John Gabriel Borkman
Benvenuti a Teatro
Stagione di Prosa
Si avvia a conclusione, con uno spettacolo in calendario al Teatro Sociale da giovedì 3 a domenica 6 aprile, la Stagione di Prosa 2013-2014 organizzata a Trento dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. La Compagnia Artisti Riuniti Teatro Eliseo porterà in scena il dramma di Henrik Ibsen «JOHN GABRIEL BORKMAN».
Compagnia Artisti Riuniti - Teatro Eliseo
John Gabriel Borkman
di Henrik Ibsen traduzione Claudio Magris
con Massimo Popolizio
adattamento e regia Piero Maccarinelli
con Lucrezia Lante della Rovere, Manuela Mandracchia e Mauro Avogadro
e con Alex Cendron, Ilaria Genatiempo, Camilla Diana
scene da un'idea di Carlo De Marino
costumi Gianluca Sbicca
luci Umile Vainieri
musiche Antonio Di Pofi
Un testo straordinario che consente ad un eccellente gruppo di attori di suonare tutte le corde dellanimo. È il dramma di Henrik Ibsen «John Gabriel Borkman», che sarà in scena al Teatro Sociale da giovedì 3 a domenica 6 aprile nell'ambito della Stagione di Prosa 2013/2014 del Centro Servizi Culturali S. Chiara.
Per il pubblico, un'occasione imperdibile per scoprire un testo classico (John Gabriel Borkman fu pubblicato a Copenaghen nel 1896), mai inserito fino ad ora nel cartellone della Stagione di Trento, e per approfondire la conoscenza di un autore di cui un gigante della letteratura del 20° secolo, James Joyce, ebbe a scrivere nel 1903 sulla rivista The Fortnighty Review: «La sua fama ha invaso due continenti, provocando più discussioni e critiche di quella d'ogni suo contemporaneo. Alcuni hanno salutato in lui un riformatore religioso, un rivoluzionario sociale, un appassionato difensore della giustizia, un grande drammaturgo. Altri l'hanno attaccato come un ficcanaso impertinente, un artista fallito, un mistico incomprensibile, oppure, per riprendere l'espressione saporosa d'un critico inglese, come un cane che ficca il muso nel fango. Ma, malgrado le contraddizioni della critica, il genio di Ibsen s'afferma ogni giorno di più, come un trionfante eroe dei suoi drammi, e mentre le note stonate si fanno sempre più rare, il coro delle lodi non cessa d'aumentare. [
] Ci si può chiedere quale altro uomo ha saputo esercitare un'analoga impresa nel pensiero moderno. Nè Rousseau, né Emerson, né Carlyle, né alcuno di questi giganti la cui opera è tanto lontana dalla condizione umana.»
L'allestimento della Compagnia Artisti Riuniti Teatro Eliseo rilegge il testo ibseniano in maniera fortemente contemporanea grazie alla regia di Piero Maccarinelli, che comunica le geniali parole del grande drammaturgo norvegese in unambientazione volutamente essenziale e più vicina a noi.
Grandi ambizioni muovono il protagonista di questo dramma di Ibsen. Come nelle sue ultime opere, il centro di interesse è la creazione di un percorso di vita: grandi uomini con grandi progetti che si scontrano con il senso ultimo del loro operare, rispetto a sé e rispetto alla vita.
Sembra scritta oggi la storia di John Gabriel Borkman (Massimo Popolizio), un brillante banchiere incorso in un fallimento finanziario di grandi dimensioni per aver sperperato il denaro che gli era stato affidato, inseguendo sogni di ricchezza e investendolo in una serie di affari sbagliati. Toccato dal disonore, dissolta la stima degli altri nei suoi confronti, non sembra però disposto a considerarsi un vinto e continua a non avere dubbi sul valore demiurgico di quella che lui considera la sua missione. Si sente un creatore finanziario, quasi un artista della finanza, per la potenza visionaria del suo intendere. Con lui, il suo solo amico, Vilhelm Foldal (Mauro Avogadro), autore di un testo mai pubblicato e creatore quindi, a sua volta, di qualcosa che non vedrà mai completamente la luce.
La depressione collegata alla creazione sembra affacciarsi fra le pagine del testo, che incrocia la vicenda del finanziere a quella delle due sorelle Rentheim, la moglie Gunhild (Lucrezia Lante della Rovere) ed Ella (Manuela Mandracchia), lex amante consumata dalla malattia che accusa Borkman di aver ucciso in lei la donna, di averla inaridita e di essersi inaridito a sua volta. Due sorelle che hanno avuto lo stesso uomo, senza tuttavia averlo mai completamente posseduto.
Entrambe le donne ripongono tutto il loro affetto e le loro speranze sul figlio e nipote Erhart (Alex Cendron) ma il ragazzo, per sottrarsi alla cupa atmosfera familiare, fugge di casa. I giovani come lui sono consapevoli della limitatezza del loro agire nel mondo. Per loro la vita deve essere soprattutto bruciata, aggredita a morsi e vissuta non tanto nellattesa del compimento di un progetto, quanto nella certezza della sua violenza e brevità.
«JOHN GABRIEL BORKMAN», che vede in scena anche Ilaria Genatiempo (Fanny Wilton) e Camilla Diana (Frida Foldal), è unanalisi lucida, filosofica e poetica, ma anche concretamente feroce e tragicomica del destino che fa di ogni affermazione vitale anche un gesto di violenza.
Nell'allestimento del testo ibseniano, il regista Piero Maccarinelli si è avvalso della traduzione di Claudio Magris e di un'idea di Carlo De Marino per la costruzione dell'apparato scenografico. I costumi sono di Gianluca Sbicca, le luci di Umile Vainiero e le musiche di Antonio Di Pofi.
Nella storia del Teatro italiano si segnalano per «JOHN GABRIEL BORKMAN» interpretazioni di grande spessore, ad iniziare da quella del 1928 con Memo Benassi e le sorelle Emma e Irma Gramatica. Nel 1982 Luca Ronconi ne ha realizzato anche una versione cinematografica con Franca Nuti, Marisa Fabbri e Omero Antonutti.
Di grande livello appare anche il cast scelto da Piero Maccarinelli per lo spettacolo in scena al Sociale nei prossimi giorni e che vedrà impegnati per la prima volta sul palcoscenico di Trento Massimo Popolizio e Lucrezia Lante della Rovere. Per Manuela Mandracchia si tratta invece di un gradito ritorno; l'attrice romana, infatti, è stata l'applaudita protagonista di un altro capolavoro di Ibsen, Hedda Gabler, in scena lo scorso anno all'Auditorium nell'allestimento del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara