Il paese di Lundo (antico Lundum), sito nella zona di Lomaso, sorge solitario su un terrazzo morenico, sulle pendici occidentali dei Vendesi-Granzoline (M. Casale) in posizione notevolmente panoramica: domina infatti la conca giudicariese con vista sulle Dolomiti di Brenta, il Carè Alto, le Alpi di Ledro e la Valle del Lomason. E' formato da tre gruppi di case, menzionate già nei più antichi documenti: Viciarin a sud, Piazza nella parte centrale dove si trovano la scuola elementare e la canonica, e Pojan a nord. La prima casa a sinistra (casa Trentini) presenta un'elegante loggia secentesca a sei archi e bifore. Nei pressi, verso la piazza, si notano alcuni imponenti androni e una popolaresca pittura murale sacra di G. Chinati (1919) (1).
La chiesa parrocchiale di San Marcello sorge a Viciarin: edificata verso l'anno 1537, fu consacrata il 26 marzo 1584. L'intitolazione originaria a s. Paolino e la presenza di reperti di epoca barbarica fanno tuttavia supporre l'esistenza di una precedente cappella risalente al periodo paleocristiano, forse una chiesa exaugurale (2).
Secondo la tradizione popolare, sopravvissuta nelle origini del legato di San Paolino, il paese si affidò alla protezione del santo di Nola contro i disastri arrecati dalla grandine. Ma poichè la sua festività ricorre il 22 giugno, nel pieno dei lavori agricoli, la comunità locale mutò il santo titolare in s. Marcello, papa e martire, commemorato il 16 gennaio: per punizione la grandine distrusse il raccolto (3).
Al sec. VIII risale il timpano preromanico murato sopra il portale della chiesa, rinvenuto nel terreno circostante ed inserito presumibilmente durante i lavori di ristrutturazione del 1838, benché non previsto nel progetto di Luigi Michelini da Bono (19). Si tratta di una raffinata costruzione in pietra arenaria locale, detta "pietra morta", a due spioventi, scolpita a caulicoli arricciati e rincorrentisi attorno ad una croce centrale. Unico nel suo genere in tutto il Trentino, costituiva probabilmente in origine la parte alta di un ciborio (4). Vi si ravvisa una certa affinità con l'iconostasi di S. Martino presso la porta di S. Andrea di Spalato, con il ciborio dell'altare di S. Eleucadio a S. Apollinare in Classe a Ravenna (5) e soprattutto con gli archivolti del battistero di Callisto in Cividale (6). Allo stesso periodo e allo stesso gusto sono riconducibili anche i plutei del Museo Provinciale d'Arte di Trento provenienti dal castello di Stenico dove vennero riutilizzati nella cappella romanica, ma che in origine erano probabilmente in un edificio di culto altomedievale ubicato nell'area del castello (7).
Il campanile della chiesa di San Marcello fu eretto nel 1545, mentre al 1631 risalgono la cappella di San Giuseppe a settentrione e la navata laterale a mezzogiorno, costruite ad ampliamento della chiesa, in origine composta dalle due crociere campate centrali e forse da un atrio, corrispondente alla crociera di stile bizantino posta di fronte al campanile (8).
Negli atti della prima visita diocesana ordinata dal cardinale Bernardo Clesio nel 1537-1538, la cappella di San Marcello vi appare menzionata in stretta dipendenza della pieve di San Lorenzo di Lomaso (in Lomasio), con sede a Vigo. Da essa dipendevano anche le chiese di San Giacomo a Comano (in Cumaio), San Giovanni evangelista a Godenzo (in Gaudento), San Giorgio a Poia (in Pulia), Santissimi Quirico e Giulitta a Campo, San Vigilio a Curè (in Cugrei), San Antonio a Stumiaga (in Stinnaga), Santa Lucia a Ballino (in Balino), Santissimi Fabiano e Sebastiano e San Zenone a Fiavè (in villa Fauci), San Biagio a Favrio (in villa Fabri), Santa Maria a Dasindo (in Sindo) e San Nicolò a Castel Campo (9).
