Ebrei tedeschi e ebrei orientali
Un mondo scomparso: l'ebraismo dell'Europa centro-orientale
ciclo di conferenze
Mercoledì 15 marzo 2006, alle 17,30, a Trento, nella "Sala Rosa" della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige (Piazza Dante), il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza la seconda conferenza del ciclo "Un mondo scomparso: l'ebraismo dell'Europa centro-orientale".
Claudia Sonino (Università di Pavia) interviene su "Ebrei tedeschi e ebrei orientali". Introduce Massimo Libardi.
Claudia Sonino insegna Letteratura tedesca allUniversità di Pavia. Fra i suoi scritti Esilio, diaspora, terra promessa. Ebrei tedeschi verso est (Bruno Mondadori 1998; edizione tedesca: Berlino, JVB 2002), e la cura degli atti del convegno Ebrei tedeschi in Italia (Donzelli 2003). Ha anche curato edizioni di vari autori tedeschi, fra cui Robert Musil e Arthur Schnitzler
A cavallo della seconda metà dellOttocento, in ragione delle profonde trasformazioni delle società tedesca e austriaca, lebraismo inizia a dividersi in occidentale e orientale e viene coniato il termine Ostjude, definizione da allora entrata nelluso corrente.
Può sembrare paradossale, ma a diffondere lo stereotipo negativo dello Ostjude, furono gli ebrei dellEuropa occidentale, in particolare gli ebrei tedeschi assimilati per far risaltare la loro lontananza dagli ebrei osservanti, che seguivano i costumi e le usanze tradizionali.
Fino agli ultimi decenni del diciassettesimo secolo vi era infatti una grande solidarietà fra gli ebrei: quando membri delle comunità dellest si trasferivano ad ovest venivano accolti e integrati nella comunità esistente. A distruggere questi legami fu il processo di emancipazione che prese il via con il diciottesimo secolo e che portò gli ebrei ad accettare i valori e a conformarsi allo stile di vita delle società in cui vivevano. Lemancipazione e la conseguente assimilazione produssero una situazione radicalmente nuova: una polarizzazione fra lebraismo dellovest e quello dellest.
Lemancipazione degli ebrei tedeschi fu oltremodo difficoltosa. In questo processo tortuoso segnato dalla costante preoccupazione di dimostrare la propria idoneità agli eguali diritti, gli ebrei tedeschi sistematizzarono ideologicamente il problema dellassimilazione. Da questo processo non emerse soltanto lebreo tedesco, ma anche il suo opposto, la sua antitesi, lebreo orientale, che incarnava tutti i tratti negativi tradizionalmente attribuiti agli ebrei e che gli ebrei assimilati avevano appunto superato.
Un caustico giudizio di Joseph Roth, mette bene in evidenza questa distinzione: Quanto più a Occidente si trova il luogo dorigine di un ebreo, tanto maggiore è il numero degli ebrei che egli guarda dallalto in basso. Lebreo di Francoforte disprezza lebreo di Berlino, lebreo di Berlino disprezza lebreo di Vienna, e quello di Vienna disprezza lebreo di Varsavia. Vi sono poi gli ebrei originari della Galizia, che tutti guardano dallalto in basso; e di lì vengo io, linfimo di tutti gli ebrei.
Lo stereotipo emergente dello Ostjude fu dunque sia il prodotto dellaccettazione del pensiero illuminista che della nuova autorappresentazione che gli ebrei tedeschi davano di se stessi.
In questo processo ebbero un ruolo fondamentale alcuni romanzi che contribuirono a creare e a diffondere lo stereotipo. Un grande influsso fu quello esercitato dallo scrittore ebreo liberale Karl Emil Franzos, i cui scritti conobbero grande diffusione. Nei suoi racconti Franzos rappresentò non solo un paesaggio geografico, ma una condizione dellanima, la contrapposizione tra lEuropa, il regno della civiltà e della cultura, e lAsia, terra della barbarie e della violenza. Gli Ostjuden erano descritti da Franzos come arretrati, superstiziosi, miseri. Per riscattarsi avrebbero dovuto fare propri i modelli culturali del germanesimo e abbandonare lo yiddish e le loro tradizioni. Solo lassimilazione al gruppo tedesco rappresentava la soluzione alla loro atavica arretratezza.
organizzazione: CSSEO Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale