Ala è situata nella bassa Vallagarina, sulla sinistra del fiume Adige, ai piedi del monte Corno. La sua particolare posizione geografica, a metà strada fra Trento e Verona, fece sì che gran parte dei rapporti economici e culturali della sua gente convergessero sul territorio veronese. Motivi storici giustificano anche la sua maggiore vicinanza al Veneto piuttosto che al Trentino. Ala costituiva infatti la parte meridionale dei possedimenti del principato vescovile di Trento e la bassa Vallagarina era zona che attirava l'interesse durante la lotta per le investiture e le contese fra guelfi e ghibellini. La potente famiglia dei conti di Castelbarco, che faceva parte della lega veronese guelfa e che nella città scaligera ricopriva importanti cariche pubbliche, in quel periodo stava estendendo il suo dominio signorile su Ala. Le contese fra il principe vescovo e i Castelbarco erano continue e fu proprio durante una di queste lotte che venne distrutto il castello di Ala; da questa distruzione, avvenuta nel 1166, sembrerebbe aver avuto origine la chiesa di S. Maria che viene nominata dal XII secolo. Eretta nella parte alta del paese, esisteva nel 1178 poiché in quell'anno vi è notizia di due sacerdoti presenti ad Ala, tali Bertoldo e Carbone(1), e nel 1214 un'altra citazione ci riferisce della presenza nella chiesa di S. Maria del sacerdote Carnesarius(2). Sembra però che fino a tutto il XIV secolo Ala non fosse sede di cura d'anime, poiché il pievano di Mori, da cui la chiesetta dipendeva, aveva ritenuto di affidare l'incarico al rettore dell'Ospizio di S. Margherita che, eretto nel 1214, risultava sufficientemente dotato di mezzi(3). Nel 1202 le terre di Ala e quelle di Avio erano state assegnate, con regolare investitura vescovile, alla famiglia dei Castelbarco che, acquisiti anche i poteri giurisdizionali, vi pose un proprio vicario. La storia di Ala seguì e subì le sorti di questa potente famiglia fino al 1411 quando, in seguito alle disposizioni testamentarie di Azzone Francesco Castelbarco(4), il suo territorio passò alla Repubblica Veneta. Il governo veneto durò circa un secolo e in questa zona diede una spinta decisiva soprattutto nella struttura sociale ed economica. L'incremento dell'agricoltura(5) e la presenza di "forestieri" inviati dal governo a ricoprire le più importanti cariche, diede sicuramente impulso allo sviluppo del piccolo borgo che vide crescere man mano la sua importanza e la sua popolazione. Nel 1439, nell'ambito di una nuova organizzazione territoriale, Ala insieme ad Avio, Brentonico e Mori, andò a formare quattro distretti amministrativi, denominati "Quattro Vicariati", nei quali i Veneziani posero dei "vicari" per l'amministrazione della giustizia civile(6). E' probabile che in questi anni la piccola chiesa di Ala subisse qualche trasformazione, forse un ampliamento, visto che il 30 maggio 1468 frate Albertino, vicario generale del vescovo di Trento, la consacrò con i suoi tre altari(7). Nel novembre del 1474 i rappresentanti del paese, scelti fra i più anziani, stesero l'inventario dei beni appartenenti alla chiesa, che al tempo risultavano abbastanza consistenti(8).
Ala era ormai divenuta stazione di cura d'anime: la chiesa di S. Maria viene infatti chiamata sugli atti di investitura del 1479 e del 1498 "cappella curata"(9).
Gli eventi politici che seguirono determinarono ancora una volta la storia civile e religiosa di Ala. Nel 1509, dopo un secolo di dominio, i Veneziani persero i territori della bassa Vallagarina, che vennero ceduti all'Austria. In un primo tempo i Quattro Vicariati si trovarono alle dirette dipendenze degli imperatori d'Austria che ne avevano conservato e confermato tutti i privilegi, ma nel 1532 essi tornarono sotto il dominio feudale dei principi vescovi di Trento. Il cardinale Bernardo Cles riorganizzò il territorio e, dopo oltre tre secoli e mezzo di dipendenza dalla pieve di S. Stefano di Mori, la chiesa di Ala venne elevata a parrocchia.
