"Presentiamo ai nostri concittadini gli ordinamenti fondamentali di una nuova impresa, che per lo scopo utilissimo che si propone, e pei sentiti bisogni a cui intende di sovvenire, si procaccerà certamente sino delle prime il favore di tutti quelli, cui sta davvero a cuore l'ammiglioramento sociale. Il principio dell'associazione (...) viene ora impiegato a vantaggio di una parte di cittadini ragguardevole non meno per il suo numero che per la sua grande importanza nel civile consorzio (...) si vuole rendere meno triste la condizione del povero infermo, che quindi innanzi non dovrà più temere il rigore delle strettezze; ed all'onesto e diligente artiere che, dopo aver passato nel lavoro la miglior parte della vita, si vede ora per l'età avanzata o per qualche fatale accidente divenuto incapace di procurarsi colla fatica il giornaliero guadagno, si vuole porgere un continuo sostentamento che renda meno duri gli estremi suoi giorni. (...) Non ci resta che bramare che se non tutti i bravi artieri di questa città vogliano ascriversi a così bella unione (...) e che i cittadini facoltosi, apprezzando la singolare bontà di tale istituzione, vogliano sovvenirla continuamente" (1). Con queste parole la direzione provvisoria della Società di mutuo soccorso degli artigiani nella città di Trento - composta da Francesco Ranzi (muratore) Domenico Furlani (ottonaio) Carlo Toneati (cesellatore), Domenico Scitton (fabbro-chiavaio) Antonio Micheli (barbiere) Giacomo Sicher (scalpellino) e Luigi Molini - introduceva la proposta di statuto della costituenda società il 15 aprile 1852.
L'idea di costituire una società in aiuto degli artigiani era nata alla fine del 1851 in un incontro a casa di Domenico Furlani (2) dove si erano riuniti una quindicina di artigiani fra cui il promotore dell'iniziativa Francesco Ranzi.
Scopo della società era quello di provvedere ai bisogni materiali degli associati in caso di malattia e di impotenza al lavoro ed era aperta a tutti gli artigiani che da almeno un anno dimoravano in una delle tre parrocchie della città di Trento, la parrocchia del Duomo, la parrocchia di Maria Maggiore e la parrocchia di San Pietro.
La società cominciò la sua attività con il primo maggio 1852.
Il primo statuto venne approvato, con riserva, il 7 luglio 1853 e, dopo aver apposto alcune modifiche (3), fu approvato nella sessione generale della società del 14 gennaio 1855 e successivamente dalle Luogotenenza il 4 settembre 1856, n. 4408.
I primi anni furono difficili tanto che si pensò di sciogliere la società; le cause di tale dissesto furono attribuite ad alcuni articolo statutari non applicati rigorosamente (per es. superare nelle iscrizioni il limite di età di 60 anni) o troppo generosi (relativamente ai sussidi giornalieri e al pagamento delle pensioni) che portarono quasi al dissesto economico della società. Apportate le necessarie modifiche allo statuto (4), alla fine del quadriennio la società riuscì a consolidarsi e a chiudere il bilancio in positivo, grazie anche all'aumento del numero dei soci ordinari, alla numerosa presenza di soci benefattori e alle entrate costituite dalle iniziative di raccolta fondi attraverso l'organizzazione di tombole pubbliche e di vasi della fortuna.
Successivamente, nel 1864, furono apportate altre modifiche societarie e fu attivata un'intensa propaganda allo scopo di aumentare il numero dei soci; fu chiesto a Giovanni a Prato, da poco nominato presidente socio onorario, di riscriverne la prefazione adattandola "allo sviluppo della società" e di accompagnarla da due lettere una per i datori di lavoro affinché "tutti i dipendenti vengano informati dai vantaggi che la società offre ai propri membri e perciò si affrettino a farne parte" e l'altra "per la classe elevata della città" per stimolarli a divenire soci benefattori. "I buoni effetti della società di mutuo soccorso per gli artieri di questa nostra città ottenuti nel corso di dodici anni d'esistenza di questa benefica istituzione, sono un argomento e uno sprone non solo a mantenerla viva, ma anche a procurarne un sempre maggiore incremento e sviluppo (...) e siccome ai sensi del III dello statuto si apre ai cittadini non artigiani la via di cooperare con benefiche offerte (...) non possiamo qui a meno di rivolgere la nostra preghiera a tutte le classi di cittadini massimamente a coloro che si distinguono per illuminata intelligenza e patrio amore, a voler cooperare (...) all'incremento di questa istituzione" (5).
