Per la storia della famiglia Spaur dalle origini si veda la scheda soggetto della Famiglia Spaur di Castel Valer (1).
Secondo la ricostruzione di Henri de Schaller (2), la linea Spaur di Mezzolombardo ebbe origine dalla cosiddetta "Johannstamm" ovvero dagli eredi di Giovanni (3), che nel 1464 fu elevato al rango di barone (Freiherr) con tutta la sua discendenza. Nella matricola tirolese la nobiltà feudale della famiglia è attestata già nel 1472 (4) e dal 1486 Pancrazio Spaur (+ 1499), figlio di Giovanni e di Verena di Lichetenberg, fu investito insieme ai suoi familiari, dell'ufficio di coppiere ereditario della Contea del Tirolo (5). La carica venne trasmessa a tutti i discendenti maschi della famiglia Spaur e il simbolo della coppa entrò nello stemma araldico che raffigura un leone rampante che trattiene tra le zampe due coppe rovesciate, alludenti al titolo di “coppieri dei Conti del Tirolo”.
Da Daniele (1451-1512), primogenito di Giovanni discende Sigismondo (1481-1544) ritenuto il capostipite della linea Spaur di Mezzolombardo (Altmetz).
Nel 1541 Sigismondo ricevette in feudo dal vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo il castello di Mezzolombardo con le sue pertinenze, castello che restaurò e ingrandì. Sigismondo ebbe quattro mogli (Margherita Bussi di Nomi, Barbara Khuen-Belasi, Dorotea Geremia e Barbara d'Arco) e 13 figli: Daniele Felice; Paola, moglie di Giorgio Betta del Toldo; Ginevra Cristina, che sposò nel 1564 Melchiorre von Wolkenstein-Trostburg da cui ebbe quattro figli; Veronica, che ebbe quattro mariti; Bianca, sposata due volte; Cornelia, sposata con il conte Martino Terlago de Fatis; Margherita, sposata nel 1531 con il barone Giovanni d'Arsio; Giorgio, capitano dell'esercito imperiale, che sposò Sidonia Thun e venne ucciso a Zambana nel 1573, lasciando una figlia, Sofia; Giovanni Gaspare, che sposò la baronessa Elisabetta Egg, ma morì prematuramente senza lasciare eredi; Carlo, uomo d'armi, nominato ambasciatore dell'impero a Costantinopoli e morto senza lasciare eredi; Andrea Giuseppe, gran commendatore del Baliato dell'Ordine Teutonico all'Adige avente sede a Bolzano nella chiesa di San Giorgio a Weggenstein, morì a Bolzano il 2 ottobre 1598 senza lasciare eredi; Elisabetta (+ 1597); Francesco (+ 1600) che ebbe un'importante carriera come maestro di corte del cardinale Madruzzo, come consigliere e capitano delle guardie del corpo ("Trabant-Leibgarde") dell'arciduca d'Austria Ferdinando II d'Asburgo, come capitano a Kufstein e, inoltre, prestò servizio in Spagna come "auditor heneral de la armada" e fu protagonista della conquista di Cascais in Portogallo come tenente colonnello nel reggimento del conte Girolamo Lodron (6).
Francesco Spaur sposò Anna Anich che, ultima erede della sua stirpe, nel 1573 inquartò il proprio stemma con quello degli Spaur. La coppia ebbe due figli: Caterina, badessa del convento di Castel Badia, e Ferdinando Giacomo, i cui figli non lasciarono eredi.
La linea di Mezzolombardo continuò grazie a Daniele Felice (1511-1567), capitano a Brunico, consigliere intimo e ciambellano imperiale. Daniele Felice sposò nel 1545 Veronica Fugger dalla quale ebbe nove figli: tre femmine (Susanna, Cristina e Caterina) e sei maschi (Antonio, Raimondo, Cristoforo, Giovanni, Ulrico e Giovanni Giacomo). Giovanni Giacomo, consigliere imperiale, sposò Eleonora Khuen-Belasi da cui ebbe sette figli; morì nel 1599.
Fu Antonio a continuare la linea: nel 1565 sposò Anna Barbara von Wolkenstein-Trostburg che gli diede quattro figli: Sigismondo, Daniele Felice, Anna e Eufrosina. Daniele Felice (1566-1612) sposò in prime nozze Anna Caterina von Lauth (+ 1600) da cui ebbe quattro figli, in seconde nozze sposò nel 1603 Regina Fugger che gli diede tre figli.
