Musica e pensiero
Musica e pensiero
lunedì 6 marzo
Lettera sull'entusiasmo
Shaftesbury and Haendel
voce EMANUELE PIANTA, TOMMASO LONARDI, ELISA DA COSTA
contralto FRANCESCA MARTINELLI
clavicembalo MARIANNA BISACCHI
live electronics MASSIMO BIASIONI
lunedì 20 marzo
Il nipote di Rameau
Rameau et Diderot
voce TOMMASO LONARDI, EMANUELE PIANTA, ROSE MARIE CALLÀ, ALESSIO DALLA COSTA, ADRIANA DECARLI, DORA FRONZA, CRISTINA GUIDO, FRANCESCO MENESTRINA, LUIGINO MONGERA
soprano ANNAMARIA CALCIOLARI
clavicembalo MARIANNA BISACCHI
live electronics MASSIMO BIASIONI
giovedì 30 marzo
La coscienza infelice
Hegel und Beethoven
voce TOMMASO LONARDI, EMANUELE PIANTA, ALESSANDRO BONOLLO, ROSE MARIE CALLÀ, ELISA DA COSTA, ALESSIO DALLA COSTA, MICHELA EMBRIACO
pianoforte PAOLA ANTONIACOMI, TOSCA LYNCH
live electronics MASSIMO BIASIONI
testi di Theodor W. Adorno, Hegel, Beethoven, Schiller
trascrizioni per pianoforte dalle Sinfonie di Beethoven
A cura di
testi PAOLA GIACOMONI
musica TOSCA LYNCH, MARIANNA BISACCHI
scena TOMMASO LONARDI, EMANUELE PIANTA
composizioni elettroniche MASSIMO BIASIONI
coordinamento GIUSEPPE CALLIARI
Un esperimento. Filosofia e musica non sembrano parenti strette. Pura ragione e puro sentimento appaiono distanti. Ma si tratta di una semplificazione: né la filosofia è solo riflessione razionale, né la musica è solo evento soggettivo. Il dialogo tra i due linguaggi qui proposto teatralizza la possibilità di una loro convergenza non forzata, attraverso la recitazione e la musica dal vivo.
Il primo presenta alcuni passaggi della Lettera sull'entusiasmo (1708) di Anthony A. Shaftesbury sullo sfondo di famosi brani dal Fedro di Platone, posti in dialogo con alcune arie dal Rinaldo di Haendel. Il tema è la passione, la sua energia, la sua divina follia e i suoi eccessi. L'entusiasmo di Shaftesbury è l'erede inglese della "mania" di Platone, ma la sua inclinazione malinconica, come eros o come religione, deve essere curata con la libertà e l'ironia se non vuole trasformarsi in fanatismo o intolleranza.
Il secondo mette in contatto il testo del Nipote di Rameau (1780 ca) di Denis Diderot con la musica della Platée di Jean-Philippe Rameau e sottolinea con ironia, sarcasmo e gusto per la sovversione linguistica e politica, la critica alla società francese prerivoluzionaria. Il personaggio del nipote di Rameau, modernissimo clochard dai mille volti, provocatorio e paradossale, ma serissimo nei suoi attacchi alle convenzioni sociali, dialoga con il famoso zio, che invidia, disprezza, ma di cui si sente a suo modo erede. La follia, l'irrisione e la trasgressione dei generi potranno passare infatti dall'uno all'altro con sorprendente facilità.
Il terzo scommette su un incontro tra titani in ambito tedesco: da uno spunto di Adorno, la filosofia di Hegel è posta in contatto con la musica di Beethoven. L'invenzione della dialettica, il ruolo del negativo nella filosofia hegeliana sembrano trovare un analogo nella complessità e nel tormento della musica beethoveniana. La discussione iniziale sul lavoro del "fare musica" porta poi al cuore della Fenomenologia dello spirito (1807) di Hegel: la coscienza è infelice perché sa di essere parte, separata e opposta rispetto al Tutto a cui tende. Solo chi è profondamente consapevole della separazione, delle lacerazioni storiche e individuali di un'epoca di grandi trasformazioni, è in grado di superarle. Solo la sofferta coscienza della propria finitudine spinge oltre, verso la complessa totalità del moderno.
È ormai invalsa consuetudine associare la musica ad altre arti, quasi come gesto di indulgenza nei confronti dell'a-semanticità del linguaggio musicale. Ma è senz'altro possibile intendere la musica come forma di pensiero: la consequenzialità dei processi di composizione e comunicazione musicale è probabilmente assai più vicina alle dinamiche del pensiero filosofico che ai processi delle altre arti. In specifico "la musica di Beethoven è l'immagine del processo secondo il quale la grande filosofia comprende il mondo" (Adorno). E ancora: "La musica di Beethoven è immanente come la filosofia, generando se stessa. Anche Hegel non ha alcun concetto al di fuori della filosofia [.] i suoi concetti si spiegano solo attraverso se stessi, come quelli musicali".
E prima di Beethoven? Quanto della composta classicità della musica di Georg Friedrich Haendel (1685-1759) si debba, ad esempio, a un possibile sodalizio con Lord Shaftesbury, non ci è dato sapere; ma negli scritti del filosofo traspaiono tracce di discussioni sul bello in musica: "Quale differenza fra la concordia e la discordia, fra le cadenze regolari e le convulsioni! [.] Un'arietta, un'armonia, un qualunque buon pezzo di musica, che cosa sono se non un certo sistema di suoni proporzionati fra loro?"
Risuona in queste parole l.antico concetto di armonia di tradizione pitagorica, ma negli stessi anni in cui Haendel e Shaftesbury erano attivi a Londra, a Parigi Jean Philippe Rameau (1683-1764) fondava il proprio sistema teorico ed estetico - destinato a lasciare profonde tracce nel pensiero musicale europeo almeno fino agli inizi del .900 - su un principio di armonia universale, di unità fra sensibilità e ragione, fra arte e scienza.
Ma al di là dell'orizzonte razionalistico, si intravede il superamento dell'idea arcadica di imitazione della natura: ora il concetto di natura corrisponde alle leggi profonde che ne regolano l'ordine. Gli effetti, talvolta anche violenti, che la musica produce sull'animo umano obbediscono alle stesse leggi. Spingendosi poco più in là si potrà arrivare a dire, con Diderot, che la musica è l'arte più realistica, perché proprio in virtù della sua indeterminatezza concettuale può scandagliare i recessi più intimi e altrimenti inaccessibili della realtà.
organizzazione: P.A.T. Assessorato alla Cultura - Università degli Studi di Trento Facoltà di Lettere e Filosofia Dipartimento di Filosofia storia e beni culturali