Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano, Celledizzo (Peio), sec. XII - 1987 gennaio 24 ( sec. XII - 1987 gennaio 24 )

Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano, Celledizzo (Peio), sec. XII - 1987 gennaio 24

Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano

ente

sec. XII - 1987 gennaio 24

La chiesa parrocchiale di Celledizzo, intitolata ai ss. Fabiano e Sebastiano, sorge al vertice dell'abitato a nord-ovest rispetto alla strada provinciale che percorre la valle. Il sagrato è delimitato a valle da un muraglione e verso ovest dal cimitero che un tempo circondava tutta la chiesa. Più arretrato rispetto all'edificio di culto si trova il maestoso campanile alla base del quale si intravede la chiesetta di S. Antonio edificata nel XIII secolo.
La chiesa di Celledizzo venne edificata presumibilmente nel XII secolo in stile gotico che probabilmente era andato a sostituire uno stile romanico preesistente. Nel corso dei secoli l'edificio subì numerosi interventi di restauro e di ampliamento evidenti tutt'ora. Uno degli ampliamenti più notevoli e importanti risale al 1497 e richiese una nuova consacrazione dell'edificio. Nel 1617, in seguito ad una visita pastorale, venne ordinato di allungare la parte anteriore della navata, opera resasi indispensabile visto il notevole numero di fedeli che provenivano anche da Cogolo (1); tre anni dopo venne costruito ed alzato il presbiterio.
Nel 1805, in seguito ad una rovinosa valanga che si abbattè sul paese, venne realizzata la nuova sacrestia e fu ampliato il presbiterio come pure il cimitero, quest'ultimo benedetto il 9 agosto 1806 dall'arciprete di Ossana don Giuseppe Bruti.
Nel 1815 si provvide all'acquisto dell'organo, un tempo di proprietà delle Madri Orsoline di Trento, con il contributo di vari benefattori. Lo strumento venne restaurato nel 1911 e collaudato nel luglio dello stesso anno dall'organista della chiesa di Ossana, Giovanni Zanella (2). Il rifacimento dell'intero pavimento della chiesa risale al 1864, anno in cui fu effettuata in parte anche la sostituzione dei banchi.
Gli altari sono quattro. Il maggiore dedicato ai santi titolari della chiesa e consacrato il 13 ottobre 1497, ricostruito nel 1806, venne totalmente rimodernato nel 1938. Alla realizzazione di quest'opera contribuirono diversi maestri intagliatori ed indoratori del XVII secolo: i fratelli Simone e Pietro Antonio Alberti da Bormio tra il 1636 e il 1637 furono incaricati dell'indoratura e l'intagliatore Giovanni Battista Bezzi da Cusiano che prestò la sua opera nel 1648. La pala di questo altare venne dipinta invece a Trento nel 1628.
Un secondo altare si trova a destra del maggiore ed è dedicato a S. Antonio. Un tempo dedicato a S. Giovanni Battista, venne consacrato il 9 ottobre del 1504 (3) dal vescovo suffraganeo Francesco Della Chiesa da Milano. A sinistra si trova il terzo altare dedicato alla Madonna del Rosario anch'esso in legno dorato con la statua della Vergine donata alla chiesa nel 1920 dai reduci della guerra mondiale. Vi è infine un quarto altare, situato presso la porta laterale, in legno scolpito e dorato, eretto nel 1698 e consacrato il 14 agosto 1722 dal vescovo suffraganeo Giovanni Michele Venceslao Spaur da Trento. Nella chiesetta di S. Antonio, un tempo dedicata a S. Rocco, eretta nel luogo dove sorgeva l'antico cimitero e mutilata della navata in occasione della costruzione del nuovo campanile si trova un altro altare.
Molto bella è la Via Crucis in 14 stazioni realizzata su tela. Fu il curato don Giuseppe Bottea a rivolgere richiesta per la sua erezione al vescovo Saverio Luschin che fu esaudita il 28 aprile del 1830. Le tele vennero donate da don Battista Gabrielli Ferai, cooperatore a Riva del Garda.
Alla fine del XIX secolo si presentò l'urgenza di intervenire sul campanile ormai in rovina nel quale si trovavano quatto campane, la più antica delle quali risaliva al 1450. Il nuovo campanile venne costruito demolendo il vecchio e una parte della chiesetta di S. Antonio. Le campane furono cedute alla fonderia Pruneri di Grosio in Valtellina perché provvedesse alla realizzazione di un nuovo concerto di cinque bronzi che fu solennemente benedetto dal parroco di Ossana don Pietro Valentinelli e suonò per la prima volta l'8 dicembre 1894. Con lo scoppio del conflitto mondiale tre di queste vennero tolte dalla loro sede, l'unica superstite non potè suonare per tutta la durata della guerra e in seguito venne anch'essa rimossa e rifusa. La consacrazione di un nuovo concerto di cinque campane avvenne solo il 5 giugno del 1922.
Altri interventi di restauro avvennero nel secolo XX come il rinnovo dell'altare maggiore nel 1938 e il rifacimento del tabernacolo nel 1951.

