla giunta e dal sindaco.

Dopo l'estensione della legge comunale e provinciale italiana alle nuove province, esaminata la documentazione si evince che il Consiglio comunale di Faedo incominciò a deliberare già dal 20 gennaio 1923 (3), mentre la nuova giunta comunale, eletta con deliberazione del 10 giugno 1923, n. di prot. 368, venne successivamente dichiarata illegale, e rieletta con deliberazione consigliare n. 3 del 4 agosto 1923 (4) secondo la nuova normativa. Rimasero in carica fino al 18 maggio 1926 quando, in base alle nuove leggi, il sindaco consegnò l'ufficio e i relativi atti con mobili ed immobili (5) al podestà, figura subentrante. Tale incarico venne assegnato a Romano Endrici.
Dall'agosto 1923 al maggio 1926 l'incarico di sindaco venne svolto da Massimo Sandri.

 Espandi il testo

In data 29.5.1915, con ordine di servizio del Comando supremo del Regio esercito italiano, venne costituito un Segretariato generale per gli affari civili come organo tecnico-politico-amministrativo per i territori occupati. A ciascun distretto politico fu destinato un Commissario civile. Finita la guerra, con ordinanza di data 19.11.1918 del Capo di Stato maggiore del Regio esercito, l'amministrazione della Venezia Tridentina venne affidata ad un Governatore degli affari civili, il quale con R.D. di data 24.7.1919, n. 1251, venne sostituito da un Commissario generale civile, coadiuvato da vicecommissari.
Gli organi amministrativi previsti dalla legislazione comunale austriaca continuarono la loro attività anche negli anni immediatamente successivi alla conclusione del primo conflitto mondiale e all'annessione del Trentino al Regno d'Italia, sancita ufficialmente con legge di data 26 settembre 1920, che convertì in legge il Regio Decreto 6 ottobre 1919, n. 1804, riguardante l'approvazione del Trattato di St. Germain tra Italia ed Austria. Comunque, fin dal novembre del 1918 i capicomune mutarono formalmente la loro denominazione in quella italiana di sindaci.
Fin dall'instaurarsi del Governo provvisorio militare guidato dal Pecori Giraldi emerse il non facile impatto fra due realtà istituzionali diverse: quella centralista e verticista dello Stato italiano e quella austriaca, caratterizzata dal decentramento delle funzioni e delle competenze legislative. Il passaggio dal governatorato militare a quello civile, avvenuto nell'agosto 1919 con l'arrivo di Luigi Credaro, sembrò acuire i problemi sorti nel dopoguerra riguardo all'incertezza nell'attribuzione delle competenze e delle funzioni alle istituzioni periferiche: i Trentini continuarono a chiedere il mantenimento delle ampie autonomie amministrative provinciali e comunali e tali istanze furono recepite nel testo della legge di annessione. L'opera di Credaro e l'attività delle Commissioni consultive centrali e periferiche investite di compiti costituenti per l'assetto delle nuove province, non valsero a realizzare l'ordinamento auspicato, a causa del precipitare della situazione politica italiana. Il sistema liberale stava infatti sgretolandosi sotto i colpi delle forze nazionaliste e fasciste. La marcia su Bolzano nei primi giorni dell'ottobre 1922 e poi quella su Roma, con il successivo instaurarsi del governo Mussolini, troncarono ogni speranza di mantenere in vita l'assetto autonomistico, incompatibile con un regime teso a trasformarsi da autoritario in totalitario e quindi ad eliminare ogni spazio di libertà decisionale.
Il Regio Decreto 4 febbraio 1915 (Nuovo testo unico della Legge comunale e provinciale), entrato in vigore in Trentino a seguito dell'applicazione del Regio Decreto 11 gennaio 1923, n. 9, stabilì che il Regno fosse diviso in province, circondari, mandamenti e comuni. In ogni provincia doveva esserci un prefetto, con funzioni esecutive, un vice-prefetto, un consiglio di prefettura, con funzioni consultive e amministrative, e una giunta amministrativa, presieduta dallo stesso prefetto, con funzioni anche giurisdizionali.
In ogni circondario doveva esserci un sottoprefetto che eseguiva gli ordini del prefetto.
Le deliberazioni dei consigli e delle giunte comunali dovevano essere trasmesse ai prefetti e rispettivamente ai sottoprefetti e diventavano esecutive se rimandate con il visto del prefetto o del sottoprefetto o se il decreto di sospensione non veniva pronunziato entro il termine di 15 giorni (un mese per bilanci e consuntivi). Il prefetto inoltre poteva ordinare, a spese del Comune, le indagini che riteneva necessarie. Erano sottoposte invece all'approvazione della giunta provinciale amministrativa le deliberazioni che riguardavano significative transazioni, di carattere soprattutto immobiliare, ed i regolamenti. Questa organizzazione fu praticamente confermata dal R.D. 3 marzo 1934, n. 383. La giunta provinciale amministrativa e il ministro dell'interno esaminavano le regolarità dei singoli stanziamenti e, previa notificazione dei propri rilievi alle amministrazioni interessate, apportavano ai bilanci eventuali modifiche.
Tornando al Regio decreto del 1915, il Titolo IV si occupava dell'amministrazione provinciale. Gli organi che amministravano le province erano il consiglio provinciale e la deputazione, cui si aggiunse in seguito un presidente (con R.D. di data 30.12.1923).
Per i comuni c'era la possibilità di consorziarsi fra loro, per provvedere a particolari servizi ed opere di comune interesse.
Con R.D. 21 gennaio 1923, n. 93, venne istituita la Provincia di Trento (comprendente anche Bolzano), con i circondari, corrispondenti ai distretti politici. Con R.D.L. di data 2 gennaio 1927, n. 1, venne istituita, insieme ad altre, la Provincia di Bolzano e contemporaneamente vennero soppresse tutte le sottoprefetture.
Il Regio Decreto Legge 23 ottobre 1925, n. 2113, istituì un servizio ispettivo sui comuni e sulle province: gli ispettori, con visite periodiche e saltuarie, dovevano accertare l'ordinato funzionamento delle amministrazioni e il regolare andamento dei pubblici servizi di loro competenza. Il prefetto aveva la facoltà di adottare sanzioni disciplinari, con provvedimento definitivo, a carico dei segretari, impiegati, agenti e salariati che svolgessero azioni incompatibili con le generali direttive politiche del governo.
Con l'avvento del Fascismo si ebbe una politica di accentramento delle cariche che vide l'istituzione di un podestà di nomina regia nei comuni del Regno (R.D.L. 03.09.1926, n. 1910), mentre il prefetto diventa "unico solo rappresentante autorità di Governo nella Provincia" (telegramma di Mussolini del 13 giugno 1923).

