Il canto del popolo ebraico massacrato

Musica

I Concerti della Domenica

GIORNATA DELLA MEMORIA
Destràni Taràf & Riccardo Gadotti
"Il canto del popolo ebraico massacrato" di Yitzhak Katzenelson
La lettura del "canto" sarà accompagnata da musiche della tradizione yiddish
Ideazione: MILENA COSSETTO
Coordinamento tecnico: PAOLO DORIGATTI
Collaborazione artistica: CHIARA GADOTTI
Regia: RICCARDO GADOTTI

Destràni Taràf
Corrado Bungaro violino
Giordano Angeli sax soprano, violoncello
Paolo Trettel tromba
Renato Morelli fisarmonica
Giovanni Morelli chitarra
Paolo Longo bombardino
Destràni in dialetto trentino significa nostalgia mentre Taràf è il termine rumeno per indicare l’orchestra, specialmente quella tzigana. “Orchestra della nostalgia” dunque, che propone un itinerario ragionato attraverso la musica popolare trentina e le sue relazioni con il contesto alpino e più in generale dell’Europa centro-orientale. La Destràni Taràf presenta alcuni momenti di questi repertori utilizzando anche gli stilemi dei Klezmorin, suonatori ebrei itineranti dell’Europa centrale che “orecchiavano” le musiche tradizionali dei vari paesi riproponendoli poi nei contesti festivi (matrimoni, funerali, feste patronali etc.) attraverso la loro personale “mediazione”. Musica tradizionale, “disperatamente gioiosa”, che mantiene nel tempo la capacità di trasmettere emozioni attraverso i suoni del ricordo e della memoria. Ha tenuto numerosi concerti, in Italia e all’estero (Scozia, Austria, Romania, Croazia, Ungheria, Slovacchia, Tunisia, Messico, Australia), partecipando a vari festival, rassegne, progetti teatrali e musicali, colonne sonore di film, servizi televisivi realizzati da emittenti locali e dalla RAI, sia regionale che nazionale.

Riccardo Gadotti voce recitante
Attore trentino, ha interpretato con successo i personaggi principali dei classici del teatro tra cui “Il diario di Anna Frank”. La sua attività e passione lo hanno portato ad esplorare anche testi legati alla musica come nell’Oratorio di F. J. Haydn: “Le sette ultime parole del nostro Salvatore in croce”. Ha collaborato, inoltre, a progetti culturali della Provincia Autonoma di Trento, collaborando con il M° Armando Franceschini. Partecipa alla stagione 2005 de "I Concerti della Domenica" a Trento con il monologo liberamente tratto da “Il Contrabbasso” di P. Süskind; nella stagione 2006 interpreta il personaggio di Lorenzo Da Ponte nel monologo “Il Cuoco di Mozart” di Pino Loperfi do. Nel 2007, è interprete di “Viva Rota... Viva Fellini” ancora di Loperfi do. Da alcuni anni è impegnato in spettacoli di teatro che vede la collaborazione con artisti del teatro lirico, jazzistico e canto moderno.

Yitzhak Katzenelson fu uno dei principali esponenti della letteratura ebraica ed yiddish europea del Novecento, conosciuto anche per la sua vasta produzione di testi per l’infanzia. Nacque a Korelitz, vicino a Minsk, nella Russia Bianca nel 1886. Ben presto si trasferì a Lodz, in Polonia, dove si dedicò all’insegnamento (fu docente e poi direttore del Ginnasio ebraico) e alla letteratura, scrivendo in ebraico e in yiddish (la lingua degli ebrei della Mitteleuropa e dell’Europa Orientale, una mescolanza di ebraico/aramaico e tedesco medievale, i cui primi documenti risalgono al X secolo). Katzenelson scrisse anche molti testi per l’infanzia (racconti, drammi, canti) per colmare una lacuna nella letteratura ebraica dell’epoca; ricca è comunque la sua produzione di drammi, opere teatrali, opere in prosa, canti ma soprattutto di poesie in lingua ebraica e oggi viene considerato nella storia letteraria un autore la cui scrittura ricorda per temi e stile Heinrich Heine, di cui Katzenelson pubblicò nel 1924 una traduzione delle poesie in ebraico.

