Curazia di Sant’Agostino, Celentino (Peio), sec. XVI - 1919 aprile 11 ( sec. XVI - 1919 aprile 11 )

Curazia di Sant'Agostino, Celentino (Peio), sec. XVI - 1919 aprile 11

Curazia di Santa Maria Assunta

Curazia di Sant'Agostino

ente

sec. XVI - 1919 aprile 11

La notizia più antica relativa all'esistenza di una cappella in Celentino risale al 1301 (1) e probabilmente non molto tempo dopo la piccola comunità poteva valersi di un cappellano stabile, dipendente comunque dal pievano di Ossana. Dal 1500, epoca della consacrazione della chiesa, le notizie si fanno più frequenti e complete: da una pergamena del 1513 sappiamo della presenza in paese del cappellano "Bartholomeo, parmense" (2). In occasione della visita pastorale del 1579 gli uomini di Celentino "humiliter petientur sibi dare facultatem et licentiam tenendi et habendi posse in eorum ecclesia fontem baptisterii" (3), adducendo a motivo di tale richiesta la difficoltà di raggiungere la chiesa di Ossana, soprattutto nei mesi invernali, con il conseguente pericolo per i neonati. L'anno seguente il vicario generale Giovanni Alessandrini concesse il battistero (4). La comunità, cui spettava il diritto di patronato, aveva l'obbligo di mantenere il proprio curato e di offrirgli l'abitazione. Nel 1722 il curato don Giovanni Battista Antonio Bezzi (5), rispondendo alle domande per la visita pastorale, così descriveva gli oneri della cura e il suo reddito: "L'aggravio che sostengo è d'applicare una messa per ogni fuoco che sarano circa settanta et amministrar li sacramenti. Ricavarò per tal cura cento e quaranta ragnesi ... Habito la casa canonicale" (6). L'onorario per il curato veniva corrisposto per due terzi in denaro e il restante in grano o segale. La comunità provvedeva inoltre il curato della legna necessaria, ma gli lasciava l'onere del taglio e della conduzione. Tale disposizione muterà alla fine del XVIII secolo quando, dietro pagamento da parte del curato di 50 troni annui, spetterà alla comunità l'obbligo di tagliare la legna e di condurla in canonica (7). La curazia di Celentino, che dipendeva dalla parrocchia di Ossana, pagava alla matrice un tributo annuo di una libbra di cera rossa, ma nel 1797 la comunità chiese la facoltà di liberarsi dall'obbligo; la richiesta fu inoltrata all'arciprete Luigi Bevilacqua che il 25 luglio rispose: "Va benissimo che Celentino sborsi a vantaggio di questa venerabile chiesa parrocchiale il capitale per la libra di cera rossa che paga annualmente ... Direi dunque ... che e per l'importo totale della cera ... si paghino da Celentino fiorini alemanni 40 e così rimanga sgravato da questo peso perpetuo" (8). La sudditanza nei confronti della matrice andò quindi riducendosi e al parroco rimase solo il diritto di celebrare il Titolare. Fermo restando la riverenza e l'obbedienza verso il parroco, la cura già agli inizi dell'Ottocento era considerata indipendente nell'amministrazione dei sacramenti (9), ma il decreto che tale la riconosceva arrivò nel 1894. Il 2 gennaio il parroco di Ossana, don Pietro Valentinelli, certificò alla Curia di Trento "che il curato pro tempore di Celentino ... è autorizzato all'esercizio indipendente della cura d'anime ...: benedice matrimoni senza delegazione del parroco di Ossana, tiene i registri dei nati, dei matrimoni e dei morti sotto propria responsabilità, ne estrae i certificati, tiene corrispondenza immediata con tutte le autorità ecclesiastiche e civili personalmente ..." (10); l'autorità vescovile con rescritto dell'8 gennaio riconobbe la dichiarazione del parroco e l'indipendenza della curazia di Celentino venne sancita anche dall'autorità civile nel luglio dello stesso anno. In base a tale riconoscimento competeva al curatore d'anime la congrua che lo Stato riconosceva a chi esercitava indipendentemente la cura d'anime, che nel 1900 ammontava a 1200 corone. Rispondendo al Capitanato distrettuale di Cles, il curato don Giovanni Serra (11) dichiarò di percepire "dal Comune cor. 600, dal Comune la legna cor. 40, dal Fondo di religione cor. 565 e dalle messe legatarie cor. 52. Totale cor. 1257" (12).