Nella "Cronistoria di Lundo" (10) si legge che fin dal 1693 esisteva in paese un sacerdote preposto alla cura delle anime; tuttavia solo il 26 luglio 1743 la comunità locale istituì spontaneamente un appannaggio curaziale a mezzo di donazioni inter vivos per il mantenimento di un curato permanente, autorizzato ed obbligato fin dall'11 febbraio dello stesso anno "ad insegnare la Dottrina cristiana tutte le domeniche, udir le confessioni dei fedeli, assister gli infermi, amministrar loro l'Estrema Unzione" (11). L'11 luglio del 1769 fu concesso alla cura di custodire in perpetuo il SS. Sacramento.
Risale infatti al sec. XVIII il fenomeno di disgregazione dell'unità pievana territoriale del Giudicariese, settimo decanato forense del Principato, formato dalle pievi di San Lorenzo di Lomaso, di S. Maria del Banale e di San Eleuterio del Bleggio. La compattezza delle circoscrizioni pievane iniziò ad essere incrinata dal sorgere di cure d'anime minori, favorito da cause demografiche, di distanza, di rivalse di autonomia, politiche e di evoluzione culturale. Le cappelle di villaggio, di origine medievale, si evolsero in primissarie curate entro l'ambito delle rispettive matrici, secondo una formula che ripete quella dei Comuni autonomi dell'età preunitaria (12). A seguito del fenomeno di decentramento degli atti di culto dei secc. XVIII e XIX, dipendevano dalla pieve di Lomaso: Lundo (1743), Ballino (1770), Favrio (1790), Godenzo-Poia (1797), Comano (1813), Campo (1830) e Stumiaga (1842) (13).
Il patrimonio della curazia di Lundo fu sostenuto ed incrementato da numerosi legati, gestiti dalla vicinia, da privati o dalla chiesa stessa con l'obbligo di celebrare messe in suffragio dell'anima dei testatori. Il fenomeno delle legatarie con la cessione di campi e case impresse una forte spiritualità al paesaggio, scandito da fondi "sacri" clericali e laici ai quali era vincolato un complicato calendario di celebrazioni e rituali (distribuzioni periodiche di pane o sale), difficilmente governabile, tanto da perderne il ricordo (14). A Lundo parte delle rendite legatarie furono temporaneamente impiegate per il mantenimento del curato e del maestro. Benché l'obbligo delle frequenza scolastica elementare con la conseguente istituzione nel Principato delle "scuole normali" risalgano alle riforme teresiane del 1775, il curato locale era tenuto all'istruzione presso il proprio domicilio dei fanciulli che ne facessero richiesta, in cambio di una discreta mercede, giusta documento di fondazione del beneficio curaziale del 1743 (15).
Al 18 agosto 1781 risale la Carta di Regola di Lundo, ultima in ordine di tempo tra quelle dell'area giudicariese. La Carta si articola in 58 capitoli "fedelmente decopiati dal libro vecchio", certamente da un testo precedente del 28 agosto 1778 che a sua volta si rifà ad un testo originale in latino, sconosciuto ma datato 11 ottobre 1400 e ratificato dalla Luogotenenza vescovile di Stenico il 5 novembre dello stesso anno (16).
Nel 1831 la chiesa di San Marcello ottenne il fonte battesimale, il tabernacolo e il cimitero, in origine allestito sul sagrato antistante la chiesa (17). La dislocazione dei cimiteri era in verità regolamentata fin dal 1784 dal decreto imperiale di foscoliana memoria di Giuseppe II, il quale ne prevedeva l'allestimento fuori dagli "abitati chiusi" secondo precisi criteri edilizi: i cimiteri non dovevano essere esposti a "pericoli d'acque", la "qualità della terra" doveva essere atta a "procurare la putrefazione", lo spazio cimiteriale doveva essere circondato da muro e "distinto coll'impianto d'una croce" (18). I curati di Lundo si mostrarono piuttosto restii nell'uniformarsi alla normativa gioseffina, tantochè solo nel 1832 don Pietro Guetti fece trasferire il cimitero per motivi d'igiene dietro il presbiterio, a cui si accedeva attraverso tre gradini. Il campo santo esterno al centro abitato fu realizzato da Michele Bortoli di Calavino quasi un secolo dopo, nel 1929, in località "Gazon", a seguito della donazione del suolo da parte di Lorenzo Bonavida.
