Le prime notizie documentate sull'insediamento in Trentino dei Pizzini, oriundi di Brescia, risalgono alla prima metà del XVI secolo e conducono al nome di Giannetto, residente nel piccolo paese di Patone. I suoi figli, Gian Giacomo e Bartolomeo, daranno origine alle due linee di discendenza. Gian Giacomo fu vicario della giurisdizione di Castelcorno per 39 anni, si sposerà tre volte e della numerosa prole gli sopravviverà solo il figlio Orazio (14 aprile 1569 - 1615 circa), il quale avrà un unico figlio, Gian Giacomo (1 maggio 1597 - 1634). Quest'ultimo studierà in Germania le scienze filosofiche e la lingua tedesca e sposerà Lucrezia Frisinghelli, dalla quale avrà sei figli. Tra questi, Giulio, uno degli esponenti di spicco della nobile famiglia, nascerà a Isera il 30 luglio 1626 e trascorrerà l'infanzia nel paese nativo e l'adolescenza a Salisburgo. Dotato di fine intelligenza, si dedicherà agli studi in medicina conseguendo la laurea all'Università di Padova il 7 aprile 1650. Svolgerà i primi anni di pratica a Verona e poi a Innsbruck, Monaco, Vienna e Praga, prestando la sua assistenza a persone influenti e i frequenti viaggi nelle principali capitali europee favoriranno i legami con potenti membri di famiglie reali e principesche. Alla professione di medico affiancherà l'attività del commercio della seta che gli frutterà somme considerevoli. Dopo aver sposato la cugina Caterina si trasferirà stabilmente a Rovereto dove nel nuovo palazzo farà costruire un mangano per la lavorazione del prezioso tessuto. Per i suoi meriti in campo medico l'imperatore Leopoldo I, con diploma datato 30 luglio 1670, lo nominerà consigliere cesareo e medico di camera e nel 1675 la città di Praga gli conferirà la cittadinanza. Il prestigio e le funzioni dei Pizzini aumenteranno col trascorrere del tempo. Il figlio di Giulio e Caterina, Gian Giacomo Pizzini (8 dicembre 1669 - 17 agosto 1734), seguirà le orme paterne studiando a Praga e viaggiando moltissimo in Europa tra la fine del Seicento e i primi del Settecento. Nel 1711 sposerà Maddalena Perpetua Vannetti e dal loro matrimonio nasceranno tre figli, tra i quali, unico maschio, Gian Giulio (14 agosto 1719 - 28 settembre 1779) altro esponente di rilievo del nobile casato. Questi, dopo gli studi condotti a Rovereto, Padova e Praga, si dedicherà alle numerose attività commerciali di famiglia. Il 20 giugno 1754 l'imperatore Francesco I gli conferirà a Vienna il titolo di Barone del Sacro Romano Impero col predicato di Thürberg con aumento di stemma gentilizio (1). Il matrimonio tra Gian Giulio e Anna Giulia Piomarta, sposata nel 1746, consoliderà il patrimonio familiare dei Pizzini con l'acquisizione delle sostanze di Leonardo Piomarta Langenfeld, zio della sposa (2).
Dall'unione tra Gian Giulio e Anna Giulia nasceranno 9 figli, tra i quali Orazio (22 ottobre 1749 - 4 novembre 1819) il primogenito. Quest'ultimo, secondo una prassi che si andava consolidando tra le nobili famiglie roveretane, compirà il periodo di formazione scolastica nei paesi germanici, verosimilmente a Salisburgo. Nel corso della sua esistenza Orazio saprà destreggiarsi abilmente tra i vari passaggi di potere avvenuti in Europa tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, assumendo numerose responsabilità e prestigiose cariche politiche. Con decreto del 7 maggio 1774 otterrà dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria di poter entrare nella cancelleria imperiale per apprendere la trattazione degli affari inerenti la contea del Tirolo; l'anno seguente verrà nominato vicecommissario ai confini d'Italia con il titolo di consigliere superiore di Stato e nel 1777 farà parte della commissione per la delineazione dei confini tra il Trentino e la Repubblica Veneta. Nel 1789 verrà nominato commissario scolastico circolare, mentre nel periodo bellico intercorso tra il 1796 e il 1815 otterrà il titolo di commissario di guerra. Nel novembre 1806 il re di Baviera Massimiliano lo nominerà aggiunto circolare di Rovereto e ufficiale delle rendite, tra il 1810 e il 1811 sarà podestà di Rovereto e nel 1812 otterrà il titolo di consigliere dipartimentale. Orazio si distinguerà anche negli affari, gestendo sapientemente il patrimonio e gli interessi di famiglia, dedicandosi anche al fiorente commercio della seta. Nel 1776 sposerà la contessa Marianna d'Arsio e di Vasio, dalla quale avrà otto figli. Il loro primogenito, Giulio Giovanni (7 agosto 1777 - 15 gennaio 1840), dopo gli studi universitari si dedicherà alla pratica forense e come il padre ricoprirà diversi importanti incarichi. Nel 1807 verrà nominato capitano nella milizia locale e nel 1808 commissario provvisorio di guerra durante il passaggio delle truppe. Nello stesso anno il governo di Napoleone I lo decreterà segretario presso il Tribunale del