Nel 1857 particolare iniziativa di interesse per i soci fu la partecipazione alla prima "Esposizione dei prodotti naturali ed industriali del circolo di Trento" del giugno del 1957; la società di mutuo soccorso affidò a circa 30 artigiani fra fabbri, falegnami, lattonieri, orologiai, tessitori l'esecuzione di lavori da presentare all'esposizione ai quali veniva poi assegnata una medaglia e una menzione d'onore (6).
Sotto la direzione di Benedetto Covi venne istituita nel 1867 una Banca Popolare di Trento; con la sottoscrizione di piccole azioni i soci potevano poi usufruire di agevolazioni sui prestiti e sui mutui.
Fra il 1867 e 1873 i soci si impegnarono in varie raccolte fondi a carattere benefico per sostenere economicamente gli abitanti del rione di San Martino di Trento danneggiati da un incendio e le popolazioni di Belluno, Vittorio, Palermo, Bondeno (Ferrara) colpiti dal colera e dal terremoto.
Nel 1886 fu proposto ai soci l'istituzione di un "Forno cooperativo" per la produzione di pane (7); l'idea venne accettata con entusiasmo e fu dato ampio mandato alla direzione di proseguire nel progetto. L'attività inizio nel 1866, in un edificio dotato di un forno moderno e proseguì per un triennio dal 1886 fino al 1889; ma visti i risultati economicamente non brillanti a causa delle ingenti spese per mantenerlo e agli scarsi dividendi per i soci nel 1889 l'attività fu abbandonata.
Nel 1894 iniziarono le fasi per la costruzione di un nuovo edificio per la sede sociale (vd. introduzione serie) che terminò nel 1899 e dove nel giugno dello stesso anno si tenne la prima riunione. La casa sociale fu venduta, non senza polemiche, nel 1935 essendo poco utilizzata e gravando eccessivamente per il la sua manutenzione sulle casse sociali. Una nuova sede a due piani venne costruita nel 1953 in via Castelbarco n. 7 e venduta poi a privati nel 1985 (8).
La società si trasferì alla fine in un appartamento in via Sanseverino 39/3, che divenne anche l'ultima sede.
La società di mutuo soccorso intese anche tutelare i propri soci attraverso l'affitto, e la successiva vendita a prezzi agevolati , di case di propria proprietà.
Fu così che nel 1895 si decise di acquistare delle case operaie a Piedicastello, le case Mazzurana. Nel 1894 con decreto del 16 maggio 1894, n. 3492 e del 5 giugno n. 4226, Paolo Oss Mazzurana ottenne il permesso di fabbrica per n. 10 case operaie. Alla morte di P. Oss Mazzurana, nel gennaio del 1895, l'opera fu portata avanti e terminata dai figli Felice e Camillo i quali si accordarono, dopo molti tentativi e tentennamenti, con la società per la compravendita delle case avvenuta nel luglio del 1897 (9).
Successivamente vengono costruite altri gruppi di case operaie sempre nella zona di Piedicastello.
Nel 1913 venne indetto un concorso per abbellire la tomba sociale nel cimitero di Trento. Alla prima selezione vennero invitati gli scultori Stefano Zuech, Davide Rigatti e Ermete Bonapace, Remo Strifaitngari e Carlo Fait chiedendo loro di decorare "abbellire" il monumento con decorazioni in marmo. Venne anche nominata una commistione per la scelta del bozzetto e nonostante dopo due concorsi e numerosi pareri non si giunse alla proclamazione di un vincitore.
