Parrocchia di Santa Maria Assunta, Mezzocorona, [1217] - ( [1217] - )

Parrocchia di Santa Maria Assunta, Mezzocorona, [1217] -

Parrocchia di Santa Maria Assunta

Pieve di Mezzo

Pieve di San Gottardo

Pieve di Santa Maria Assunta

ente

065107

98000330229

[1217] -

Il borgo di Mezzocorona si trova nella Valle dell'Adige a nord di Trento, al limite settentrionale della Piana Rotaliana, un fertile ventaglio alluvionale posto alla confluenza tra fiume Adige e torrente Noce.
Anticamente la sua particolare posizione geografica, posta a cavallo del confine linguistico tra la parte italiana e quella tedesca del principato vescovile di Trento, e il fatto che, dal punto di vista temporale, fosse sottoposta alla giurisdizione secolare di famiglie nobili quali i signori di Livo poi di Metz e in seguito i Firmian, rende Mezzocorona interessante oggetto di studio sia per quanto riguarda i rapporti tra popolazioni di diversi gruppi linguistici sia per quanto concerne le relazioni tra i vescovi e l'impero germanico (1).
Un tempo Mezzocorona era identificata con il toponimo "Mezzotedesco" il quale porta in sé significati particolari: esso fu assunto infatti in contrapposizione con quello di Mezzolombardo, in seguito alla conquista del tratto di paese alla destra dell'Adige fino al Noce, effettuata nel sec. XIII dai Conti del Tirolo; quella pianura ("medium"), fu divisa in due parti sotto due domini diversi e così pure i due paesi assunsero denominazione diversa: Mezzolombardo (Welschmetz, Altmetz) sotto i principi vescovi di Trento, Mezzotedesco (Deutschmetz, Neumetz, Cronmetz) sotto i Conti del Tirolo (2).
Dal punto di vista ecclesiastico Mezzocorona è un'antica pieve e per tradizione si dice eretta "ab immemorabili". Alla fine del IX secolo si consolidò il fenomeno che vide nel territorio diocesano la nascita di chiese battesimali extraurbane grazie alle quali si rendeva possibile il decentramento della cura d'anime in ambito rurale. Con il termine pieve veniva indicato sia l'ambito territoriale che faceva riferimento a un centro di cura d'anime, sia la popolazione ivi residente, sia l'unica chiesa che deteneva il fonte battesimale, il cimitero e il diritto di riscuotere la decima (3). La prima menzione della pieve di Mezzocorona risale al 1217 quando Rodegerio, "plebanus ecclesiae Sanctae Mariae plebis de Mezo", venne condannato al pagamento delle spese processuali al temine di una lite con Nicolò sacerdote di San Floriano, a proposito di alcune decime (4).
Per trovare menzionato un altro pievano si deve giungere al 1271, quando viene nominato Giacomo, canonico della Cattedrale, che rimase in carica almeno fino al 1285.
La pieve di Mezzocorona era considerata piuttosto ricca: in un documento del 1309 riportante i risultati dell'inchiesta sulle rendite dei benefici diocesani, la sua rendita annua ammontava a 20 marche (5) e questo la faceva una delle più consistenti in tutto il Trentino.
Il territorio pievano si estendeva lungo la riva destra dell'Adige, tra Magré e Zambana. Le chiese ad essa soggette, a mano a mano che conquistavano dei privilegi, si staccarono dalla matrice per intraprendere un cammino di cura d'anime autonomo. La prima fu la chiesa di Magré che si separò da Mezzocorona nel 1509, poi Mezzolombardo che la visita pastorale del 1538 dice "olim etiam sub dicta plebe erat, sed fuit dismembratum et separatum ab ea ... modo habet omnia sacramenta et proprium curatum" (6); diventò in seguito parrocchia nel 1608 (7). Favogna si separò nel 1583, Roveré della Luna divenne curazia nel 1609 mentre Grumo fu l'ultima, nel 1824, ad essere proclamata espositura.
