Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, Trento, sec. XIV - ( sec. XIV - )

Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, Trento, sec. XIV -

Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo

Parrocchia dei Santi apostoli Pietro e Paolo

ente

sec. XIV -

Fino al XIII secolo la città di Trento ed il suo immediato circondario erano dotati di un'unica chiesa battesimale inframuraria: la chiesa di S. Maria Maggiore. Chiesa paleocristiana risalente al V-VI secolo, S. Maria Maggiore fra la tarda antichità e il principio del medioevo svolse la funzione di pieve urbana che successivamente sarebbe stato ricoperta dalla basilica di S. Vigilio, manifestando il bipolarismo altomedievale "pieve-basilica" caratteristico di molte città. S. Vigilio, sorta nel VI secolo come basilica cimiteriale sul luogo del sepolcro dell'omonimo santo all'interno della necropoli paleocristiana situata nella zona extramuraria meridionale fuori dalla Porta Veronensis, assunse inizialmente il ruolo di santuario, cui convenivano i fedeli che volessero onorare il sepolcro del vescovo martirizzato all'inizio del secolo V in Val Rendena e ben presto assurto a patrono della chiesa trentina (1). Estendentesi fino ai distretti delle pievi di Villalagarina, Sopramonte, Mezzo, Meano, Civezzano, Calceranica e Volano, l'antica pieve cittadina di S. Maria nel 1147 venne donata dal vescovo Altemanno al capitolo della cattedrale (2).
La chiesa di S. Pietro, situata nel borgo omonimo, sorse probabilmente nella seconda metà del secolo XII come cappella della chiesa pievana di S. Maria, come attesta la menzione di una "clausura Sancti Petri" risalente al febbraio 1180, per sopperire alle accresciute necessità del culto. Il borgo di S. Pietro, nel quale la chiesa era sorta, si era formato extra moenia intorno al XII secolo in virtù dell'estensione del piano di lottizzazione, inizialmente applicato dai vescovi all'area del mercato vescovile, alle zone circostanti il mercato e limitrofe alle principali vie di comunicazione e alle aree più fertili, e si estendeva parallelamente alle antiche mura romane, nella parte orientale della città di Trento dalla riva dell'Adige all'attuale via Roggia Grande (3).
La menzione nel 1206 e nel 1215 di "presbiteri de Sancto Petro", di pievani nel 1272 e tra il 1286 e il 1297 e di vicari nel 1277 e 1280, se da un lato dimostra come nel corso del Duecento la cappella avesse assunto compiti di cura d'anime nel borgo inglobato dal 1236 nel tessuto urbano a seguito dell'erezione della nuova cerchia muraria, attesta altresì nell'uso oscillante dei titoli l'incerta condizione giuridica della chiesa. Solo dai primi decenni del secolo XIV S. Pietro venne infatti considerata stabilmente pieve o parrocchia, anche se ancora nel 1330, in occasione della vertenza che li opponeva al convento dei Predicatori di S. Lorenzo per il possesso della pieve di S. Maria, i rappresentanti del capitolo ne ribadirono la dipendenza dall'originaria pieve cittadina, come se un formale distacco dalla matrice non fosse mai avvenuto (4). L'istituzione della parrocchia, che attesta un fenomeno di progressivo decentramento delle funzioni del culto urbano, è da mettere in relazione con il processo di formazione dei quartieri cittadini, sancito dalle Designationes communium civitatis Tridenti del 1339; nelle Designationes la città, i cui quartieri nel '600 coincideranno con le parrocchie del Duomo, S. Maria Maggiore, S. Pietro e S. Maria Maddalena, risulta divisa nei quartieri di S. Benedetto, comprendente il nucleo centrale della città, del Mercato, poi di S. Maria Maggiore, costituito dalle aree di più antica formazione dislocate a nord ovest coincidenti con la zona di S. Maria, la Portela e il mercato di Via Lunga, di S. Martino, poi S. Pietro, comprendente gli omonimi borghi situati a nord est, del Borgo Nuovo, estendentesi nella zona meridionale, comprendente l'omonimo borgo, la zona del Duomo e borgo S. Maria Maddalena (5).