Il comune di Faedo fu soggetto all'autorità politico-amministrativa della Prefettura di Trento; mantenne rapporti con le altre autorità politico amministrative provinciali e statali; circa le varie autorità locali, risultano rapporti con il comune di San Michele all'Adige e con altri comuni limitrofi della zona.
Partecipò al Consorzio veterinario fra i comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona, Roverè della Luna, San Michele all'Adige, Grumo e Faedo e al Consorzio sanitario di San Michele all'Adige, Grumo e Faedo. Aderì al Consorzio provinciale antitubercolare di Trento e alla Federazione degli enti autarchici della provincia di Trento. Mantenne rapporti con la Congregazione di carità di Faedo e il Consiglio scolastico locale.
In ambito ecclesiastico Faedo è sede di parrocchia intitolata al Santissimo Redentore.

 Espandi il testo

1. ACFae., 1.3 "Comune di Faedo (ordinamento italiano)", 1. "Protocolli degli esibiti", n. 4, 1928;
2. Ibidem.;
3. ACFae., 1.2 "Comune di Faedo (ordinamento austriaco)", 3. "Carteggio ed atti ordinati per annata", n. 111: cat. I, 1923;
4. Ibidem;
5. ACFae., 1.3 "Comune di Faedo (ordinamento italiano)", 2. "Carteggio ed atti ordinati per annata", n. 5: cat. I, 1926

 Espandi il testo

La scheda è stata compilata secondo le norme di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006

 Espandi il testo

ACFae., 1.3 "Comune di Faedo (ordinamento italiano)", 1923-1928

 Espandi il testo

Regio decreto 4 febbraio 1915, n. 148, "che approva il nuovo testo unico della legge comunale e provinciale".