Come poc'anzi affermato, Mezzocorona era considerata una prebenda molto importante e, per un certo aspetto, era percepita quasi come una carica onorifica; questo spiega la sua assegnazione a personalità di spicco e appartenenti a famiglie influenti nella diocesi o a dignitari ecclesiastici extraterritoriali che erano insigniti di altre cariche ecclesiastiche. Spesso questi sacerdoti non risiedevano in paese e, dietro pagamento di parte delle entrate, la facevano reggere da vicari o viceplebani. Inoltre, proprio per la sua posizione inserita nella sfera di influenza tedesca e pur essendo di collazione vescovile (il sacerdote cioé veniva designato direttamente dal vescovo), alcuni papi la conferirono direttamente dietro emissione di lettere di provvisione. Lo studioso Emanuele Curzel inserisce questa pratica nell'applicazione, anche nella nostra diocesi, di un'espressione della "plenitudo potestatis" pontificia che interessava l'intera cristianità occidentale (8).
Poiché la storia di una parrocchia è anche la storia dei sacerdoti che l'hanno retta, vediamo alcune figure di pievani che furono a Mezzocorona nel corso dei secoli (9).
Nel 1418 il papa investe della parrocchia il chierico Simone da Teramo (10) in seguito alla deposizione del predecessore Giovanni "de Insina" canonico e vicario generale di Trento che era inviso al principe vescovo Giorgio Liechtenstein (11).
Nel 1446 era presente il sacerdote Antonio da Teramo (12) che, in una pergamena dell'archivio parrocchiale, compare come teste nel 1454 in una locazione nella quale è detto pievano della chiesa della beata Vergine (13). Egli nel 1464 dota l'altare dell'Assunta e delle Ss. Agata e Apollonia nella cattedrale di Trento che aveva fatto decorare "cum capitello et duobus columnis et picturis" (14).
Nel 1470 ottiene la pieve Guglielmo Rottaler della diocesi di Ratisbona, segretario del vescovo di Trento (15). Il Rottaler sostenne una lunga lite per il possesso della parrocchia contro il competitore Giovanni de la Fiera da Mantova; la lite era ancora pendente a Roma quando il 3 aprile 1485 il de la Fiera morì. Una pergamena dell'archivio parrocchiale testimonia l'immissione in possesso, nel 1492, del Rottaler della parrocchia ordinata da papa Alessandro VI (16). Alla morte del Rottaler nel 1502 il padovano Nicolò Bianchi, rettore anche della pieve di Sanzeno, si obbligava a pagare l'"annata" per la pieve di Mezzocorona in quel momento vacante e, nel 1505, con breve papale venne nominato pievano. Nicolò Bianchi rinunciò nel 1516 alle prebende che, nel 1519, furono conferite al cremonese Paolo Sementi già oratore di Lodovico il Moro, duca di Milano. Egli era chierico familiare del papa e rettore del priorato di S. Tomaso tra Arco e Riva (1513-1514) (17).
Nel 1538, durante la visita pastorale compiuta nel territorio della diocesi tridentina, gli esaminatori annotarono la presenza in paese del vicario parrocchiale Giovanni degli Scrittori da Flavon che dichiarava di reggere la pieve, in cambio di una pensione al vero pievano (Pancrazio Kuen di Castel Belasio, cameriere vescovile) (18). Durante la sunnominata visita vennero poste delle domande relative alla composizione del clero e della popolazione sottoposta alla cura d'anime e, probabilmente perché ritenuta permeabile alle idee eretiche che provenivano dal mondo germanico, si richiese con particolare preoccupazione se ci fossero "infectos lutherana secta" (19). Il vicario assicurò che non solo non ce n'erano ma lodò "etiam populum tamquam bonos et vere catholicos".
Nel 1541 si trova Giovanni Betta, chierico originario di Revò, medico di corte del cardinale Cristoforo Madruzzo e protomedico di Massimiliano re di Boemia e dell'arciduca Ferdinando. Fra il 1552 e il 1554 egli soggiornò nelle Fiandre incaricato da Carlo V dell'assistenza sanitaria al corpo d'armata dislocato in quella regione. Nel 1560 fu nominato vescovo di Trieste dove morì nel 1565.
