Curazia di San Giorgio, Mezzano, 1698 maggio 2 - 1910 dicembre 28 ( 1698 maggio 2 - 1910 dicembre 28 )

Curazia di San Giorgio, Mezzano, 1698 maggio 2 - 1910 dicembre 28

Curazia di San Giorgio

ente

1698 maggio 2 - 1910 dicembre 28

Mezzano sorge nella valle del Primiero, lungo il torrente Canali e dista pochi chilometri da Fiera di Primiero, posta a nord-est, e circa un chilometro da Imer, posto in direzione sud-ovest. Come tutte le comunità del Primiero, per tutte le necessità della vita religiosa Mezzano fu inizialmente legata alla pieve di Fiera, dalla quale ottenne l'autonomia alla fine del XVII secolo con l'erezione a curazia.
Dei rapporti tra la pieve di Fiera e la cura d'anime di Mezzano precedenti l'erezione di quest'ultima a curazia si trovano poche notizie nell'archivio parrocchiale. Vi è in particolare un documento stilato l'8 luglio 1633 per la regolamentazione dei rapporti tra il pievano di Fiera, Bartolomeo Tedeschi, e la comunità di quella pieve, rappresentata dai marzoli, nel quale si definiscono in particolare gli importi e le modalità di pagamento delle primizie e delle decime al pievano e i diritti di quest'ultimo in merito alle questue.
Nella seconda parte di questo documento vi è la lista degli importi dovuti al pievano sia per i servizi resi nella pieve che nelle cappelle esposte da essa dipendenti (messe in canto e basse, obiti, vespri, messe gregoriane) dalla quale si evince che il pievano si recava a Mezzano (così come a Transacqua, Siror, Tonadico e Imer) per la celebrazione delle messe, che venivano pagate dalle comunità e il cui importo variava a seconda che vi si recasse in processione o meno; secondo tale lista il pievano si recava anche a celebrare le messe nella chiesa dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Monte. Non si indica, né si può intuire, la frequenza di queste celebrazioni (1).
Il 2 maggio 1698 il vescovo di Feltre Antonio Polcenigo (1684-1724) interveniva a dirimere le contese in merito ai diritti e alla giurisdizione sorte tra le comunità di Mezzano e Imer, il comune e la confraternita del Carmine di Mezzano da una parte, e l'arciprete di Primiero dall'altra; si trattava della parte conclusiva di una ricerca di autonomia e di affrancazione dalla chiesa matrice che aveva caratterizzato molte cappellanie esposte (2).
Il vescovo concedeva quindi al sacerdote di Mezzano il diritto di assumere il titolo di "curato", il diritto di presenziare alle esposizioni del rendiconto che le chiese e le scuole presentavano all'arciprete di Primiero, il diritto (fino a quel momento spettante solo all'arciprete) di sottoscrivere i documenti di rendicontazione; qualora avesse partecipato a processioni e celebrazioni tenute a Fiera, il curato di Mezzano avrebbe avuto la precedenza sul cappellano dell'arciprete (esclusi tuttavia i funerali e le altre funzioni per i morti). Alla nuova curazia di Mezzano veniva unita anche la cura d'anime di Imer, che ne diveniva cappellania. Alla curazia di Mezzano veniva inoltre concesso il diritto di celebrare i matrimoni dei propri fedeli senza ingerenze dell'arciprete di Fiera. Quest'ultimo era invitato ad officiare a Mezzano nel giorno della solennità di Santa Maria del Carmine ed era libero di non accettare l'invito, ma se non ci fosse andato di persona non avrebbe comunque potuto mandare un sostituto; se poi si fosse presentato non avrebbe comunque avuto diritto di richiedere alcun emolumento (3).
Il 1 agosto 1707 l'arciprete di Fiera Giovanni Battista Zanoni alla presenza dei marzoli, rappresentanti delle regole di Mezzano e Imer, e di vari testimoni concedeva al curato di libera scelta delle comunità di Mezzano e Imer il diritto di celebrare tutti i sacramenti ossia i matrimoni, la confessione, la comunione pasquale, gli obiti e le messe in canto. Questa concessione non esentava tuttavia le due comunità di Mezzano e Imer dal versare la primizia e le somme che spettavano all'arciprete della chiesa matrice di Santa Maria Assunta di Fiera, che si assicurava anche il diritto di officiare nelle chiese filiali in qualunque occasione. I sacerdoti di Mezzano e Imer venivano tuttavia esentati dal recarsi in visita alla chiesa parrocchiale, vista la distanza che avrebbero dovuto percorrere, sostituendo questa pratica pia con una visita alla chiesa della propria comunità (4).
Il diritto di amministrare il battesimo, da quanto si evince da una lettera scritta dal decano al vescovo di Trento, sarebbe invece stato concesso solo il 1 aprile 1768 (5).
La scelta del curato di Mezzano spettava alla comunità che si accollava anche l'onere del suo mantenimento. I curati entranti stipulavano con la comunità un contratto nel quale venivano in maniera specifica elencati i diritti e i doveri spettanti alle parti; nel periodo in cui Mezzano rimase unito a Imer, tali contratti venivano stipulati alla presenza dei marzoli di entrambe le comunità e indicavano in maniera precisa anche i diritti e i doveri nei confronti dell'una e dell'altra cura d'anime.
Oltre al curato a Mezzano si trovano a partire dall'inizio del Settecento, in maniera più o meno regolare, in alcuni casi in contemporanea, un primissario, ossia un sacerdote che di regola era chiamato a celebrare la prima messa del mattino (da qui prendeva il nome) e un cooperatore che, in caso di necessità, aveva facoltà di sostituire il curato. Nel corso del XVIII secolo si trova anche un beneficiato, che in alcun casi assumeva anche il titolo di cooperatore, dipendente anch'esso dal curato di Mezzano. Da quanto si evince dalla documentazione inerente la separazione della cura di Mezzano da Imer il beneficiato aveva la sua residenza a Imer, dove seguiva i fedeli e interveniva nei casi in cui il curato non poteva essere presente, in particolare se chiamato in casi d'urgenza durante la notte. La presenza di un beneficio, costituito da due lasciti per il mantenimento di un cappellano aiutante del parroco, è stata individuata solo per il Novecento, per il periodo precedente non si individuano fondi, terreni o lasciti particolari per il mantenimento dei collaboratori del curato, sono tuttavia conservati tre contratti stipulati tra la comunità e un curato, un primissario e un beneficiato, dai quali emerge che il pagamento dei medesimi spettava in prevalenza alla comunità stessa (6).