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ente della chiesa cattolica

Con il termine "curazia" si vuole indicare un luogo o un territorio determinato, con chiesa propria, situata all'interno dei confini della parrocchia, sottratta parzialmente alla giurisdizione del parroco e affidata a un curato.
La curazia poteva essere, in relazione alla parrocchia d'origine, completamente o parzialmente dipendente, o indipendente a seconda delle concessioni ottenute a mano a mano dall'autorità ecclesiastica e civile.
Nei territori soggetti alla giurisdizione austriaca venivano riconosciute come indipendenti quelle sole stazioni di cura d'anime delle quali si poteva comprovare l'erezione a cura indipendente con il beneplacito dello Stato. I sacerdoti che ambivano all'assegnazione del beneficio curaziale dovevano sostenere gli esami di concorso indetti dall'Ordinariato. Il curato era tenuto a celebrare la messa "pro populo" ed era autorizzato a tenere, senza delegazione parrocchiale, i registri di battesimo, matrimonio e morte (13).
Nel Tirolo tuttavia si ebbero curazie erette anche senza la presenza di tutti gli elementi descritti sopra.
Tra le due guerre mondiali la maggior parte delle curazie presenti sul territorio tridentino ottennero l'elevazione a parrocchia e il sistema curaziale fu abolito completamente in seguito al Concordato del 1984.

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Chiesa

Diocesi di Trento
Decanato di Malè fino al 1919
Decanato di Ossana

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(1) Cfr. "Inventario dell'archivio storico della parrocchia di Celentino", "Pergamene", perg. 1.
(2) Ibidem, perg. 10. Il cappellano compare in qualità di testimone.
(3) Cfr. "Archivio diocesano tridentino", "Atti visitali" 3, c. 132.
(4) Le prime registrazioni di nati e battezzati in Celentino partono dal 1591.
(5) Fu curato di Celentino dal 1708 al 1724.
(6) Cfr. "Archivio diocesano tridentino", "Atti visitali" 36, c. 110-111.
(7) Ibidem, "Libro B" (90), 1795, n. 271.
(8) Ibidem, "Libro B" (93), 1797, n. 157.
(9) Cfr. "Archivio dell'ufficio parrocchiale di Celentino", "Carteggio e atti ordinati da don Bartolomeo Voltolini", f. 13.
(10) Ibidem.
(11) Fu curato di Celentino dal 1897 al 1913.
(12) Cfr. "Archivio dell'ufficio parrocchiale di Celentino", "Carteggio e atti", f. 3.
(13) BAZZANELLA G., "Manuale d'ufficio per il clero curato", Trento, 1888 (2.a ed.), pp. 501-503.

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La scheda è stata redatta nell'ambito della revisione effettuata nel 2008, utilizzando i dati presenti nella scheda Parrocchia di Celentino (compilata in base al tracciato descrittivo del programma "Sesamo"), e apportando le modifiche necessarie a garantire un livello minimo di coerenza rispetto alle regole di descrizione contenute nel manuale "Sistema informativo degli archivi storici del Trentino. Manuale per gli operatori", Trento, 2006.

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Denominazione Estremi cronologici
Comune di Peio
Denominazione Estremi cronologici
Ufficio parrocchiale di Sant'Agostino in Celentino
Pergamene della Parrocchia di Sant'Agostino in Celentino
Denominazione Estremi cronologici
Parrocchia di Sant'Agostino
Parrocchia di San Vigilio