Dal 1567 al 1608 si trova investito Adamo conte d'Arsio indicato nei documenti come canonico di Trento e Bressanone, pievano e rettore della chiesa di S. Maria di Mezzo S. Gottardo, titolo col quale a volte si indicava Mezzocorona (20). Figura di spicco nella vita politica del tempo è nominato nel 1571 dal cardinale Madruzzo vicario generale e in spiritualibus per Trento e Bressanone. Il Capitolo del duomo di Bressanone lo manda come inviato alla Dieta di Innsbruck e, in seguito, è presente a Vienna nella controversia delle regalie coll'imperatore. Nel 1582 l'arciduca Ferdinando lo richiede a suo servizio (21). Chiaramente con una vita pubblica così intensa il d'Arsio non si occupava della cura d'anime che era stata assunta fin dal 1574 dal vicepievano Odorico Calovi originario di Livo e fu proprio il Calovi ad assistere alla seconda visita pastorale compiuta nella diocesi nel 1581 (22).
La relazione stesa in seguito a quella visita annota che fu possibile effettuarla solo in seguito all'assunzione di un sacerdote che potesse fare da interprete per la lingua tedesca, idioma parlato dalla maggior parte della popolazione. I visitatori raccolsero le lamentele del regolano Cristano Rosani che, a nome della comunità, riferì del comportamento del rettore d'Arsio: gli si contestava il fatto di essere presente in paese solo al tempo della vendemmia per ritirare le decime e, inoltre, di avere speso del denaro della chiesa solo per suoi interessi personali. Gli atti visitali continuano riportando i verbali di interrogatori a varie persone del luogo relativi alla condotta morale e ai costumi del sacerdote.
Questa visita è importante anche perché diede ordine, come da disposizioni conciliari, di tenere un regolare registro dei nati e battezzati e dei matrimoni (23).
Come successore venne nominato don Giovanni Colombini che rimase a Mezzocorona dal 1608 al 1640 anno della sua morte (24). Nato a Malé, era teologo e rettore del seminario di Trento e fu uno dei primi sacerdoti di Mezzocorona ad essere insignito della carica di "decano foraneo del tratto Atesino" (25). Il titolo di decano foraneo era conferito "ad personam" con ogni onore "et emolumentis" dall'autorità vescovile ed era affidato ad uno dei pievani dei distretti ecclesiastici.
Altra figura che nel Seicento lasciò una grande impronta del suo passaggio fu Vigilio Vescovi, successo al Colombini nel 1640 e rimasto fino al 1678 quando, in seguito alla rinuncia della pieve rimessa nelle mani del papa, venne sostituito dal nipote Melchiorre(26).
Non si contano le cariche assunte dal Vescovi: fu dottore in teologia, protonotario apostolico, economo del vescovo, decano atesino e delegato alla Dieta di Innsbruck per tre vescovi tridentini. Celebrato come distinto scrittore lasciò pubblicazioni e manoscritti (27). Uomo di lettere e di grande cultura mise mano all'archivio parrocchiale, fece eseguire dei lavori nella canonica e nella chiesa che dotò con arredi da lui acquistati.
Per quattro anni, dal 1689 al 1693, il parroco fu Giovanni Michele dei conti Spaur che venne in seguito eletto vescovo di Trento.
Il Settecento vede due figure di spicco nella parrocchia di Mezzocorona, due persone di grande cultura che diedero un grande contributo alla pieve: tra la prima e la secondo metà del secolo (1735-1779) il conte Francesco Paride Spaur e alla fine, in un periodo di grandi rivolgimenti politici e di pensiero sia europei che locali, Giovanni Giacomo Pizzini (1793-1808).