Nel 1732 a due giorni dalla morte del curato di Mezzano e Imer, avvenuta il 4 gennaio, le regole, sotto la direzione dei rispettivi marzoli, tennero una "vicinia" ed elessero curato il già cooperatore Giovanni Domenico Fontana; il 22 ottennero la conferma vescovile e il 24 febbraio venne stilato il documento con gli accordi reciproci tra il nuovo curato e le comunità, alla presenza di diversi rappresentanti civili e religiosi delle medesime. In primo luogo vi sono il marzolo della regola di Mezzano, i massari della chiesa di San Giorgio, i massari della confraternita della Beata Vergine del Carmine e "molti altri vicini della detta onoranda regola di Mezzan, per li suoi due terzi". Insieme a questi sono convocati anche i rappresentanti della regola di Imer: il marzolo, i massari della chiesa dei Santi Pietro e Paolo e Martino Loss, deputato della regola per "il loro altro terzo" (7). Secondo i patti stipulati il curato aveva l'obbligo di seguire i fedeli di entrambe le cure nei loro bisogni spirituali, celebrare in tutte le feste di precetto la messa "pro populo" a beneficio delle comunità, ad esclusione della seconda domenica di ogni mese, le cui celebrazioni andavano a beneficio dei confratelli e delle consorelle della confraternita del Carmine, e di tutte quelle celebrazioni nelle quali si doveva soddisfare un legato. Le celebrazioni venivano divise "giust'all'antica consuetudine" in due terzi riservati a Mezzano e un terzo per Imer, anche se a Mezzano spettavano anche le principali feste dell'anno, compresa l'ottava di Pasqua. Il curato veniva anche obbligato a celebrare le feste votive come se si trattasse di giorni festivi con i medesimi orari e con i rispettivi vespri e a tenere "scuola", ossia dottrina e predicazioni, sempre dividendo tali prestazioni in due terzi per Mezzano e un terzo per Imer. Oltre alle entrate legate alla celebrazione di messe, processioni, diritti di stola, benedizioni ordinarie e straordinarie, nel contratto si assegna al curato uno stipendio annuo (che risulta in totale di 545 troni) da pagarsi da parte delle regole di Mezzano e Imer, sempre rispettando la divisione degli oneri in due terzi per Mezzano e un terzo per Imer (8).
Nel 1763 un documento del medesimo tenore veniva stilato per l'assunzione del beneficiato (e anche cooperatore) don Carlo Benedetto Piazza da Imer e, vista la natura del suo impegno, l'accordo specificava in particolare la condotta da tenere nei confronti delle due cure d'anime; in particolare il beneficiato doveva essere presente a Imer e prestare la sua assistenza agli infermi in caso di difficoltà a raggiungere il paese da parte del curato di Mezzano, quindi a Imer doveva avere la sua residenza in un casa "apostatamente frabicata"; oltre a ciò era comunque obbligato a celebrare gli uffici divini in tempo di festa in entrambe le chiese dei Santi Pietro e Paolo e San Giorgio e a celebrare 3 messe settimanali, tuttavia sempre secondo la proporzione due terzi a Mezzano e un terzo a Imer. L'onere del suo mantenimento spettava alle due regole di Mezzano e Imer, che gli versavano la somma di 580 troni da pagarsi in sorgo, segale e frumento, sempre secondo la proporzione di due terzi da Mezzano e un terzo da Imer (9).
Si trova quindi un documento stilato nel 1780 quando le due comunità Mezzano e Imer elessero il primissario nella persona di Giovanni Battista Polli, che mantenne l'incarico dal 1780 al 1799. La divisione degli oneri risultava ancora fissata in due terzi per Mezzano e un terzo per Imer. Delle 91 messe che il primissario era obbligato a celebrare allo spuntar del giorno due terzi venivano celebrate a Mezzano, le restanti a Imer; 25 messe inoltre dovevano essere celebrate per i confratelli e le consorelle della confraternita del Carmine sul loro altare nella chiesa di San Giorgio. Il primissario aveva inoltre l'obbligo di confessare e comunicare, assistere i moribondi di entrambe le cure e, in caso di impedimento del curato, impartire il battesimo, tenere "scuola" (ma per questo aveva diritto a ulteriori 20 soldi mensili) e, in tempo di quaresima, recitare il rosario ogni sera a Mezzano. Quanto al pagamento, oltre al salario per la dottrina e ad eventuali prestazioni straordinarie a carico delle regole, riceveva 520 troni annui, da dividersi secondo le due regole per la consueta proporzione di due terzi e un terzo; avrebbe ricevuto inoltre un pagamento in sorgo da parte della confraternita del Carmine (10).
L'unione tra le cure di Imer e Mezzano sotto il curato di Mezzano si protrasse per poco meno di un secolo; anche la modificazione della geografia della diocesi di Trento e Feltre del 1785 non ebbe immediate ripercussioni sull'organizzazione della cura d'anime (11).
La documentazione comprovante una definitiva crisi nella gestione condivisa delle cure di Mezzano e Imer si trova in archivio a partire dal 1790. Secondo quanto testimoniato da un documento stilato il 29 maggio nel palazzo dinastiale di Fiera, alla presenza delle autorità civili e religiose, rappresentate queste ultime dell'arciprete di Fiera Giovanni Cristoforo de Carneri, "essendo nata questione tra quelli di Mezzano ed Imer in riguardo delle funzioni ed uffici divini che si tengono nell'una e l'altra chiesa di quei villaggi", si cerca di trovare un accordo tra le parti. La questione era probabilmente sorta a seguito dell'adozione di un nuovo regolamento degli uffici divini, che in apertura del documento viene indicato come "abrogato"; si ordina quindi di tornare a seguire il vecchio registro delle funzioni esistenti nella canonica di Mezzano, in parte modificate, in particolare in merito alle celebrazioni solenni, alle processioni e ai sacramenti (12).
