Curazia di San Marco, Transacqua, 1780 - 1926 dicembre 26 ( 1780 - 1926 dicembre 26 )

Curazia di San Marco, Transacqua, 1780 - 1926 dicembre 26

Curazia di San Marco

ente

1780 - 1926 dicembre 26

Transacqua è un comune del Trentino orientale situato sull'altopiano di Primiero e distante un centinaio di chilometri dal capoluogo di provincia. Il comune è in realtà costituito dall'abitato di Transacqua e dalla frazione di Pieve; storicamente esistono inoltre alcune divisioni territoriali denominate Forno, Fol, Isolabella, Navoi, Ormanico, Pieve, Sangrillà e Toè.
Transacqua confina con i territori dei comuni di Fiera di Primiero, Mezzano, Siror, Tonadico, Sagron Mis e Cesiomaggiore, quest'ultimo appartenente alla provincia di Belluno.
Poche sono le notizie relative alla "cura animarum" dei fedeli di Transacqua rintracciabili nella documentazione conservata nell'archivio parrocchiale, che non risale ad un periodo precedente agli anni Venti dell'Ottocento.
Più antiche sono le notizie riguardanti la regola e la comunità di Transacqua per le quali si conservano diversi documenti risalenti al XIII secolo, che testimoniano in particolare l'attività di una comunità che definisce via via i rapporti con le vicinie, nel tentativo di conquistare una propria autonomia amministrativa. Risale al 1269 un accordo raggiunto tra la regola di Transacqua e quella di Tonadico sui rispettivi confini e al 1272 la sentenza con la quale un collegio arbitrale sancisce l'unione delle regole di Transacqua e di Siror (1).
La chiesa parrocchiale di Transacqua è dedicata a San Marco evangelista. L'archivio parrocchiale non conserva testimonianze documentarie dirette che permettano di ricostruire la storia della chiesa, le uniche notizie che si trovano in merito vengono fornite dal parroco nel 1929 quando, presentando il resoconto dello stato patrimoniale della chiesa all'Ordinariato vescovile, annota che la chiesa venne edificata nel 1500, successivamente riedificata nel 1780 e ampliata nel 1863, 1878, 1886 (2).
La prima chiesa del Primiero con diritto di amministrare i sacramenti fu quella dedicata a Santa Maria Assunta di Fiera, matrice delle diverse cappellanie e curazie esposte, che avrebbero ottenuto l'erezione a parrocchia in un periodo molto più tardo, in alcuni casi non prima della metà del Novecento.
Come tutte le comunità del Primiero, per le necessità della vita religiosa Transacqua fu inizialmente legata alla pieve di Fiera, dalla quale ottenne parziale autonomia con l'erezione a curazia indipendente nel 1780.
Fino a questo momento si può ipotizzare che l'organizzazione della comunità dei fedeli abbia avuto un'evoluzione molto simile a quella delle comunità religiose e delle cure d'anime del Primiero, come Imer, Tonadico, Sagron, Mezzano e sia stata una cappellania esposta della pieve di Fiera.
Dei rapporti con la pieve di Fiera precedenti l'erezione a curazia si trova notizia in un documento del 1633, inerente gli accordi stipulati tra il pievano di Fiera Bartolomeo Tedeschi e il marzoli (rappresentanti eletti) della comunità di Mezzano; il documento riguarda nello specifico la regolamentazione dei diritti e doveri del decano nei confronti della comunità di Mezzano, ma nella seconda parte riporta la lista degli importi dovuti al pievano sia per i servizi resi nella pieve, che nelle cappelle esposte da essa dipendenti (messe in canto e basse, obiti, vespri, messe gregoriane), dalla quale si evince che il pievano si recava a Transacqua (così come a Mezzano, Siror, Tonadico e Imer) per la celebrazione delle messe, il cui onere a spese delle comunità variava a seconda che vi si recasse in processione o meno. Non si indica, né si può intuire, la frequenza di queste celebrazioni (3).
Notizie indirette sulla chiesa di San Marco di Transacqua si trovano negli statuti della comunità di Primiero pubblicati nel 1367, nei quali alla rubrica LII si proibisce di portare armi nelle festività religiose dedicate a san Bartolomeo, san Pietro, san Giorgio, san Marco e san Lucano; si tratta delle feste dei santi ai quali sono dedicate le chiese filiali dipendenti da Fiera e tra i quali vi è appunto anche san Marco, patrono della chiesa di Transacqua (4).
Si può quindi supporre che all'inizio del Trecento a Transacqua vi fosse già una chiesa, che dipendeva dalla matrice di Fiera (5).
L'erezione a curazia risale al 1780, ma la documentazione più antica conservata nell'archivio parrocchiale è molto più tarda e risale al 1830; i primi documenti che si conservano sono i contratti stipulati tra il comune di Transacqua e i curati chiamati ad occuparsi della chiesa e della comunità di fedeli facenti capo alla chiesa di San Marco (6).
