La prima attestazione dell'esistenza della confraternita del Santissimo Sacramento, attiva nel borgo di San Tommaso di Rovereto, risale al 10 giugno 1731. Si tratta di un accordo stipulato in seguito ad una controversia insorta tra la compagnia dell'Arte dei Filatori, che si occupava "di portare i lumi per l'accompagnamento del Santissimo Viatico" (1) e la "nova compagnia del Santissimo Sacramento", fondata nella chiesa di San Tommaso. In seguito a tale accordo le due compagnie si fusero e stabilirono che "in avvenire resterà una sola compagnia solo che l'Arte de Filatori tenerà il suo regolamento sepparato" (2) e anche una propria amministrazione.
Il 30 giugno 1739 la confraternita della Carità, eretta nel 1591 nella chiesa di Santa Barbara di Rovereto, cedette alla confraternita del Santissimo Sacramento tutti i diritti che aveva ottenuto nel 1607 nella chiesa di San Tommaso, non ultimo quello del mantenimento del lume eterno e l'onere di occuparsi della tenuta in buono stato e dell'acquisto delle suppellettili necessarie per l'altare maggiore. Tali oneri rappresentavano ormai per la confraternita della Carità un notevole dispendio di risorse che diminuiva le donazioni fatte a favore dei poveri della città (3).
Il 25 luglio 1743 i rappresentanti della confraternita del Santissimo ottennero dall'arciprete della pieve di Lizzana, don Giovanni Battista de Piamarta, il permesso di costruire nel cimitero del borgo di San Tommaso una nuova chiesa "sopra qualunque parte del cimitero contiguo a quella che di presente si ritrova, della longhezza, larghezza ed altezza che parerà e piacerà alla medesima confraternita" (4). La nuova chiesa doveva corrispondere a particolari caratteristiche e rispettare gli oneri e gli obblighi della chiesa antica, dovevano essere inoltre chieste particolari autorizzazioni vescovili per la demolizione della chiesa di Santa Barbara posta nel cimitero stesso. L'arciprete di Lizzana trasferì tutti i diritti della vecchia chiesa sul nuovo edificio concedendo alla confraternita "l'autorità di poter cedere ad altri... oppure far demolire" (5) la vecchia chiesa di San Tommaso.
L'attività della confraternita andò avanti sicuramente fino al 1782 (6) seguendo poi il destino di tutte le confraternite della diocesi, abolite con patente sovrana del 9 agosto 1783.
Il parroco di Santa Maria, don Giovanni Vincenzo Lutz, nel febbraio del 1799 si rivolse all'autorità ecclesiastica superiore chiedendo il permesso di "fondare e stabilire nella sua parrocchia quell'unica confraternita così detta della Carità del prossimo" (7) godendo di tutte le prerogative e privilegi un tempo goduti dalle soppresse confraternite. Il 23 aprile 1799 si attuò la formale erezione della confraternita "sub denominationem Charitas cristiana et sub titulo Sanctissimi Sacramenti" (8). Con ordine del Governo dell'11 febbraio 1801 "l'intiera facoltà dei legati dell'abolita confraternita del Corpus Domini (9) di Santo Tommaso" venne consegnata alla chiesa per essere amministrata dal parroco (10). Il sacerdote diede un nuovo impulso all'attività della confraternita composta principalmente da donne; il parroco era investito del ruolo di presidente o rettore (11). Compito principale delle iscritte era quello di prendersi cura dei poveri non solo negli ospedali ma anche all'interno delle abitazioni, negli orfanotrofi, nelle case di lavoro e in quelle degli esposti, educare la gioventù alla dottrina cristiana e istruire gli illetterati. Gli iscritti inoltre dovevano partecipare alle processioni, in particolare quella del Santissimo, vestiti di "divisa ossia capa" e muniti di candela in modo tale da poter godere di tutti i privilegi concessi un tempo alle soppresse confraternite (12).
Da uno statuto del 1949 si evince che negli anni a seguire l'attività della confraternita riprese fiorente; il rettore della stessa continuò ad essere l'arciprete pro tempore coadiuvato da un priore, due consiglieri e un segretario (13). Le sue entrate erano garantite dalle tasse di iscrizione e dalle offerte di benefattori e venivano impiegate per le celebrazioni di messe in occasione della morte dei confratelli e per i bisogni primari della confraternita. L'attività è attestata in archivio fino al 1956.
Nel 2004 un decreto vescovile ha soppresso tutte le confraternite ancora attive nella diocesi: fra queste non rientrava però la confraternita del Santissimo Sacramento di Santa Maria di Rovereto, che dunque doveva essere già estinta.
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