Legge 7 aprile 1921, n. 457, "concernente il VI censimento generale della popolazione del regno"

Regio decreto 23 ottobre 1921, n. 1530, "che estende ai territori annessi al regno in virtù delle leggi 26 settembre 1920, n. 1322 e 19 dicembre 1920, n. 1778, la legge 7 aprile 1921, n. 457 sul censimento generale della popolazione nei comuni del Regno"

Regio decreto 12 novembre 1921, n. 1594, "che detta norme per il censimento generale della popolazione nei territori annessi al regno in virtù delle leggi 26 settembre 1920, n. 1322 e 19 dicembre 1920, n. 1778"

Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 2839, "Riforma della legge comunale e provinciale"

Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, "Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani".

Regio decreto 31 gennaio 1924, n. 151, "Norme per l'attuazione del Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 2839, riguardante la riforma della legge comunale e provinciale"

Regio Decreto 6 maggio 1926, n.760, "Determinazione per alcune provincie del regno, della data della cessazione delle amministrazioni ordinarie e straordinarie e dell'inizio delle funzioni del podestà e delle consulte municipali nei comuni di cui all'art. 1 della legge 4 febbraio 1926, n. 237"

Regio decreto 8 giugno 1865, n. 2321, "col quale è approvato il regolamento per l'esecuzione della legge sull'amministrazione comunale e provinciale annessa a quella del 20 marzo 1865, n. 2248".

Regio decreto 6 dicembre 1865, n. 2626, Ordinamento giudiziario in vigore dal 1 gennaio 1866

Regio decreto 14 dicembre 1865, n. 2641 'col quale è approvato il regolamento giudiziario per l'esecuzione del codice di procedura civile, di quello di procedura penale e della legge sull'ordinamento giudiziario'.

Regio decreto del 9 gennaio 1887, n. 4311, "che approva un nuovo ordinamento del servizio statistico"

Regio decreto 20 maggio 1897, n. 217, "che approva il testo unico delle leggi sulle tasse di registro".

Regio decreto 21 settembre 1901, n. 445, "che approva il regolamento per la formazione e la tenuta del registro di popolazione in ciascun comune del regno".

Regio decreto 12 febbraio 1911, n. 297, "che approva il regolamento per la esecuzione della legge comunale e provinciale".

Regio decreto 11 gennaio 1923, n. 9, Estensione alle nuove province della legge e del regolamento comunale e provinciale

Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93, "che istituisce la provincia di Trento, con capoluogo Trento"

Regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove provincie delle disposizioni relative all'ordinamento dello stato civile"

Regio decreto 23 ottobre 1925, n. 2113, "Istituzione del servizio ispettivo sui comuni e sulle provincie, e modificazioni alle disposizioni della legge comunale e provinciale"

Regio decreto 23 maggio 1924, n. 824, "Regolamento per l'esecuzione della legge sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello stato"

Legge 4 febbraio 1926, n. 237, "Istituzione del potestà e della consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti"

Regio decreto legge 9 maggio 1926, n. 818, "Modificazioni alla legge 4 febbraio 1926, n. 237, sulla istituzione del podestà e della consulta municipale"

Regio decreto legge 3 settembre 1926, n. 1910, "Estensione dell'ordinamento podestarile a tutti i comuni del regno"

Decreto legge 17 marzo 1927, n. 383, "Facoltà al governo del re di provvedere ad una revisione generale delle circoscrizioni comunali"