Al curatore d'anime doveva essere garantito un onorevole sostentamento in cambio dei servizi che svolgeva per la comunità, per questo in generale alla cura era annesso un beneficio, il cui usufrutto serviva al mantenimento del sacerdote. Quest'ultimo beneficiava poi anche di entrate diverse, occasionali e fisse, che gli venivano dai diritti di stola, dalle elemosine, dalle questue e dai legati (7).
La comunità dei fedeli di Transacqua aveva diritto di proporre come curato un proprio candidato, spettava tuttavia all'autorità civile valutare se fosse in possesso dei titoli necessari e all'Ordinariato vescovile di Trento confermarlo. Il curato doveva inviare alla curia la copia degli accordi stipulati con il comune, nei quali si stabilivano gli oneri nei confronti dei fedeli a lui affidati e gli oneri economici a carico del comune per il mantenimento del curato stesso.
Nel 1830 venne nominato curato don Luigi Fonzasio, che sarebbe rimasto a Transacqua fino al 1872. Il curato stipulava con il comune un contratto, nel quale si impegnava ad assolvere i doveri legati alla cura d'anime; nei confronti della comunità di Transacqua il curato assumeva il compito di celebrare le messe e spiegare il Vangelo, tenere la dottrina pomeridiana, celebrare le messe festive secondo gli orari concordati con la rappresentanza comunale, recitare le Quarant'ore durante la Settimana santa e il rosario in Quaresima e nei mesi dedicati alla Madonna (maggio e ottobre), seguire le pratiche religiose consolidate per tradizione in paese, ossia la benedizione delle case all'inizio dell'anno e la benedizione degli animali il giorno di sant'Antonio abate (17 gennaio). Il comune fissava l'importo della congrua spettante al curato, nella quale era compresa anche la celebrazione di 137 messe basse all'anno e delle messe "pro populo", ossia quelle per i fedeli di Transacqua, per le quali il curato non avrebbe preteso compenso ulteriore. Oltre alla congrua al curato spettava l'usufrutto sulla casa canonica di proprietà del comune, una ulteriore somma per adempiere ad alcuni legati missari e per recitare alcune messe per i benefattori e i fabbricieri.
Il curato si impegnava inoltre, nel medesimo contratto, a rispettare i diritti della chiesa matrice di Fiera, partecipando a funzioni, celebrazioni, processioni della chiesa parrocchiale e a non celebrare, senza l'autorizzazione del parroco, funzioni solenni o altre cerimonie religiose che spettavano di diritto alla chiesa parrocchiale.
Nel 1872 un contratto del medesimo tenore veniva stipulato con il nuovo curato don Gioacchino Bazzanella. Il curato si obbligava ad occuparsi dell'istruzione religiosa nelle scuole di Transacqua e Ormanico, recitare il rosario durate la Quaresima come da tradizione e, sempre nel periodo di Quaresima, tenere la Via Crucis; doveva celebrare 100 messe per conto del comune e tre legati, sempre a spese del medesimo. Nel mese di maggio e ottobre nei giorni festivi il curato doveva celebrare la "messa sull'alba del giorno, come fu sempre costume" e garantire le pratiche religiose consolidate per tradizione, ossia benedire le case la vigilia dell'Epifania e benedire gli animali nel giorno di sant'Antonio abate.
Tutte le domeniche e feste dell'anno avrebbe dovuto celebrare la messa in canto e la seconda domenica del mese, durante la messa, avrebbe dovuto esporre il Santissimo Sacramento e impartire la benedizione solenne ai fedeli. Per questi suoi servizi il curato veniva pagato in parte attingendo dalla cassa del comune, in parte attingendo dalla cassa della chiesa; il curato aveva inoltre il diritto alle questue annuali del lino, del sorgo e del burro.
Accordi del medesimo tenore, con minime variazioni soprattutto a livello degli importi versati dal comune, sarebbero stati stipulati nel 1877 con il nuovo curato don Luigi Nicoletti (8).
Nel momento in cui il curato fosse stato nominato parroco, la rendita a lui spettante avrebbe dovuto aumentare. Nel 1925 i rapporti con don Andrea Sartori venivano impostati in maniera che il sacerdote ricevesse dal comune un importo maggiore per la congrua, in vista dell'erezione della curazia di Transacqua in parrocchia. Al sacerdote venivano concessi quindi, oltre alle entrate delle quali avevano goduto i suoi predecessori, un indennizzo per le messe "pro populo", la fornitura annuale della legna, un ulteriore pagamento in denaro e il diritto di usufrutto su due terreni (9).