Lo Spaur si occupò anche dei documenti dell'archivio lasciando innumerevoli note e appunti di carattere storico e documentario. Durante una delle visite pastorali compiute nel periodo di sua reggenza egli relazionò in merito alle rendite della parrocchia: esse ammontavano a circa 2.500 fiorini più gli incerti dovuti dalla stola nera (che però il sacerdote affermava di lasciare a beneficio dei cappellani). Come uscite segnalava i 140 fiorini annui che doveva pagare al curato di Roveré della Luna e i 78 fiorini per ognuno dei cappellani ai quali erano dovuti anche i diritti di mensa e di abitazione (28). Nella stessa relazione lo Spaur raccontò che "dacché io provavo, che il popolo non mi sentiva volentieri perché framischio l'italiana lingua colla tedesca, mi son prevalso del cappellano e dei pp. Riformati" (29), testimoniando la difficoltà di comunicazione che avveniva a causa della diversa estrazione sia culturale che linguistica.
Anche lo Spaur rinunciò alla pieve rimettendola nelle mani del pontefice nel 1779 ricevendo in cambio un'adeguata pensione (30).
Colui che era presente a Mezzocorona nel momento di rivolgimento politico e amministrativo in seguito alle rivoluzioni di fine Settecento e che assistette alla fine del principato vescovile fu don Giovanni Giacomo Pizzini, altra figura di spicco nel panorama culturale del Trentino. Nato a Rovereto nel 1754, si laureò a Vienna nel 1776, venne eletto canonico preposito del duomo di Trento e prelato domestico del papa Pio VI e, nel 1778, referendario di grazia e giustizia del Tribunale della Segnatura. Durante l'invasione francese (1796-1797) fu inviato dal principe vescovo di Trento a Vienna, per ambasciate speciali presso l'imperatore Francesco II (31). Egli trovò anche il tempo per occuparsi dell'archivio parrocchiale che conserva dei volumi di documenti da lui redatti e archiviati (32).
La parrocchia di Mezzocorona, nonostante le disposizioni emanate nel 1814 dal governo austriaco che ordinarono il passaggio di tutte le parrocchie al patronato cesareo, rimase di libera collazione vescovile in seguito all'assenso del governo che approvò tale diritto (33).
Anche l'Ottocento vede grandi personalità presenti a Mezzocorona: don Pietro Tecini (1808-1816), don Giovanni Odorizzi (1816-1821), don Francesco conte Hendl (1821-1844) che rinuncia alla parrocchia per un canonicato a Vienna. Durante gran parte del secolo (dal 1844 al 1891) Mezzocorona godette della presenza di don Luigi Grandi che era già presente come cooperatore dal 1836. Fu un parroco molto amato e si distinse per molti atti di beneficenza e per i suoi modi affabili "con cui seppe guadagnarsi il cuore di tutti; ebbe bella facilità di comporre private discordie e specialmente in tempi critici di malattie, frequenti inondazioni, tempeste devastatrici, di malattie di bachi e delle uve ecc. ecc. seppe ognora sollevare gli animi dei disgraziati ed incoraggiarli a confidare nella divina Provvidenza e a perseverare nel lavoro" (34). Sotto di lui venne costruita la nuova chiesa; nel 1876 il Comune gli accordava i diritti di cittadinanza onoraria di Mezzocorona. Gli succedette il fratello Gaetano.
Tra il 1896 e il 1919 si trova monsignor Antonio Leonardi seguito dal 1919 al 1946 da don Enrico Battisti, entrambi rimasti a Mezzocorona fino alla loro morte anche dopo la rinuncia alla parrocchia.
Nel 1927 Mezzocorona venne eretta ad arcipretura.
Nel 1946 venne eletto don Leone Parisi che rimase fino al 1970.
Attualmente Mezzocorona è inserita nel decanato di Mezzolombardo.
Con D.M. del 30 dicembre 1986, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 gennaio 1987, la parrocchia è stata dichiarata persona giuridica (Tribunale di Trento, Registro delle persone Giuridiche n. 376) e si è vista assegnare i beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) degli enti estinti "Chiesa parrocchiale di Mezzocorona", "Beneficio parrocchiale di Mezzocorona", "Ricreatorio maschile" e "Parroco pro tempore".