La documentazione superstite non permette di seguire per intero le problematiche sollevate dall'una e dall'altra comunità, ma in generale se ne ricava che tra il 1790 e il 1791 le comunità di Mezzano e Imer chiesero e ottennero dall'Ordinariato vescovile il permesso di far ricorso al decano di Strigno per dirimere le questioni sulla cura d'anime congiunta.
Un tentativo di composizione datato all'11 luglio 1795 viene presentato dal medesimo decano Giovanni Cristoforo de Carneri e presentato come "Progetto di accomodamento", finalizzato alla regolamentazione dei rispettivi oneri e obblighi del curato e del primissario di Mezzano e del beneficiato di Imer. Secondo tale scritto il curato di Mezzano viene riconosciuto capo e direttore di ambedue le chiese di Mezzano e Imer e amministratore delle sacre funzioni, ma queste devono essere proporzionalmente divise in base all'impegno economico delle due chiese, quindi due terzi spettano a Mezzano, un terzo a Imer. Le funzioni, escluse quelle poche da celebrarsi per i giorni solenni della chiesa di Imer, vengono tenute tutte a Mezzano, dove viene celebrata sempre anche la Pasqua, a meno che in quel giorno non cada una delle celebrazioni che toccano per un terzo a Imer, in tal caso il curato sarà obbligato a distribuire la comunione pasquale anche a Imer. I punti successivi cercano di definire gli obblighi sulla comunione e il conforto religioso agli infermi, pratiche alle quali soprattutto di notte se il curato non ha possibilità si spostarsi, viene obbligato il beneficiato che risiede a Imer; il beneficiato ha inoltre l'obbligo di accollarsi oneri missari e di dottrina, con specifici doveri nelle messe festive, e di recarsi a Mezzano alla messa nella solennità di San Giorgio. Quanto alle spese, quelle del curato continueranno ad essere divise secondo la consueta proporzione di due terzi per Mezzano e un terzo per Imer, quelle per il beneficiato di Imer verranno pagate per intero da questa comunità, quelle per il primissario di Mezzano saranno onere di questa regola. Nel medesimo giorno i sindaci di Mezzano e Imer chiedono al vicario civile Scopoli di poter tenere una riunione generale delle due comunità al fine di discutere le proposte del decano de Carneri per valutarle ed eventualmente chiederne modifica.
Le proposte del decano non furono tuttavia risolutive e, nel novembre del medesimo anno nella cancelleria dell'Ufficio vicariale di Primiero, venivano nominati due rappresentanti per le comunità di Mezzano e Imer autorizzati ad agire in cause e liti di fronte al tribunale. Il giorno successivo, 27 novembre, il sindaco di Mezzano, Vittore Orler supplica il vicario Scopoli di concedere una riunione delle rispettive deputazioni di Mezzano e Imer al fine di risolvere i problemi della cura d'anime; in questa supplica si parla espressamente della volontà di evitare uno smembramento delle comunità.
Nonostante una nuova proposta di accomodamento presentata dal decano di Fiera il 5 dicembre e la volontà di tenere nuova "vicinia" per la soluzione della questione, nella riunione del 27 dicembre 1795, la comunità di Mezzano si dichiara favorevole alla separazione dalla cura di Imer, ma esige tuttavia che questa sia approvata dall'Ufficio vicariale di Primiero, che la comunità di Imer paghi all'arcipretura di Fiera una somma annuale per sollevare dalle spese la comunità di Mezzano e che vengano abbandonate tutte le liti giudiziarie pendenti in merito alla questione.
La supplica di concedere la separazione di Mezzano da Imer viene quindi presentata all'Ordinariato vescovile che, con rescritto del 16 febbraio 1796, chiede alle comunità di valutare attentamente la questione dal punto di vista economico, dal momento che, separando le due cure, si renderebbe necessario pagare quattro sacerdoti (ossia due curati e due cappellani).
Il problema economico è anche il motivo del parere negativo espresso in merito alla divisione delle cure dall'Ufficio circolare di Rovereto l'11 marzo 1796, nonostante il medesimo Ufficio sostenga che, dal punto di vista ecclesiastico, il progetto di smembramento delle chiese di Mezzano e Imer sarebbe di per sé una cosa positiva.
L'argomento che alla fine ebbe maggior peso sulla scelta di autorizzare la divisione delle due cure fu, come emerge dall'ultima supplica presentata dalla popolazione di Imer all'Ufficio vicariale di Primiero, la cura degli infermi, che avrebbero dovuto essere seguiti dal curato di Mezzano, ma che nella maggior parte dei casi venivano affidati al beneficiato di Imer; a seguito di tale supplica il vicario Scopoli imponeva al sindaco di Mezzano di obbligare il suo curato a occuparsi degli infermi, altrimenti si sarebbe dovuti procedere alla divisione (rescritto del 18 aprile 1797).
La vertenza si concluse il 3 novembre 1798 quando il vicario Scopoli comunicava al sindaco e alla comunità di Mezzano che "su concorde sentimento dell'Ufficio vicariale, dell'Ufficio del Circolo e del reverendissimo Ordinariato, l'Eccelso Governo con decreto del 10 ottobre 1798" approva la divisione della cura d'anime di Mezzano e di Imer e l'erezione di una espositura a Imer, a condizione che Imer paghi il suo pastore e che tale cappellano sia in possesso degli studi e delle qualità morali richieste per l'ufficio. Con decreto governativo del 10 ottobre 1798 quindi Mezzano perdeva ogni onere e ogni diritto su Imer.
Il diritto della comunità e poi del comune di eleggere il suo curato rimarrà intatto fino a quando Mezzano non sarà eretto a parrocchia. Il pagamento dei curati e dei sacrestani spetterà per la maggior parte al comune, così come mostrano anche le numerose quietanze conservate nel fondo dell'archivio della comunità di Mezzano tra la fine del Settecento e l'inizio del secolo successivo. Il comune continuerà con i propri curati a stipulare contratti, dei quali rimane, a quanto è stato individuato nell'archivio, un unico esemplare stilato il 10 settembre 1859 con don Fortunato Manara (curato già dal 1857), dal quale risulta che lo stipendio del sacerdote è ancora a carico del comune (13).


