Priorato dei Santi Martino e Giuliano, San Martino di Castrozza, sec. XIII in. - 1418 ( sec. XIII in. - 1418 )

Priorato dei Santi Martino e Giuliano, San Martino di Castrozza, sec. XIII in. - 1418

Priorato dei Santi Martino e Giuliano

ente

sec. XIII in. - 1418

Sulla strada che, attraverso il passo Rolle, collega la valle del Cismon alla valle del Travignolo, ossia il Primiero alla val di Fiemme, venne fondato nel basso Medioevo un ospizio per i pellegrini e i viandanti; posto a 1400 metri di quota e distante dal centro abitato di Siror qualche ora di cammino, era una tappa necessaria soprattutto per chi attraversava il passo in inverno (1).
All'ospizio era annessa una cappella dedicata ai Santi Martino e Giuliano e, vista l'omonimia con quella nel cimitero nei pressi della pieve di Fiera, si è ipotizzato un legame tra la pieve e l'ospizio stesso, anche se l'esiguità dei documenti non consente di confermarlo (2).
Non vi sono neppure testimonianze che permettano di fissare una data certa della fondazione dell'ospizio. L'ipotesi che l'ospizio risalisse all'anno Mille, al tempo di san Romualdo, veniva confutata già nel XIX secolo, ma la notizia che da subito vi si fossero stanziati religiosi appartenenti alla regola di san Benedetto venne molto spesso considerata corretta (3).
Notizie sull'esistenza dell'ospizio vennero invece tratte da documenti diversi di epoca successiva. Quando nel 1294 il vescovo di Feltre Giacomo da Casale confermava diversi privilegi ai monaci di Castrozza, vi includeva anche quelli che erano stati concessi da papa Lucio III nel 1181, primo anno del suo pontificato (4).
Studi recenti indicano tuttavia quale prima data certa dell'esistenza dell'ospizio il 6 ottobre 1218, anno in cui il vescovo di Feltre investiva a titolo perpetuo la chiesa dei Santi Martino e Giuliano, nella persona del converso Domenico, di metà della montagna del Rolle in cambio dell'affitto di "ducentas libras boni casei" da pagare all'episcopato ogni anno il giorno di san Michele (5).
Nel 1231 l'ospizio avrebbe poi acquistato l'altra parte della montagna del Rolle, sebbene vi siano notizie che una parte della stessa sarebbe già stata di proprietà dell'ospizio fin dal 1204 (6).
Il documento citato del 1218 non indica tuttavia la presenza di un ospizio o monastero, ma nomina solo il converso Domenico "ecclesie Sancti Martini e Iulianii" e accenna alla presenza di "fratres", il che ha fatto ipotizzare che Domenico fosse alla guida di un piccolo priorato (7).
Nel documento di acquisto del 1231 l'istituzione veniva espressamente definita "hospitalis" alla cui guida si trova ancora un Domenico, a cui faceva capo un numero imprecisato di "fratres" (8).
Nel 1288 un documento testimonia la presenza di un "prior" Federico a cui fa capo una comunità di "fratres, monachos, conversos ac sorores et monacas" (9).
La presenza delle monache e delle consorelle non è più attestata a San Martino dopo il documento del 1288; dal 1361 sarebbe invece attestata la presenza dei Benedettini, poi confermata per gli anni 1379, 1383, 1396 (10).
L'ospizio aveva una ricca dotazione di beni, concessi in origine dalla prima investitura vescovile; è stata avanzata tuttavia l'ipotesi che anche altri imperatori e principi abbiano contribuito alla dotazione beneficiale dell'ente. L'ospizio riscuoteva le decime in tutte le regole di Primiero, possedeva campi, prati, boschi in molte zone di Castrozza e in altre zone del Primiero, aveva possedimenti in Val di Fiemme, in Val d'Adige, nel feltrino e zone limitrofe e godeva di esenzioni da pedaggi, collette e tasse. In cambio dell'esenzione, dopo la conferma della medesima da parte del vescovo Giacomo da Casale nel 1294, pagava una tassa annuale al vescovado nel giorno di san Lorenzo (11).
L'ospizio e il monastero vennero soppressi nel 1418, secondo alcuni storici sarebbe stato un provvedimento imposto dalle regole per il rinnovamento del clero dettate nel Concilio di Costanza (1414-1418); testi più recenti indicano che non ci fu una vera e propria soppressione, ma un cambiamento istituzionale e l'ospizio nel 1418 divenne un priorato secolare, pur mantenendo il suo compito principale di offrire ospitalità a viandanti e pellegrini (12).


