Giovanni Battista Trener nacque il 7 gennaio 1877 a Fiera di Primiero da Maria Elisabetta Bonetti e Silvio, capo maggiore di finanza (1). A Caprile, una piccola frazione del comune di Alleghe in provincia di Belluno, frequentò le scuole primarie proseguendo gli studi a Rovereto presso la I.R. Scuola Pratica e il ginnasio "Rosmini", quindi a Trento al liceo "Giovanni Prati" dove si diplomò il 27 luglio del 1895.
Nello stesso anno si iscrisse al corso di laurea in Chimica della Philosophische Fakultät dell' "Alma Mater Rudolphina" di Vienna dove si formò sotto la guida di due innovatori delle scienze geografiche e geologiche: Eduard Suess, padre della geologia moderna col quale sostenne l'esame di geologia, e Albrecht Penk, caposcuola della geomorfologia (2).
Conclusi gli studi universitari, dopo un periodo di tirocinio e praticantato (1900-1902) venne assunto presso il K.k. Geologische Reichsanstalt di Vienna, l'Ufficio geologico che stava eseguendo i rilievi per la stesura della Carta geologica dell'Impero Austro-Ungarico, e nel cui ambito Trener ottenne di potersi dedicare alla rilevazione del Tirolo meridionale. Fra il 1902 e il 1909 portò a termine le campagne di rilevamento stratigrafico in Valsugana e sulla catena Lagorai-Cima d'Asta che forniranno le basi per la stesura dei fogli "Bormio und Passo del Tonale" (1908) e "Borgo und Fiera di Primiero" (1909) della Carta austriaca 1:75.000, della monografia su Cima d'Asta e, più tardi, di parte dei fogli Trento e Feltre della Carta geologica delle Tre Venezie.
In questi anni mise anche a fuoco la legge sull'orientamento dei quarzi secondo l'asse ottico delle rocce metamorfiche, meglio conosciuta come "Regola di Trener"; ampliamente applicata dal celebre petrografo Bruno Sander, aprirà la strada alla nuova disciplina della petrografia strutturale (3).
La predilezione per gli studi scientifici di cui Trener diede precoce testimonianza non fu mai disgiunta da una connaturata inclinazione per le discipline umanistiche e storiche: lo provano i numerosi contributi pubblicati in questi anni su vari periodici, tra cui la rivista "Tridentum", di cui Trener fu cofondatore con Cesare Battisti, notevoli per ricchezza e precisione di riferimenti storici che denotano una solida formazione scolastica e un rigoroso metodo di ricerca (4). All'interno di questa intensa attività pubblicistica trovò spazio anche la pubblicazione di due lavori "Le antiche miniere di Trento" e "Industrie vecchie e nuove del Trentino", incentrati su due temi ricorrenti nell'ampio orizzonte degli interessi dello scienziato (5).