Non esiste il documento relativo all'elevazione, ma essa dovrebbe collocarsi in questo periodo dal momento che al tempo della visita pastorale del 1537(10) la chiesa di Ala viene chiamata parrocchiale. Dagli atti visitali si apprende inoltre che "dicta plebs habeat etiam capellam sub se" e cioè la cappella di S. Nicolò al Vo' Casaro, la cappella di S. Lorenzo in Ronchi, la cappella dei Ss. Fabiano e Sebastiano in Serravalle(11); nella "pieve" di Ala rientravano inoltre la chiesa di S. Giovanni Battista e l'antica chiesa di S. Margherita. Il 23 maggio 1551 Melchiorre Partini da Rovereto riceverà l'investitura della chiesa parrocchiale "de plebe Allae" che viene qui appellata 'arcipretale'(12). Da questo momento anche il suo rettore sarà chiamato 'arciprete'.
Ulteriori lavori di ampliamento interessarono la chiesa in questi anni e il 13 dicembre 1561 il vescovo suffraganeo Biagio Aliprandini la riconsacrò con i suoi cinque altari(13).
La seconda visita pastorale, compiuta agli inizi di giugno del 1580, fu più approfondita e i visitatori si recarono in tutte le chiese e le ville soggette alla parrocchia. Visitarono per prima la parrocchiale e rilevarono la necessità di costruire una nuova sacrestia; nell'occasione invitarono l'arciprete a tenere presso di sé un cappellano e ad andare a vivere in canonica e lo ammonirono a tenere con maggior cura i registri. La visita proseguì alle chiese di S. Valentino al Monte, di S. Pietro in Bosco, di S. Nicolò nella villa di Vo' Casaro, dei Ss. Fabiano e Sebastiano in Serravalle. Nella villa di Ronchi fu visitata la chiesa di S. Lorenzo che al momento ospitava un cappellano; a S. Margherita all'Adige i visitatori ispezionarono la chiesa e il monastero e in quell'occasione gli abitanti chiesero di avere un proprio sacerdote assicurando di avere mezzi sufficienti per il suo mantenimento. Il parroco fu però invitato a rispettare antiche consuetudini che prevedevano il suo servizio anche a questa popolazione.
Il secolo XVII rappresenta per Ala un momento di grande espansione economica ed urbanistica favorita anche dai Madruzzo che promossero in favore della parte meridionale dei loro feudi, e particolarmente per il Vicariato di Ala, una politica di sviluppo industriale sostenendo la crescita della tessitura della seta e la fabbricazione dei velluti. Con la ripresa delle attività artigianali e commerciali si afferma in questo periodo il potere delle famiglie più influenti di Ala come per esempio le famiglie Taddei, Gresta, Pandolfi, Perezzoli e Malfatti, che vantavano il diritto di sepoltura all'intero della chiesa arcipretale.
A sostegno di questo programma di sviluppo il vescovo nel 1631 chiamò don Alfonso Bonacquisto a reggere la parrocchia di Ala. Sotto l'impulso e l'entusiasmo di questo arciprete, che la tradizione vuole fondatore della manifattura dei velluti, si diede inizio alla costruzione del primo acquedotto che portò l'acqua potabile alle fontane pubbliche del paese. Per sua iniziativa si decise di ampliare la chiesa parrocchiale, ormai angusta e inadatta ai bisogni di quella popolazione; fu costruita la nuova canonica(14) e si iniziò la costruzione del campanile(15).
Dagli atti visitali del 1636 emerge la necessità di dotare la parrocchiale di un nuovo fonte battesimale e si autorizza che nella chiesa di S. Giovanni Battista "per maggior comodità del popolo d'Ala sia quanto prima trasferito il Santissimo e il Fonte ... e sia fatto e trasferito a spese della Communità"(16). La visita offrì all'arciprete Bonacquisto anche l'opportunità di esporre al vescovo l'idea di fondare un beneficio primissariale, che molti offerenti avevano già dotato di un cospicuo patrimonio. Il 6 novembre di quell'anno venne rogato il documento di erezione canonica della Primissaria, che concedeva il beneficio ad un sacerdote con l'obbligo di celebrare ogni giorno la prima messa nella chiesa di S. Giovanni Laterano(17), eccettuate le principali solennità nelle quali era tenuto a celebrare nella parrocchiale. Dipendente dal parroco, egli doveva prestare anche la sua assistenza nella cura d'anime, ma a differenza di altri luoghi, la funzione del primissario di Ala non venne abbinata con quella di maestro di scuola pubblica(18).