La parrocchia dei SS. Pietro e Paolo dipese fin dalla sua origine dal capitolo dei canonici della cattedrale, venendo retta inizialmente da un solo canonico, il quale doveva esplicare il servizio di cura d'anime in S. Pietro e contemporaneamente assolvere ai suoi compiti verso la Cattedrale. Nel corso del primo '300 a seguito della costituzione delle prebende capitolari, le rendite della parrocchia vennero suddivise a formare la prebenda I S. Pietro e la prebenda II S. Pietro, da conferirsi a due canonici con l'onere della cura d'anime. Dovendo tuttavia i canonici intervenire all'officiatura del coro nella cattedrale, la cura quotidiana della parrocchia venne dapprima affidata ad un sacerdote delegato, verso la corresponsione di una parte delle rendite beneficiali o di uno stipendio fisso, e poi affittata ad un vicario, al quale doveva essere corrisposta una rendita annuale convenuta, prelevata dalle rendite del beneficio, del quale rimanevano comunque titolari i due canonici prebendati. A partire dagli anni '30 del sec. XV per l'ingente numero di abitanti di origine tedesca residenti nel borgo, fu introdotto l'uso, divenuto ben presto consuetudine, di provvedere contemporaneamente la parrocchia di un vicario di lingua italiana per i fedeli italiani, con diritto di celebrare i divini uffici nelle feste della Circoncisione, Epifania, Purificazione, Ceneri, S. Simone, Domenica delle Palme, Settimana Santa, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Corpus Domini, e ottava, S. Pietro Assunzione, Ognissanti, Dedicazione delle chiese, S. Natale, e di un vicario di lingua tedesca per i parrocchiani di origine germanica (6), incaricato della cura dei malati tedeschi, della visita all'Ospedale alemanno, eretto dal sec. XIII nella parrocchia, della celebrazione della messa festiva per i malati dell'ospedale nella cappella di S. Barbara, della predica in S. Pietro nei giorni festivi, e della celebrazione dei divini uffici in alternanza al parroco italiano, fatta eccezione per le festività di sola spettanza di quello.
Sia S. Pietro che S. Martino, borgo situato all'uscita settentrionale della città lungo la via che portava verso Bolzano e i territori tirolesi, furono popolati a partire dalla fine del XII e soprattutto dall'inizio del XIII secolo, dopo l'emanazione nel 1208 di un decreto vescovile che li obbligava a risiedere in città, da minatori di origine tedesca, provenienti in principal modo dalla Franconia e dall'Harz impiegati nelle miniere d'argento del Calisio. A questo primo nucleo, nel '300 e soprattutto nel corso del '400 a seguito ed in conseguenza dell'insediamento di vescovi tedeschi alla guida del principato trentino e della nomina di canonici tedeschi in seno al capitolo cattedrale, si vennero aggiungendo funzionari impiegati nell'apparato burocratico principesco vescovile, maestranze addette ad attività produttive connesse alla trasformazione dei metalli, come fonditori, fabbri, produttori di armi, artigiani impiegati nel settore conciario e tessile, le cui botteghe erano dislocate lungo i fossati dei borghi orientali della città, cappellai e orafi e soprattutto i gestori delle osterie aperte lungo la strada verso il nord, nell'attuale via del Suffragio (7). L'elemento tedesco caratterizzò il quartiere di S. Pietro così fortemente, da procurargli la definizione di "quartiere o contrada tedesca". Il gruppo etnico tedesco cominciò a decrescere nel XVI secolo per essere assorbito nel XVIII da quello italiano, lasciando comunque al quartiere la sua storica denominazione. Nel frattempo la minoranza tedesca aveva anche perduto il diritto ad un curatore d'anime speciale. I frequenti contrasti sorti fra i due pievani nel primo quarantennio del secolo XVII riguardanti prevalentemente la preminenza, le entrate e l'abitazione, benché composti da