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ente della chiesa cattolica

Il termine "parrocchia" (35) deriva dal greco e indica, dal punto di vista etimologico, una qualsiasi circoscrizione territoriale. Nei primi secoli della cristianità fino al basso medioevo il termine venne adottato per indicare le ripartizioni dei territori diocesani in circoscrizioni minori, fenomeno nato in conseguenza del moltiplicarsi nelle diocesi di nuove chiese sotto la spinta delle crescenti esigenze dei fedeli. La consacrazione definitiva del "sistema parrocchiale" si ebbe con il Concilio di Trento che, sulla base della precedente normativa pontificia e conciliare, dettò una nuova e completa disciplina della struttura della Chiesa. I legislatori del Concilio prescrissero che, per la più efficace tutela della cura delle anime affidate ai vescovi, il "populus fidelium" si dovesse distinguere in parrocchie proprie con confini determinati e che a ciascuna di esse venisse assegnato un sacerdote che vi risiedesse, soltanto dal quale i fedeli potevano ricevere i Sacramenti (Sess. XXIV, cap. 13). Si ordinò così che venissero erette parrocchie in tutti i luoghi in cui esse non esistevano e si stabilirono delle norme per assicurare ai parroci un reddito minimo. Il parroco si impegnava a risiedere nel luogo assegnatogli, ad approfondire la conoscenza della comunità dei fedeli attraverso la compilazione e l'accurata custodia dei libri parrocchiali e a partecipare alle adunanze vicariali. I principi enunciati dal Concilio di Trento e successivamente ribaditi nella normativa pontificia sono stati accolti e sintetizzati nel testo del Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 216 §1 dispone che il territorio di ogni diocesi debba essere diviso in "distinctas partes territoriales", a ciascuna delle quali "sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda suusque peculiaris rector, tamquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura". L'istituzione parrocchiale dunque risulta costituita, oltre che dall'elemento territoriale, da altri tre elementi: un determinato "popolo", una peculiare "chiesa" e un "pastor". Il Codice di diritto canonico del 1983 ha riconosciuto la personalità giuridica della parrocchia espressamente concepita come "Communitas Christifidelium" (CIC 1983, can. 515 §3). Tale riforma è stata recepita sia nell'accordo tra Stato e Chiesa (legge 121/1985) sia nelle disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici (legge 222/1985); le diocesi e le parrocchie acquistano la personalità giuridica civile dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell'interno che conferisce loro la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto".