Nel 1914, con l'incalzare degli eventi bellici, l'Ufficio geologico di Vienna sospese l'attività nelle zone di confine interessate dal conflitto. Trener, grazie all'intercessione presso il Ministero degli Esteri italiano del Prof. Giorgio Dal Piaz, titolare della cattedra di Geologia all'Università di Padova, ottenne un lasciapassare e si trasferì a Padova, dove di lì a poco venne assunto dall'Ufficio idrografico del R. Magistrato alle acque in qualità di rilevatore della Sezione geologica. Nel giugno del 1915 lasciò l'incarico per arruolarsi volontario tra le fila dell'esercito italiano, dove prestò servizio ininterrottamente per quasi quattro anni, in particolare sul Carso, ottenendo promozioni e onorificenze. Al termine del conflitto fu chiamato dal Comando Supremo all'Armistizio di Villa Giusti (4 novembre 1918) a prendere parte alle trattative di pace tra Italia e Austria come interprete ufficiale dei plenipotenziari italiani, oltre che come rappresentante dei volontari trentini. Di questo avvenimento storico Trener ci ha lasciato una toccante testimonianza che rivela le doti umane e la notevole capacità di osservazione e analisi psicologica degli ufficiali presenti all'Armistizio, soprattutto dei generali austriaci sconfitti, descrivendone la difficile situazione con sincera partecipazione, quasi a condividerne le sorti. Scrive: "S'alza Weber von Webenau, il generale, e parla. È molto calmo in apparenza, ma dalla voce che gli trema in gola, si capisce che il suo cuore di soldato gli palpita in petto. Parla commosso ed eloquente. Chiede che si conceda subito una tregua d'armi. Dice: Il combattere non ha più scopo, ormai la guerra è finita, inutile far nuove vittime, sparger nuovo sangue, distrugger altre ricchezze, far soffrire alle popolazioni gli orrori di una ritirata combattuta poiché ormai tutte le clausole sono accettate. E' commosso, cerca di commuovere, cerca di essere eloquente e parla, parla, lento, piano. Poi tace e guarda me. Mi guarda e chiede, per favore, se posso tradurre io il suo discorso. Il suo interprete è là al suo fianco, ma non si parlano più [...] Si affida piuttosto a me, al nemico, al quale fa l'onore di credere che assolverà, onestamente e imparzialmente il suo compito. Dò un'occhiata a Badoglio per prender ordini. Sì, posso. Traduco. Traduco le parole e traduco anche la commozione del vinto. Facilmente: perché l'intima tragedia di quel cuore di soldato ha fatto battere anche il mio cuore. Come lui, cerco di essere eloquente, come lui implorante. Traduco fedelmente. Ecco tutto" (6). Al termine della guerra Trener si ritirò definitivamente a Trento, dopo aver rifiutato l'incarico di assistente alla cattedra di Geologia all'Università di Padova offertogli dal Prof. Giorgio Dal Piaz. Qui avviò un'intensa attività di consulente libero professionista al servizio di società, Comuni ed enti vari: era l'epoca in cui in Trentino si realizzavano le grandi opere viarie connesse alla ricostruzione post bellica e si intensificavano, con l'affermarsi dell'industria idroelettrica, le attività per la realizzazione di impianti e opere idrauliche. Gli incarichi di consulenza affidati a Trener dovevano accertare le condizioni idrologiche e geologiche dei terreni interessati dai nuovi impianti, al fine di garantire l'idoneità dei luoghi prescelti per la loro realizzazione e di escludere elementi di pericolosità derivanti dalla alterazione del delicato equilibrio del regime idrologico. In questo ambito Trener si qualificò come il consulente più preparato e operoso nell'intenso ritmo costruttivo che si realizzò a partire dal primo dopoguerra e si protrasse per oltre un trentennio. A cominciare dal contributo dato alle prime contenute derivazioni del basso Sarca e del Brenta, a quelle dei laghi di Piazze e di Ledro, alle maggiori opere sui torrenti Noce e Avisio e sul fiume Adige fino alla grande opera di regolazione del lago di Molveno degli anni Cinquanta. Il contributo di Trener si estese anche ad aree extra regionali con le ricerche sulle perdite dei laghi artificiali dello Spluga e lo studio dei laghetti glaciali sepolti dalle alluvioni per la creazione di piccoli serbatoi.
Gli anni Venti si caratterizzano per le consulenze geologico minerarie prestate alla Società italiana Ernesto Breda di Milano a partire dal 1920 con le perizie sui giacimenti minerari del Trentino (Venezia Tridentina) ed estese, col procedere delle indagini, ai territori dell'Agordino e dello Zoldano e in alcune località della Lombardia. La collaborazione con la Breda, società nota per l'attività nel campo della produzione bellica, si intensificò durante la seconda guerra mondiale con le ricerche minerarie commissionate per reperire la materia prima con cui alimentare i propri altiforni. L'interesse per l'attività mineraria ed estrattiva, del resto, fu coltivato da Trener sin dai primi anni del secolo, e fu all'origine della costituzione della Società Mons Argentarius, fondata con Camillo e Felice Oss Mazzurana, Francis Klotz e Giovanni Pompeati allo scopo di condurre ricerche minerarie nella zona di Monte Calisio, dove era documentata, sin dal medioevo, una fiorente attività estrattiva (7).
