Bossi Fedrigotti, conti di Ochsenfeld, Sacco (Rovereto), sec. XV - ( sec. XV - )

Bossi Fedrigotti, conti di Ochsenfeld, Sacco (Rovereto), sec. XV -

Bossi Fedrigotti, conti di Ochsenfeld

famiglia

sec. XV -

La famiglia Bossi Fedrigotti, originaria della Lombardia, si stabilì attorno alla metà del secolo XV a Sacco (Rovereto). (1)
Per almeno cinque secoli, ovvero dall?insediamento del loro primo esponente a Sacco agli inizi del Quattrocento, fino ai primi anni del Novecento, i Bossi Fedrigotti furono tra i protagonisti della vita sociale, politica ed economica del roveretano.

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Sacco (Rovereto);
Rovereto

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I suoi membri intrapresero e svilupparono molteplici attività commerciali e produttive, differenziando gli affari e adattandosi ai mutamenti economici.
I Bossi Fedrigotti si dedicarono inizialmente al trasporto delle merci sull'Adige, da Bronzolo (limite estremo settentrionale di navigazione regolare) fino a Verona.
La rilevanza della fiera di Bolzano contribuiva notevolmente al traffico per via fluviale delle merci, trasportate sulle zattere e Sacco, sede fin dall'antichità di un porto, ne traeva notevole beneficio: nel "Floss-Ordnung" del gennaio 1584, Ferdinando II ribadì il privilegio di fluitazione riservato ad alcune famiglie saccarde, tra cui i Fedrigotti; si tratta di una conferma che si rifà a investiture precedenti.
Gli interessi della famiglia riguardarono anche la produzione e il commercio della seta, così fiorente a Rovereto: per esempio Giuseppe Maria Bossi Fedrigotti risulta proprietario di un grande filatoio nel 1791. Grazie ai legami commerciali favoriti dalla piazza commerciale bolzanina i conti Fedrigotti vantavano rapporti e scambi con negozianti di varie città europee. In seguito al progressivo decadere del sistema di fluitazione delle merci sull'Adige, coincidente allo spostamento dei traffici su altre vie di comunicazione, e alla graduale perdita di importanza della fiera altoatesina, i Bossi Fedrigotti si dedicarono con maggiore impegno e determinazione alla viticoltura, grazie alle notevoli dimensioni raggiunte dalla loro proprietà terriera. Un campo che si rilevò decisamente redditizio e che oggi li vede protagonisti con l'omonima azienda agricola.
Un'occupazione esclusiva e particolare li distinse nel panorama delle famiglie nobili-imprenditoriali, attive in Trentino: il servizio postale locale gestito per circa 150 anni a partire dal 1753.

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Il primo esponente della famiglia Bossi Fedrigotti di cui si ha conoscenza è Nicola Del Buoso, discendente dell?antica e illustre casata milanese dei Bossi, il quale per motivi politici, forse per uno scontro con gli stessi Visconti, riparò a Sacco, dove morì l?11 novembre 1434. Nicola lasciò come unico erede il figlio Fedrighello de Bosii. Quest?ultimo ottenne dalla Serenissima (Rovereto era all?epoca sotto il dominio della Repubblica di Venezia) il diritto della Decima di Sacco, per sé e per i suoi eredi. Nel suo testamento, stilato il 12 giugno 1461, Fedrighello lasciò ai figli Pellegrino e Antoniolo le proprietà che includevano una casa, un orto, terreni arativi, oltre alla Decima. Antoniolo, detto ?Il Magnifico? acquistò un terreno e una casa sotto la chiesa di Sacco; la stessa casa che nel Settecento Pietro Modesto ristrutturò creando il palazzo della famiglia. Antoniolo testò l?11 agosto 1493, facendo erede universale il figlio Giovanni. Giovanni dal Buoso ebbe tre figli, Antonio, Agostino e Federigo. Federigo e Agostino furono investiti della decima di Sacco, "quale feudo ereditario maschile, da Bernardo Cles Principe Vescovo di Trento" con atto del 25 ottobre 1537. Federigo testò a favore del figlio Giovanni, al quale Ferdinando d?Austria riconobbe la sua discendenza dalla famiglia Bossi di Milano e con decreto del 1592 confermò la sua nobiltà.
Le proprietà furono spartite equamente tra i figli. Giovanni Dal Buoso ebbe due mogli: Elisabetta dei Madernini e Susanna degli Antonelli di Limone. Girolamo, primo figlio della seconda moglie, si staccò dalla famiglia ed eresse, quale capostipite, la linea dei Bossi Fedrigotti di Belmonte, sposando nel 1606 Livia dei nobili di Cavalcabò. Antonio invece, primogenito della prima moglie, divenne capostipite del ramo Bossi Fedrigotti di Campobovio (Oxenfeld/Ochsenfeld).
Giovanni Bossi Fedrigotti di Campobovio fu il primo a firmarsi con il doppio cognome (derivante probabilmente dall?antenato Fedrighello). Nato nel 1590, si sposò nel 1616 con Elena dei Vicentini, vedova e figlia del Magnifico Pellegrino, nobile di Sacco ed insieme ebbero un figlio, Antonio. Questi prese in moglie Teresa Parolini da cui ebbe sei figli: tre maschi e tre femmine, più precisamente: Pietro Francesco che fece testamento nel 1688 a favore dei fratelli Giovanni e Federigo; Elena che sposò nel 1683 un Giorgi; Susanna, Giovanni, nato nel 1653 e che portò avanti il nome della famiglia; Fiore e Federigo che lasciò unico erede universale Giovanni. A Giovanni e Federigo, l'imperatore Carlo IV riconobbe, con diploma del 22 gennaio 1717, la discendenza dalla casa dei Bossi di Milano ed impartì loro in pari tempo la nobiltà ereditaria del Sacro Romano Impero col predicato di Ochsenfeld e Campobovio (2). Tale riconoscimento venne concesso "per la loro fedeltà e patriottismo in occasione dell'invasione dei francesi in territorio trentino".

GIOVANNI BOSSI FEDRIGOTTI (1653-1723) ottenne la cittadinanza onoraria ed ereditaria di Isera, Molina Ravazzone, Brancolino e Pomarolo. Edificò una cappella alla Madonna di Caravaggio nella Chiesa della Trinità, quale voto per preservare la borgata di Sacco dall?invasione francese, del 1703 (3). I guadagni ricavati dall?attività mercantile consentì a Giovanni, erede della famiglia, di ampliare il patrimonio fondiario.
Ma il grande artefice delle ricchezze, sia in termini di patrimonio immobiliare che in termini di capitali fu Pietro Modesto, figlio ereditario di Giovanni.

PIETRO MODESTO BOSSI FEDRIGOTTI (1698-1766), della linea Ochsenfeld, prese in moglie Caterina figlia di Abramo Barone Fedrigazzi, signore di Nomi. L?evento che distinse la sua attività fu l?acquisizione, nel 1753, del Feudo Postale, cioè il subappalto del servizio postale tra Calliano e Torbole, che tenne fino alla Prima Guerra mondiale. Tale investitura feudale ereditaria si rivelò un?ingente fonte di guadagno, almeno fino all?avvento delle ferrovie, quando iniziò progressivamente a perdere la sua rilevanza. Nel 1761 il Principe Vescovo di Trento Alberti d?Enno gli confermò anche l?investitura della Decima di Sacco. In occasione dell?ingresso di suo figlio Pietro Francesco nell?Ordine dei Cappuccini, rifabbricò a sue spese un convento diroccato a Condino e lo mise a disposizione dell?Ordine. Offrì alla Congregazione di Carità di Sacco la somma di 3.400 fiorini e al convento delle monache Agostiniane 1.000 fiorini. Nel 1753 costruì quello che venne ritenuto il più grande filatoio della Valle Lagarina. Pietro Modesto fu protettore delle Belle Arti e ristrutturò il Palazzo di Sacco, sede della loro abitazione. Il patrimonio mobiliare e fondiario raggiunse in quegli anni la massima estensione. Pietro Modesto ebbe cinque figli: Giovanni, Domenico, Pier Francesco, Margherita e Giuseppe Maria, suoi eredi furono Giuseppe Maria e il nipote Gianpietro; il patrimonio fu spartito equamente tra i due eredi nel 1785. Nel 1790 furono creati entrambi conti del Sacro Romano Impero dal Vicario Imperiale Carlo Teodoro di Baviera.