ELENCO DEI CURATI, CAPPELLANI E PROVVISORI ESPOSITURALI
1780-1795 don Ferdinando Someda da Fiera di Primiero, curato
1795-1843 don Giovanni Fonzasio da Feltre, cappellano dal 1795 al 1830, curato dal 1830 al 1843
1830-1872 don Luigi Fonzasio da Fiera di Primiero, cappellano dal 1830 al 1843, curato dal 1844 al 1872
1872-1877 don Gioacchino Bazzanella da Borgo, provvisore espositurale
1877-1890 don Luigi Nicoletti da Vigolo Vattaro, provvisore espositurale
1890-1905 don Giorgio Gabrielli da Predazzo, provvisore espositurale
1905-1912 don Martino Loss da Imer, cappellano
1912-1923 don Giovanni Battista Battisti da Telve, cappellano e poi curato
1924-1932 don Andrea Sartori da Levico, curato fino al 1926 e poi parroco

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ente della chiesa cattolica

Con il termine "curazia" si indica un territorio definito all'interno del più vasto contesto pievano o parrocchiale, che ha una propria chiesa o cappella, possiede propri beni o redditi, nel quale un sacerdote, che assume il titolo di curato, esercita la cura d'anime, sottraendo in parte i fedeli alla giurisdizione del parroco e della chiesa matrice.
Alle chiese filiali e alle cappelle sorte sul territorio della pieve o parrocchia, vennero inizialmente garantite alcune celebrazioni o la predicazione in determinati periodi dell'anno da parte di un cappellano esposto, inviato dal medesimo pievano o parroco. La necessità di un sostegno religioso stabile portò le cappelle esposte a richiedere dei propri curatori d'anime, che garantissero la presenza continua nella comunità; molte chiese ottennero quindi la possibilità di avere un curatore d'anime stabile, al quale vennero via via riconosciuti diversi diritti che potevano essere conferiti direttamente dal vescovo con il decreto di nomina, acquisiti per consuetudine o, in alcuni casi, stabiliti da accordi specifici concordati con il parroco medesimo.
I diritti delle curazie nei confronti della chiesa matrice non erano omogenei, il curato poteva essere autorizzato a celebrare una parte dei sacramenti oppure tutti o - come nel caso di Mezzano e Imer - ottenerli in tempi diversi.
Il curato manteneva diversi obblighi nei confronti della chiesa parrocchiale: doveva prendere parte alle celebrazioni solenni e alle processioni, doveva pagare la primizia e contribuire in diversi modi al mantenimento del parroco; il parroco poi si riservava nei confronti della curazia il diritto a presenziare a diverse funzioni o a celebrare i sacramenti. Curati e parroci finivano quindi per ledere gli interessi gli uni degli altri, soprattutto sul piano economico, poiché alle celebrazioni, alle funzioni ordinarie e straordinarie, erano legate le entrate derivanti da offerte, elemosine e diritti di stola.
La giurisdizione austriaca si era preoccupata di controllare l'istituzione curaziale, tanto che nessuna curazia avrebbe potuto dirsi regolarmente costituita se non aveva ottenuto il beneplacito dell'autorità civile e se il curato non era in possesso dei requisiti richiesti dall'Ordinariato vescovile.
La curazia così istituita otteneva il diritto e il dovere di tenere i registri di battesimo, di matrimonio, di morte.
Quanto al mantenimento del curato, negli archivi delle parrocchie di Primiero vi sono diversi esempi di contratti che il curato stipulava con il comune garantendo alcuni servizi al comune stesso (messe, celebrazioni e processioni in occasione di feste) e ai fedeli ("missa pro populo") in cambio di beni di consumo (grano, legna e altro), alloggio e di uno stipendio in denaro.
Le curazie vennero nel tempo ad essere erette in parrocchia, spesso per richiesta specifica della comunità dei fedeli che presentavano una supplica al vescovo; nel periodo tra le due guerre la pratica si fece sempre più frequente e l'elevazione a parrocchia venne a interessare la quasi totalità delle curazie.