ELENCO DEI PRIORI
I nomi dei priori del monastero e ospizio dei Santi Martino e Giuliano di Castrozza sono noti a partire dal 1222 (13).

1222-1232 fra Domenico
1232-1232 fra Martino Vitulo
1233-1260 fra Giovanni Orne
1261-1279 fra Ventura
1280-1326 fra Federico
1326-1335 fra Melioranza
1335-1338 fra Bartolomeo
1338-1340 fra Diodato
1340-1374 fra Vittore Mantello
1374-1380 fra Francesco
1380-1382 fra Marco da Lamon
1382-1411 fra Biasio da Ferro
1411-1415 fra Antonio Franzomo

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San Martino di Castrozza (Siror, Tonadico)

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ente della chiesa cattolica

Per quanto riguarda l'attività dell'ospizio di San Martino va osservato che nel primo periodo della sua esistenza, nella documentazione superstite, non si parla espressamente di un ospedale, ma di conversi, "confratres" e quindi di una comunità posta sotto la guida di un priore. Solo a partire dal 1231 le testimonianze documentarie indicano la struttura con il nome di "hospitalis".
Le fondazioni di "hospitia" e ospedali furono numerose nel corso del medioevo. In molti casi erano fondazioni private, ma potevano nascere anche per volontà dell'Ordinariato vescovile o su impulso di altre chiese; anche se di fondazione privata venivano nella maggior parte dei casi affidati a religiosi (14). Queste fondazioni sorgevano in zone di passaggio di pellegrini e viandanti, spesso in prossimità di passi e valichi, sui quali esercitavano anche funzioni di controllo e, in alcuni casi, organizzavano lo sfruttamento della zona circostante (15).
La loro precipua attività era l'ospitalità, l'alloggio, il cibo e l'assistenza, anche medica, che fornivano a pellegrini, viaggiatori, viandanti che si trovavano ad affrontare la montagna soprattutto nei periodi più freddi dell'anno. Gli istituti furono oggetto di diverse modificazioni della loro struttura organizzazione e destinazione d'uso, soprattutto negli ultimi due secoli, le chiese annesse, soprattutto per le fondazioni di alta montagna, mantennero invece inalterata la struttura (16).