In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai DD.MM. del 21 marzo 1986 e 30 dicembre 1986 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24.01.1987), a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Chiesa parrocchiale di Celledizzo è stato soppresso e i suoi beni (con tutte le relative pertinenze, accessioni, comproprietà, diritti, servitù e ipoteche) sono stati assegnati all'ente Parrocchia dei Santi Fabiano e Sebastiano in Celledizzo.

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ente della chiesa cattolica

Il curatore d'anime era il legittimo amministratore della sostanza della chiesa curata, come anche delle chiese annesse e di tutte le fondazioni istituite a favore delle stesse. Il patrimonio della chiesa era costituito dagli apparati, dagli utensili, dagli arredi sacri di cui essa è provvista per il culto divino, dagli altri beni mobili di sua proprietà, come pure dai fabbricati, fondi, capitali, introiti, diritti ad essa appartenenti, i cui proventi sono destinati a sopperire ai bisogni del culto divino e al mantenimento in buono stato dei fabbricati.
Il parroco svolgeva la sua attività di responsabile amministrativo affiancato dai fabbriceri (detti anche sindaci o massari), quali rappresentanti della comunità. L'istituzione e l'azione dei fabbriceri vennero disciplinate da un decreto napoleonico del 26 maggio 1807: venivano nominati per decreto ministeriale o prefettizio, erano generalmente tre per ciascuna chiesa e duravano in carica cinque anni.
Nella diocesi di Trento venne emanata nel 1865 una normativa relativa all'amministrazione delle chiese che disciplinava, tra l'altro, anche il rapporto del curatore d'anime coi fabbriceri. Il primo era considerato l'organo ecclesiastico dell'amminstrazione e a lui competeva la principale direzione; i fabbriceri gli erano affiancati "tanto allo scopo di prestargli assistenza, quanto nella loro qualità di rappresentanti della comunità ecclesiastica (...). Tanto il curator d'anime che i fabbriceri devono sempre aver cognizione di quanto concerne l'amministrazione" (4). I fabbriceri venivano di regola proposti al curatore d'anime; il loro ufficio durava due anni, salvo la possibilità di essere riconfermati. Dal 1874 (Legge 7 maggio 1874, Boll. Leggi dell'Impero n. 50) spettava al decano il diritto di nominare i fabbriceri proposti dalla comunità. Le fabbricerie erano perciò organi amministrativi dipendenti dall'autorità ecclesiastica, ai quali era demandata l'amministrazione dei beni temporali di una chiesa, con esclusione di qualsiasi ingerenza nelle questioni di culto.
Anche il Codice di diritto canonico del 1917 (cann. 1183-1184) contemplava espressamente la fabbriceria, escludendola però da molte ingerenze (elemosine di messe, ordine della chiesa e del cimitero, disposizione e custodia dei libri parrocchiali, ecc.). Lo stesso Codice conferiva alla chiesa personalità giuridica, con il diritto di acquistare, ritenere, amministrare liberamente ed indipendentemente da ogni potere civile beni temporali per il conseguimento dei propri fini (can. 1495). Dove mancava la fabbriceria, l'amministratore unico era il rettore della chiesa, sotto l'esclusivo controllo dell'Ordinario. Il parroco o rettore della chiesa, che faceva sempre parte di diritto della fabbriceria, per la natura stessa dell'ente ne era il presidente. Il Concordato del 1929 e il regio decreto del 26 settembre 1935 ridimensionarono ulteriormente la rilevanza delle fabbricerie.
L'ente chiesa parrocchiale è stato soppresso in seguito all'applicazione degli adempimenti in materia di revisione concordataria seguiti alla legge 20 maggio 1985 n. 222, e all'entrata in vigore del relativo regolamento di esecuzione (decreto 13 febbraio 1987, n.33), in particolare in seguito all'approvazione dei decreti con i quali è stata stabilita la sede e la denominazione dei nuovi enti parrocchia.

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Chiesa

Decanato di Ossana
Diocesi di Trento

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(1) Cogolo e Celledizzo erano uniti in un'unica curazia con unico fonte battesimale situato a Celledizzo.
(2) Cfr. "Archivio dell'ufficio parrocchiale di Celledizzo", "Registri di cronache e memorie", reg. 1.
(3) Cfr. GABRIELLI G., "Celledizzo in Val di Peio. Appunti e memorie", Trento, 1970.
(4) Cfr. "Norme per l'amministrazione del patrimonio delle chiese e dei benefici, nonché delle fondazioni ecclesiastiche della diocesi di Trento", 1865, Capitolo I, Sezione I, § 10.

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La scheda è stata redatta nel 2004, in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo". La revisione effettuata nel 2008 ha comportato le modifiche necessarie a garantire un livello minimo di coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel manuale "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento, 2006.

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Peio
Denominazione Estremi cronologici
Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano in Celledizzo
Denominazione Estremi cronologici
Parrocchia dei Santi Fabiano e Sebastiano
Beneficio Piazza