L'altro figlio di Antonio, Sigismondo (1566-1642), sposò Margherita Stör di Störenburg e dalla coppia nacquero nove figli: nel 1609 Giovanni Antonio; Giovanni Giacomo, morto giovane; Beatrice che entrò in convento; Giovanni Burcardo, morto a Lubecca all'inizio della Guerra dei Trent'anni; Maddalena, che nel 1633 andò sposa a Prospero Francesco Spaur (+ 1660) della linea di Flavon-Castel Valer di Sotto (7); Giovanni Sigismondo; Maria Antonia (+ 1642); Francesco; Giovanni Michele che sposò Caterina von Reinach.
Il primogenito di Sigismondo, Giovanni Antonio (1609-1673), colonnello imperiale, nel 1633 fu elevato, con tutta la sua discendenza, al rango di conte. Nel 1636 sposò la contessa Maria Giuditta d'Arsio. Dalla coppia nacquero 12 figli: cinque maschi (Cristoforo Francesco (1637-1705), Giovanni Michele (1638-1725), Vigilio Sigismondo (1642-1644), Giovanni Giorgio (1644-1670), Sigismondo Alfonso (1658-1690)) e otto femmine (Anastasia Doralice (n. 1635), Maria (1640-1641), Anna Lucrezia (1641-1664), Anna Margherita (n. 1646), Caterina (n. 1650), Giuditta, religiosa (1652-1732), Maria (n. 1654), Maddalena (n. 1661)).
La linea continuò con la discendenza di Cristoforo Francesco (8), ma il personaggio di spicco fu Giovanni Michele.
Giovanni Michele (9) era nato il 7 luglio 1638 nel Castello della Torre a Mezzolombardo e ancora giovane fu avviato alla carriera ecclesiastica. Divenuto sacerdote, nel giugno 1662 fu eletto canonico della cattedrale di Trento, rappresentando spesso il Capitolo e il vescovo davanti al parlamento tirolese; nel 1689 fu nominato parroco di Mezzocorona, sede che gli garantiva cospicue entrate e che mantenne fino al 1693. Il Capitolo, che nel 1696 lo elesse a successore del defunto vescovo Giuseppe Vittorio Alberti d'Enno, era formato da una forte componente di nobiltà trentino-tirolese (Wolkenstein, Lodron, d'Arsio, d'Arco, Spaur) e da esponenti del patriziato cittadino, famiglie in gran parte imparentate con gli Spaur in virtù di legami matrimoniali; la nomina di Giovanni Michele Spaur significava dunque la garanzia del rafforzamento del potere vescovile e del Capitolo a difesa della propria autonomia contro il potere della corte viennese, che aveva proposto un proprio candidato; non ultimo poi si considerava il saldo legame che univa il nuovo principe alle comunità rurali del territorio. Durante il suo mandato Giovanni Michele Spaur dedicò particolare cura alla pastorale religiosa, attraverso l'amministrazione dei sacramenti e alla loro conformità alle forme del Rituale Romano, e alla pastorale pedagogica attraverso il regolare svolgimento delle scuole della Dottrina cristiana, all'obbligo del precetto pasquale e alla conta delle anime. Come membro di una potente famiglia feudale il vescovo Spaur era anche interessato a rafforzare il potere della propria famiglia, soprattutto all'interno della compagine imperiale, atteggiamento che suscitò spesso malcontento per la tendenza a favorire i familiari, come nel caso del nipote canonico Giovanni Michele Venceslao (1677-1743), figlio del fratello Giovanni Antonio, che cercò di far designare come suo coadiutore plenipotenziario con diritto di futura successione. Il tentativo di rendere ereditario il principato fu osteggiato dai canonici che mossero contro il vescovo una serie di accuse più o meno gravi. La morte di Giovanni Michele sopraggiunta a Trento il 22 aprile 1725 fece cadere ogni pretesa.
Il fratello del vescovo, Cristoforo Francesco, continuò la linea della famiglia; nel 1663 sposò Caterina Aichelburg (+ 1702) da cui ebbe nove figli: Francesca Teresa (n. 1664); Maria Salomé (n. 1666); Maria Giuditta (n. 1667); Maria Costanza, religiosa benedettina; Costanza Giuseppina Eufrosina (1673-1724), che sposò nel 1698 Giuseppe Spaur della linea di Castel Valer di Sopra; Francesco Cristoforo Antonio (1675-1683); Giovanni Michele Venceslao (1677-1743); Giulio Ernesto (1680-1746); Francesco Antonio (1684-1755). Giovanni Michele Venceslao e Giulio Ernesto intrapresero la carriera ecclesiastica ricoprendo importanti incarichi, mentre Francesco Antonio fu indirizzato verso la carriera militare, portando avanti così sia una vocazione di famiglia che una strategia di potere.
