I vicini della comunità di Caderzone, riuniti in pubblica regola, considerati i diversi luoghi incolti e destinati a pascolo di comune proprietà, accertato lo stato di crescente indigenza della comunità stessa per la congiuntura sfavorevole, al fine di perseguire la pubblica utilità mirando di alleviare la condizione di miseria in cui versano numerosi vicini nullatenenti o che possiedono beni in misura insufficiente, tramite Valentino fu Antonio della Giacoma e Nicolò fu Simone Sartori, consoli a ciò deputati, Antoniolo fu Giovanni Moratelli, Biagio fu Giovanni [Salvadei oppure Polla], Antonio fu Biagio Salvadei e Giorgio fu Pietro Giustina, giurati, procedono alla divisione dei seguenti pascoli comuni: Ronché, "le Peze fora nelle Parte", Ram "dal Cavàl", "fora neli Mirizi" e Iscla, in 52 parti, debitamente indicate, assegnate in sorte alle famiglie di Caderzone a titolo di proprietà, a condizione che esse non possano pervenire in futuro a persone foranee e a tal fine regolando la loro vendita e successione. Si stabilisce altresì che dette parti siano soggette alle disposizioni normative vigenti per gli altri prati divisi; parimenti che le vie interpoderali siano gravate da servitù a favore dei frontisti e che gli acquedotti siano di uso comune.