un decreto del 14 luglio 1628 emanato "ad tollendas controversias inter italum et germanum S. Petri rectores" (8), avevano infatti consigliato poco dopo la metà del '600 (9) i canonici, ai quali competeva la nomina e la revoca dei parroci dei Ss. Pietro e Paolo, di incaricare del governo della parrocchia un solo pievano, al quale era comunque richiesta la conoscenza di entrambe le lingue ovvero la nomina di un cooperatore che parlasse la lingua a lui sconosciuta (10); in tal modo veniva garantita la predicazione domenicale e festiva in lingua tedesca per i fedeli di origine germanica. Affidate sul finire del '700 ad un padre agostiniano del convento di S. Marco e quindi ad un gesuita, incaricati della predica domenicale per i tedeschi in S. Pietro all'ora stabilita dal parroco, le funzioni per i tedeschi vennero trasferite nel 1831 nella chiesa del Seminario (l'attuale chiesa di S. Francesco Saverio) e quindi nella chiesa di S. Marco (11).
A conclusione del concitato periodo di fine '700 contrassegnato dall'alternarsi di occupazioni e dominazioni del principato da parte di Francesi ed Imperiali, il trattato di Parigi stipulato il 26 dicembre 1802 fra Francia e Impero asburgico assegnava a quest'ultimo a titolo di indennizzo i beni, le rendite, i diritti e le prerogative dei due principati vescovili di Trento e Bressanone, che dunque venivano secolarizzati. Con patente imperiale del 4 febbraio 1803 il principato trentino veniva annesso alla provincia del Tirolo. Poco più di due anni più tardi, il 26 dicembre 1805, con la pace di Presburgo la provincia del Tirolo veniva unito alla Baviera.
Con decreto del 25 agosto 1808 il governo bavarese soppresse la parrocchia di S. Maria Maddalena (12), aggregandola alla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo. Dimesso il parroco di S. Pietro e venduta la casa canonicale, la parrocchia di S. Pietro, sottratta alla nomina del capitolo, fu quindi affidata dal governo ai padri Filippini, subentrati nel 1803 ai Somaschi nella cura di Maria Maddalena. I Filippini avrebbero mantenuto la guida della parrocchia fino al 1819, venendo in seguito investiti della medesima sacerdoti secolari di nomina vescovile.
A seguito dell'aggregazione della parrocchia di S. Maria Maddalena, il territorio della parrocchia di S. Pietro, che si estendeva nella parte nordorientale della città, comprendendo il borgo extramurario di S. Martino, situato nei pressi della porta germanica lungo la via verso i territori imperiali, la curazie di Gardolo nella campagna a settentrione di Trento, oltre la porta Germanica, e le curazie di Cognola e Villamontagna (13) situate sulla collina oltre porta Aquila, si ampliò sensibilmente, acquisendo la giurisdizione ecclesiastica sul quartiere sudorientale di S. Maria Maddalena, comprendente anche il castello del Buonconsiglio, e le cure d'anime già soggette a S. Maria Maddalena: le curazie di Montevaccino e di Garniga. Nel 1815, secondo la relazione inviata dal vescovo Emanuele Maria Thun al governo di Innsbruck, che intendeva verificare la struttura amministrativa della diocesi all'indomani della riannessione del Tirolo e degli ex principati ai territori asburgici siglata dal Congresso di Vienna, la parrocchia di S. Pietro risultava la più popolosa della città, contando 4689 abitanti, ai quali dovevano aggiungersi i 430 abitanti della curazia di Garniga, i 1070 della curazia di Cognola, i 104 di quella Villamontagna, i 1013 di quella di Gardolo, e quelli non quantificati di Montevaccino (14).