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Chiesa

La valle del Primiero si trova nella parte nord orientale del Trentino, solcata da nord a sud dal Torrente Cismon, confina verso est con la provincia di Belluno, a nord con la val di Fiemme raggiungibile attraverso il passo Rolle, a est con l'Agordino attraverso il passo Cereda, a ovest con il Tesino, attraverso il passo Brocon, mentre a sud l'accesso alla valle è garantito dalla gola dello Schener; il Primiero è quindi una zona di particolare interesse dal punto di vista geografico, poiché è un corridoio che permette il contatto tra il Tirolo a nord e il Veneto verso sud.
Inizialmente fu solo via di passaggio per raggiungere la Valsugana, battuta soprattutto quando venne collegata dai romani alla via Claudia Augusta attraverso la via Paolina. Dendrofori, boscaioli, cavatori di torba crearono tuttavia solo piccoli nuclei di insediamenti per lo più stagionali, mentre veri e propri stanziamenti si sarebbero avuti nel V secolo quando diversi gruppi provenienti dalle zone limitrofe si rifugiarono nella valle del Cismon per fuggire alle devastazioni dei popoli "barbari" che provenivano dalle Alpi (17).
Nel 570 Alboino, re dei Longobardi, accorpava la valle del Primiero a Feltre dando inizio ad una dipendenza politica che sarebbe continuata anche sotto la dominazione del successivo Impero romano-germanico. Le vicende che investirono il territorio di Feltre, della Valsugana, del Primiero fin verso l'anno Mille furono quelle che coinvolsero in generale le terre dell'Italia nord orientale.
La comunità di Primiero pur dipendendo dal vescovo di Feltre, riuscì tuttavia a mantenere una sua autonomia amministrativa. Verso l'anno Mille la comunità era divisa in quattro regole dette "columelli"; si trattava di organizzazioni rurali, identificabili con un insediamento che faceva capo ad un "marzollo" (così chiamato perché eletto il 1 marzo) che era il rappresentante della comunità deputato al governo. Le quattro regole nelle quali era diviso il territorio erano Imer unito a Canal San Bovo, Mezzano, Tonadico e Transacqua, che comprendeva anche Siror e Ormanico (18).
A partire dal X secolo il vescovo di Feltre divenne feudatario dell'Impero, beneficiato dall'imperatore Ottone I con il titolo comitale e diversi privilegi, ma il territorio di Feltre venne consegnato in maniera ufficiale e definitiva ai vescovi di Feltre nel 1027, nel medesimo anno in cui l'imperatore Corrado II il Salico (1024-1029) concedeva il comitato di Trento al vescovo Udalrico II (1022-1055). Il comitato di Trento veniva quindi a comprendere tutto il territorio attualmente entro i confini provinciali e diocesani, con l'aggiunta del territorio che oggi appartiene alla provincia di Bolzano, fino a Merano (esclusa) nella valle dell'Adige e a Chiusa (esclusa) nella valle dell'Isarco, ma la Valsugana e il Primiero rimasero, dal punto di vista religioso, legati alla diocesi di Feltre (19).
Il nome ufficiale di Primiero si troverà nei documenti imperiali soltanto a partire dal XII secolo nella forma "Primeya" (in un documento del 1140 e in uno del 1179) e "Primerium" (in un documento del 1184) (20).
Nel corso del XIV secolo le vicende che investirono il Principato vescovile di Trento e che videro antagonisti i rappresentanti delle grandi casate europee, che miravano ad ottenere i territori dei conti del Tirolo e ad assumerne i titoli, ebbero ripercussioni anche sui territori dipendenti dal vescovado di Feltre (21).
Nel 1337, appena eletto, il vescovo di Feltre, Gorcia de Lusa (1337-1349), mantenendo per sé solo la podestaria di Primiero governata prevalentemente tramite il suo vicario, consegnò la capitaneria di Primiero a Carlo di Lussemburgo e al fratello Giovanni, cosicché il Primiero divenne una giurisdizione feudale di dipendenza immediata dall'Impero (22).
Gli eventi successivi videro il passaggio del Primiero nell'orbita delle diverse fazioni politiche coinvolte nelle guerre per la conquista del nord-est della penisola e dei valichi annessi, finché nel 1373 il Primiero passò nelle mani di Alberto III e Leopoldo, duchi d'Austria, che nel 1401 investivano del feudo e della signoria giurisdizionale di Primiero il conte Giorgio Welsperg, presidente della camera aulica di Innsbruck. I Welsperg, consapevoli della ricchezza dei boschi e del sottosuolo di Primiero (ricco di argento, piombo, rame e cinabro), versavano in cambio all'Austria una ragguardevole somma di denaro (23).
Lo sfruttamento del legname e delle materie prime si tradussero in vantaggiosi commerci, soprattutto in occasione delle fiere. La più antica era quella di San Michele, che durava tre giorni e si teneva sulla piazza dell'antico mercato; gli arciduchi d'Austria concessero inoltre la possibilità di tenere annualmente verso la fine del mese di marzo 5 giorni di fiera, proprio in quell'insediamento che, verso la metà del XV secolo, avrebbe assunto il nome di "villa mercati Primeii" e successivamente di Fiera (24).
Il Primiero rimase quindi stabilmente nell'orbita della casa d'Austria fino alla prima guerra mondiale, per circa quattro secoli sotto la giurisdizione Welsperg, mentre dal punto di vista religioso rimase legato alla diocesi di Feltre fino alla fine del Settecento, condividendo le vicende politiche, belliche, sociali della casa d'Austria e del nord Italia.
La politica di modernizzazione e razionalizzazione del governo dell'Impero inaugurata da Maria Teresa d'Austria, volta all'accentramento del potere a scapito delle molteplici situazioni storico-politiche che caratterizzavano i territori e le comunità di montagna, e gli interventi successivi di Giuseppe II, modificarono i confini delle giurisdizioni di Trento e di Feltre (25).
La situazione di Primiero era infatti inaccettabile per la casa d'Austria poiché vi era un territorio soggetto all'Impero che, dal punto di vista ecclesiastico, dipendeva dal vescovo di uno stato estero.
Nel 1785, dopo qualche anno di trattative, la Congregazione concistoriale emanava il 23 agosto il decreto di incorporazione al vescovado trentino dei paesi del Primiero e di Canal San Bovo. Il decreto veniva convalidato il 12 marzo 1786 dal governo austriaco che vi apponeva il "placet"; il vescovo di Feltre veniva risarcito della perdita delle terre, degli emolumenti e dei diritti feudali che aveva in Valsugana e Primiero con una somma in denaro.
Da questa data quindi il Primiero entrò a far parte della diocesi trentina e ne condivise la sorte; dal punto di vista amministrativo il Primiero venne aggregato al Circolo dei confini d'Italia costituito nel 1785 con sede a Rovereto (26).