Tra il 1838 ed il 1841 il presbiterio fu ampliato dal maestro muratore Giuseppe Giordani di Luigi da Stumiaga per annettervi il coro. In quegli anni si provvide anche alla costruzione di una nuova sacrestia a settentrione, all'ampliamento di quella a mezzogiorno e ad alcune modifiche architettoniche della chiesa suggerite dal gusto neoclassico, di cui si fece interprete nei propri disegni Luigi Michelini, geometra di Bono (19).
Nel 1843 furono fuse da Bortolo Chiappani di Trento tre campane, benedette dal decano G. Antonio Cattarozzi e dedicate a s. Barbara, s. Marcello e s. Caterina. Due furono poi asportate dagli Austriaci durante la guerra del 1915-1918. Nel 1854 fu pavimentato il coro ad opera del tagliapietra Domenico Marcadella di Bassano e nel 1858 fu alzata ed ingrandita la canonica, di proprietà comunale, in località "Piazza" con la costruzione a sud di due stanze, progettate dal geometra Giovanbattista Litterini da Stenico. La canonica fu ulteriormente ammodernata nel 1920 con l'isolamento del locale adibito a cucina.
Dai diari delle messe si rileva la presenza a Lundo quale vicario parrocchiale tra il 1858 e il 1859 di don Michele Boccagni da Legos, noto progettatore e costruttore di organi (20). In un cantiere allestito nella canonica di Lundo egli portò a termine la costruzione di un grandioso organo a 27 registri, già iniziato a Campi di Riva. Conteso dalle fabbricerie di Revò, Telve, Ragoli e Pelugo, fu infine acquistato per la considerevole cifra di 5.000 lire austriache da Giosuè de Gregori, maestro di cappella di Riva e della banda musicale della cittadina gardesana. Da Riva l'organo del Boccagni, insignito dall'imperatore d'Austria dell'onorificenza della Croce d'oro, passò alla chiesa di Calavino e quindi, sfuggito alle requisizioni della I guerra mondiale, fu demolito e sostituito da uno della ditta Ruffatti. Di don Boccagni e della vicenda legata al suo pregevole organo, rispetto al quale "nessun organo, all'infuori di quello di S. Maria Maggiore di Trento, poteva vantare un registro così armonioso e incisivo come quello delle trombe" (21), non è pervenuto alcun accenno nella documentazione parrocchiale.
Dal 6 al 13 maggio 1875, in occasione del Giubileo fu tenuta la prima santa Missione al popolo da p. Francesco Bettonagli che benedisse anche le tre croci in pietra site in piazza, al "Rocolo" e alle "Colombine", annettendovi delle indulgenze per chi, passando, avesse recitato qualche giaculatoria o fatto qualche segno di riverenza. Il 17 marzo furono benedette anche le stazioni della via Crucis.
Nel 1879 la frazione di Lundo fu elevata a Comune, acquistando la propria autonomia da Campo. Si chiuse così il primo secolo di vita della curazia di Lundo, discretamente tratteggiato dalla documentazione d'archivio e provato da frequenti incendi, tipici dei villaggi giudicariesi, più volte ricordati con orrore nelle cronache locali (22). Ne erano origine fulmini, canne fumarie difettose, ma soprattutto le tradizionali coperture in paglia, abolite dal Giudizio di Stenico nel 1847 seppur con forti resistenze del popolo, e i fuochi accesi per filare i bozzoli. Un fulmine scatenò in particolare l'incendio del "grande casone" di Lundo nella notte del 25 settembre 1843, lasciando dodici famiglie senza tetto e danni per 7.682 fiorini (23).
Il sec. XX esordì con la costruzione dell'orchestra e del pergamo, disegnati nel 1904 dal Giordani di Stumiaga e realizzati con il concorso di Beniamino Franceschi da Fiavè, padre del futuro curato di Lundo, don Lino. Padre cappellano a Cavedine, giunse a Lundo il 19 ottobre 1919, subentrando a don Giovanni Calza, promosso curato a Serso di Pergine. Don Franceschi, curato per vent'anni, diede un notevole impulso all'economia del paese, favorendo l'introduzione di una seconda scuola, soppressa nel 1929, della Cooperativa di Consumo, della Cassa Rurale, della luce elettrica e la costruzione di un nuovo acquedotto, risalendo il precedente al 1011 (24).