Giovanni Michele Venceslao (Wenzel) (10), favorito anche dallo zio, il principe vescovo Giovanni Michele, già nel 1701 era canonico della cattedrale di Trento e arciprete di Cavalese, quest'ultima sede mantenuta fino al 1708. Nel 1709 gli fu conferito il priorato di Sant'Egidio di Ospedaletto, dal 1710 al 1723 fu vicario generale di Trento, dal 1714 al 1733 fu canonico di Bressanone, vescovo di Roso in Turchia dal 1722, vescovo suffraganeo di Trento dal 1722 al 1743; consigliere intimo di Sua Maestà; morì senza lasciare testamento il 28 marzo 1743 (11).
Anche Giulio Ernesto (Giuseppe Giulio Ernesto Bennone) dal 1699 fu canonico della cattedrale di Augusta (D) e grande tesoriere del suo Capitolo; ottenne il canonicato del Capitolo di Ellwangen (D) e del Capitolo di Bressanone; dal 1718 fu preposito di Wiesensteig (D) e governatore (Statthalter) per il principe vescovo di Augusta a Dillingen (D) (12).
Francesco Antonio fu consigliere segreto di Carlo VI e di Maria Teresa (13), ciambellano di corte, colonnello dell'armata imperiale, comandante delle milizie ai confini con l'Italia, comandante della Rocca di Riva. Nel 1707 sposò Maria Caterina von Rost (+ 1742), dalla quale ebbe la figlia Maria Antonia (1708-1762), che nel 1724 andò sposa a Francesco Agostino Thun. La coppia ebbe sette figli: Pietro Vigilio (1724-1800), principe vescovo di Trento dal 1776; Tommaso Thun (1737-1796), principe vescovo di Passavia dal 1777; Teresa, Giovanni, Giacomo, Filippo e Matteo.
In seconde nozze Francesco Antonio sposò nel 1743 la baronessa Maria Maddalena Khuen-Belasi (1721-1802), figura femminile importante che alla morte del marito, sopraggiunta il 3 febbraio 1755, fu in grado di subentrare negli affari della famiglia, di agire nell'amministrazione del patrimonio dei figli ancora minorenni e di agire anche negli affari relativi alla regolania maggiore, donata dalla comunità di Mezzolombardo nel 1696 al suocero Francesco Cristoforo Spaur e da allora spettante alla famiglia. Francesco Antonio e Maria Maddalena ebbero otto figli: Giovanni Francesco (1745-1821), Maria Anna (1749-1800, sposata con Giovanni Battista d'Arco), Angela Maria (1750-1758), Maria Massimiliana (n. 1752), Giovanni Cristoforo, Francesco Carlo e Francesco Antonio (morti giovani) e Leopoldo Maria (1754-1808).
Giovanni Francesco fu avviato alla carriera ecclesiastica. Nel 1771 prese possesso del canonicato del Capitolo di Trento, servendo dal 1776 il principe vescovo Pietro Vigilio Thun, suo nipote; quando nel 1796 le truppe napoleoniche invasero la città e il vescovo si rifugiò presso il fratello Tommaso Thun, vescovo di Passavia (D), Giovanni Francesco si ritrovò a far parte della reggenza vescovile composta anche dal decano Sigismondo Antonio Manci e dal canonico Francesco Antonio Alberti Poia. Dal 1807 al 1810 fu vicario segreto del vescovo Emanuele Maria Thun, esiliato a Salisburgo.