Alla fine del 1931 Trener partecipò in qualità di consulente a una missione in Unione Sovietica al seguito di Angelo Omodeo, un ingegnere pavese dedito allo studio dell'idrologia applicata e alla realizzazione di alcuni fra i più importanti impianti idroelettrici italiani. Il lavoro, commissionato dal governo sovietico, si svolse soprattutto nel Turkestan e nelle regioni caucasiche dove furono effettuati una serie di sopralluoghi e studi per progetti idraulici, sia per produzione di forza motrice che per irrigazioni e bonifiche.
Ma il progetto cui Trener dedicò maggior impegno e determinazione fu quello di creare un museo di scienze naturali regionale. Nel giugno del 1921 venne nominato membro della Commissione della Biblioteca e Museo civico di Trento e il primo maggio 1922 l'amministrazione comunale accolse la proposta della costituzione della Società del Museo civico di Storia Naturale, presentata dal comitato promotore presieduto da Trener, e deliberò la divisione e relativa autonomia della Biblioteca e del Museo civico. Di li a poco (8 giugno 1922) il Consiglio Comunale lo nominò Conservatore della sezione geologica del Museo civico per il quinquennio 1922-1926, incarico che gli fu confermato anche per il quinquennio 1927-1931. Quando nel '29 venne istituito il Museo di Storia naturale della Venezia Tridentina (già Museo civico) il Collegio dei Conservatori demandò a Trener le funzioni direzionali. Il nuovo museo acquistò rapidamente prestigio e notorietà, a tal punto che l'anno seguente fu prescelto come sede ospitante della XIX Riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS), il congresso scientifico più importante all'epoca in Italia. In questa occasione Trener espose una relazione che, delineando orientamenti, intenti e programmi di intervento incentrati sull'urgenza di un radicale rinnovamento, presentava elementi di sorprendente modernità (8). Sotto la sua direzione furono inoltre promossi numerosi studi in campo geologico e idrologico, si attivarono settori di ricerca come gli studi micologici di Giacomo Bresadola, studi limnologici, glaciali e speleologici e venne istituito il Centro di studi alpini del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) per la promozione degli studi climatici, inaugurato presso la sede del Museo l'8 giugno 1946, e di cui Trener fu designato direttore (9).
Nel 1932, per ragioni politiche, Trener venne destituito dalla carica ad opera della presidenza dell'istituto; ricoprirà nuovamente l'incarico alla direzione dal 1946 fino alla morte.