Nel 1920 furono realizzati in chiesa a spese della comunità la pala di San Marcello e gli affreschi del Santo Cuore di Gesù e di San Paolino nel presbiterio, opere di p. Angelo Molinari coadiuvato da Giovanni Piz di Cles e fu acquistata una nuova via Crucis in oleografia con vetro. Nel 1922 furono fuse cinque campane dalla ditta Francesco D'Adda e figli di Crema, dedicate ai santi Marcello, Giuseppe, Paolino, Barbara e alla beata Vergine del Rosario.
Numerose notizie di carattere anche politico ed economico si desumono dalla "Cronistoria di Lundo" (25), iniziata da don Lino Franceschi e proseguita, seppur con minor costanza, dai curati successivi. Degne di nota appaiono le annotazioni elettorali, da cui emerge una forte tendenza democratico-popolare in opposizione ad una minoranza fascista, limitata alle poche autorità civili del paese, allineate al regime più per timore che per convinzione. Si rinvengono anche notizie demografiche in cui si segnalano le emigrazioni, piuttosto frequenti in America, e i casi di malattie contagiose mortali (febbre tifoidea in primis). Particolare attenzione è riservata alle annotazioni metereologiche e di conseguenza economiche: il paese viveva essenzialmente delle risorse agro-pastorali, dedicandosi alla coltivazione di frumento, granoturco, gelsi, patate e all'allevamento di bovini.
Discreti furono negli anni '20-'40 gli interventi di ristrutturazione della chiesa che riguardarono la pavimentazione, sotto la quale furono rinvenute ossa umane (resti di sepolture?), i banchi, il confessionale e le porte a due battenti in noce a specchi torniti. Fu acquistato anche un tronetto a raggiera per l'esposizione del Santissimo, opera del falegname Guido Cazzoli di Trento.
Stupore destò l'ingresso a Lundo il 19 ottobre 1926 della prima "auto-lusso montata da due commissionati, che fa accorrere la gente, essendo la prima che tenta la salita per la strada" (26).
Nel 1929 fu abbattuta la costruzione di proprietà comunale vicino alla canonica e fu costruito l'edificio scolastico ad opera di Luigi Betta di Tenno, inaugurato il 29 ottobre.
Il primo aprile dello stesso anno furono fusi in un unico Comune detto "del Lomaso" i cinque Comuni prima autonomi di Fiavè, Stumiaga, Campo, Comano e Lundo.
Gli anni della guerra in Abissinia videro partire alcuni giovani del paese, mentre altri si arruolarono mercenari per la causa nazionale spagnola.
Il primo novembre 1938 Tullio Detassis di Trento sostituì in marmo l'altare ligneo di S. Giuseppe, risalente al 1648 e il dr. Paolo Zadra procedette al collaudo. Il disegno del nuovo altare fu realizzato dallo Ziglio nel 1914 ma la sua costruzione fu sospesa per lo scoppio della I guerra mondiale.
Il 14 aprile 1940 don Lodovico Giovannini di Baselga di Pinè subentrava a don Lino Franceschi, nominato parroco a Terragnolo. Le registrazioni della "Cronistoria" cominciarono a diradare per lo scoppio della II guerra mondiale, fino ad arrestarsi al 1942. Le riprese, trascrivendole da appunti, il nuovo curato don Antonio Filosi da Praso di Bono, succeduto l'8 ottobre 1950 a don Giovannini, trasferito a Santa Agnese di Civezzano. Don Filosi diede notevole impulso alla ristrutturazione della chiesa, di cui si rifecero il tetto, il pavimento in graniglia, appaltato alla ditta CIRME di Brescia, si costruirono dei muri di cinta, si provvide alla decorazione esterna e si restaurò il campanile. La chiesa fu affrescata internamente da Luigi Dellaidotti di Dorsino e da Remo Endrizzi di Cavedago, fu introdotta una nuova disposizione degli arredi sacri in vista della visita pastorale di mons. Carlo De Ferrari del 18 giugno 1952.
Il 28 ottobre 1959 la curazia di Lundo fu elevata a parrocchia.
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