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(1) PISTOIA U. (a cura di), La valle del Primiero nel Medioevo. Gli statuti del 1367 e altri documenti inediti (Deputazione di storia patria per le Venezie), Venezia 1994, pp. 56-57.
(2) La chiesa di San Martino a Primiero è citata in un documento del 9 ottobre 1361, "actum et datum in eclesia Sancti Martini de villa plebis de Primeo" con il quale venivano concesse indulgenze a coloro che avessero pregato nella chiesa di Sant'Andrea a Siror (pubblicato ibid., pp. 193-194, doc. 17).
(3) San Romualdo, vissuto tra il 951 e il 1027 è il fondatore dell'eremo di Camaldoli e promotore della Congregazione camaldolese, diramazione riformata dell'Ordine benedettino. L'ipotesi che la fondazione dell'ospizio risalisse all'anno Mille permetteva di legare direttamente il santo all'ospizio di Castrozza e supportare la notizia di un'antica presenza benedettina. La proposta veniva fatta dal Rachini, ma veniva confutata in L'ospizio e monastero di S. Martino e Giuliano di Castrozza in Primiero, "Il Trentino", 1 (1872), n. 212, p. 1; RACHINI A., Memorie storiche della valle di Primiero con documenti riguardanti i conti Welsperg e l'ospizio del monastero dei Santi Martino e Giuliano di Castrozza, BCT, ms. 990 (già M 4556) ff. 6r-53v. e in ID., Memorie dell'ospitale e monastero delli Santi Martino e Giuliano di Castrozza, BCT, ms. 178, ff. 1r-60v.
(4) L'ipotesi della presenza dei Benedettini fin dagli albori della vita del monastero venne accolta anche dal Montebello; il documento del 5 luglio 1294 che cita il privilegio di Lucio III venne pubblicato in MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero, Rovereto 1793, appendice documentaria pp. 43-46, doc. 23.
(5) Il documento è citato in PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 58, ed è conservato in copia nell'archivio parrocchiale di Siror; quanto ai termini del pagamento la festa principale di san Michele è il 29 settembre.
(6) Il documento di acquisto è redatto il 15 ottobre 1231 ed è conservato nell'archivio parrocchiale di Siror.
(7) I conversi erano laici che vestivano abito da frate, ma non avevano formulato voti religiosi; si trattava di una condizione piuttosto frequente per molti illetterati che volevano entrare in convento, dove venivano di solito impiegati per i lavori più umili.
(8) In una breve storia dell'ospizio pubblicata sul bollettino decanale Voci di Primiero, don Fontana ipotizzava che i "fratres" dovevano essere al massimo 8, visto che quello era il numero degli stalli presenti in chiesa, si veda FONTANA S., San Martino di Castrozza, in "Voci di Primiero", 6 (1948).
(9) I documenti qui citati sono in PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 58; il documento del 5 luglio 1288 si trova nel fondo delle pergamene dell'Archivio parrocchiale di Tonadico e presenta l'antica segnatura D 33.
(10) RACHINI A., Succinto ragguaglio della valle di Primiero, nomata anticamente Castello della Pietra, Giurisdizione con mero, e misto impero dell’Antichissima, e Nobilissima Casa di Welsperg con la descrizione della stessa, anno 1723, pp. 91-92.
(11) FONTANA S., San Martino di Castrozza; quanto alla scadenza del pagamento su tratta del 10 agosto.