Fra la fine del secolo XIX e il primo ventennio del secolo XX il territorio ecclesiasticamente soggetto alla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo subì un sensibile ridimensionamento a seguito dell'emancipazione proprio delle curazie extraurbane. Il 13 marzo 1897 la curazia di Gardolo, eretta il 1 maggio 1722, già dichiarata stazione di cura d'anime indipendente con dispaccio del i.r. Ministero del culto del 12 giugno 1894 n. 13153 (15), veniva elevata a parrocchia. Il 5 dicembre 1907 era la volta di Cognola, che, istituita curazia il 20 dicembre 1633 e dotata del fonte battesimale dal 29 gennaio 1677 per concessione del capitolo, era stata dichiarata indipendente con dispaccio ministeriale del 27 aprile 1894 n. 1213 (16). Dopo la guerrra, durante la quale una parte della popolazione della parrocchia venne evacuata, il 25 aprile 1919 venne istituita la parrocchia di Villamontagna, curazia nominalmente dal 3 aprile 1672 ma effettivamente dal 1775; l' 8 maggio dello stesso anno venne elevata a parrocchia la curazia di Montevaccino, istituita il 22 maggio 1742. Infine il 26 gennaio 1920 veniva eretta la parrocchia di Garniga (17).
A conclusione di questo processo la circoscrizione della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, la cui antichità e importanza procurarono nel 1937 alla chiesa e al parroco rispettivamente il titolo di arcipretale ed arciprete (18), risultava la seguente: ad est piazza Anfiteatro, vicolo S. Pietro, via S. Maria Maddalena, via Livio Marchetti, via Bernardo Clesio, Porta Aquila, via Saluga, via dei Cappuccini, piazza dei Cappuccini, via della Cereria, Muralta, via della Spalliera, alle Laste, Salita della Pietraia, via della Pontara, Salita della Spalliera, Cervara, Vicolo della Cervara, via Venezia, via dei Giardini, Salita dei Giardini, via della Collina, via Alta; a sud piazza Venezia, via Grazioli, via dei Molini, Salita Gian Grisostomo, via della Busa, via S. Pietro, piazza S. Anna, via degli Orbi; a ovest via Dietro le Mura B, vicolo S. Maria Maddalena, via Galileo Galilei, largo Giosuè Carducci, via Mantova (a sinistra), vicolo della Roggia, via della Roggia Grande (a sinistra), vicolo S. Simone, vicolo del Teatro (a sinistra), via Roma (a destra) iniziando dal vicolo del Teatro, via Roma (a sinistra) iniziando dal vicolo del Vò, via S. Marco, Castello, piazza della Mostra, piazza Raffaello Sanzio, via Torre Verde, Case operaie, Pietrastretta, Salita di Pietrastretta, Solteri, Piazzina; a nord via Suffragio, via S. Martino, via Centa, via Secondo da Trento, via Brennero, Campo Trentino (19).
Questo territorio è stato ulteriormente ridotto in epoca più recente, fra gli anni '50 e '60, per meglio rispondere alle crescenti esigenze pastorali di una popolazione in continuo aumento. Per prima, il 19 marzo 1953, venne istituita la parrocchia di Cristo Re, derivata parte da quella di S. Pietro e parte da quella di S. Maria, seguita il 22 agosto 1955 dalla parrocchia dei Solteri, emancipatasi interamente da S. Pietro. La parrocchia dello Sposalizio, derivata da quelle dei Ss. Pietro e Paolo, di S. Vigilio, di Villazzano, di Povo e di Cognola, affidata ai Preti delle Sacre Stimmate, venne eretta il 23 gennaio 1960. L'antico priorato di S. Martino si emancipò dalla matrice il 28 dicembre 1963, estendendosi il territorio della neoeretta parrocchia da Torre Verde a via Solteri, e da Pietrastretta alla ferrovia. Infine il 3 dicembre 1967 vennero istituite le parrocchie di S. Croce, affidata ai Frati minori cappuccini, e di S. Bernardino, derivata parzialmente anche dalla parrocchia dello Sposalizio, la cura della quale, estendentesi alle località Cave e Busa, venne attribuita ai Frati minori di S. Francesco.
A seguito di tali smembramenti la parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, inserita nel decanato di Trento centro e comprendente le chiese filiali di S. Maria del Suffragio, di S. Anna e di S. Marco evangelista, è limitata attualmente al territorio compreso tra piazza Cesare Battisti, via Malpaga, parte di via Oriola, parte di via Mantova, vicolo Rogge, via Roggia Grande, via Galileo Galilei, via Calepina, parte di via Venezia, port'Aquila, via della Cervara, piazza Raffaello Sanzio, via Torre Verde, vicolo dell'Adige, parte di via Manci.