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Chiesa

La valle del Primiero si trova nella parte nord orientale del Trentino, solcata da nord a sud dal Torrente Cismon, confina verso est con la provincia di Belluno, a nord con la val di Fiemme raggiungibile attraverso il passo Rolle, a est con l'Agordino attraverso il passo Cereda, a ovest con il Tesino, attraverso il passo Brocon, mentre a sud l'accesso alla valle è garantito dalla gola dello Schener; il Primiero è quindi una zona di particolare interesse dal punto di vista geografico, poiché è un corridoio che permette il contatto tra il Tirolo a nord e il Veneto verso sud.
Inizialmente fu solo via di passaggio per raggiungere la Valsugana, battuta soprattutto quando venne collegata dai romani alla via Claudia Augusta attraverso la via Paolina. Dendrofori, boscaioli, cavatori di torba crearono tuttavia solo piccoli nuclei di insediamenti per lo più stagionali, mentre veri e propri stanziamenti si sarebbero avuti nel V secolo quando diversi gruppi provenienti dalle zone limitrofe si rifugiarono nella valle del Cismon per fuggire alle devastazioni dei popoli "barbari" che provenivano dalle Alpi (10).
Nel 570 Alboino, re dei Longobardi, accorpava la valle del Primiero a Feltre dando inizio ad una dipendenza politica che sarebbe continuata anche sotto la dominazione del successivo Impero romano-germanico. Le vicende che investirono il territorio di Feltre, della Valsugana, del Primiero fin verso l'anno Mille furono quelle che coinvolsero in generale le terre dell'Italia nord orientale.
La comunità di Primiero pur dipendendo dal vescovo di Feltre, riuscì tuttavia a mantenere una sua autonomia amministrativa. Verso l'anno Mille la comunità era divisa in quattro regole dette "columelli"; si trattava di organizzazioni rurali, identificabili con un insediamento che faceva capo ad un "marzollo" (così chiamato perché eletto il 1 marzo) che era il rappresentante della comunità deputato al governo. Le quattro regole nelle quali era diviso il territorio erano Imer unito a Canal San Bovo, Mezzano, Tonadico e Transacqua, che comprendeva anche Siror e Ormanico (11).
A partire dal X secolo il vescovo di Feltre divenne feudatario dell'Impero, beneficiato dall'imperatore Ottone I con il titolo comitale e diversi privilegi, ma il territorio di Feltre venne consegnato in maniera ufficiale e definitiva ai vescovi di Feltre nel 1027, nel medesimo anno in cui l'imperatore Corrado II il Salico (1024-1029) concedeva il comitato di Trento al vescovo Udalrico II (1022-1055). Il comitato di Trento veniva quindi a comprendere tutto il territorio attualmente entro i confini provinciali e diocesani, con l'aggiunta del territorio che oggi appartiene alla provincia di Bolzano, fino a Merano (esclusa) nella valle dell'Adige e a Chiusa (esclusa) nella valle dell'Isarco, ma la Valsugana e il Primiero rimasero, dal punto di vista religioso, legati alla diocesi di Feltre (12).
Il nome ufficiale di Primiero si troverà nei documenti imperiali soltanto a partire dal XII secolo nella forma "Primeya" (in un documento del 1140 e in uno del 1179) e "Primerium" (in un documento del 1184) (13).