Nell'occasione della visita del 1683(19) l'arciprete Paolo Ferrari ribadiva la necessità di "fabbricar la chiesa" e prospettava la concorrenza alle spese da parte del comune, delle confraternite e di "quelli che han li altari". La sua stima di spesa era calcolata in circa 10.000 ducati. La chiesa, che al tempo era a tre navate, fu trasformata nel 1689 ad una sola navata, con l'aggiunta di due altari. Della nuova fabbrica si trova memoria anche in una nota dell'arciprete Ferrari: "Adi 15 agosto 1689. Rifabricata questa chiesa parochiale da fondamenti, eccettuata quella portione di muro che vi è restato della vecchia, alla parte del campanile e sacristia vecchia, ad honore della Beatissima Vergine Maria Assonta, è stata benedetta da me sottoscritto delegato da monsignor illustrissimo e reverendissimo Carlo Emanuele Voltolini vicario generale capitolare di Trento et in essa ho celebrato solennemente. Paolo Ferrari arciprete d'Ala"(20). La solenne consacrazione avvenne il 18 novembre 1708 per mano del vescovo Giovanni Michele Spaur. Da allora la chiesa conservò la forma originaria, subendo occasionalmente riparazioni e ripuliture; per tutto il secolo XVIII si provvide invece al suo abbellimento interno.
I confini della parrocchia in questo periodo ci vengono definiti dall'arciprete Valentino Zambaiti: "La parrocchia di Ala de quatro Vicariati che è sotto il titolo dela Assonzione della B. V. ha l'estensione della sua giurisdicione verso settentrione dalli confini di Seravalle, ch'è chiesa curata ..., e verso mezogiorno con la rettoria di Borgetto in fine della possessione di S. Leonardo, ... verso poi mattina confina con il territorio veronese sopra li monti e con il territorio vicentino per la vale che appellasi di Ronchi ... e verso sera con l'Adige, cioè nel mezo del fiume"(21).
Dalla matrice dipendevano tre curazie: Serravalle, Vo' Casaro e Ronchi. Al curato di Serravalle era riconosciuto lo 'ius baptisterii', formale e materiale, lo 'ius matrimonii,' su delegazione del parroco, e lo 'ius sepulturae'; per antica convenzione il curato veniva eletto alternativamente dall'arciprete e dalla comunità di Serravalle. Nella sua cura rientrava anche la chiesa di S. Margherita. La chiesa di S. Nicolò del Vo' era stata eretta curazia nel 1705 in seguito al legato lasciato da Apollonio Amadori e destinato al mantenimento di un sacerdote(22). Custodiva il Sacramento e il Sacro Fonte, ma per quasi tutte le funzioni era soggetta alla chiesa matrice. Il curato veniva eletto dall'arciprete, facoltà che egli deteneva anche per l'elezione del curato di Ronchi, che al tempo però non risiedeva stabilmente in quella villa. Il sacerdote giungeva durante le feste per celebrare la messa e per tenere la dottrina cristiana e in caso di necessità per somministrare gli estremi sacramenti.
Nell'intera parrocchia erano presenti a metà del XVIII secolo una quarantina circa di sacerdoti(23) al servizio di una popolazione cresciuta notevolmente grazie soprattutto all'incremento degli scambi commerciali. Le fiorenti fabbriche di velluto avevano attirato in quel tempo anche l'attenzione dell'imperatore Giuseppe II che nel 1765, in occasione di una visita, promise vantaggiose riduzioni dei dazi per il bene della "città". La sua dichiarazione fu redatta su un documento e da quel momento Ala portò, unica fra i quattro Vicariati, il nome di città(24). Ala però non rimase al passo coi tempi e le sue fabbriche, che non avevano aggiornato le tecniche di produzione, non ressero la concorrenza con le fabbriche dei paesi del Nord. La diffusione inoltre di una malattia del gelso provocò una imponente crisi e molte famiglie furono costrette ad emigrare. Alcuni interventi da parte delle autorità politiche e civili servirono solo a rallentare un ormai progressivo declino dell'industria serica nella zona.