ELENCO DEI CURATI E VICARI CURAZIALI

1697-1732 don Giovanni Fontana da Siror
1732-1743 don Giovanni Domenico Fontana da Siror
1743-1751 don Carlo Antonio Piazza da Imer
1751-1773 don Giovanni Antonio Fontana da Mezzano
1773-1798 don Francesco Antonio Piazza da Imer (economo dal novembre 1773 al febbraio 1774)
1798-1801 don Iacopo Covi
1801-1819 don Francesco Antonio Piazza da Imer
13 dicembre 1819-24 febbraio 1820 don Carlo Quaresima da Tuenno (vicario curaziale)
28 febbraio 1820-8 aprile 1834 don Andrea Albertini da Rabbi
22 aprile 1834-4 ottobre 1845 don Giovanni Destefani da Castel Tesino (vicario curaziale)
1 giugno 1846-21 ottobre 1846 don Lorenzo Cosner da Mezzano
1846-1852 don Giovanni Onestinghel da Spormaggiore (vicario curaziale)
1852-1853 don Antonio Zanghellini da Feltre (BL) (vicario curaziale nel 1852, poi curato nel 1853)
2 gennaio 1854-17 novembre 1854 don Giovanni Benigni da Vezzano (vicario curaziale)
20 novembre 1854-20 aprile 1857 don Giovanni Costesso da Samone
10 maggio 1857 al 30 giugno 1864 don Fortunato Manara da Vigo Cavedine
1864-1879 don Ernesto Egger da Fiera di Primiero
1879-1884 don Pietro Valentinelli da Bolentina (Malé)
23 settembre 1884-1887 don Giacomo Gasperi da Caldonazzo (vicario curaziale)
1887 padre Domenico Leonardi da Mechel (vicario curaziale)
21 settembre 1887-31 gennaio 1894 don Cornelio Molignoni da Castello d'Ossana (vicario curaziale)
28 maggio 1894-27 maggio 1897 don Giulio Goio da Levico
26 settembre 1897-6 aprile 1901 don Francesco Bernardi da Predazzo
16 giugno 1901-7 dicembre 1911 don Giovanni Tonini da Tesero (poi primo parroco di Mezzano)


ELENCO DEI COOPERATORI E BENEFICIATI

1640-1641 don Pietro Simoni da Canal San Bovo (primissario)
1711 don Paolo Antonio Scopoli da Tonadico (primissario)
1716-1720 don Giovanni Maria de Luca (primissario)
1716-1720 don Cristoforo Kinspergher da Fiera di Primiero (cooperatore)
1721-1732 don Giovanni Domenico Fontana da Siror (cooperatore)
1726 don Giuseppe Piazza (primissario)
1730-1780 don Giovanni Pietro Longo (primissario)
1743-1751 don Giuseppe Benedetto Piazza da Imer (cooperatore)
1752-1757 don Domenico Cristellotti (beneficiato)
1757 don Giuseppe Monti da Modena (primissario)
1758-1762 don Alessio Todesco (beneficiato)
1764-1795 don Carlo Benedetto Piazza da Imer (beneficiato e cooperatore)
1764-1769 don Antonio Orler da Mezzano (cooperatore)
1769-1773 don Pietro Darrigo da Transacqua (cooperatore)
1777-1778 don Bonaventura Bruni da Tuenno (primissario)
1779-1780 don Antonio Kinfele (primissario)
1780-1799 don Giovanni Battista Polli (primissario e cooperatore)
1797-1799 don Giuseppe Marchetti da Bolbeno (cooperatore)
1799-1802 don Giuseppe Collini da Mortaso (Spiazzo) (primissario)
1803-1804 don Bartolomeo Ceol da Cavalese (cooperatore)
1803-1805 don Pietro Bolzon da Agordo (BL) (cooperatore e primissario)
1804-1805 don Giuseppe Boni (cooperatore)
1805-1812 don Giuseppe Benvenuti da Nanno (cooperatore e primissario)
1805-1812 don Giuseppe Stringari da Nanno (cooperatore)
1812-1813 don Aliprando Stringari da Nanno (cooperatore)
1812-1813 don Giuseppe Comai (cooperatore)
1813-1814 don Giovanni Zambiasi (cooperatore)
1813-1818 don Giacomo Antonio Lorenzi da Mezzano (cooperatore)
1814-1820 don Vittore Bond da Mezzano (cooperatore e primissario)
1818-1819 don Antonio Negri (cooperatore)
1820-1821 don Gian Giacomo Facchini da Pergine (primissario)
1822-1823 don Angelo Grandi da Mezzano (primissario)
1824-1825 don Nicolò Negrelli da Fiera di Primiero (cooperatore e primissario)
1825-1829 don Carlo Bonfioli (cooperatore e primissario)
1830-1832 don Luigi Egger da Fiera di Primiero (cooperatore e primissario)
1833-1845 don Gaspare Biasioni da Cinte (cooperatore e primissario)
1847-1851 don Giovanni Battista Onestinghel da Spormaggiore (cooperatore)
1854-1855 don Nicola Guadagnini da Transacqua (cooperatore)
1856-1857 don Lorenzo Cosner da Mezzano (cooperatore)
1857-1858 don Michele Angeli da Ischia (cooperatore)
1858-1860 don Bonaventura Bordati da Comasine (cooperatore)
1860-1861 don Giovanni Battista Dorigato da Castello Tesino (cooperatore)
1862-1864 don Ernesto Egger da Fiera (cooperatore)
1864-1865 don Massimo Pintarelli da Castagné (Pergine Valsugana) (cooperatore)
1866-1870 don Luigi Gadler da Zivignago (Pergine Valsugana) (cooperatore)
1871-1875 don Annibale Zanolli da Lizzanella (cooperatore)
1875-1881 don Marco Simion da Fiera di Primiero (cooperatore)
1882-1883 don Lucillo Sartori da Castagné (Pergine Valsugana) (cooperatore)
1884-1885 don Tomaso Dallafior da Masi di Cavalese (Cavalese) (cooperatore)
1890-1894 don Giulio Goio da Levico (cooperatore)
1894-1897 don Lorenzo Pedrinolli da Centa (cooperatore)
1897-1900 don Guglielmo Stefani da Canezza (Pergine Valsugana) (cooperatore)
1900-1903 don Matteo Piazzi da Predazzo (cooperatore, vicario curaziale dal 6.4.1901-16.6.1901)
1904-1905 don Giovanni Battista Boso da Caoria (Canal San Bovo) (cooperatore)
1905-1907 don Serafino Spagolla da Telve (cooperatore)
1907-1909 don Antonio Luchi da Serso (Pergine Valsugana) (cooperatore)
1909-1910 don Valentino Degodenz da Tesero (cooperatore)
1910-1912 don Giovanni Antonio Nicoli da Seio (Sarnonico) (cooperatore)