Durante il periodo di guerra l'attività fu ridotta alla sola gestione quotidiana e all'erogazione di sussidi soprattutto ai profughi e i bilanci consuntivi di questo periodo vennero approvati in un'unica seduta al termine della guerra.
Nel 1936, grazie alla vendita della casa sociale, furono acquistati alcuni terreni in zona San Severino-Castelbarco per la costruzione di nuove case per operai affidando l'incarico di progettare i nuovi edifici all'ing. Giovanni Lorenzi dello studio "Studio d'architettura ingg. Lorenzi e Ronca".
Anche nel corso degli anni '60 e '70 l'attività era rivolta soprattutto alla gestione degli edifici di proprietà, alla loro manutenzione, affitto e vendita.
Nel periodo fra il 1981 e il 1984 venne costruito un edificio all'angolo fra via Castelbarco e via Sanseverino denominato condominio "Stadio". La Società di mutuo soccorso vendendo il terreno edificabile di sua proprietà all' "Impresa costruzioni Luigi Piffer e Figli s.n.c." ottenne in cambio otto unità abitative da assegnare ai suoi soci.
Nel corso degli anni tutti gli immobili della società furono venduti ai soci affittuari tramite piani di riscatto e di ammortamento.
Agli inizi degli anni '90 si cominciò ad affrontare il futuro della Società di mutuo soccorso; in un'assemblea del 6 maggio 1994 il presidente della società Giuseppe Fracalossi invia una lettera a tutti i soci chiedendo loro un parere in merito ai possibili sviluppi della società: "ormai da diversi anni ci andiamo interrogando sul significato dell'attività sociale e sul futuro della Società (...) l'assemblea ha più volte affrontato l'argomento e ben due commissioni hanno tentato di proporre aggiornamenti allo statuto per rendere la società più adeguata ai tempi (...) il consiglio di amministrazione ritiene opportuno proporre ai soci le seguenti considerazioni (...) 1) la società di mutuo soccorso ha esaurito i propri scopi. La società era nata per fornire ai propri soci prestazioni previdenziali e assicurative e per mette loro a disposizione, a rotazione, abitazioni a prezzi accessibili. Nel tempo le prime prestazioni sono state abbandonate e la funzione abitativa e stata soddisfatta mettendo a disposizione dei soci gli appartenuteti in forma permanente (...). I decenni più recenti hanno visto esaurirsi la spinta all'attività mutualistica tra i soci (che ora sono circa 60) mentre la società è stata sempre più vista come erogatore di benefici. Se la società proseguisse l'attività edilizia, praticando ai soci condizioni non di mercato, il capitale si ridurrebbe definitivamente (...) 2) Si pone il problema di come utilizzare in modo equo il patrimonio residuo. (...) Un primo passo è quello di trasformare la Società di mutuo soccorso in un ente diverso, che possa operare a favore non solo di un numero ristretto di soci, ma di una generalità di persone appartenenti alla comunità locale (...). La proposta che il consiglio di amministrazione presenta i soci è di procedere allo scioglimento della Società e di dare vita ad una Fondazione avente per scopo 'finalità sociali' (...)". La nascente Fondazione (Fondazione per il volontariato sociale), costituita con il conferimento del capitale sociale della Società e grazie al patrocinio della Fondazione cassa di risparmio di Trento e Rovereto, doveva svolgere attività che avessero ricaduta sul territorio trentino.
Soltanto nell'assemblea straordinaria dei soci del 20 aprile 1997 venne approvato lo scioglimento della Società di mutuo soccorso, nominando 2 liquidatori e un commissario straordinario. Il patrimonio fu devoluto alla costituenda Fondazione per il volontariato sociale che si assunse anche tutte le obbligazioni nei confronti dei soci e assicurando il mantenimento e il decoro delle tombe sociali e dell'archivio.
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