Gli eventi storici che seguiranno nei primi anni del XIX secolo decretarono inoltre la fine del Principato vescovile (1803) e la fine dei Quattro Vicariati (1807). La cura d'anime di Ala aveva a quel tempo ampliato il suo raggio poiché la popolazione residente nei molti masi dispersi sui monti era aumentata. Per sopperire ai bisogni spirituali venne istituita nel 1831 una seconda cappellania al cui mantenimento concorrevano il comune di Ala e il decano con i redditi allora disponibili del beneficio Cominelli. Nel gennaio del 1894 il podestà di Ala inviava all'Ordinariato un sollecito affinché provvedesse alla nomina del cooperatore, incarico che a quanto sembra era vacante da tempo. Nella sua lettera egli evidenziava il fatto che al tempo dell'erezione di quel beneficio i sacerdoti presenti ad Ala erano "oltre 25" mentre ora "in luogo si trovano soli 6 sacerdoti due dei quali pensionati ed inetti a mansioni di cura d'anime, due altri addetti all'istruzione. Se ciò non bastasse v'è di più la circostanza che dal 1831 a questa parte la popolazione si è duplicata specie quella dimorante nei dintorni"(25). Tre anni dopo la stessa autorità si rivolgeva direttamente al vescovo per richiamare l'ormai pressante necessità di avere il secondo cooperatore, in modo tale da poter contare su tre sacerdoti addetti esclusivamente alla cura d'anime: "la parrocchia di Ala, prescindendo dalle quattro curazie dipendenti alle quali deve pure provvedere in casi di straordinari bisogni ha soggetta una popolazione di circa 5000 anime ai bisogni spirituali delle quali devono ora sopperire due soli sacerdoti ... La popolazione di Ala riguardo alla sua dimora va divisa come segue: 3400 anime circa nella città, 700 anime ai Marani distante tre quarti d'ora dalla parrocchia, 300 anime a Muravalle distante tre quarti d'ora, 200 anime a Sdruzzinà, 400 anime nei masi sparsi qua e là sui monti distanti da mezz'ora a tre ore e più dalla sede parrocchiale"(26). Per rafforzare ancor più la richiesta di assegnazione di un terzo sacerdote, venivano anche evidenziati i compiti, oltre quelli strettamente pastorali, che i due sacerdoti presenti dovevano sostenere: tenere l'ufficio parrocchiale, impartire l'istruzione religiosa nelle scuole femminili e nelle domeniche, celebrare le funzioni nell'ospedale. Negli anni che seguirono la popolazione però subì un notevole calo dovuto principalmente ad una situazione economica che non era destinata a migliorare e che causò una forte emigrazione verso l'Austria e il Sud America. Il progetto di costruire una nuova chiesa parrocchiale, per il quale era stato costituito un apposito fondo(27), venne definitivamente abbandonato.
Nelle risposte rese al questionario per la visita pastorale del 1909(28) l'arciprete Germano Dalpiaz descrive così la chiesa: "La chiesa parocchiale di Ala si erge alle falde del monte Corno, sul versante nord-ovest a circa 20 m di distanza dall'ultima casa abitata. E' di stile misto ad una sola navata ... Essa ha adiacenti a) un'ampia sacristia b) un locale a piano terra ... c) un ampio locale al di sopra della sacristia d) un campanile solido e di bell'aspetto ... Sul davanti ha una vecchia gradinata ... La chiesa da mezzogiorno ha adiacenti la canonica, verso oriente un dirupo di proprietà del beneficio parocchiale e più in giù verso settentrione l'oratorio della Dottrina Cristiana, il vecchio camposanto e l'oratorio così detto dei confratelli"(29). La chiesa non aveva quindi subito altre modifiche sostanziali dalla sua edificazione, ma don Dalpiaz esprimeva la speranza di una nuova fabbrica, lamentando gravi problemi dovuti all'umidità ma soprattutto segnalando quanto fosse "sconciamente sudicia". La chiesa fu ripulita ma non si parlò più di un nuovo edificio. Anche i confini della parrocchia non erano mutati e riprendendo dalla visita del 1909 essi vengono così segnati: "al mezzogiorno la rettoria di Borghetto e sui monti Lessini la diocesi di Verona; ad oriente la diocesi di Vicenza e la parrocchia di Vallarsa; a settentrione la curazia di Marco e verso occidente il fiume Adige"(30).
Delle tre curazie della parrocchia, solo quella di Serravalle era indipendente(31) e il suo curato amministrava tutti i sacramenti senza bisogno di delegazione. Le altre due curazie, Ronchi e Vo'(32), ricevevano dal parroco di anno in anno la delegazione per la celebrazione dei matrimoni e comunque battezzavano al loro fonte e seppellivano i morti indipendentemente dalla parrocchia.