dipartimento dell'Alto Adige, nel 1810 cancelliere criminale presso la Corte di Giustizia in Trento e poi consigliere del Tribunale criminale di Rovereto. Giulio Giovanni otterrà dall'imperatore Francesco I l'investitura delle decime di famiglia, riconfermata alla morte di questi dal suo successore Ferdinando I con decreto 20 gennaio 1837. Con il matrimonio di Giulio Giovanni e la contessa Fleride Santi del Monte del Nove di Brescia, erede dei terreni e dei palazzi di Timoline (Brescia), la famiglia Pizzini incomincia a radicarsi anche in Franciacorta, risiedendo dapprima nell'antico palazzo di famiglia (casa Bevilacqua) e poi nel nuovo palazzo che Giulio Giovanni fece costruire accanto (palazzo Pizzini). La coppia avrà 6 figli, tra questi Edoardo (5 giugno 1821 - 28 gennaio 1875), Enrico Orazio (3 febbraio 1820 - 29 aprile 1901) e Bernardino (22 febbraio 1823 - 21 maggio 1883). Dopo la morte del marito, Fleride si trasferisce definitivamente a Timoline con i figli Enrico Orazio e Bernardino per dirigere l'azienda di famiglia. Dedita alla viticoltura, alla vinificazione e alla bachicoltura, l'azienda Pizzini contava allora un'estensione pari a circa 150 ettari, coltivati principalmente a frumento, granoturco, vite e gelso. Negli anni '80 i due fratelli Pizzini, Enrico Orazio e Bernardino, ebbero modo di distinguersi per l'abilità e lo spirito innovativo con cui riuscirono a fronteggiare i lunghi periodi di crisi del settore: avviarono bonifiche in vaste aree, introdussero nuove cure della vite e nuove sementi, sperimentarono tecniche e impianti agricoli moderni e contribuirono alle attività del consorzio agrario locale. Edoardo, il primogenito di Fleride e Giulio Giovanni, rimarrà invece a Rovereto ad attendere agli affari di famiglia. Questi, compirà i primi studi al ginnasio di Rovereto e li ultimerà in ambito umanistico a Trento, Verona e Padova. Nel 1851 entrerà nel consiglio cittadino, l'anno seguente verrà nominato vicepresidente della Congregazione di carità, consigliere ed infine podestà di Rovereto. Il 7 maggio 1867 verrà dichiarato dalla rappresentanza comunale 'cittadino benemerito'. Dalla moglie Enrichetta, figlia del dottor Carlo de Rigotti di Mori, presidente del Tribunale di Rovereto, avrà un unico figlio, Giulio (28 febbraio 1847 - 11 marzo 1921) (3). Anch'egli si dedicherà all'azienda agricola di famiglia e ne migliorerà la gestione amministrativa adottando l'uso di registri a partire dal 1905 (4). Dal suo matrimonio con la nobile Emilia de Tacchi de Monte Maria nasceranno tre figli: Enrichetta nata a Rovereto il 29 febbraio 1880 e sposatasi con il barone Tito Ciani-Bassetti e i gemelli Edoardo ed Angelina, nati a Rovereto il 14 agosto 1882. Edoardo, appassionato di storia ed araldica, fu tenente nel reggimento Genova Cavalleria del regio esercito italiano ed otterrà l'espatrio e la cittadinanza italiana. Alla fine dell'Ottocento si trasferirà anche lui a Timoline, per affiancare il padre nella gestione dell'azienda passata poi, alla vigilia della prima guerra mondiale, nelle sue mani. Sarà lui a richiedere allo Stato italiano di tradurre in italiano i predicati von Thürberg und Langenfeld. Con decreto ministeriale datato 30 dicembre 1925 la famiglia Pizzini otterrà il riconoscimento del titolo di Barone del Sacro Romano Impero con il predicato di Von Thürberg italianizzato nel 1927 in Delle Porte, mentre con decreto del 19 luglio 1929 verrà concesso alla famiglia di aggiungere il cognome lasciato con testamento I febbraio 1773 dal barone Leonardo Piomarta di Langenfeld, italianizzato in Piomarta di Campolongo. Edoardo nel 1911 sposerà la marchesa Giulia Litta Modignani (Mimì) appartenente a una delle più antiche e nobili famiglie milanesi, che gli darà due figli, Giulio e Lorenzo. Il barone Giulio nascerà a Milano il 30 settembre del 1916 e sposerà la nobildonna Maria Teresa Dal Pozzo (Maresa) dei Marchesi d'Annone dalla quale avrà due figli, Edoardo e Francesca Giulia (Franca). Giulio trascorrerà la maggior parte della sua vita a Timoline, dove condurrà l'azienda agricola di famiglia svolgendo un ruolo importante nello sviluppo della viticoltura in Franciacorta. Più amato del padre Edoardo, sarà ricordato da molti per la sua prodigalità e generosità. Grazie a lui numerosi lavoratori nell'azienda agricola Pizzini, con la fine della mezzadria, poterono acquistare la cascina dove avevano vissuto e lavorato per molti anni. Nel 1961, a coronamento dei suoi successi, commissionerà alla Tipografia Raimondi una nuova etichetta per il vino bianco dove vi era raffigurata l'antica dimora, Casa Bevilacqua, disegnata da Antonio Salvetti all'inizio del '900. Risale al 1991 la vendita dell'azienda. Giulio muore in Svizzera pochi anni dopo, nel 1995 (5).
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