Il vescovo di Trento Altemanno consacrò la chiesa di San Michele arcangelo il 29 settembre 1145, in occasione della fondazione del monastero agostiniano al quale era incorporata (1). Nel 1177 il monastero venne posto sotto la protezione papale mediante una bolla che stabiliva che "le possessioni e tutti gli altri beni che la chiesa giustamente e canonicamente ora possiede o coll'aiuto di Dio potrà in avvenire acquistare, per concessione di pontefici, per donazione di re o di principi o per offerte di fedeli o in altre giuste maniere, rimangano intatti a voi e ai vostri successori" (2). Fino al 1807, anno della soppressione del monastero, la storia della chiesa di San Michele fu strettamente legata a quella della Prepositura, in quanto parte integrante del suo patrimonio.
La chiesa e il monastero furono resi ricchi prima dal vescovo Altemanno con un annuo assegno di cinque marche e con la concessione di beni in località Traversara, presso Zambana, della decima della chiesa di Faedo e del monte di Favogna. Seguirono donazioni del conte Ulrico di Appiano, di un certo signor Erardo che consegnò alla chiesa ogni suo possedimento che aveva intorno ad essa, e molti altri lasciti alla chiesa e all'altare di San Michele (3).
Nel secolo XIII la chiesa, a causa di un incendio, venne ridotta ai muri perimetrali e il monastero fu costretto a vendere boschi e prati per sostenere le spese della sua ricostruzione (4).
L'attuale edificio è frutto della ricostruzione attuata dal preposito Antonio Quetta (1663-1687), essendo ormai l'antica chiesa troppo piccola e danneggiata da altri incendi. L'opera fu progettata dagli architetti Giovanni Borghetti e Stefano Panizza e fu completata nel 1683, anno della riconsacrazione della chiesa. La nuova chiesa, posta nel centro del complesso abbaziale, fu provvista di cinque altari di marmo e di una ricca dotazione di opere e oggetti liturgici (5). Nel 1688 fu ampliata con il grande coro e le facciate e nel 1698 venne nuovamente consacrata dal vescovo Giovanni Michele Spaur (6).
La chiesa fu devastata dalle truppe francesi che passarono a San Michele nel 1796 e la spogliarono di molti dei preziosi arredi di cui era dotata.
L'autorità ecclesiastica esercitava il suo controllo sui beni e sugli arredi sacri della chiesa soprattutto durante le visite vescovili: nel 1579 i visitatori ordinarono di compilare un inventario dei beni mobili del monastero e della chiesa, che era molto ricca di arredi (7).
Non possedendo un patrimonio e dei redditi separati da quelli della Prepositura, la chiesa non aveva dei sindaci deputati alla sua amministrazione (8). Rientrava tra i compiti del preposito quello di mantenere in buono stato la chiesa, così come il monastero e i suoi possedimenti.
Sull'urbario della Prepositura conservato nell'archivio storico della parrocchia di San Michele e compilato nel 1775, tra i beni di fondazione, risulta anche "una chiesa prepositurale e parrochiale" attigua al "collegio prepositurale" che serviva da abitazione del preposito e dei canonici (9).
In seguito alla soppressione della Prepositura la chiesa divenne di proprietà del governo bavarese, che le assegnò una dotazione annua per sopperire ai bisogni ordinari per il culto. La dotazione fu confermata anche dal Prefetto del Dipartimento dell'Alto Adige e, durante il dominio austriaco, subentrò nella proprietà il Fondo di religione. Con decreto del 16 aprile 1818 della Cancelleria aulica venne concessa una dotazione permanente, erogabile in rate trimestrali dall'Ufficio del censo di Lavis (10).
Con decreto del 12 aprile 1824 il Capitanato circolare di Trento, preso atto dell'estrema povertà della chiesa espositurale di Sorni, ordinava alla chiesa parrocchiale di San Michele di contribuire annualmente, per quanto fosse possibile, al suo mantenimento (11).
Oltre alla dotazione annua, la chiesa di San Michele non possedeva capitali o beni immobili, se non quelli derivanti dalle fondazioni missarie istituite posteriormente alla soppressione della Prepositura (12). Al parroco, che ne era il diretto amministratore e veniva coadiuvato da sindaci o fabbiriceri, erano riservati i diritti di usufrutto e di servitù per lo svolgimento delle funzioni sacre.
La sentenza della Suprema Corte amministrativa austriaca del 25 novembre 1891 confermò l'obbligo del Fondo di religione di sopperire a tutte le spese ordinarie della chiesa e all'integro mantenimento dell'edificio (13).
Il governo italiano, succeduto alla monarchia austroungarica nella proprietà della chiesa, mantenne l'obbligo di fornire i fondi necessari alla celebrazione dei sacri uffici nella chiesa di San Michele (14). Il parroco di San Michele era tenuto a presentare annualmente alla Prefettura di Trento i conti amministrativi (15) della chiesa per la necessaria liquidazione (16).
L'edificio subì notevoli danni durante la seconda guerra mondiale e il Genio civile, come organo competente per conto dello stato, si prese in carico i lavori di restauro del tetto e delle vetrate (17).
In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato quest'ultimo sulla Gazzetta ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di San Michele arcangelo è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia si San Michele arcangelo di San Michele all'Adige.
Con decreto del Ministero dell'Interno dell'8 settembre 1988 vennero concesse in proprietà alla parrocchia di San Michele arcangelo anche la chiesa parrocchiale e le sue pertinenze (campanile, sagrato, sacrestia e connessi diritti di servitù). Il 9 gennaio 1989 la chiesa venne consegnata al parroco don Tarcisio Pederiva, legale rappresentante della parrocchia.
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