Dopo l'estromissione dal Museo Trener intensificò la libera professione in qualità di consulente geologo e in questa veste nell'estate del 1933 fu incaricato dall'Azienda autonoma di cura di Merano di appurare l'esistenza di sorgenti radioattive nei dintorni della città. Le prime indagini vennero limitate alle aree più vicine: nel territorio di Tirolo - Quarazze, allo sbocco della Val Passiria, ai territori di Scena e Verdines fino al Rio di Masul, alla Val Nova, al pianoro di Foiana sopra Lana e a parte del Monte S. Vigilio. Su quest'ultimo l'8 novembre del 1933 venne rilevata la prima sorgente radioattiva. A partire da questa data le scoperte di sorgenti radioattive si susseguirono a ritmo accelerato per oltre un decennio, anche grazie alla strumentazione messa a disposizione dall'Azienda e all'affiancamento di un assistente. Il metodo di ricerca condotto da Trener si basava sui rilievi geologici e geofisici effettuati con l'ausilio del radiometro Ambronn. I risultati raggiunti vennero esposti da Trener in un primo resoconto presentato all'Azienda nel novembre del 1933 in cui affermava di essere "lieto di poter riferire che le mie ricerche dopo quasi un mese e mezzo di paziente lavoro, sono giunte al punto di poter dire che esse furono coronate da un successo e che questo primo successo potrà come tutto far sperare essere ancora migliorate e completate" (10). Incoraggiato da questi primi positivi riscontri, suggerì all'Azienda di estendere l'area di ricerca di sorgenti radioattive a una porzione più ampia del territorio intorno a Merano, e si offrì di curare lui stesso le pratiche per la richiesta dei permessi minerari e delle relative concessioni, al fine di ottenere l'esclusività di ricerca e la protezione governativa. Gli studi geologici e idrologici condotti da Trener sulle sorgenti di Merano si protrassero, con qualche interruzione, fino al 1948 con le consulenze prestate al Consorzio terme radioattive di Merano durante la fase di progettazione dell'acquedotto che, attraverso una galleria trasversale alla dorsale di Monte S. Vigilio, portava l'acqua allo stabilimento fisioterapico. Quest'ultimo era dotato di un laboratorio attrezzato per lo studio della radioattività delle sorgenti, del suolo e dell'aria, nonché di un osservatorio per lo studio del clima meranese (11). Tra il 1933 e il 1948 il geologo stilò una sessantina di relazioni tecniche sulle acque radioattive e la campagna di rilevazioni lo portò ad esaminare circa 700 sorgenti di cui 50 si rivelarono radioattive, e dunque utilizzabili a scopo terapeutico (12). L'ufficio di Trener per l'Azienda e il Consorzio terme radioattive di Merano non si esaurì con la ricerca e l'individuazione di nuove sorgenti radioattive: a lui furono demandati compiti che riguardavano la complessa organizzazione dell'impresa, come pure la misurazione della portata delle sorgenti e del loro grado di radioattività, e la gestione delle pratiche per la concessione dei permessi di ricerca (13).
Giovanni Battista Trener morì a Trento il 5 maggio 1954. Dopo la sua scomparsa in seno al Museo di Scienze naturali di Trento si costituì il Comitato Onoranze Trener a cui fu affidata la curatela dell'edizione degli scritti geografici e geologici, editi nel 1957 come supplemento di "Studi trentini di scienze naturali", includendovi alcuni importanti studi inediti. Dopo di allora la figura di Trener è stata inspiegabilmente dimenticata. Ne riferisce Luca Ciancio in un articolo pubblicato in occasione del cinquantenario della scomparsa: "Ai funerali di Giovanni Battista Trener, quel pomeriggio del 7 maggio 1954, parteciparono tutti i responsabili della vita civile e culturale di Trento e del Trentino [...] Indubbiamente, con la scomparsa di Trener la comunità cittadina perdeva uno scienziato di fama internazionale; più ancora, veniva a mancare un intellettuale che era stato tra gli artefici dell'identità del Trentino moderno. [...] Per questo, a cinquant'anni dalla sua scomparsa, l'indifferenza della storiografia locale e della città di Trento nei confronti di un intellettuale tra i più generosi e fecondi della storia risulta difficilmente comprensibile. Una sorta di amnesia collettiva, di cui sarebbe interessante indagare le ragioni, ne impedisce l'integrazione nella memoria condivisa. Forse i Trentini sono distratti da altre ricorrenze; forse Trener è semplicemente inattuale. In attesa di una possibile riappropriazione pubblica, sarebbe opportuno che almeno i professionisti della cultura iniziassero ad occuparsene" (14).
L'ordinamento della documentazione di Giovanni Battista Trener consente oggi, seppure tardivamente a oltre un sessantennio dalla morte, di riscattare dall'oblio questa ricca personalità, rendendo accessibile una fonte imprescindibile per lo studio e la conoscenza dello studioso.
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