GIUSEPPE MARIA BOSSI FEDRIGOTTI (1728-1817), sposò la baronessa Lucrezia Betta dal Toldo, da cui ebbe tre figli Luigi, Federigo, Marianna (che sposò nel 1792 il barone Giuseppe de Taxis di Bordogna). Nel 1777, quale rappresentante dell'imperatrice Maria Teresa tenne a battesimo il figlio del nobile Giacomo Battisti. Fu rappresentante dinastiale della Giurisdizione dei Castelbarco, arbitro in diverse vertenze. Fece costruire un ponte di pietra ad un solo arco sul fiume Adige, che a causa di un'innondazione crollò prima di essere inaugurato, per tanto dovette a proprie spese recuperare il materiale caduto nel fiume. Nel 1801 acquistò dalla comunità di Sacco la chiesa della Santissima Trinità con annessa la Cappella dedicata alla Madonna di Caravaggio che restaurò. Con atto notarile del 7 ottobre 1812 istituì una Primissaria perpetua a favore del parroco di Sacco e della popolazione del paese. Si distinse per la sua attività di benefattore.

GIANPIETRO BOSSI FEDRIGOTTI (1759-1834) figlio di Giovanni (morto prima della sua nascita) e nipote di Giuseppe Maria sposò Giovanna figlia di Giuseppe conte Bortolazzi di Wattardorf e Brunnenberg, la quale a sua volta ereditò la proprietà di Vigolo Vattaro.
Alla morte dello zio Giuseppe Maria venne investito del Feudo ereditario delle Poste e della Decima di Sacco e nel 1814 rappresentò la città di Rovereto presso l'imperatore Francesco I come segno di omaggio nel momento storico della Restaurazione. Fece costruire sul corso nuovo (ora corso Bettini) a Rovereto un sontuoso palazzo dove ospitò illustri personaggi e abbellì la Cappella di famiglia. Anche la moglie Giovanna si distinse come benefattrice verso le Congregazioni di carità di Rovereto e Sacco.
Giampietro e Giovanna ebbero sette figli: Giuseppe Massimo Marco (1787-1788), Giuseppe Ferdinando Paolo (1789-1789), Giuseppe Fedele Eustasio (1790-1837) , Aloisia (Luigia) (1792-1879), Giovanni Vincenzo Maria (1794-1828), Antonio (1797-1871) e Ludovico (1799-1842).

GIUSEPPE FEDELE BOSSI FEDRIGOTTI (1790-1837) sposato con Augusta figlia di Ferdinando dei Baroni Buffa di Castellalto e di Augusta Thun di Valsassina-Hofer. Diede nuovo impulso economico ai benefici e legati istituiti dalla sua famiglia, fece decorare di affreschi la Chiesa della Santissima Trinità. Fu rappresentante presso la Dieta di Innsbruck e ottimo amministratore del patrimonio famigliare. Giuseppe Fedele e Augusta ebbero un unico figlio di nome Giovanni che morì adolescente.

GIOVANNI VINCENZO MARIA BOSSI FEDRIGOTTI (1794-1828) designato come erede dal prozio Giuseppe Maria, viene ricordato per i suoi numerosi viaggi all'estero e per essere stato un ottimo musicista, morì a Roma a soli 33 anni, lasciando la sua sostanza al fratello Giuseppe Fedele.

ANTONIO BOSSI FEDRIGOTTI (1797-1871) ricevette dall'imperatore Francesco Giuseppe I l'investitura feudale di Gran maestro delle poste, fu mandato a Vienna a nome della città di Rovereto per confermare all'imperatore la devozione della città nell'occasione di un attentato ai danni dello stesso. Fu uno scrupoloso amministratore della sostanza famigliare.

LODOVICO BOSSI FEDRIGOTTI (1799-1842), sposò Giuseppina figlia di Giovanni de Rosmini, e di Teresa Comelate (o Comelati) dei Campbell of Mamor d'Inghilterra; ebbe 11 figli: Giovanna, Teresa, Giuseppe, Pietro Modesto, Augusta, Fedrigo, Clotilde, Filippo, Alfonso, Maria e Lodovico (nato dopo la morte del padre).

