Gerusalemme: omaggio a Mario Luzi

Theater

Anna Proclemer interpreta i testi del poeta Mario Luzi (Lamento di madre musulmana e Lamento di madre ebrea) dando forza ai segni devastanti del conflitto israelo-palestinese, che a tutt'oggi non ha uguali. Evento spettacolo in occasione del 50° dell'Istituto delle Arti di Trento

Anna Proclemer dà voce a Mario Luzi
Da Hystrio (monologo)
Vola alta la parola (da: Per il battesimo dei nostri frammenti)
Augurio (da: Dal fondo delle campagne)
Talora lo intravedo (da: L’Eveniente)
Non andartene, non lasciare (da: L’Eveniente)
Oh libertà (da: Floriana)
Stella, stella anticamente (da: Festa e pianto)
Come posso, mondo, divezzarmi (da: Festa e pianto)
In memoria di Marilyn Monroe (con piccolo commento in prosa dello stesso Luzi)
Muore ignominiosamente la repubblica (dalla raccolta omonima)

Ensemble del Conservatorio di Musica di Trento
soprano: Claudia Giongo
violini: Francesco Iorio, Elisa Bruti, Gianluca Zanolli
viola: Gianluca Zanolli
violoncello: Matteo Rinaudo
contrabbasso: prof. Massimiliano Rizzoli
flauti: Laura Dorigatti, Serena Filippi, Chiara Cescatti
clarinetti: Nadia Bortolamedi, John Diamanti Fox
corno: Roberto Garniga
trombe: Gregor Wohlgemuth, Omar Morandi
percussioni: Elena Rossi, Mirko Pedrotti
arpa: Lorena Coser, Desirèe Koehring
sax soprano: Giulia Tamanini
sax tenore: Daniela Trentini
Direttore: Giancarlo Guarino
Musiche di: Maurizio Postai, Massimo Ongaro, Alessandro Giannotti, Michele Sartori
Allievi della classe di composizione di Luca Cori
Ideazione: Sergio Filosi
Coordinamento artistico: Antonio Caldonazzi
Campagnia LAM: danzatrici Pierita Dalrì, Maddalena Defeo, Giovanna Franch, Enrica Tomio
Intervernti coreografici di Wally Holzhauser
Oggetti scenici: Maurizio Colorio, Ruggero Tavolino, Gianluca Pasquali
Allievi delle classi quinte di design ed architettura - Istituto d’Arte “A. Vittoria”

Anna Proclemer, attrice di nascita trentina, tra i massimi interpreti della scena, vanta una straordinaria carriera nella quale spicca il lungo sodalizio artistico con Giorgio Albertazzi: la loro Compagnia ha scritto una pagina memorabile del teatro italiano, valorizzando nuovi autori accanto alle opere di Schiller e Ibsen, D'Annunzio e Shaw, Faulkner, Pirandello e Sartre. Dopo il debutto, diciannovenne, con "Minnie la candida" di Bontempelli, e i numerosi ruoli di protagonista nella Compagnia di Bragaglia e al Teatro della Arti di Roma nelle regie di Blasetti, Anna Proclemer è al Piccolo Teatro di Milano nel 1948, con il "Gabbiano" di Cechov diretto da Strehler e, tra il '52 e il '55, con Vittorio Gassman al teatro d'Arte Italiano.
Poi, con la piena maturità artistica, una galleria di grandi interpretazioni: dalla "Figlia di Iorio" e "Anna dei Miracoli" alla "Maria Stuarda" per la regia di Squarzina, dagli "Spettri" alla "Santa Giovanna" per la regia di Ferrero, da "Come tu mi vuoi" a "La Gioconda" e "La signorina Margherita" nella direzione di Albertazzi, dall'"Agamennone" dell'Alfieri a "La voce umana" di Cocteau diretti da Montemurri. Il debutto come regista la Proclemer lo ha con un testo pirandelliano, "Come prima meglio di prima", mentre dalla collaborazione artistica con Gabriele Ferzetti escono "Chi ha paura di Virginia Woolf" di Albee e "Conversazione galante" di Brusati, lavori diretti da Missiroli, e ancora "Danza di morte" di Strindberg.
Anche gli incontri con altre figure di registi come Gastaldi e Ronconi, in stagioni recenti, danno grandi esiti artistici, da "La professione della signora Warren" di Shaw a "Diario privato" di Léautaud, in scena proprio in questa stagione al teatro di Roma, in coppia con Giorgio Albertazzi.