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ente della chiesa cattolica

Con il termine "curazia" si indica un territorio definito all'interno del più vasto contesto pievano o parrocchiale, che ha una propria chiesa o cappella, possiede propri beni o redditi, nel quale un sacerdote, che assume il titolo di curato, esercita la cura d'anime sottraendo in parte i fedeli alla giurisdizione del parroco e della chiesa matrice.
Alle chiese filiali e alle cappelle sorte sul territorio della pieve o parrocchia, vennero inizialmente garantite alcune celebrazioni o la predicazione in determinati periodi dell'anno da parte di un cappellano esposto, inviato dal medesimo pievano o parroco. La necessità di un sostegno religioso stabile portò le cappelle esposte a richiedere dei propri curatori d'anime, che garantissero la presenza continua nella comunità; molte chiese ottennero quindi la possibilità di avere un curatore d'anime stabile, al quale vennero via via riconosciuti diversi diritti che potevano essere conferiti direttamente dal vescovo con il decreto di nomina, acquisiti per consuetudine o, in alcuni casi, stabiliti da accordi specifici concordati con il parroco medesimo.
I diritti delle curazie nei confronti della chiesa matrice non erano omogenei, il curato poteva essere autorizzato a celebrare una parte dei sacramenti oppure tutti o - come nel caso di Mezzano e Imer - ottenerli in tempi diversi.
Il curato manteneva diversi obblighi nei confronti della chiesa parrocchiale: doveva prendere parte alle celebrazioni solenni e alle processioni, doveva pagare la primizia e contribuire in diversi modi al mantenimento del parroco; il parroco poi si riservava nei confronti della curazia il diritto a presenziare a diverse funzioni o a celebrare i sacramenti. Curati e parroci finivano quindi per ledere gli interessi gli uni degli altri, soprattutto sul piano economico, poiché alle celebrazioni, alle funzioni ordinarie e straordinarie, erano legate le entrate derivanti da offerte, elemosine e diritti di stola.
La giurisdizione austriaca si era preoccupata di controllare l'istituzione curaziale, tanto che nessuna curazia avrebbe potuto dirsi regolarmente costituita se non aveva ottenuto il beneplacito dell'autorità civile e se il curato non era in possesso dei requisiti richiesti dall'Ordinariato vescovile.
La curazia così istituita otteneva il diritto e il dovere di tenere i registri di battesimo, di matrimonio, di morte.
Quanto al mantenimento del curato, negli archivi delle parrocchie di Primiero vi sono diversi esempi di contratti che il curato stipulava con il comune garantendo alcuni servizi al comune stesso (messe, celebrazioni e processioni in occasione di feste) e ai fedeli ("missa pro populo") in cambio di beni di consumo (grano, legna e altro), alloggio e di uno stipendio in denaro.
Le curazie vennero nel tempo ad essere erette in parrocchia, spesso per richiesta specifica della comunità dei fedeli che presentavano una supplica al vescovo; nel periodo tra le due guerre la pratica si fece sempre più frequente e l'elevazione a parrocchia venne a interessare la quasi totalità delle curazie.

