Domenico Grandi, curato di Pedersano e originario di Persone (1), istituì, con atto del 18 febbraio 1711 e con testamento del 23 gennaio 1712 (2), due cappellanie, di cui una nella chiesa di Pedersano, l'altra nella chiesa di Persone. Per quanto riguarda la prima, essa obbligava il beneficiato alla celebrazione di 4 messe alla settimana, in suffragio dell'anima del testatore e di quella dei suoi parenti e benefattori. Il godimento della cappellania spettava, secondo le disposizioni del fondatore, ai suoi parenti sacerdoti, prima della linea paterna e poi materna, e nel caso di loro assenza, ai discendenti della famiglia Chemelli di Pedersano, o al curato pro tempore di Pedersano.
A tale scopo don Domenico Grandi legò alcuni capitali e alcuni suoi beni stabili, siti in località Strafalt, nella frazione di Piazzo (Pomarolo), e in località Cerna nelle pertinenze di Pedersano. I suddetti fondi vennero coltivati da coloni con contratti di mezzadria; sul fondo a Strafalt vi era anche una casa di campagna, con stalla e avvolto, destinata ai coloni stessi (3).
Dal 1888 al 1906, il beneficio Grandi fu assegnato al curato di Pedersano, don Annibale Zanolli, che redasse per quegl'anni la documentazione necessaria alla gestione e all'amministrazione del beneficio (vedi resoconti e fassioni) (4).
Con il decreto vescovile del 17 agosto 1907, la cappellania Grandi fondata presso la chiesa di Pedersano, venne assegnata a don Vigilio Grandi, curato di Moerna (Valvestino), che aveva richiesto di esserne investito per questioni di parentela e diritto di patronato. Secondo l'atto di consegna compilato da don Annibale Zanolli il 17 settembre 1907, il patrimonio del beneficio Grandi consisteva in un'obbligazione di stato di 600 corone, in un fondo vignato e boschivo in località Strafalt stimato 3200 corone e in un altro fondo vignato e boschivo in località Cerna stimato 800 corone. I fondi si trovavano in ottimo stato, mentre la casa colonica aveva bisogno di qualche riparazione. L'orto sito a Pedersano in località Cros, assegnato alla cappellania secondo il testamento di don Domenico Grandi, non faceva più parte del patrimonio del beneficio. I capitali lasciati con testamento dal fondatore per l'importo complessivo di 1026 corone erano stati ridotti a 600 corone (5).
Monsignor Vigilio Grandi (6) godette del beneficio Grandi fino al 1963, quando per sua rinuncia, ritornò ad essere assegnato al parroco di Pedersano, al tempo don Giovanni Volcan, che ne divenne beneficiato dal 1 luglio 1963. L'Ordinanariato di Trento, con rescritto del 7 novembre 1963, concesse per un quinquennio la riduzione delle 208 messe annue che fino a quel momento gravavano il beneficio Grandi di Pedersano, a 4 messe annue; autorizzò inoltre il parroco ad utilizzare il reddito residuo del beneficio Grandi per il proprio sostentamento, per spese di miglioria alla campagna e per il restauro della casa beneficiale (7).
Su richiesta del parroco, l'Ordinariato autorizzò in data 8 gennaio 1968 la vendita di tutto il patrimonio del beneficio Grandi, la devoluzione di una certa somma alla chiesa parrocchiale di Pedersano per lo svolgimento di opere pastorali e a suffragio dell'anima del fondatore del beneficio, e l'affrancazione perpetua di tutti gli oneri missari a carico del beneficiato (8).
In applicazione della legge n. 222 del 20 maggio 1985 e in seguito ai decreti ministeriali del 21 marzo 1986 e del 30 dicembre 1986, a decorrere dal 24 gennaio 1987 l'ente Beneficio Grandi ha perso la sua personalità giuridica civile.
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