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prevendita il giorno dello spettacolo dalle ore 20 alle ore 21

Non si contano i Recitals di poesia, con Albertazzi, con Gassman, fino al melologo "Anna dei pianoforti", su testi di Alberto Savinio. In televisione Anna Proclemer è stata protagonista di importanti sceneggiati: "L'idiota" dostoevskiano, "Anna dei miracoli", "Maria Stuarda", "La Governante", "George Sand". Tra i premi che le sono stati consegnati: il "Nettuno d'oro", il "Duse", il "Renato Simoni", "Una vita per il Teatro", il "Flaiano", il "Sipario" a New York e a Milano.

Sergio Filosi
Nel cammino del ripensamento della modernità (sul piano poietico) e dell'attuale crisi della storicità (sul piano della ri-fondazione dell'uomo), l'evento-spettacolo "Gerusalemme: omaggio a Mario Luzi" delinea un'operazione multidisciplinare del "raccolto ricordare" a pochi mesi dalla dipartita del poeta fiorentino.
Grazie alla parola di Anna Proclemer, grande voce storica del teatro italiano, l'evento ha il suo "doppio", poiché l'azione dell'interprete ("specchio" del mondo luziano) ne disegna le potenzialità, ne guida l'azione.
Dal luogo della "rappresentazione" prendono forma i singoli componimenti poetici nei modi della tradizione teatrale, in cui confluiscono sia il suono propriamente detto sia i gesti (delle danzatrici) o gli "spostamenti" (degli strumentisti) in un'organizzazione propriamente musicale.
I testi, definiti da Luzi come "Parlate", assumono (in "Lamento di madre musulmana" e "Lamento di madre ebrea") le vesti dei segni devastanti del conflitto israelo-palestinese, che a tutt'oggi non ha uguali. Per contro, di fronte alla logica della lotta di comunità (ebrei contro arabi o musulmani) il poeta (sulla scia delle liriche "Il giovane musulmano alla sua amata ebrea" e "La giovane al suo amato musulmano") si invola a invocare la rivelazione della "affettività", ultima realtà di azione per la storia.
Il punto essenziale è che i "custodi della vita" sono le pulsioni emotive, che lavorano contro la morte e preludono ad una potenziale, impensata "umanissima" età dell'uomo. In tal senso l'evento "amoroso" (linguaggio del "corpo" e segno della "riunificazione") va verso la vita che resta vita, e conferisce all'uno e all'altro (uomo e donna) il suo essere "nuovo", dando luogo ad una voce-richiamo che muove il partner a corrisponderle in piena "armonia" e "unità".
Tutto ciò ha la natura di un gesto "conciliante", "luminoso" e "salvifico", di un comportamento intersoggettivo comune e pubblico declinato ad un esplicito compito etico, sicché ognuno diviene membro di quel "luogo delle verità" (luogo dei significati), specchio di nuove pratiche sociali, morali, psicologiche e culturali.
E se la parola poetica (il dire poetante) trascrive le azioni (lacrime e sorrisi dell'evento-mondo), le immagini "rappresentate" in teatro, apparentate ad una miscellanea di scritti di Luzi, disegnano una nuova soglia di senso, tra stupore "straniante" (la consapevolezza tragica), e soglia di frammenti di ulteriori verità ("Sulla terra accadono senza luogo/senza perché le indelebili/verità").
In termini più mediati, sulla scena dello specchio "straniante", la vita, nella molteplicità conflittuale dei suoi "esseri", recupera la propria "archè" e si apre alla speranza nel futuro. Tale sapienza di vita, esposta per troppo tempo al luogo di una umanità sacrificata, insieme risana e redime. In verità la scrittura genealogica di Luzi educa la mente (filosofica e psicologica), educa all'intrecciarsi in noi del vivere e del pensare.


Organisation: Istituto delle Arti Vittoria e F.A. Bonporti - Conservatorio di Musica F.A. Bonporti - Centro Servizi Culturali S. Chiara - contributo di PAT Assessorato alla Cultura, Consorzio dei Comuni B.I.M. dell'Adige, Assessorato alla Cultura del Comune di Tn, Comprensorio Valle dell'Adige

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