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ente della chiesa cattolica

Chiesa

(1) R. BOCCHI - C. ORADINI, Le città nella storia d'Italia. Trento, Roma-Bari 1983, p. 27 e ss.
(2) E. CURZEL, Le pievi trentine. Trasformazioni e continuità nell'organizzazione territoriale della cura d'anime dalle origini al XIII secolo, Trento 1999, in particolare le pp. 102-107
(3) R. BOCCHI - C. ORADINI, Le città..., cit., p. 33 e ss.
(4) E. CURZEL, Le pievi trentine..., cit., in particolare le pp. 102-107
(5) R. BOCCHI - C. ORADINI, Le città..., cit., p. 69 e ss.
(6) Memorie della parrocchia di S. Pietro, manoscritto, pp. 6-7
(7) M. CAVALLIN, Le corporazioni d'arti e mestieri a Trento nel '700. Paradigma e prassi politiche alla fine dell'antico regime, in C. MOZZARELLI (a cura di), Trento, principi e corpi, Trento 1991, pp. 57-124, in particolare le pp. 93-97 e M. MERIGGI, Tedeschi a Trento all'inizio dell'età moderna, in G. COPPOLA - P. SCHIERA (a cura di), Lo spazio alpino: area di civiltà, regione cerniera, Napoli 1991, pp. 249-260
(8) [S. WEBER], Memorie della parrocchia di S. Pietro, dattiloscritto, p. 32
(9) La presenza di un solo pievano per entrambe le comunità, è sicuramente posteriore al 1650, risalendo a quell'anno un nuovo contrasto fra i due pievani, e precedente al 1673, anno in cui il Mariani scrive la sua opera nella quale è fatta menzione di un unico pievano di S. Pietro: cfr. Memorie della parrocchia di S. Pietro, manoscritto, p. 36 e M. A. MARIANI, Trento con il sacro concilio et altri notabili, a cura di A. Chemelli, Trento 1989, pp. 114-123
(10) p. G. TOVAZZI, Parochiale Tridentinum, a cura di p. R. Stenico, Trento 1970, pp. 478-483, in particolare p. 480
(11) [S. WEBER], Memorie della parrocchia di S. Pietro, cit., p. 7
(12) Per ulteriori notizie sulla cessata parrocchia di S. Maria Maddalena cfr. l'introduzione storica premessa all'archivio della medesima in questo stesso inventario
(13) L'appartenenza della curazia di Villamontagna alla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo è attestata da p. G. TOVAZZI, Parochiale Tridentinum, cit., p. 480 nonché dalla relazione compilata in occasione della visita pastorale del 1905: cfr. APPP, 8.1, 1, c. 19. Viceversa il Casetti e il Costa fanno dipendere Villamontagna da S. Maria Maggiore: cfr. A. CASETTI, Guida storico archivistica del Trentino, Trento 1961, p. 1028 e A. COSTA, La chiesa di Dio che vive in Trento, Trento 1986, 243
(14) S. BENVENUTI, Strutture ecclesiastiche della diocesi di Trento dalla caduta del principato agli inizi del secolo XX, in P: PIZZINI (a cura di), Atti del convegno su Problemi di un territorio: l'esperienza trentina fra storia e attualità, Trento 1984, pp. 111-132
(15) APPP, 3.3, 3, pp. 24-35
(16) Ibidem
(17) Fonti per la storia della popolazione II. Scritture parrocchiali della diocesi di Trento, Roma/Campobasso 1992, pp. 15-16, 111, 138-139; A. COSTA, La chiesa di Dio..., cit., pp. 192-193, 198, 234-235, 240-243
(18) APPP, 7.3, 9
(19) APPP, 8.1, 2, c. 3

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La  scheda è  stata redatta nel 2000, in base al tracciato descrittivo del programma  "Sesamo". La revisione effettuata  nel  2008  ha comportato le modifiche necessarie a garantire un livello minimo  di  coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel  manuale  "Sistema  informativo  degli archivi  storici  del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento, 2006.

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Parrocchia di Santa Maria Maddalena