Il nuovo secolo è segnato prevalentemente dagli eventi bellici. Il 27 agosto 1916 una granata colpì la parrocchiale che subì ingenti danni sia all'edificio che al corredo artistico(33). I primi interventi furono effettuati nell'immediato dopoguerra e con gli indennizzi fu possibile riparare il tetto e l'avvolto. I lavori furono poi interrotti per mancanza di fondi. Nel 1926 l'Ordinariato di Trento incaricò il nuovo arciprete, don Basilio Anzelini, di rimettere a nuovo la chiesa; i lavori iniziarono nel 1928 e si conclusero nell'aprile del 1929; la chiesa venne riconsacrata e riaperta al culto. Nel novembre del 1922, con decreto vescovile, la chiesa di Ala venne insignita del titolo di 'arcipretura' e il suo parroco del titolo di 'arciprete': si trattava in realtà del ripristino di un titolo già anticamente posseduto. Tra le motivazioni del decreto si ritenne di sottolineare che "Ala fu una delle più industriose città della Diocesi, che ebbe ed ha tuttora notabile importanza per essere la sede delle autorità civili del Distretto, e di un vetusto Ginnasio ... In Ala fioriscono vari istituti caritativi e un convento di PP. Cappuccini che esplicano il loro sacro ministero per il bene religioso e morale della cittadinanza e del circondario"(34). Nel 1929 all'arciprete pro tempore di Ala venne concessa, con breve apostolico n. 1211, l'onorificenza relativa alle insegne dell'abito talare(35).
In occasione della visita del 1953(36) l'arciprete dichiarava che nel territorio della parrocchia esistevano una ventina di chiesette, cappelle e oratori e una decina di capitelli curati da singole famiglie. La situazione riflette in pratica quella dell'attuale parrocchia nella quale rientrano:
1) SANTUARIO DI S. VALENTINO: eretto probabilmente prima del XIV secolo, fu consacrato il giorno 11 aprile 1329(37). Riedificato verso la fine del XV secolo, fu nuovamente consacrato il 29 novembre 1501(38). Nel corso dei secoli l'edificio fu oggetto di rimaneggiamenti, ampliamenti e restauri. La canonica ospitava un cappellano che teneva le funzioni; i suoi diritti e oneri erano quelli di un cappellano esposto, poiché egli celebrava la messa tutte le domeniche e le feste, escluse le più solenni, ascoltava le confessioni, spiegava la dottrina cristiana e assisteva gli infermi. Il santuario, meta di pellegrinaggi per la festa del patrono, è attualmente adibito a centro di preghiera;
2) CHIESA DEI Ss. GIOVANNI BATTISTA ED EVANGELISTA: sembra esistesse già nel 1342 con la denominazione di S. Giovanni in Laterano, poiché accanto a quella chiesa si trovava un ospizio tenuto dai canonici lateranensi. Probabilmente abbattuta, essa fu ricostruita verso il 1501 e consacrata il 28 novembre di quell'anno insieme a tre altari(39). Una ulteriore riedificazione avvenne tra il 1748-1751 e il 28 maggio 1768 essa fu riconsacrata. Nel 1894 altri lavori interessarono la facciata della chiesa, che assunse l'aspetto attuale. La chiesa era di proprietà del comune di Ala. Per la sua posizione centrale essa servì da succursale della parrocchiale e attualmente, da novembre ad aprile, vi si celebrano tutte le funzioni dell'arcipretale(40);
3) CHIESA DI S. GIOVANNI NEPOMUCENO: fu eretta e benedetta nel 1749. Durante la seconda guerra mondiale fu gravemente danneggiata dai bombardamenti aerei e venne restaurata dopo il 1945. Fino agli anni '50 da essa partivano i funerali provenienti da Marani e Muravalle. La cappella è attualmente sconsacrata;
4) CHIESA DI S. FRANCESCO D'ASSISI, con annesso il convento dei frati Cappuccini: fu eretta a spese del Comune nel 1608, come ci testimonia una memoria dell'arciprete Pietro Perezzoli: "Adi 17 aprile 1608. M. S. Ill.mo e R.mo Cardinalle Carlo Madruzzo Principe di Trento mandò a piantar la croce et fondar la prima pietra della fabrica del convento delli R. P. Capuccini nella qual pietra vi sono scritte queste parolle - Communitas Alae edifficavit hanc ecclesiam ...-"(41). La consacrazione avvenne il 12 ottobre 1614;