Il fratello Leopoldo Maria continuò nella tradizione diplomatico-militare della famiglia, diventando consigliere intimo dell'imperatore, ciambellano e "maggiordomo di corte" ("Grand Maitre") presso l'arciduchessa d'Austria Elisabetta d'Asburgo-Lorena dal 1790 fino alla morte, sopraggiunta a Döbling, nelle vicinanze di Vienna, il 20 febbraio 1808. Sposò il 15 dicembre 1776 la contessa Elisabetta Spaur di Burgstall (1757-1793), che gli diede otto figli: Maria Anna (+ 1777); Maddalena (1778-1857) sposata nel 1795 con Carlo von Wolkenstein-Rodenegg da cui ebbe due figlie, Elisabetta e Rosa; Giuseppe Ignazio (1779-1853); Crescenzia Maria (1780-1836) che sposò nel 1799 il barone Mattia Cresseri, curatore legale dei cognati minorenni, da cui ebbe quattro figli; Giovanni Nepomuceno (1782-1811); Maria Anna Luisa (1784-1791); Maria Clementina (n. e + 1785); Leopoldo Federico (1791-1839).
Giuseppe Ignazio fu indirizzato alla carriera ecclesiastica diventando canonico e poi decano del Capitolo della cattedrale di Bressanone.
Giovanni Nepomuceno venne nominato nel 1807 capitano della guardia civica di Mezzolombardo. Alla morte del cognato Mattia Cresseri, fu nominato suo esecutore testamentario, diventando al tempo stesso curatore legale del fratello ancora minorenne Leopoldo Federico. Giovanni Nepomuceno, destinato a continuare la linea della famiglia, morì prematuramente l'11 febbraio 1811 senza lasciare eredi.
Leopoldo Federico al tempo della morte del fratello aveva vent'anni, era ancora minorenne e per alcuni anni la sua tutela venne esercitata dal canonico di Bressanone e professore Francesco Craffonara, figura molto presente nella vita della famiglia, come si evince dalla numerosa corrispondenza tra Craffonara e diversi membri della famiglia, tra i quali Leopoldo Maria e i fratelli Giuseppe Ignazio e Giovanni Nepomuceno. Leopoldo Federico studiò presso l'Archiginnasio di Innsbruck dal 1802 al 1806, poi all'Università di Innsbruck dal 1807 al 1810 e per un anno all'Università Friedrich-Alexander di Erlangen (D) (14); attraverso i suoi diari (15) sappiamo che svolse un periodo di praticantato a Innsbruck tra gennaio e febbraio 1812 (16); dal 1820 al 1822 ricoprì la carica di capocomune di Mezzolombardo (17) e fu membro della Dieta di Innsbruck tra i banchi della nobiltà tirolese in un periodo compreso tra il 1824 e il 1838 (18). Dai documenti conservati in archivio si può delineare la figura di un uomo che non disdegnava gli eventi mondani, che non si sottraeva alla vita di società, che si interessava del linguaggio dei fiori, che scriveva brevi composizioni e raccoglieva anche ricette per piccoli rimedi casalinghi per contrastare la tosse o le coliche dei bambini o semplicenmente per preparare un surrogato di caffè (19).
Il 26 luglio 1814 sposò Josephine (Josepha) von Schneeburg (1761-1835), figlia di Giovanni Nepomuceno Antonio barone di Schneeburg di Castel Rubein (Merano) e di Maria Giuseppina contessa Lodron; Josephine aveva sette fratelli (20) e in famiglia veniva chiamata affettuosamente "Pepi". Amava scrivere poesie e piccole composizioni per occasioni familiari (21) e teneva una fitta corrispondenza con tutti i componenti della sua famiglia.
Dal suo matrimonio con Leopoldo Federico Spaur nacquero Giuseppina (1813-1850), chiamata familiarmente Pepi o Beppi; Giovanni (Hans) Nepomuceno (1815-1866); Maria (1816-1835); Elisabetta (1820-1850), chiamata in famiglia Lisi; Carlo Francesco (1826-1872).
Giovanni Nepomuceno frequentò gli studi superiori a Bressanone fino al 1831, per l'anno scolastico 1832-1833 studiò presso l'Istituto di Filosofia di Trento e poi seguì gli studi giuridico-politici all'Università di Innsbruck, perfezionandosi per un anno alla Facoltà giuridica dell'Università di Vienna (1836-1837) (22). Conseguita la laurea svolse un anno di pratica presso il Tribunale civile e criminale di Trento e risulta che fece domanda per essere assunto presso il Tribunale di Trento e presso quello di Rovereto, dopo aver sostenuto l'esame di abilitazione come uditore e tirocinante legale e dopo aver superato nel 1839 anche l'esame di giudice criminale.