FEDRIGO BOSSI FEDRIGOTTI (1834-1902) erede di Lodovico, ciambellano dell'imperatore d'Austria, capitano degli Ussari, cavaliere dell'Ordine di Malta, deputato alla Dieta Tirolese e al Consiglio dell'Impero, sindaco del comune di Sacco e presidente di varie associazioni territoriali. Sposato con la principessa Leopoldina Lobkowitz, dama della Croce stellata e dama di palazzo dell'imperatrice, ebbe cinque figli: Fedrighello (1865-1904), Ferdinando (1866-1956), Maurizio, frate francescano (1867-1931), Giuseppina (1864-1944), Immacolata, suora benedettina (1870-1940).

FEDRIGHELLO BOSSI FEDRIGOTTI (1865-1904) amministratore della sostanza famigliare, sposato con Leopoldina Schloissnigg, dama della Croce stellata ebbe due figlie: le contesse Sofia e Maria.

FERDINANDO BOSSI FEDRIGOTTI (1866-1956) ciambellano di corte, cavaliere dell'Ordine di Malta, capitano di cavalleria, sposato con Maria dei conti Waldstein Wartemberg, ebbe due figli: Federico (1906-1996) e Maria Leopoldina (1907-2005)

FEDERICO BOSSI FEDRIGOTTI (1906-1996) sposò la contessa Maria van der Straten- Ponthoz ed ebbe cinque figli: Gianpietro (1938-1939), Giampaolo (1943-2017), Maurizio (1946-2017) Isabella (1948) e Maria Josè (1951).

Lo stemma della famiglia Bossi Fedrigotti di Ochsenfeld del 1790 è diviso in quattro parti: nella prima parte su sfondo d'argento, è riportata una fenice; nella seconda parte su sfondo azzurro, compare una lira d'oro; nella terza parte, su sfondo azzurro, c'è un caduceo d'oro (verga con due serpenti simmetricamente intrecciati e due ali aperte alla sommità: simbolo di prosperità e di pace, era attributo degli araldi e di Mercurio, in qualità di messo di Giove; è oggi l'emblema dell'ordine dei medici); nella quarta parte su sfondo d'argento, compare un pioppo fogliato, su di un terreno erboso, davanti al quale passa un bue, nel centro su una base di colore verde è impresso un corno da postiglione legato con catenella d?oro. Il motto è: Virtute e prudentia. Sono presenti i cimieri: un'aquila nera, il corno dello scudo, il caduceo dello scudo e la lira dello scudo.

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Strette relazioni esistettero con l'altra linea Bossi Fedrigotti di Belmonte e con le famiglie con cui nel corso degli anni vennero ad imparentarsi.

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1. La presente storia di famiglia è destinata a un'introduzione ai soggetti produttori d'archivio e quindi manca di quella completezza necessaria per avere una visione d'insieme sia degli intrecci storici sia di quelli generazionali. Si fa cenno, per motivi di spazio, ai soli componenti che hanno perpetuato la famiglia (gli eredi maschi);
2. I Bossi Fedrigotti di Ochsenfeld (Campobovio) erano un ramo del precedente (Belmonte). Giovanni e Federico furono creati nobili del Sacro Romano Impero. Francesco I confermò il titolo comitale aggregandoli alla nobiltà austriaca il 4 marzo 1827;
3. La chiesa della Santissima Trinità di Sacco che si presume sia stata edificata nel XVI secolo era di proprietà della Confraternità della Carità, che possedeva all'interno di essa due tombe per i propri adepti. Nel 1704 Giovanni e Federigo Bossi Fedrigotti, per adempiere ad un voto fatto in occasione dell'invasione francese del 1703, ottenne di costruire all'interno della chiesa, una cappella dedicata alla Beata Vergine di Caravaggio per ospitare le tombe della propria famiglia. Alla fine del secolo XVIII, soppressa la Confraternità della Carità, la chiesa e la casa adiacente passarono in proprietà al comune di Sacco, che, non avendo i mezzi finanziari per restaurarla, con documento del 14 novembre 1801 la vendette al conte Giuseppe Maria Bossi Fedrigotti.

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La scheda è stata compilata secondo le regole di descrizione di "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale-guida per l'inserimento dei dati", Trento, 2006.

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Famiglia Bossi Fedrigotti di Sacco, 1460-2003.
La scheda è stata compilata consultando il manoscritto di Giovanni Adami intitolato "Archivio" dell'8 marzo 1924 e il sito internet: https://gw.geneanet.org

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Rovereto
Denominazione Estremi cronologici
Famiglia Bossi Fedrigotti di Sacco
Documentazione dell'archivio della famiglia Bossi Fedrigotti