Nel corso del XIV secolo le vicende che investirono il Principato vescovile di Trento e che videro antagonisti i rappresentanti delle grandi casate europee che miravano ad ottenere i territori dei conti del Tirolo e ad assumerne i titoli, ebbero ripercussioni anche sui territori dipendenti dal vescovado di Feltre (14).
Nel 1337, appena eletto, il vescovo di Feltre, Gorcia de Lusa (1337-1349), mantenendo per sé solo la podestaria di Primiero governata prevalentemente tramite il suo vicario, consegnò la capitaneria di Primiero a Carlo di Lussemburgo e al fratello Giovanni, cosicché il Primiero divenne una giurisdizione feudale di dipendenza immediata dall'Impero (15).
Gli eventi successivi videro il passaggio del Primiero nell'orbita delle diverse fazioni politiche coinvolte nelle guerre per la conquista del nord-est della penisola e dei valichi annessi, finché nel 1373 il Primiero passò nelle mani di Alberto III e Leopoldo, duchi d'Austria, che nel 1401 investivano del feudo e della signoria giurisdizionale di Primiero il conte Giorgio Welsperg, presidente della camera aulica di Innsbruck. I Welsperg, consapevoli della ricchezza dei boschi e del sottosuolo di Primiero (ricco di argento, piombo, rame e cinabro), versavano in cambio all'Austria una ragguardevole somma di denaro (16).
Lo sfruttamento del legname e delle materie prime si tradussero in vantaggiosi commerci, soprattutto in occasione delle fiere. La più antica era quella di San Michele, che durava tre giorni e si teneva sulla piazza dell'antico mercato; gli arciduchi d'Austria concessero inoltre la possibilità di tenere annualmente verso la fine del mese di marzo 5 giorni di fiera, proprio in quell'insediamento che, verso la metà del XV secolo, avrebbe assunto il nome di "villa mercati Primeii" e successivamente di Fiera (17).
Il Primiero rimase quindi stabilmente nell'orbita della casa d'Austria fino alla prima guerra mondiale, per circa quattro secoli sotto la giurisdizione Welsperg, mentre dal punto di vista religioso rimase legato alla diocesi di Feltre fino alla fine del Settecento, condividendo le vicende politiche, belliche, sociali della casa d'Austria e del nord Italia.
La politica di modernizzazione e razionalizzazione del governo dell'Impero inaugurata da Maria Teresa d'Austria, volta all'accentramento del potere a scapito delle molteplici situazioni storico-politiche che caratterizzavano i territori e le comunità di montagna, e gli interventi successivi di Giuseppe II, modificarono i confini delle giurisdizioni di Trento e di Feltre (18).
La situazione di Primiero era infatti inaccettabile per la casa d'Austria poiché vi era un territorio soggetto all'Impero che, dal punto di vista ecclesiastico, dipendeva dal vescovo di uno stato estero.
Nel 1785, dopo qualche anno di trattative, la Congregazione Concistoriale emanava il 23 agosto il decreto di incorporazione al vescovado trentino dei paesi del Primiero e di Canal San Bovo. Il decreto veniva convalidato il 12 marzo 1786 dal governo austriaco che vi apponeva il "placet"; il vescovo di Feltre veniva risarcito della perdita delle terre, degli emolumenti e dei diritti feudali che aveva in Valsugana e Primiero con una somma in denaro.
Da questa data quindi il Primiero entrò a far parte della diocesi trentina e ne condivise la sorte; dal punto di vista amministrativo il Primiero venne aggregato al Circolo dei confini d'Italia costituito nel 1785 con sede a Rovereto (19).