(12) La causa della chiusura viene attribuita alle decisioni del Concilio in MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, pp. 152-153 e in FONTANA S., San Martino di Castrozza; non se ne fa invece cenno in PISTOIA U., La valle del Primiero (la trasformazione in priorato secolare a p. 60).
(13) FONTANA S., San Martino di Castrozza.
(14) Si vedano ad esempio l'ospedale dei Santi Tommaso e Adelpreto tra Arco e Riva, di fondazione privata, o la chiesa ospedale di San Lazzaro e Santa Giuliana, sorta al confine della circoscrizione urbana di Trento.
(15) Sono ospizi di alta montagna, oltre a quello di San Martino di Castrozza, l'ospizio al passo San Pellegrino presso Moena, quello di Madonna di Campiglio e quello di San Bartolomeo al passo del Tonale.
(16) DELLANTONIO G., Spazi della liturgia e della carità nel tardo medioevo, in Storia del Trentino, III, L'età medievale, a cura di A. CASTAGNETTI - G.M. VARANINI, pp. 611-626, in part. pp. 618-619.
(17) In generale sulla valle del Primiero: MONTEBELLO G.A., Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero; ZIEGER A. Primiero e la sua storia, Trento 1975; PISTOIA U., La valle di Primiero.
(18) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, pp. 431; PISTOIA U., La valle del Primiero, pp. 44-45.
(19) KÖGL J., La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone. Diritti derivanti al clero diocesano dalla sua soppressione, Trento 1964, pp. 3-7; NICOLAO F., Imèr: storia, arte e vita, Imer 1978, pp. 9-14.
(20) ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 17.
(21) La bibliografia in questo senso è piuttosto vasta si confrontino KÖGL J., La sovranità, p. 78, GHETTA F., Di Principi vescovi: da Trento nell'Europa, in Un segno d'Europa. Il simbolo del Trentino, a cura di ANDREATTA G., VIOLA M., NOVY R., GHETTA F., LANDO M., Trento 1989, pp. 85-101, in particolare pp. 86-87; NOVY R., Di imperatori, di re, di vescovi: da Praga per l'Europa, in Un segno d'Europa, pp. 41-60, in part. pp. 43-44.
(22) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, p. 56.
(23) In particolare ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 42.
(24) PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 86.
(25) Uno sguardo generale sulla situazione del Trentino in DI SIMONE M.R., Diritto e riforme nel Settecento Trentino e FARINA M., Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, entrambi in Storia del Trentino. Volume IV. L'età Moderna, a cura di BELLABARBA M. e OLMI G., Bologna 2000, pp. 209-229, 505-551, in part. pp. 209-212 e pp. 536-548.
(26) CURZEL E., L'organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel Medioevo, in ID., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, pp. 89-125, in part. p. 96.

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Archivio parrocchiale di Siror
Archivio parrocchiale di Tonadico
RACHINI A., Memorie storiche della valle di Primiero con documenti riguardanti i conti Welsperg e l'ospizio del monastero dei Santi Martino e Giuliano di Castrozza, Biblioteca comunale di Trento, ms. 990 (già M 4556), ff. 6r-53v.
RACHINI A., Memorie dell'ospitale e monastero delli Santi Martino e Giuliano di Castrozza, Biblioteca comunale di Trento, ms. 178, ff. 1r-60 v.

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Primiero San Martino di Castrozza
Denominazione Estremi cronologici
Ufficio parrocchiale dei Santi Martino e Giuliano in San Martino di Castrozza
Denominazione Estremi cronologici
Priorato secolare dei Santi Martino e Giuliano