Dopo l’occupazione della Polonia nel 1939, Katzenelson fu costretto a celarsi nell’anonimato, proprio perché l’obiettivo fondamentale dei nazisti era quello di annientare l’intelligentia e la leadersheep ebraica. Si rifugiò quindi a Varsavia, dove fu raggiunto dalla moglie e dai tre figli. Nel 1940 venne rinchiuso con la famiglia nel ghetto di Varsavia, dove - dopo un periodo di grande crisi -si mise ad organizzare letture bibliche e corsi per giovani studenti, a scrivere per il giornale clandestino “Dro” (Libertà), organo del movimento sionista e anima della resistenza nel ghetto. Il 14 agosto 1942 la moglie e i due figli più giovani vennero deportati e uccisi a Treblinka. Katzenelson partecipò alla prima parte della rivolta del ghetto di Varsavia poi, insieme al figlio maggiore, venne nascosto dalla resistenza ebraica nella “parte ariana” della città di Varsavia, in quanto “il poeta doveva essere salvato”. Dopo alcune settimane fornirono a padre e figlio falsi passaporti dell’Honduras. I nazisti promisero di scambiare tutti coloro che erano in possesso di passaporti stranieri con prigionieri tedeschi: era un inganno; il poeta e il figlio si consegnarono nelle mani della Gestapo. Nel maggio 1943 Katzenelson e il figlio fecero parte di un gruppetto di “fortunati” che partirono per il campo di concentramento privilegiato di Vittel, in Francia, da dove avrebbero poi dovuto raggiungere un paese libero. Nonostante le apparenti migliori condizioni di vita, Katzenelson visse qui una drammatica crisi depressiva e momenti di vera e propria “follia”. Poi riprese a scrivere e, un mese prima di essere deportato ad Auschwitz, compose Il canto del popolo ebraico massacrato e lo concluse il 17 gennaio 1944. Una volta compreso che per lui non ci sarebbe stato scampo, il poeta seppellì il manoscritto con l’aiuto di Miriam Novitch, amica e compagna di sventura, sigillato in alcuni contenitori di latta, ai margini del campo, sotto le radici di un vecchio albero. Poi Katzenelson fu deportato a Drancy, vicino a Parigi, e infine ad Auschwitz dove morì nel marzo 1944. Dopo la fine della guerra, nel 1945, Miriam Novitch, sopravvissuta alla deportazione, ritrovò e dissotterrò il manoscritto che venne pubblicato in tutte le lingue del mondo. In Italia fu pubblicato parzialmente nel 1946. L’edizione critica in italiano, ebraico e yiddish è pubblicato da La Giuntina di Firenze nel 1995.
“Davanti al cantare di Yitzhak Katzenelson - come scrive nella prefazione italiana Primo Levi - ogni lettore può arrestarsi turbato e reverente. Non è paragonabile ad alcuna altra opera nella storia di tutte le letterature: è la voce di un morituro, uno fra centinaia di migliaia di morituri, atrocemente consapevole del suo destino singolo e del destino del suo popolo. Non del destino lontano, ma di quello imminente. [...] Al di sopra dell’orrore che ogni volta ci coglie davanti a queste testimonianze pur note, non possiamo reprimere un moto di stupore ammirato per la purezza e la forza di questa voce. È voce di un universo culturale ignoto in Italia da sempre e oggi scomparso: la voce di un popolo che piange se stesso”.
È la prima lettura pubblica a Trento de Il canto del popolo ebraico massacrato: un momento d’ascolto per fare memoria e per riscoprire insieme la forza evocativa delle parole.
(m.c.)


organizzazione: Comune di Trento Assessorato alla Cultura, Turismo e Biblioteche

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