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(1) Si tratta di due documenti su pergamena, il primo conservato tra le pergamene del fondo dell'archivio parrocchiale di Tonadico, redatto il 20 ottobre 1269, il secondo conservato nell'archivio parrocchiale di Siror, redatto il 9 settembre 1272, entrambi pubblicati in PISTOIA U., La valle di Primiero nel Medioevo. Gli statuti del 1376 e altri documenti inediti (Deputazione di Storia patria per le Venezie), Venezia 1992, rispettivamente n. 7, 8, pp. 170-178.
(2) APT, Chiesa di San Marco, Carteggio e atti, "Stato patrimoniale chiesa 1929..." (B 2.5).
(3) Il documento è conservato in copia nell'archivio parrocchiale di Mezzano (d'ora in poi APM), Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(4) Gli statuti di Primiero vennero pubblicati nel 1367 dal capitano imperiale Bonifacio Lupi, ma la redazione del nucleo principale delle norme viene fatto risalire all'inizio del XIV secolo, anticipando così di almeno mezzo secolo la presenza certa della chiesa di San Marco a Transacqua; PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 130, pp. 54-55, la rubrica LII a p. 130; NICOLAO F., Imèr: storia, arte, vita, Imer 1978, pp. 74-75.
(5) Fino alla definitiva elevazione a parrocchia le chiese curaziali ottenevano solo una parte delle funzioni parrocchiali ed erano soggette a diversi obblighi nei confronti della matrice; la chiesa di Santa Maria Assunta di Fiera aveva assunto il ruolo di chiesa decanale.
(6) CASETTI A., Guida storico-archivistica del Trentino, Trento 1961, p. 808.
(7) Nell'archivio parrocchiale di Transacqua, così come in quello di altre parrocchie di Primiero, non si individua un fondo preciso che conserva la documentazione prodotta dall'ente "beneficio curaziale" o "parrocchiale" questo perché molto spesso, i curati prima e i parroci poi, avrebbero assimilato le entrate derivanti dai possessi della chiesa, destinati alla chiesa stessa e alle attività alle quali la medesima attendeva, a quelle derivanti dal beneficio, che di fatto rappresentava un'entrata privata per la retribuzione dei compiti svolti dal curatore d'anime. La documentazione prodotta e conservata dall'ente "beneficio" veniva quindi molto spesso a confondersi con quella dell'ente "chiesa" e conservata nei medesimi fascicoli. Allo stesso modo poteva accadere che le registrazioni delle rendite beneficiali venissero annotate in registri, assieme ad entrate di diversa tipologia. Omissione delle registrazioni (per mancanza di dati o per incuria), spostamenti frequenti del carteggio, archiviazioni e successive modifiche delle medesime, vengono spesso a creare una situazione in cui la documentazione relativa al beneficio non è individuabile in maniera precisa e soprattutto non estrapolabile. Si veda BOSCHI J., Gli archivi parrocchiali trentini: produzione documentaria e sedimentazione archivistica (secoli XV-XX), Trento 2011, pp. 83-99.
(8) I documenti in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, Rapporti tra i curati e il comune di Transacqua (A 8.1).
(9) Si veda il documento del 7 febbraio 1925 in APT, Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua, Carteggio e atti, "Fassioni e atti relativi" (A 8.2).
(10) In generale sulla valle del Primiero: MONTEBELLO G.A., Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero, Rovereto 1973; ZIEGER A. Primiero e la sua storia, Trento 1975; PISTOIA U., La valle del Primiero.
(11) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, pp. 431; PISTOIA U., La valle del Primiero, pp. 44-45.
(12) KÖGL J., La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone. Diritti derivanti al clero diocesano dalla sua soppressione, Trento 1964, pp. 3-7; NICOLAO F., Imèr: storia, arte e vita, pp. 9-14.
(13) ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 17.
(14) La bibliografia in questo senso è piuttosto vasta si confrontino KÖGL J., La sovranità, p. 78, GHETTA F., Di Principi vescovi: da Trento nell'Europa, in Un segno d'Europa. Il simbolo del Trentino, a cura di ANDREATTA G., VIOLA M., NOVY R., GHETTA F., LANDO M., Trento 1989, pp. 85-101, in particolare pp. 86-87; NOVY R., Di imperatori, di re, di vescovi: da Praga per l'Europa, in Un segno d'Europa, pp. 41-60, in part. pp. 43-44.
(15) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, p. 56.
(16) In particolare ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 42.
(17) PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 86.
(18) Uno sguardo generale sulla situazione del Trentino in DI SIMONE M.R., Diritto e riforme nel Settecento Trentino e FARINA M., Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, entrambi in Storia del Trentino. Volume IV. L'età Moderna, a cura di BELLABARBA M. e OLMI G., Bologna 2000, pp. 209-229, 505-551, in part. pp. 209-212 e pp. 536-548.
(19) CURZEL E., L'organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel Medioevo, in ID., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, pp. 89-125, in part. p. 96.

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Archivio parrocchiale di Transacqua
Archivio parrocchiale di Mezzano
Archivio parrocchiale di Tonadico

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Primiero San Martino di Castrozza
Denominazione Estremi cronologici
Ufficio parrocchiale di San Marco in Transacqua
Denominazione Estremi cronologici
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Parrocchia di San Marco