Le chiese esistenti sul territorio con origini più antiche vengono denominate pievi ("pluif" in celtico, "plou" in bretone, "plêf" in ladino-friulano, "plaif" in engadinese, "ploâh" in ladino della Val di Non). L'origine del termine, lungi dall'essere stato studiato nella sua complessità, è però molto difficile da definire.L'esigenza di garantire al popolo cristiano e in special modo a coloro che vivevano lontano dalle sedi vescovili quell'insieme di servizi sacramentali e pastorali che va sotto il termine generico di "cura d'anime" rese presto necessario l'invio di ecclesiastici nella campagne per annunciare il Vangelo anche lontano dalle mura cittadine (36). In Occidente ciò accadde a partire dalla seconda metà del IV secolo. Buona parte della storiografia chiama "pievi" i centri di cura d'anime sorti nel territorio extraurbano fin dal IV-V secolo ma è solo a partire dall'VIII secolo che il termine "plebs" cominciò a significare non solo la comunità cristiana ma anche il territorio in cui tale comunità risiedeva e l'edificio sacro al quale essa faceva riferimento. A una stabile suddivisione territoriale delle diocesi in circoscrizioni minori si giunse con la legislazione carolingia all'inizio del IX secolo. Questa estese anche all'Italia centro-settentrionale le norme che rendevano obbligatorio il pagamento della decima e precisò che gli introiti provenienti da tale pagamento dovevano essere destinati solo alle chiese battesimali. "Nacque in questo modo il "sistema" pievano, nel quale la realtà vivente (l'insieme del clero e del "popolo di Dio"), la realtà di pietra (il complesso degli edifici) e la realtà giurisdizionale (l'ambito territoriale di esercizio della giurisdizione spirituale, dal quale l'ente otteneva anche il suo sostentamento) assumevano significativamente lo stesso nome: plebs, pieve" (37). Da questo momento si viene a creare una completa ripartizione del territorio diocesano in distretti ecclesiastici minori, che riproducevano strutture civili preesistenti o rispettavano determinati confini naturali. In seguito i mutamenti demografici spinsero alla formazione di nuove pievi, ma il "sistema pievano" non fu per questo scardinato mantenendosi stabile fino alla fine del XIII secolo. Non è possibile attestare, dall'esame dei documenti pervenuti, se nel territorio trentino prima del 1000 il termine pieve fosse utilizzato nell'accezione sopra descritta (cioè indicante la triplice realtà istituzionale, edilizia e territoriale), per questo è necessario rivolgersi a fonti del XII secolo. Se ci si limita a prendere in considerazione le 68 circoscrizioni pievane della diocesi di Trento esistenti alla fine del XIII secolo si scopre che ben 33 di esse sono attestate prima del 1200 e altre 25 compaiono nella prima metà del XIII secolo (38).

