L'esistenza del monastero e ospizio dei Santi Martino e Giuliano con la cappella annessa è documentata a partire dalla fine del XII secolo, se si accetta la data del 1181 nella quale il papa Lucio III avrebbe concesso uno dei primi privilegi alla comunità che lì risiedeva; se invece si accetta la data del 1218, anno in cui il converso Domenico venne investito dei beni sul Rolle, la certezza della sua esistenza è spostata nel primo ventennio del secolo XIII. Da comunità religiosa non meglio identificata retta da un priore a cui fanno capo dei "fratres" (ma verso la fine del XIII secolo anche delle "sorores"), nella seconda metà del XIV secolo la struttura viene gestita da monaci dell'Ordine benedettino (1).
L'ospizio venne soppresso nel 1418 e trasformato in un priorato secolare; il provvedimento avrebbe fatto seguito alle disposizioni per la riforma della Chiesa e il rinnovamento del clero dettate dal Concilio di Costanza (1414-1418), ma non si conoscono le motivazioni che portarono a questa decisione. Secondo lo studio del Montebello il monastero sarebbe stato convertito in una commenda per un chierico secolare con l'obbligo della sola ospitalità (2).
Secondo altri studi a San Martino, anche sotto la direzione del priore secolare, sarebbe sopravvissuta una comunità di religiosi, poiché di essa si fa menzione in un documento di investitura di feudi del 1447, nel quale si parla di frutti decimali della villa di Tonadico indivisi coi frati o monaci dell'ospedale di San Martino (3).
Questo in parte giustificherebbe il motivo per cui il titolare dell'ospizio avesse continuato a chiamarsi priore, titolo che avrebbe perso il suo senso se non ci fosse stato più un collegio di "fratres". La notizia non è tuttavia confermabile allo stato attuale delle ricerche.
Il priorato divenne quindi un beneficio senza obbligo di cura d'anime, una commenda che poteva essere affidata ad un chierico in possesso solo degli ordini minori, al quale non veniva imposto nemmeno l'obbligo di residenza.
Non vi sono notizie precise sulle modalità di gestione della cappella annessa all'ospizio, ma a quanto si ricava dalle ricerche il priore poteva chiedere di essere sostituito negli oneri ecclesiastici da un sacerdote (4).
Le entrate del priorato, fino a quando i monaci ne avevano avuto la direzione, erano state destinate alla gestione della comunità e alle necessità dell'ospizio; con la trasformazione dell'ospizio in priorato laico, gestito da un unico responsabile, il gettito delle entrate diveniva più redditizio e la nomina dei priori cominciò ad essere contesa tra il pontefice, l'arciduca Sigismondo d'Austria e i conti Welsperg, che avevano ottenuto in feudo il Primiero fin dal 1401.
La Santa Sede nominò i primi due priori nelle persone di Giovanni Cavalli (1420-1428) e Teodorico Bordesco (1428-1458). Il duca d'Austria intervenne nella nomina di Giorgio Hauman (1458-1482) che abbandonò la carica, Baldassare di Welsperg elesse quindi subito Stefano Kolb di Passavia. Le scelte successive divennero una lotta tra le parti in un succedersi di nomine, rinunce e sostituzioni. I Welsperg tentarono di far valere diritti di patronato e si rivolsero al vescovo di Feltre Andrea Trevisano (1494-1504), che riconobbe i loro diritti di nomina, confermati poi nel 1513 da papa Leone X (1513-1521). Nel 1520 tuttavia lo stesso papa Leone nominò un suo priore in contrapposizione a quello dei Welsperg.
Nuovamente nel 1524 l'arciduca Ferdinando si rivolse al vescovo di Feltre Tommaso Campeggi (1520-1559), che assegnò il diritto di nomina dei priori di San Martino ai conti Welsperg.
Nel 1526 i Welsperg nominarono priore Rodolfo figlio di Giorgio Welsperg e fecero valere il loro diritto di nomina per una decina di priori. I priori nominati dai Welsperg furono quasi tutti preti o comunque religiosi.