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Chiesa

La valle del Primiero si trova nella parte nord orientale del Trentino, solcata da nord a sud dal Torrente Cismon, confina verso est con la provincia di Belluno, a nord con la val di Fiemme raggiungibile attraverso il passo Rolle, a est con l'Agordino attraverso il passo Cereda, a ovest con il Tesino, attraverso il passo Brocon, mentre a sud l'accesso alla valle è garantito dalla gola dello Schener; il Primiero è quindi una zona di particolare interesse dal punto di vista geografico, poiché è un corridoio che permette il contatto tra il Tirolo a nord e il Veneto verso sud.
Inizialmente fu solo via di passaggio per raggiungere la Valsugana, battuta soprattutto quando venne collegata dai romani alla via Claudia Augusta attraverso la via Paolina. Dendrofori, boscaioli, cavatori di torba crearono tuttavia solo piccoli nuclei di insediamenti per lo più stagionali, mentre veri e propri stanziamenti si sarebbero avuti nel V secolo quando diversi gruppi provenienti dalle zone limitrofe si rifugiarono nella valle del Cismon per fuggire alle devastazioni dei popoli "barbari" che provenivano dalle Alpi (14).
Nel 570 Alboino, re dei Longobardi, accorpava la valle del Primiero a Feltre dando inizio ad una dipendenza politica che sarebbe continuata anche sotto la dominazione del successivo Impero romano-germanico. Le vicende che investirono il territorio di Feltre, della Valsugana, del Primiero fin verso l'anno Mille furono quelle che coinvolsero in generale le terre dell'Italia nord orientale.
La comunità di Primiero pur dipendendo dal vescovo di Feltre, riuscì tuttavia a mantenere una sua autonomia amministrativa. Verso l'anno Mille la comunità era divisa in quattro regole dette "columelli"; si trattava di organizzazioni rurali, identificabili con un insediamento che faceva capo ad un "marzollo"( così chiamato perché eletto il 1 marzo) che era il rappresentante della comunità deputato al governo. Le quattro regole nelle quali era diviso il territorio erano Imer unito a Canal San Bovo, Mezzano, Tonadico e Transacqua, che comprendeva anche Siror e Ormanico (15).
A partire dal X secolo il vescovo di Feltre divenne feudatario dell'Impero, beneficiato dall'imperatore Ottone I con il titolo comitale e diversi privilegi, ma il territorio di Feltre venne consegnato in maniera ufficiale e definitiva ai vescovi di Feltre nel 1027, nel medesimo anno in cui l'imperatore Corrado II il Salico (1024-1029) concedeva il comitato di Trento al vescovo Udalrico II (1022-1055). Il comitato di Trento veniva quindi a comprendere tutto il territorio attualmente entro i confini provinciali e diocesani, con l'aggiunta del territorio che oggi appartiene alla provincia di Bolzano, fino a Merano (esclusa) nella valle dell'Adige e a Chiusa (esclusa) nella valle dell'Isarco, ma la Valsugana e il Primiero rimasero, dal punto di vista religioso, legati alla diocesi di Feltre (16).
Il nome ufficiale di Primiero si troverà nei documenti imperiali soltanto a partire dal XII secolo nella forma "Primeya" (in un documento del 1140 e in uno del 1179) e "Primerium" (in un documento del 1184) (17).
Nel corso del XIV secolo le vicende che investirono il Principato vescovile di Trento e che videro antagonisti i rappresentanti delle grandi casate europee, che miravano ad ottenere i territori dei conti del Tirolo e ad assumerne i titoli, ebbero ripercussioni anche sui territori dipendenti dal vescovado di Feltre (18).
Nel 1337, appena eletto, il vescovo di Feltre, Gorcia de Lusa (1337-1349), mantenendo per sé solo la podestaria di Primiero governata prevalentemente tramite il suo vicario, consegnò la capitaneria di Primiero a Carlo di Lussemburgo e al fratello Giovanni, cosicché il Primiero divenne una giurisdizione feudale di dipendenza immediata dall'Impero (19).
Gli eventi successivi videro il passaggio del Primiero nell'orbita delle diverse fazioni politiche coinvolte nelle guerre per la conquista del nord-est della penisola e dei valichi annessi, finché nel 1373 il Primiero passò nelle mani di Alberto III e Leopoldo, duchi d'Austria, che nel 1401 investivano del feudo e della signoria giurisdizionale di Primiero il conte Giorgio Welsperg, presidente della camera aulica di Innsbruck. I Welsperg, consapevoli della ricchezza dei boschi e del sottosuolo di Primiero (ricco di argento, piombo, rame e cinabro), versavano in cambio all'Austria una ragguardevole somma di denaro (20).
Lo sfruttamento del legname e delle materie prime si tradussero in vantaggiosi commerci, soprattutto in occasione delle fiere. La più antica era quella di San Michele, che durava tre giorni e si teneva sulla piazza dell'antico mercato; gli arciduchi d'Austria concessero inoltre la possibilità di tenere annualmente verso la fine del mese di marzo 5 giorni di fiera, proprio in quell'insediamento che, verso la metà del XV secolo, avrebbe assunto il nome di "villa mercati Primeii" e successivamente di Fiera (21).
Il Primiero rimase quindi stabilmente nell'orbita della casa d'Austria fino alla prima guerra mondiale, per circa quattro secoli sotto la giurisdizione Welsperg, mentre dal punto di vista religioso rimase legato alla diocesi di Feltre fino alla fine del Settecento, condividendo le vicende politiche, belliche, sociali della casa d'Austria e del nord Italia.
La politica di modernizzazione e razionalizzazione del governo dell'Impero inaugurata da Maria Teresa d'Austria, volta all'accentramento del potere a scapito delle molteplici situazioni storico-politiche che caratterizzavano i territori e le comunità di montagna, e gli interventi successivi di Giuseppe II, modificarono i confini delle giurisdizioni di Trento e di Feltre (22).
La situazione di Primiero era infatti inaccettabile per la casa d'Austria poiché vi era un territorio soggetto all'Impero che, dal punto di vista ecclesiastico, dipendeva dal vescovo di uno stato estero.
Nel 1785, dopo qualche anno di trattative, la Congregazione Concistoriale emanava il 23 agosto il decreto di incorporazione al vescovado trentino dei paesi del Primiero e di Canal San Bovo. Il decreto veniva convalidato il 12 marzo 1786 dal governo austriaco che vi apponeva il "placet"; il vescovo di Feltre veniva risarcito della perdita delle terre, degli emolumenti e dei diritti feudali che aveva in Valsugana e Primiero con una somma in denaro.
Da questa data quindi il Primiero entrò a far parte della diocesi trentina e ne condivise la sorte; dal punto di vista amministrativo il Primiero venne aggregato al Circolo dei confini d'Italia costituito nel 1785 con sede a Rovereto (23).