5) CHIESA DELLA SS. TRINITA' situata nella frazione di Muravalle: benedetta il 29 ottobre 1720 essa fu ampliata nel 1789. A seconda delle possibilità degli abitanti vi giungeva un prete pagato per la celebrazione della messa festiva;
6) CHIESA DEL S. CUORE in località 'ai Cumerloti' della frazione dei Marani: benedetta il 3 dicembre 1922;
7) CHIESA DEI Ss. PIETRO E PAOLO in BOSCO nella frazione di Sdruzzinà: l'edificio, che nel corso dei secoli ha subito numerosi rifacimenti, è di struttura romanica. Secondo una leggenda la chiesa sarebbe esistita già nel VI secolo(42);
8) CHIESA DI S. ROCCO nella frazione Sega: benedetta nel 1733, essa fu eretta dal comune di Ala. Durante i mesi estivi vi si celebravano le messe domenicali e festive per comodo dei numerosi lavoratori delle malghe presenti nei mesi dell'alpeggio;
9) CAPPELLA DI S. GIUSEPPE in località Prabubolo: esistente già nel 1739, passò ad una fondazione che si occupava di procurare a poveri orfani soggiorni estivi; durante la loro permanenza era obbligo della fondazione mantenere la messa festiva;
10) CAPPELLA DEI Ss. SIMONE E GIUDA apostoli in località Pozzo Basso: esisteva prima del 1585 e appartiene alla famiglia Taddei che ottenne la concessione di far celebrare la messa festiva nei due mesi di soggiorno estivo della famiglia;
11) CAPPELLA DELLA MADONNA DEL ROSARIO in località Pozzo di mezzo: fu fatta erigere da Domenico de Pizzini di Hohenbrunn nell'anno 1886 e appartiene a quella famiglia.
Appartengono inoltre alla parrocchia la cappella del S. Crocifisso nel cimitero (benedetta nel 1870), la cappella di S. Vincenzo de Paoli nell'ospedale (benedetta nel 1841) e la cappella della scuola materna dedicata a S. Carlo Borromeo (eretta all'inizio del XVIII secolo). Nella cura d'anime di Ala è compresa anche l'ex curazia di Ronchi(43).
NOTIZIE SULL'ISTITUZIONE
- Parrocchia -(44)
Il termine "parrocchia" deriva dal greco e indica, dal punto di vista etimologico, una qualsiasi circoscrizione territoriale. Nei primi secoli della cristianità fino al basso medioevo il termine venne adottato per indicare le ripartizioni dei territori diocesani in circoscrizioni minori, fenomeno nato in conseguenza del moltiplicarsi nelle diocesi di nuove chiese sotto la spinta delle crescenti esigenze dei fedeli. La consacrazione definitiva del "sistema parrocchiale" si ebbe con il Concilio di Trento che, sulla base della precedente normativa pontificia e conciliare, dettò una nuova e completa disciplina della struttura della Chiesa. I legislatori del Concilio prescrissero che, per la più efficace tutela della cura delle anime affidate ai vescovi, il "populus fidelium" si dovesse distinguere in parrocchie proprie con confini determinati e che a ciascuna di esse venisse assegnato un sacerdote che vi risiedesse, soltanto dal quale i fedeli potevano ricevere i Sacramenti (Sess. XXIV, cap. 13). Si ordinò così che venissero erette parrocchie in tutti i luoghi in cui esse non esistevano e si stabilirono delle norme per assicurare ai parroci un reddito minimo. Il parroco si impegnava a risiedere nel luogo assegnatogli, ad approfondire la conoscenza della comunità dei fedeli attraverso la compilazione e l'accurata custodia dei libri parrocchiali e a partecipare alle adunanze vicariali.
I principi enunciati dal Concilio di Trento e successivamente ribaditi nella normativa pontificia sono stati accolti e sintetizzati nel testo del Codice di diritto canonico del 1917. Il can. 216 §1 dispone che il territorio di ogni diocesi debba essere diviso in "distinctas partes territoriales", a ciascuna delle quali "sua peculiaris ecclesia cum populo determinato est assignanda suusque peculiaris rector, tamquam proprius eiusdem pastor, est praeficiendus pro necessaria animarum cura". L'istituzione parrocchiale dunque risulta costituita, oltre che dall'elemento territoriale, da altri tre elementi: un determinato "popolo", una peculiare "chiesa" e un "pastor".
Espandi il testo
Comprimi il testo