Verso la metà del Seicento si sarebbero manifestati "prodigi" nella chiesa dei Santi Martino e Giuliano: le cronache raccontano di figure come dipinte sul muro che comparivano e scomparivano di fronte agli occhi dei fedeli, che accorrevano per assistere al miracolo. La chiesa divenne quindi luogo di particolare devozione e i fedeli di Primiero vi si recavano in diverse occasioni, in particolare l'11 novembre, giorno della festa principale del santo, si organizzava una processione solenne.
La documentazione relativa all'ospizio e alla cappella di San Martino non è sufficiente per seguire con costanza l'evoluzione del priorato; l'archivio parrocchiale conserva in prevalenza documentazione del XX secolo, prodotta dopo l'elevazione del priorato a parrocchia verso la metà del secolo (5).
Un documento precedente al 1781 testimonierebbe la presenza presso l'ospizio di San Martino di un sacerdote stabile che aveva l'obbligo di celebrare la messa tutte le domeniche e feste nella cappella e al quale sarebbero stati forniti i mezzi necessari e quindi paramenti sacri, candele, olio e vino, una somma di denaro per le prestazioni, vitto e alloggio e la legna per riscaldare i passanti, di qualunque ceto fossero.
Alla fine del Settecento tutta la zona del Primiero e della Valsugana passarono alla diocesi di Trento, ma la situazione del complesso di San Martino non sembra subire variazioni rilevanti (6).
L'ospizio per i pellegrini continuava quindi a funzionare, anche se ormai lo scopo per cui era stato fondato cominciava ad esaurirsi: nel 1810 venne risparmiato da provvedimento del governo napoleonico con il quale il Regno italico incamerava i beni ecclesiastici, poiché venne riconosciuto fondazione di diritto privato (7).
Nel 1814 alla morte del conte Welsperg gran parte dei beni dell'ospizio vennero versati al fisco, la rimanente parte venne per lo più divisa tra gli eredi Welsperg. Pochi anni dopo, nel 1828, il governo austriaco ordinò che i proventi dell'ospizio venissero devoluti alle scuole elementari del Distretto. Non era un provvedimento del tutto nuovo poiché già dopo la metà del Settecento una parte del denaro veniva investita per vitto, alloggio, salvataggio dei viandanti in caso di cattivo tempo, mantenimento della strada di accesso all'edificio e mantenimento della chiesa e delle strutture del priorato, mentre con la parte rimanente si pagavano nove maestri per le scuole di Primiero, si premiavano gli studenti meritevoli e si dava un obolo al sacrestano.
Con la fine del Regno napoleonico, il complesso di San Martino venne affidato a don Giovanni Battista Braito, decano di Primiero, che cercò di riportarlo all'antico uso con una prima serie di provvedimenti e regole varate tra il 1832 il 1849.
Nel periodo in cui ai Welsperg spettò la scelta dei priori, questi furono per la maggior parte sacerdoti o comunque ecclesiastici, nel corso dell'Ottocento ritornò invece la serie dei priori tonsurati, ma comunque viventi allo stato laicale; i vice priori invece a partire dal 1624 furono sempre sacerdoti. Solo a partire dalla fine dell'Ottocento la normativa ecclesiastica venne applicata con più severità e i priori ai quali veniva conferito il beneficio di San Martino sarebbero stati tutti sacerdoti.
Nel 1852 il vescovo di Trento fece stilare un rapporto sulla situazione della struttura di San Martino, dal quale emerge che avrebbe avuto bisogno di lavori di ristrutturazione e che i viandanti si fermavano il meno possibile.
A partire dagli anni Settanta dell'Ottocento la zona di Castrozza cominciava a diventare famosa per l'escursionismo e l'alpinismo, attività alla quale si adeguarono le opere stradali e quelle di accoglienza. Dopo la costruzione dei primi alberghi, nel 1888 l'ospizio di San Martino che ormai da qualche anno non funzionava più venne trasformato a sua volta in albergo (8).