Giovanni Nepomuceno ricoprì fino al 1843 la carica di capocomune di Mezzolombardo e dal 1844 al 1847 fu anche sindaco della chiesa parrocchiale. Si occupò degli affari di famiglia, in particolare delle pratiche relative all'affrancazione degli oneri feudali, presentando i documenti alla Commissione distrettuale per lo svincolamento della gleba di Mezzolombardo e alla Commissione provinciale per l'esonero del suolo di Innsbruck, al fine di dimostrare gli antichi diritti spettanti alla famiglia Spaur; nel 1850 fu nominato membro della Commissione circolare per l'affrancamento del suolo di Trento in qualità di rappresentante dei maggiori percipienti (23).
Giovanni Nepomuceno è l'autore, tra l'altro, di un repertorio dei documenti conservati nella residenza di Mezzolombardo denominato "Spaurisch-Welschmetzer Archivs-Auszug", formato con l'intento di raccogliere, descrivere e studiare i documenti della famiglia, documenti che sicuramente gli furono utili per molte pratiche.
Giovanni Nepomuceno morì il 30 gennaio 1866 senza lasciare eredi. Alla sua morte il fratello Carlo Francesco accettò l'eredità, che comprendeva tra i beni mobili la biblioteca, valutata 1100 fiorini, e l'archivio consistente "in documenti, pergamene, processi della giurisdizione patrimoniale, libbri maestri e conteggi di famiglia", valutato 100 fiorini (24).
Carlo Francesco seguì un percorso di studi come quello del fratello (25): fu studente presso il Ginnasio di Bressanone, frequentò l'Istituto di Filosofia di Trento e intraprese gli studi politico-giuridici presso l'Università di Innsbruck (1844-1848); prestò servizio a titolo gratuito come uditore e tirocinante presso gli uffici governativi della contea del Tirolo e Vorarlberg; nel 1854 fu commissario politico nel distretto steorale di Reutte (A). Dopo un periodo di praticantato a Innsbruck, per cinque anni, dal 1857 al 1862 fu attuario presso l'Ufficio distrettuale di Bezau presso Bregenz (A) e dal 1862 fino al 1866 fu impiegato come assistente presso il Tribunale distrettuale di Bolzano, servizio che lasciò per motivi di salute ritornando a Mezzolombardo. Carlo Francesco era membro di diverse società e istituzioni come la Società musicale di Innsbruck, la Società agricola di Innsbruck, il Poligono di tiro di Bezau (A), il Museo per il Vorarlberg di Bregenz (A) e il Museo Ferdinandeum di Innsbruck. Quando la sorella Elisabetta rimase vedova (1867) esercitò insieme a lei l'attività di contutore dei propri nipoti minorenni (26). Morì il 7 aprile 1872 senza lasciare eredi, estinguendo di fatto la linea di Mezzolombardo.
Elisabetta Spaur, ultima esponente rimasta della linea, sposò il 10 ottobre 1849 il conte Eugenio Welsperg (1808-1867), maggiore dell'armata imperiale, da cui nacquero Enrico (1850-1907), Maria (n. 1852), Eugenia (1854-1928) e Guidobaldo (n. 1857).
Enrico Welsperg si impegnò come lo zio Giovanni Nepomuceno Spaur nello studio degli antichi documenti di famiglia, procedendo ad una numerazione di una parte dei documenti del fondo Spaur di Mezzolombardo che elencò in due volumi. Sposò Carolina von Moll (1852-1914) da cui nacque nel 1882 il figlio Konrad, morto prematuramente a sedici anni. Non avendo altri eredi Enrico adottò Amedeo Thun-Hohenstein (1875-1945) unendo dal 1913 i nomi e gli stemmi e dando origine al nuovo casato Thun-Hohenstein-Welsperg. Enrico Welperg morì il 22 febbraio 1907 e per la sua eredità si aprì un lungo contenzioso che vide contrapposte la moglie, Carolina Moll, e la sorella Eugenia (27).
La sorella di Enrico, Eugenia sposò nel 1875 Alfredo Unterrichter von Rechtenthal di Caldaro da cui ebbe il figlio Eugenio (1876-1960).
Eugenio Unterrichter sposò Carla Craigher de Jachelutta (1894-1973) da cui ebbe nel 1922 la figlia Gabriella e nel 1924 il figlio Ferdinando.
Eugenio ereditò dalla madre Eugenia Welsperg, figlia di Elisabetta Spaur della linea di Mezzolombardo, il complesso archivistico della linea di Mezzolombardo che fu conservato presso il palazzo di Fai della Paganella.
Espandi il testo
Comprimi il testo