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Chiesa

Diocesi di Trento
Decanato di Mezzolombardo

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(1) Per una panoramica sulla storia locale e sulla giurisdizione si rimanda a REICH D., Documenti di Mezzocorona, in: "Archivio trentino", a. XVIII, 1903, pp. 5-27 e REICH D., Toponomastica di Mezocorona, in: "Archivio trentino", a. X fasc. I, 1891, pp. 67-149.
(2) Cfr. CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento, 1961, p. 458.
Il borgo in passato si chiamava anche Mezzo S. Gottardo dal nome del castello situato in alto in una grotta della parete del monte strapiombante.
(3) Cfr. CURZEL E., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, Biblioteca dei quaderni di storia religiosa, IV, Verona, 2005, p. 46.
(4) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna 1999, pp. 195-197. In appendice al volume si trova riportata la copia settecentesca della sentenza.
(5) Ibidem, p. 197.
(6) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 1, p. 181.
(7) Nella seconda metà dell'Ottocento la questione riguardante la sede dell'antica chiesa battesimale (e quindi la dipendenza o meno di Mezzolombardo da Mezzocorona) fu oggetto di una rovente polemica: tra gli altri si rinvia a MORIZZO, Cronachetta ecclesiastica, pp. 8-10, ZANOL C., Schiarimenti e risposte ad obbiezioni sulle notizie della chiesa di Mezzotedesco, Ala, 1890 ecc. e, in questo inventario: Chiesa di S. Maria Assunta in Mezzocorona, Carteggio e atti, fasc. 7.
(8) Cfr. CURZEL E., Chiese trentine... op.cit., p. 87.
(9) Naturalmente si prendono in considerazione i più significativi, rimandando, per una visione più completa, agli elenchi pubblicati citati nella successiva nota.
(10) Cfr. MICHELI P., La pieve di Mezzocorona nel centenario della consacrazione della chiesa parrocchiale 1867-1967, Trento, 1968, p. 94. La pubblicazione riporta la serie di pievani dalle origini alla seconda metà del Novecento. Altri elenchi si trovano in ZANOL C., op. cit., pp. 117-127 e in WEBER S., Le chiese della val di Non nella storia e nell'arte Vol. III (I decanati di Taio, Denno e Mezzolombardo), Mori, ed. anastatica 1992, pp. 186-189.
(11) Cfr. MICHELI P., op. cit., p. 94. L'Insina era creatura del conte del Tirolo Federico Tascavuota, persecutore del principe vescovo di Trento, e non solo non si dimise da vicario della diocesi, ma alla morte del Liechtenstein, avvenuta il 19 agosto 1419, venne creato vescovo di Trento; la sua nomina però non ebbe mai la conferma papale.
(12) Cfr. MICHELI P., op. cit., p. 95.
(13) Cfr. Pergamene della parrocchia di Mezzocorona, Pergamene, perg. n. 1.
(14) Cfr. WEBER S., op. cit., p. 187.
(15) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Investiture, I, p. 26.
(16) Cfr. Pergamene della parrocchia di Mezzocorona, Pergamene, perg. n. 4.
(17). Cfr. ZANOL C., op.cit., che riporta la trascrizione del breve papale con il quale il Sementi venne investito di Mezzocorona.
(18) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 1, p. 181.
(19) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 1, p. 181.
(20) Cfr. Pergamene della parrocchia di Mezzocorona, Pergamene, perg. n. 8.
(21) Cfr. MICHELI P., op. cit., pp. 99-101.
(22) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 4.
(23) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 4, c. 355.
(24) Dopo la sua morte il successore Vescovi intenta agli eredi un processo per la restituzione alla chiesa dei legati già riscossi e non pagati, come pure degli affitti annuali riscossi a Mezzolombardo: cfr. Ufficio parrocchiale di Mezzocorona, Carteggio e atti raccolti da padre Frumenzio Ghetta, fascc. relativi al XVII secolo.
(25) In seguito al Concilio di Trento i distretti dei decani rurali erano quattro: Vallagarina, Giudicarie, valli di Non e di Sole e il tratto Atesino, cfr. COSTA A., La chiesa di Dio che vive in Trento, 1986, p. 70.
(26) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Parrocchie e curazie, 136 n. 1A.
(27) Cfr. WEBER S., op. cit., pp. 188-189.
(28) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 67, c. 68.
(29) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Atti visitali, n. 67, c. 68.
(30) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Parrocchie e curazie, 136 n. 1E.
(31) Cfr. MICHELI P., op. cit., p.109.
(32) Cfr. in questo inventario Ufficio parrocchiale di Mezzocorona, le serie Repertori, Atti repertoriati e Carteggio e atti del decano foraneo.
(33) Cfr. Archivio diocesano tridentino, Parrocchie e curazie, 46.c n.2d.
(34) Cfr. MICHELI P., op. cit., p. 113.
(35) Le presenti notizie informative sono da ritenersi generali e non esaustive. Per un approfondimento e una bibliografia articolata si rimanda alla voce corrispondente dell'Enciclopedia del diritto, Giuffré, Varese, 1958-1995.
(36) Cfr. CURZEL E., Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origine al XIII secolo (studio introduttivo e schede), Bologna 1999, p.5 e segg. Si rimanda alla ricca bibliografia contenuta nel volume.
(37) Ibidem p. 7.
(38) Ibidem, p. 29 e tabelle riprodotte.

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La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006.

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Archivio diocesano tridentino, Atti visitali
Archivio diocesano tridentino, Parrocchie e curazie
Archivio diocesano tridentino, Benefici
Archivio diocesano tridentino, Investiture

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Legge 20 maggio 1985, n. 222, "Disposizioni sugli enti ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi"

Decreto Ministeriale 30 dicembre 1986, Conferimento della qualifica di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto all'Istituto per il sostentamento del clero nella diocesi di Trento ed alle quattrocentocinquantasei parrocchie costituite nella stessa diocesi. Perdita della personalità giuridica civile da parte di millecentonovantuno enti beneficiali e di quattrocentoquarantadue chiese parrocchiali, tutti della sopraddetta diocesi di Trento

Denominazione Estremi cronologici
Comune di Mezzocorona
Denominazione Estremi cronologici
Ufficio parrocchiale di Mezzocorona
Denominazione Estremi cronologici
Chiesa di Santa Caterina
Chiesa di San Leonardo
Beneficio parrocchiale di Santa Maria Assunta
Chiesa di Santa Maria Assunta
Cappellania esposta di Grumo