ELENCO DEI PRIMI PRIORI (9)
Giovanni Cavalli (1420-1428) (nominato dalla Santa Sede)
Teodorico Bordesco (1428-1458) (nominato dalla Santa Sede)
Giorgio Hauman priore (1458-1482) (nominato su intervento del duca d'Austria)
Stefano Kolb di Passavia (1482 - ?) (nominato su intervento di Baldassare di Welsperg)
ELENCO DEI PRIORI NOMINATI DAI WELSPERG DAL 1526
I Rodolfo figlio di Giorgio Welsperg
II Giorgio figlio di Cristoforo Barone di Welsperg
III Guglielmo figlio di Cristoforo Welsperg, principe Vescovo di Bressanone
IV Filippo Ferdinando figliò di Sigismondo IV Welsperg, canonico di Salisburgo, Trento ed Augusta
V Carlo Annibale di Sigismondo Wolfango Welsperg, canonico di Bressanone
VI Ferdinando Carlo di Marco Sigismondo Welsperg, canonico di Bressanone
VII Federigo Bonaventura di Giorgio Bonaventura Welsperg, conte
VIII Gian Francesco Antonio di Giorgio Bonaventura Welsperg, canonico di Bressanone
IX Sigismondo Wolfango di Cristoforo Sigismondo Welsperg, canonico di Trento
X Giuseppe di Giuseppe Ignazio conte di Welsperg, canonico e luogotenente di Passavia
ELENCO DEI PRIORI
1803 Giuseppe Rech da Feltre (BL)
1833 don Antonio conte d'Arsio, chierico tonsurato residente a Trento
1834 don Felice cavaliere "de Pach" di Innsbruck
1856-1859 Norberto conte di Sarentino da Fonzaso (BL), chierico tonsurato
1859-1877 don Enrico conte Welsperg di Primiero, chierico tonsurato
1898 don Rodolfo Mels-Colloredo da Griesshübl (Vienna)
1925-1954 don Pietro Grossi da Pozza di Fassa
ELENCO DEI VICE PRIORI
1624-1640 don Giovanni Guarienti da Rallo
1646-1664 don Francesco Simoni da Canale
1664-1666 don Domenico Fontana da Siror
1675-1686 don Giovanni Battista Ierli da Fiera
1686-1695 don Giuseppe Antonio Leporini da Fiera
1695-1698 don Giovanni Dellagiacoma da Predazzo
1698-1701 don Giovanni Zanona da Pieve
1701 don Paolo Antonio Scopoli da Tonadico
1701-1708 don Cristoforo Ben da Fiera
1708-1709 don Giovanni Kinspergher da Fiera
1712-1714 don Giovanni Battista Meneghetti da Fiera
1717-1721 don Giovanni Andrea Longo da Siror
1723-1729 don Giacomo de Stefanis da Cainari
1753-1760 don Martino Brigadoi da San Martino
1770-1784 don Paolo Francesco Antonio Pastorini da Fiera
1784-1786 don Pietro Antonio D'Arrigo da Transacqua
1812 don Vittore Bond da Mezzano
1819-1828 don Angelo Grandi da Mezzano
1828-1830 don Luigi Fonzasio da Fiera
1833 don Bartolomeo Melzani di Bagolino
1834-1836 don Domenico Egger da Fiera
1836-1844 don Francesco Broch da Sagron
1844-1846 don Giovanni Battista Dorigato da Castel Tesino
1847-1875 don Luigi Egger da Fiera
1875-1883 don Cirillo Broch-Salvadori da Sagron
1883-1907 don Carlo Giacomelli da Predazzo
1907-1913 don Giovanni Battista Boso da Capriana
1913-1938 don Michele Longo da Siror
1938 don Giovanni Rattin da Prade (Canal San Bovo)
1939-1951 don Giuseppe Morandini da Predazzo
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