#accaddeoggi: 10 aprile 1919

Viene ucciso Emiliano Zapata, generale e politico messicano

L’ignoranza e l’oscurantismo in tutti i tempi non hanno prodotto altro che schiavi per la tirannia.” Emiliano Zapata

Nacque ad Anenecuilco, nello stato di Morelos (Messico), l’8 agosto 1879.

Discendente da un’antica famiglia campesina, era conosciuto come un uomo di giustizia e come grande domatore di cavalli. Parlava spagnolo e nahuatl, antica lingua locale uto-atzeca. L’esordio politico avvenne con l’elezione a presidente del consiglio comunale del suo paese natale, nel 1909. La sua fama però è dovuta, soprattutto, al fatto di essere stato una figura leggendaria, assieme a Pancho Villa, della rivoluzione messicana e della storia del Messico.

Il Messico di Zapata era diviso, principalmente, tra la classe dei ricchi proprietari terrieri e quella degli indigeni poveri, senza terra e costretti ai lavori forzati per la sola sopravvivenza. Durante la trentennale dittatura di Porfirio Diaz (1876-1911), i grandi proprietari si erano appropriati di ben 40 milioni di ettari di terre, appartenenti alle comunità indigene. Zapata tentò di ridistribuirle per vie legali, ma il tentativo fallì e nel 1910 passò alla lotta armata. Il crescente movimento di massa che si diffuse da nord a sud, impresse il suo marchio agrario, indio e campesino alla rivoluzione, che iniziò nel 1911. Successivamente la mobilitazione popolare coinvolse l’intero territorio nazionale. L’8 novembre 1911, lo Stato maggiore zapatista redasse il Piano di Ayala che proclamava l’esproprio del latifondo, la realizzazione della riforma agraria e il potere diretto del popolo. Nel dicembre 1914, vi fu la suprema vittoria militare. Zapata e le sue truppe occuparono la capitale, Città del Messico. Fu in quei giorni che Zapata rifiutò di sedersi sulla poltrona presidenziale e disse: “Non combatto per questo. Combatto per le terre, perché le restituiscano.”

Zapata tornò nel Morelos dove, nel 1915, gli zapatisti diedero vita ad una fase di governo provvisorio: la Comune di Morelos. Arrivarono persino a coniare moneta propria, il peso zapatista, riorganizzarono i servizi pubblici, la sanità, l’istruzione e la gestione comune delle risorse. Si trattò di un’azione di giustizia popolare compiuta autonomamente dalle masse in rivolta, e anche di un’esperienza di democrazia diretta, in cui per la prima volta gli indios entrarono a far parte della vita politica. Purtroppo non durò molto.

Gli elementi di progressivo indebolimento del movimento rivoluzionario portavano alle prime sconfitte. Zapata ripiegò a sud continuando la guerriglia. Il 10 aprile 1919, fu attirato in un’imboscata e crivellato con una scarica di colpi da spazzare via un esercito, presso la fattoria di Chinameca, per mano del traditore Jesús Guajardo. Ma la lotta di Zapata non morirà con lui, perché rappresenta tutti quei contadini che cambiarono il Paese per poter avere la terra e lavorarla.

Emiliano Zapata nelle biblioteche del Sistema bibliotecario trentino.

redazione
parte di: Accadde oggi ...

10/04/2020