Tredici variazioni sul tema

Cinema

Usa, 2001
Titolo originale: 13 Conversations About One Thing
Durata: 94'
Genere: Drammatico
Regia: Jill Sprecher
Cast: Alan Arkin, Matthew McConaughey, John Turturro, Amy Irving
Un uomo di mezz'età decide di cambiare la sua vita. Una moglie affronta l'infedeltà di suo marito. Un uomo d'affari invidioso cerca vendetta presso un suo collega. Un'ottimista ragazza aspetta un miracolo... Tante persone ordinarie alle prese con la domanda esistenziale per eccellenza: cos'è la felicità e come posso raggiungerla?

Informazioni sulla prevendita

Biglietti e card in vendita presso:
Casse Rurali Trentine convenzionate in orario di sportello
Cassa del Teatro Auditorium lunedì-sabato dalle 10 alle 19
Cassa del Teatro Sociale lunedì-sabato dalle 16 alle 19
Teatro S. Marco da un'ora prima dell'inizio delle proiezioni

di Luca Baroncini
Il tema è la vita, in bilico tra le aspettative di felicità e le vie tortuose del fato. Le tredici variazioni sono i brevi capitoli in cui è suddiviso il film della sensibile e acuta regista Jill Sprecher, anche sceneggiatrice insieme alla sorella Karen. In mezzo, i destini incrociati di alcuni personaggi a meno di "sei gradi di separazione" l'uno dall'altro che, semplicemente, esistono. C'è chi è in profonda crisi, chi si aspetta ogni giorno un miracolo, chi è rampante e determinato, chi è logorato dall'invidia, chi riesce sempre a vedere il lato positivo delle cose. Ognuno dovrà fare i conti con le occasioni e le sfortune snocciolate dalla vita. Ad alcuni la sorte regalerà sorprese, ad altri opporrà un riso beffardo e crudele. Nonostante la profonda malinconia che si respira, a cui contribuisce anche la musica per pianoforte che sottolinea l'evolversi degli eventi, il tono non è cupo.
Sembra davvero di confrontarsi con la quotidianità di persone che non si conoscono, ma con cui si condividono intime vibrazioni e pensieri. Grazie ad un efficace impianto narrativo (la regista dichiara di essersi ispirata a "Rapina a mano armata" di Kubrick), le dissertazioni filosofiche a cui si abbandonano i protagonisti, non diventano mai un esercizio di stile, ma arrivano con semplicità allo spettatore. Il rischio "teorema" è dietro l'angolo, ma i personaggi sono costruiti con quel pizzico di realistica follia in grado di renderli imprevedibili e quindi veri e comunicativi.
Alcune frasi e situazioni colpiscono nel profondo e affrontano in modo diretto paure e sentimenti spesso evitati dal cinema, che predilige gli scontri forti e a tutto tondo a scapito delle mezze misure. Scopriamo cosi', come insegna la maledizione gitana che ricorre nel film, che riuscire ad avere ciò che vogliamo può diventare la nostra maggiore sfortuna. Perché l'appagamento può essere vissuto come rassegnazione e portare ad un'insoddisfazione senza reali motivazioni. E un biglietto vincente della lotteria può nascondere molti più guai che gioie. Tutto sussurrato, senza soluzioni, al di là della consapevolezza, vissuto dai personaggi e comunicato allo spettatore attraverso il filo rosso che, inevitabilmente, lega ciò che si vede sullo schermo con quello che la vita ci ha insegnato.
Può sembrare poco, banale, già visto, ma a volte è quasi terapeutico avere il tempo di fermarsi e pensare, senza arrivare a conclusioni per forza grevi. Anzi, senza dover necessariamente arrivare a conclusioni. Il film della Sprecher ha proprio questo pregio: racconta storie con cui potersi confrontare valorizzando, attraverso la potenza del mezzo cinematografico, i colori delle sfumature.
Tratto da:


organizzazione: Centro Servizi Culturali Santa Chiara

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