Denominazione Estremi cronologici
Comune di San Michele all'Adige
Denominazione Estremi cronologici
Regio decreto 4 febbraio 1915, n. 148, "che approva il nuovo testo unico della legge comunale e provinciale". 1915 febbraio 4
Legge 7 aprile 1921, n. 457, "concernente il VI censimento generale della popolazione del regno" 1921 aprile 7
Regio decreto 23 ottobre 1921, n. 1530, "che estende ai territori annessi al regno in virtù delle leggi 26 settembre 1920, n. 1322 e 19 dicembre 1920, n. 1778, la legge 7 aprile 1921, n. 457 sul censimento generale della popolazione nei comuni del Regno" 1921 ottobre 23
Regio decreto 12 novembre 1921, n. 1594, "che detta norme per il censimento generale della popolazione nei territori annessi al regno in virtù delle leggi 26 settembre 1920, n. 1322 e 19 dicembre 1920, n. 1778" 1921 novembre 12
Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 2839, "Riforma della legge comunale e provinciale" 1923 dicembre 30
Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, "Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani". 1923 dicembre 30
Regio decreto 31 gennaio 1924, n. 151, "Norme per l'attuazione del Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 2839, riguardante la riforma della legge comunale e provinciale" 1924 gennaio 31
Regio Decreto 6 maggio 1926, n.760, "Determinazione per alcune provincie del regno, della data della cessazione delle amministrazioni ordinarie e straordinarie e dell'inizio delle funzioni del podestà e delle consulte municipali nei comuni di cui all'art. 1 della legge 4 febbraio 1926, n. 237" 1926 maggio 6
Regio decreto 8 giugno 1865, n. 2321, "col quale è approvato il regolamento per l'esecuzione della legge sull'amministrazione comunale e provinciale annessa a quella del 20 marzo 1865, n. 2248". 1865 marzo 20
Regio decreto 6 dicembre 1865, n. 2626, Ordinamento giudiziario in vigore dal 1 gennaio 1866 1865 dicembre 6
Regio decreto 14 dicembre 1865, n. 2641 'col quale è approvato il regolamento giudiziario per l'esecuzione del codice di procedura civile, di quello di procedura penale e della legge sull'ordinamento giudiziario'. 1865 dicembre 14
Regio decreto del 9 gennaio 1887, n. 4311, "che approva un nuovo ordinamento del servizio statistico" 1887 gennaio 9
Regio decreto 20 maggio 1897, n. 217, "che approva il testo unico delle leggi sulle tasse di registro". 1897 maggio 20
Regio decreto 21 settembre 1901, n. 445, "che approva il regolamento per la formazione e la tenuta del registro di popolazione in ciascun comune del regno". 1901 settembre 21
Regio decreto 12 febbraio 1911, n. 297, "che approva il regolamento per la esecuzione della legge comunale e provinciale". 1911 febbraio 12
Regio decreto 11 gennaio 1923, n. 9, Estensione alle nuove province della legge e del regolamento comunale e provinciale 1923 gennaio 11
Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93, "che istituisce la provincia di Trento, con capoluogo Trento" 1923 gennaio 21
Regio decreto 24 settembre 1923, n. 2013, "Estensione alle nuove provincie delle disposizioni relative all'ordinamento dello stato civile" 1923 settembre 24
Regio decreto 23 ottobre 1925, n. 2113, "Istituzione del servizio ispettivo sui comuni e sulle provincie, e modificazioni alle disposizioni della legge comunale e provinciale" 1925 ottobre 23
Regio decreto 23 maggio 1924, n. 824, "Regolamento per l'esecuzione della legge sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello stato" 1924 maggio 23
Legge 4 febbraio 1926, n. 237, "Istituzione del potestà e della consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti" 1926 febbraio 4
Regio decreto legge 9 maggio 1926, n. 818, "Modificazioni alla legge 4 febbraio 1926, n. 237, sulla istituzione del podestà e della consulta municipale" 1926 maggio 9
Regio decreto legge 3 settembre 1926, n. 1910, "Estensione dell'ordinamento podestarile a tutti i comuni del regno" 1926 settembre 3
Decreto legge 17 marzo 1927, n. 383, "Facoltà al governo del re di provvedere ad una revisione generale delle circoscrizioni comunali" 1927 marzo 17
Denominazione Estremi cronologici
Comune di Faedo
Comune di Faedo (ordinamento italiano)
Denominazione Estremi cronologici
Comune di San Michele all'Adige
Comune di Faedo
Congregazione di carità di Faedo