FRAGILE, come il vetro e la nostra Terra

Intervista alla curatrice Sandrine Welte

[ Castel Belasi | TCU cbasso]

FRAGILE è il titolo emblematico della nuova mostra a Castel Belasi, una selezione di una cinquantina di opere d’arte, tutte in vetro, create da artiste e artisti di fama internazionale, grazie alla collaborazione dei maestri vetrai del Berengo Studio a Murano.

Per capire come nasce questa esposizione e qual è il processo ideativo e produttivo che dà forma alle opere, abbiamo intervistato la curatrice, Sandrine Welte.

Partiamo dal vetro, materiale che accomuna tutte le opere esposte. Quali sono le motivazioni di questa scelta?

La poesia del vetro ha da sempre incantato lo sguardo curioso di chi osserva. Amorfo nella sua origine e traslucido nel suo divenire, questo solido ha affascinato nei secoli, prendendo magicamente vita al tocco carezzevole della luce. Di natura intrinsecamente dicotomica – liquido e solido, trasparente e opaco, fragile e resistente – il cosiddetto biossido di silicio è un materiale perfetto per affrontare le tematiche più urgenti che riguardano l’umanità nel suo insieme: è una “materia” attuale e sostenibile per eccellenza che sempre più artiste/i scoprono come mezzo espressivo. Per loro, è un viaggio creativo intrapreso con una “sostanza amorfa” in cui la mente guida la mano del maestro, uno spettacolo alchimico che prende forma nel battesimo del fuoco. E tutto quello, appunto, risultato da una dicotomia.

Una dicotomia che si riflette anche nel titolo stesso della mostra, FRAGILE. Quali significati esplora?

Le opere esposte affrontano le complesse relazioni ecologiche, sociali e cosmologiche tra l’essere umano e l’ambiente, in un intricato dialogo attraverso flora, fauna e Madre Natura. Le sculture in vetro incarnano il duplice linguaggio di fragilità e resilienza di un materiale – il vetro – che è in continua trasformazione, specchio fedele della condizione esistenziale della nostra specie. Le opere a Castel Belasi sono protagoniste di un dialogo inedito, affrontano temi urgenti attraverso la narrazione della fragilità, della precarietà e della natura e toccano questioni connesse alla crisi ecologica e alla consapevolezza della finitezza del nostro pianeta.

Quale è il processo creativo che ha portato alla nascita delle opere?

Creati attraverso un lavoro collettivo, i manufatti in vetro sono il risultato di una sinergia tra la mente creativa dell’artista e la mano esperta del maestro vetraio. Sono frutto di una danza sapiente di traduzioni e trasformazioni – una metamorfosi affascinante di un materiale che diventa scultura. Un pensiero – l‘idea dell‘artista – che assume forma concreta, che si materializza. Le opere presenti in FRAGILE – A Selection of Glasstress incarnano questa collaborazione unica che Berego Studio porta avanti da ormai più di tre decenni. All’origine di questa sfida, la figura di Adriano Berengo, che sin dall’inizio ha forgiato questi incontri tra artiste/i e maestri di vetro grazie ai quali il vetro diventa materia utile all’espressione artistica, estensione della tradizione secolare che partendo dal ‘decorativo’ di candelabri e dei calici si concretizza oggi in prodotti d’arte.

Quale è il messaggio di FRAGILE?

“Maneggiare con cura” potrebbe essere lo slogan associato al vetro e, più in generale, alla mostra. FRAGILE è un invito alla contemplazione e alla riflessione, a perdersi nella profondità luminosa di un materiale “illuminante”, per ritrovare, almeno per un momento, la quiete necessaria a riorientare la nostra attenzione: verso la possibilità di plasmare il futuro.

MUSE – Museo delle Scienze

12/08/2025

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