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(1) Il documento è conservato in copia in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(2) Sull'organizzazione del sistema pievano si rimanda in generale a E. CURZEL, Le pievi trentine, Bologna 1998.
(3) I documenti attestanti i diritti acquisiti da Mezzano sono conservati nell'archivio parrocchiale di Mezzano e, in copia, nell'archivio della parrocchia di Imer, in un fascicolo dal titolo "Diritti concernenti la curazia di Imer"; la copia risale al 1829, anno in cui il parroco di Fiera era stato accusato dai curati di Mezzano e Imer di ledere i loro diritti di curatori d'anime e di diminuire le entrate loro spettanti (API, Ufficio parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Imer, Carteggio e atti, A 24.4). Il documento del 2 maggio 1698 in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(4) L'originale del documento in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(5) Il documento è datato 27 maggio 1829, conservato in API, Ufficio parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Imer, Carteggio e atti, "Diritti concernenti la curazia di Imer" (A 24.4), si fa qui riferimento ad alcuni diritti acquisiti in passato dalla chiesa di Mezzano e Imer e citando, appunto, il diritto alla celebrazione del battesimo; i registri dei battesimi della curazia di Mezzano iniziano infatti in questo periodo.
(6) La lista dei curati, cooperatori e beneficiati si trova nel "Libro cronistorico", in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Registri di cronache e memorie (A 24.1); per i benefici destinati al mantenimento del cappellano si veda la scheda soggetto Parrocchia di San Giorgio e in APM, Chiesa di San Giorgio in Mezzano, Registri diversi, "Fondo pel mantenimento del cappellano. Mezzano" (B 6.5).
(7) La divisione degli oneri e dei diritti tra le comunità di Mezzano e Imer nella proporzione di due terzi e un terzo rimarrà costante fino alla separazione delle due cure d'anime.
(8) Il documento sempre in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2). Vista la segnatura nel verso, si tratta probabilmente di uno scritto che faceva parte in origine dell'archivio della Comunità di Mezzano, poi probabilmente riportato nell'archivio della parrocchia.
(9) Il documento è stilato il 23 maggio 1763 e vi si annota che il mandato di don Piazza è iniziato il 2 febbraio a Imer e il 16 maggio a Mezzano e che si conferma per tre anni; va corretta quindi l'indicazione data nella "Cronistoria" nella quale si indica quale data di inizio del suo mandato il 1764.
(10) Il documento è stilato il 30 gennaio 1780 e con il precedente è conservato in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(11) Nel 1785 per decisione della Congregazione concistoriale il Primiero e Canal San Bovo venivano incorporate alla diocesi trentina. Questa decisione seguiva alle richieste di Giuseppe II, che non poteva accettare che un territorio politicamente legato all'Austria dipendesse spiritualmente da uno stato estero. Il decreto venne convalidato il 12 marzo 1786 dall'autorità civile e la diocesi di Feltre si vide menomata della maggior parte della sua giurisdizione, riducendosi ad un territorio che andava poco aldilà della zona di Feltre e di Belluno. Si rimanda per ulteriori indicazioni e per la bibliografia al paragrafo relativo al contesto storico generale.
(12) In generale la documentazione a cui si fa riferimento nei paragrafi successivi è conservata in APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(13) Si veda in APM, Comunità di Mezzano, Atti e affari della comunità, "Conti e ricevute comunali" (I 1.3); per il contratto con don Manara APM, Ufficio parrocchiale di San Giorgio in Mezzano, Carteggio e atti, Scissione delle cure di Mezzano e Imer, nomine dei curati, elevazione a parrocchia (A 27.2).
(14) In generale sulla valle del Primiero: MONTEBELLO G.A., Notizie storiche topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero, Rovereto 1973; ZIEGER A. Primiero e la sua storia, Trento 1975; PISTOIA U., La valle di Primiero nel Medioevo: gli statuti del 1367 e altri documenti inediti, Deputazione di storia patria per le Venezie, Venezia 1994².
(15) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, pp. 431; PISTOIA U., La valle del Primiero, pp. 44-45.
(16) KÖGL J., La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone. Diritti derivanti al clero diocesano dalla sua soppressione, Trento 1964, pp. 3-7; NICOLAO F., Imèr: storia, arte e vita. Imer 1978, pp. 9-14.
(17) ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 17.
(18) La bibliografia in questo senso è piuttosto vasta si confrontino KÖGL J., La sovranità, p. 78, GHETTA F., Di Principi vescovi: da Trento nell'Europa, in Un segno d'Europa. Il simbolo del Trentino, a cura di ANDREATTA G., VIOLA M., NOVY R., GHETTA F., LANDO M., Trento 1989, pp. 85-101, in particolare pp. 86-87; NOVY R., Di imperatori, di re, di vescovi: da Praga per l'Europa, in Un segno d'Europa, pp. 41-60, in part. pp. 43-44.
(19) MONTEBELLO G.A., Notizie storiche, p. 56.
(20) In particolare ZIEGER A., Primiero e la sua storia, p. 42.
(21) PISTOIA U., La valle del Primiero, p. 86.
(22) Uno sguardo generale sulla situazione del Trentino in DI SIMONE M.R., Diritto e riforme nel Settecento Trentino e FARINA M., Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa dal 1650 al 1803, entrambi in Storia del Trentino. Volume IV. L'età Moderna, a cura di BELLABARBA M. e OLMI G., Bologna 2000, pp. 209-229, 505-551, in part. pp. 209-212 e pp. 536-548.
(23) CURZEL E., L'organizzazione ecclesiastica della Valsugana nel Medioevo, in ID., Chiese trentine. Ricerche storiche su territori, persone e istituzioni, pp. 89-125, in part. p. 96.

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